Particolare del mosaico della Basilica di Sant’Apollinare Nuovo (Ravenna), raffigurante l’incontro di Gesù con i discepoli sulla via di Emmaus. |
Negli Atti degli apostoli, li scopriamo interamente definiti dal compito di annunciare Cristo. Li vediamo liberi nel parlare davanti ai potenti, come Pietro e Giovanni davanti al sommo sacerdote. Le minacce e i flagelli non affievoliscono il loro ardore, tutt'altro: se ne andarono lieti di essere stati oltraggiati per amore del nome di Gesù (At 5,41). Non vi è in loro nessun calcolo sugli esiti delle loro azioni, sono mossi solo dall'amore alla verità, come vediamo in Stefano, che parla chiaro, seppur certo della morte imminente. Ogni circostanza è usata per annunciare Cristo, che sia il dialogo con un mendicante o la difesa davanti alle accuse degli anziani, per le strade di Gerusalemme o nelle grandi piazze di Atene, davanti ai giudei o davanti ai pagani.
Nel battesimo, ogni cristiano è unito alla missione di Cristo. È una missione urgente ed esaltante, perché tanti uomini non aspettano altro che Lui. Quest’urgenza è a volte frenata dalla nostra paura, perché ci pensiamo sproporzionati. Oppure a fermarci è la nostra mancanza di passione e allora ci rifugiamo in piccole o grandi giustificazioni (si pensi all’idea secondo cui la missione sarebbe un’imposizione violenta, come se non fosse più violento lasciare gli uomini lontani da Cristo!).
La grande arma di cui disponiamo contro la mancanza di ardore missionario è la memoria. Ritornare all'incontro con Cristo, riscoprire tutta la grazia che Egli ha portato nella nostra vita. Riscoprire che Cristo ci chiama oggi, attraverso la Chiesa e la testimonianza dei nostri fratelli martiri. Il nostro volto è la Sua chiamata. «La missione» ha scritto Giussani, «è la vocazione per cui ci è data la vita».
---
Nessun commento:
Posta un commento
Che lo Spirito Santo illumini la tua mente e che Dio ti ricolmi di ogni grazia, spirituale e materiale, e la speciale benedizione materna di Maria scenda su di te..