Buongiorno signor Riina
Io scrivo a lei pur consapevole che sicuramente non
sarò sicuramente letto da lei per condividere un mio pensiero.
Lei può pensare a me come Disma, quello che è
comunemente conosciuto come il buon ladrone, colui che ha avuto la grazia,
immensa ed immeritata, di condividere il momento supremo e decisivo della vita
di ogni uomo, cioè la morte, con Gesù Cristo. Sono colui che è stato crocifisso
a fianco del figlio di Dio, a lato di Dio stesso, io punito per tutti i tanti
crimini che ho commesso, Lui, per donazione libera e amorosa, per redimere il
male di ogni uomo.
Ed è appunto questa condizione estrema e decisiva
che mi ha fatto rimeditare tutta la mia vita e provare sincero e profondo dolore
di tutto il male che avevo compiuto e desiderare di essere diverso. Non avevo
tempo di compiere atti di riparazione, le persone uccise restavano
inesorabilmente morte, il denaro rubato speso in imprese ingloriose, nulla
insomma che io potessi fare se non affidarmi alla misericordia di quel Dio che
era al mio fianco, vittima volontaria del Suo amore ad ogni uomo, offrendo il mio
confuso e timido pentimento.
Per questo scrivo a lei, che, scusi se mi permetto,
sento simile a me nell’avventura umana. Anche lei ha vissuto rubando e
uccidendo, la pena che sta scontando in carcere non ripaga in nulla le vittime
dei suoi affari ed è magra consolazione ai parenti superstiti. Ma non è di
questo che volevo parlare; la giustizia degli uomini è poca cosa e, talvolta,
fallace. Giunge però un momento, ed è questo, in cui della giustizia umana ci
importa ormai poco, perché poco è il tempo che ci resta, e si comincia a
pensare ad una giustizia più grande, quella divina inesorabile ed inevitabile.
Io non so se lei creda in Dio e se mai a Lui si è
rivolto o affidato, le posso dire, avendolo incontrato e sperimentato la Sua
immensa misericordia che Dio esiste e che si è fatto uomo, ha vissuto la
faticosa ordinaria vita di ogni uomo e si è fatto uccidere in modo tremendo per
un solo fine: salvare ogni uomo dal suo peccato, redimere il male di ciascuno,
cancellare il debito insanabile di ciascuno di noi.
Gesù Cristo si è fatto mettere in croce perché
ogni singolo uomo, quindi anche lei, fosse redento dal male che aveva commesso.
Perché questo male non fosse la condanna definitiva ma potesse essere comunque
superata e vinta.
Il rispetto, il potere, l’autorità che le nostre
azioni criminose ci possono aver fatto guadagnare sono cosa di nessun valore e
di breve durata e sempre creano affanno in noi per mantenerli in piedi, sempre
timorosi di perderli, sempre a nasconderci e a fuggire per affermare e
guadagnare un qualcosa che in un attimo andrà perso.
Ma ora, di fronte al momento finale e decisivo di
ogni esistenza è offerta a lei, come ad ogni altra persona l’occasione ultima e
non rinviabile di scegliere se continuare orgogliosamente a difendere il
proprio sconfitto passato o riconoscere, con confusione e fatica, che è
possibile iniziare di nuovo, che il male commesso non è la parola ultima sulla
propria persona e sul proprio destino. Che può ancora afferrare un rispetto ed
un premio infinitamente più preziosi di ogni altro: l’abbraccio di Dio.
Io sono la prova, il testimone, che è possibile
anche nell’ultimo istante della propria esistenza, all’ultimo respiro, con l’ultimo
ansimante rantolo, ribaltare le carte e, riconoscendo con umiltà, dolore e
speranza che esiste il perdono anche per noi. Umiltà perché si è consapevoli
del male commesso e che non abbiamo nessun atto meritevole da offrire a Dio a
nostro “vantaggio”, dolore perché capiamo che il nostro male non è umanamente
rimediabile ma infine speranza che la misericordia di Dio possa leggere il
nostro cuore pieno di confusione e sgomento e possa con un Suo amoroso abbraccio
cancellare tutto il carico di malvagità e morte che abbiamo alle spalle.
Come il figliol prodigo, che pure aveva sperperato
il patrimonio che gli era stato affidato, è stato accolto e riammesso alla
dignità di figlio del Padre, anche a lei è data, finché è in vita, l’occasione
di far ritorno alla casa del Padre.
Pensi per lei il vantaggio di non sprofondare nel
fuoco dell’inferno, di poter essere testimone dell’amore incommensurabile di
Dio per l’uomo.
Per questo ho scritto queste righe, che non
saranno lette, non da lei, per invitare la sua libertà e la sua coscienza a
decidere, ora che il tempo a sua disposizione volge al termine, se continuare
nell’orgogliosa adesione ad un passato sconfitto e che la porterà per
l’eternità nell’inferno e nella lontananza definitiva, eterna e irrevocabile da
quel Dio amoroso creatore, oppure se, con un sano e vincente colpo d’ala finale
versare anche solo una lacrima per tutto il male commesso e affidarsi alla
misericordia del Padre e avendo in cambio la possibilità di essere riammesso
alla dignità di figlio.
Io mi auguro (per lei, per il suo bene eterno) che
un barlume di cuore e di coscienza ma anche di amore a sé e al suo destino. Non
pensi alla gloria di questo mondo, che ha avuto modo di vedere è cosa che dura
poco e costa molto più di quanto rende.
Null’altro ho da dirle, Dio rispetta la libertà di
ogni uomo, si è fatto uccidere perché fosse mantenuta integra, e pur soffrendo
quando un Suo figlio deliberatamente sceglie la sua eterna dannazione, essendo
amore immenso e smisurato non limita l’agire dell’uomo.
Sta quindi a lei, alla sua libertà, alla sua
coscienza, decidere, ora e per sempre, se proseguire a seguire il suo passato
di desolata morte per raggiungere l’eterna dannazione oppure voltare le spalle
a questa scia di sangue e malefatte per dire, come ho fatto io “Signore
ricordati di me quando sarai in Paradiso” oppure come il figliol prodigo “Padre
ho peccato contro il Cielo e contro di Te”.
Le posso garantire che la risposta di Dio è al di
là di ogni umana aspettativa.
Io prego affinché lei possa riuscire nell’impresa
più entusiasmante e vincente di tutta la sua vita: conquistare un posto un
cielo lasciando a bocca asciutta il demone che è stato per tanto tempo suo
suggeritore e ispiratore.
Il potere, la fama, la ricchezza di questa terra
sono cose insignificanti se paragonate alla possibilità di gioire per
l’eternità della bellezza, la pace e l’amorosa contemplazione di quel Dio che
ci ha amato, creato e redenti in modo gratuito e immeritato.
Mi perdoni se forse son stato a tratti ripetitivo
ma ho scritto di getto, come il cuore mi suggeriva.
Le auguro di vivere al meglio il tempo che ha
ancora a disposizione e, nel rispetto di quanto vorrà decidere, mi firmo suo
amico e compagno di cammino nella vita umana.
Disma
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Che lo Spirito Santo illumini la tua mente e che Dio ti ricolmi di ogni grazia, spirituale e materiale, e la speciale benedizione materna di Maria scenda su di te..