Benvenuti

Questo blog è uno spazio per aiutarsi a riprendere a pensare da cattolici, alla luce della vera fede e della sana dottrina, cosa che la società moderna sta completamente trascurando se non perseguitando. Un aiuto (in primo luogo a me stesso) a restare sulla retta via e a continuare a camminare verso Gesù Cristo, Via Verità e Vita.
Ogni suggerimento e/o contributo in questa direzione è ben gradito.
Affido allo Spirito Santo di Dio, a Maria Santissima, al Sacro Cuore di Gesù e a San Michele Arcangelo questo lavoro di testimonianza e apostolato.
Un caro saluto a tutti e un sentito ringraziamento a chi vorrà contribuire in qualunque modo a questa piccola opera.

S. Giovanni Paolo II

Ci alzeremo in piedi ogni volta che la vita umana viene minacciata... Ci alzeremo ogni volta che la sacralità della vita viene attaccata prima della nascita. Ci alzeremo e proclameremo che nessuno ha l'autorità di distruggere la vita non nata...Ci alzeremo quando un bambino viene visto come un peso o solo come un mezzo per soddisfare un'emozione e grideremo che ogni bambino è un dono unico e irripetibile di Dio... Ci alzeremo quando l'istituzione del matrimonio viene abbandonata all'egoismo umano... e affermeremo l'indissolubilità del vincolo coniugale... Ci alzeremo quando il valore della famiglia è minacciato dalle pressioni sociali ed economiche...e riaffermeremo che la famiglia è necessaria non solo per il bene dell'individuo ma anche per quello della società... Ci alzeremo quando la libertà viene usata per dominare i deboli, per dissipare le risorse naturali e l'energia e per negare i bisogni fondamentali alle persone e reclameremo giustizia... Ci alzeremo quando i deboli, gli anziani e i morenti vengono abbandonati in solitudine e proclameremo che essi sono degni di amore, di cura e di rispetto.

mercoledì 29 ottobre 2014

Sono contento che tu ci sia (Contributi 986)

Vi propongo un articolo di don Emanuele Angiola, parroco di San Francesco Saverio, a Taipei (Taiwan) della Fraternità Sacerdotale S.Carlo 

Taipei, Università Cattolica Fu Jen. Ogni martedì pomeriggio alle cinque e mezza nella stanza dell’Assistenza spirituale della Facoltà di Lingue, un gruppetto di studenti si trova con noi preti per un incontro in cui parliamo della nostra vita, a cui segue immancabilmente la cena in uno dei tanti locali vicino all'Università. È grazie a questi incontri che circa tre anni fa abbiamo conosciuto Rosalia. Taiwanese, di famiglia taoista, Rosalia ha preso questo nome studiando spagnolo all'Università Cattolica. 
In realtà lei non ha mai partecipato direttamente ai nostri incontri. Lavorava, infatti, nell'Assistenza spirituale, così che, mentre noi cantavamo o parlavamo, lei, seduta al computer, sentiva tutto. Era sempre contenta di vederci. Così una volta, dopo l’incontro, l’ho invitata a cena con noi. Si è illuminata: «Oggi non posso, ma la prossima volta vengo di sicuro». 
Così è stato. 
Non solo, è venuta con Patricia, una collega battezzata da pochi anni, laureata in francese. Poco tempo dopo, Rosalia ha manifestato il desiderio di battezzarsi. Dopo un periodo di catechesi, durante il quale la accompagnava con fedeltà anche Patricia, nella notte di Natale del 2012 ha ricevuto il battesimo nella nostra parrocchia di San Francesco Saverio a Taishan. La madrina naturalmente era Patricia. Qualche mese prima del battesimo erano venute entrambe a cena a casa nostra, e verso la fine della serata Rosalia ci ha confidato: «Voglio condividere con voi qualcosa che sanno in pochissimi: ho una grave malattia psichica. Per questo presto dovrò lasciare il lavoro all'Università che mi mette troppa pressione, adesso devo riposare e curarmi». 
Passata l’estate, l’ho incontrata all'Università, dove era venuta a trovare Patricia. Subito questa mi dice: «Shen fu [padre], Rosalia vuole sposarsi tra un anno, ma non vuole farlo in chiesa, dille qualcosa!» Ho chiesto a Rosalia se il suo ragazzo non cattolico non volesse. Mi ha risposto che la ragione era legata alla loro situazione economica. Pensavano di andare a vivere in Australia, dove Mike, il futuro marito, stava concludendo un dottorato. «Vorremmo sposarci civilmente e rimandare tra qualche anno le feste». Replico: «Sposarsi in chiesa è sposarsi davanti a Dio, non c’entra niente con i soldi e le feste. Se volete vi posso sposare anche nel mio ufficio di parroco. La cosa importante è che vogliate affidare il vostro amore a Dio». «Se è così, allora va benissimo», mi ha risposto. Così l’ho invitata al corso matrimoniale. Rosalia è molto intelligente, al corso capisce tutto al volo (nonostante il mio cinese) e pone domande molto pertinenti. 
Una volta, parlando dell’apertura alla vita, lei mi dice: «Shen fu, io non so se vogliamo avere figli, perché c’è la possibilità che prendano la mia stessa malattia». Io rimango per un po’ senza parole, poi la guardo e le chiedo: «Ma tu sei felice di vivere, di essere al mondo, nonostante la malattia?». Alla sua risposta affermativa, un po’ commosso proseguo: «Anch'io sono contento che tu ci sia, e sarò contento di conoscere i tuoi figli». 
Il 28 marzo di quest’anno, primo sabato dopo Pasqua, Rosalia e Mike si sono sposati a Taishan e la festa l’abbiamo fatta comunque: c’erano le orchidee bianche di Pasqua, i canti della nostra band. Il rinfresco l’ha offerto la parrocchia. 
A inizio maggio i neo-sposi si sono trasferiti in Australia, il 22 Rosalia mi scrive: «Caro An shen fu, qui in Australia è inverno, fa molto freddo, ogni giorno devo fare la spesa e cucinare, a Taiwan facevano tutto mamma e papà. Mio marito sta aspettando il voto della tesi e il permesso di soggiorno per poter iniziare a lavorare. Non so come sarà il futuro, ma voglio consegnare tutto a Dio».
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lunedì 27 ottobre 2014

Domenica 30^ t. ord. "A" 26-10-2014 (Angelus 216)

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Il Vangelo di oggi ci ricorda che tutta la Legge divina si riassume nell’amore per Dio e per il prossimo. L’Evangelista Matteo racconta che alcuni farisei si accordarono per mettere alla prova Gesù (cfr 22,34-35). Uno di questi, un dottore della legge, gli rivolge questa domanda: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?» (v. 36). Gesù, citando il Libro del Deuteronomio, risponde: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e primo comandamento» (vv. 37-38). E avrebbe potuto fermarsi qui. Invece Gesù aggiunge qualcosa che non era stato richiesto dal dottore della legge. Dice infatti: «Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso» (v. 39). Anche questo secondo comandamento Gesù non lo inventa, ma lo riprende dal Libro del Levitico. La sua novità consiste proprio nel mettere insieme questi due comandamenti – l’amore per Dio e l’amore per il prossimo – rivelando che essi sono inseparabili e complementari, sono le due facce di una stessa medaglia. Non si può amare Dio senza amare il prossimo e non si può amare il prossimo senza amare Dio. Papa Benedetto ci ha lasciato un bellissimo commento a questo proposito nella sua prima Enciclica Deus caritas est, (nn. 16-18).
In effetti, il segno visibile che il cristiano può mostrare per testimoniare al mondo e agli altri, alla sua famiglia l’amore di Dio è l’amore dei fratelli. Il comandamento dell’amore a Dio e al prossimo è il primo non perché sta in cima all’elenco dei comandamenti. Gesù non lo mette al vertice, ma al centro, perché è il cuore da cui tutto deve partire e a cui tutto deve ritornare e fare riferimento.
Già nell’Antico Testamento l’esigenza di essere santi, ad immagine di Dio che è santo, comprendeva anche il dovere di prendersi cura delle persone più deboli come lo straniero, l’orfano, la vedova (cfr Es 22,20-26). Gesù porta a compimento questa legge di alleanza, Lui che unisce in sé stesso, nella sua carne, la divinità e l’umanità, in un unico mistero d’amore.
Ormai, alla luce di questa parola di Gesù, l’amore è la misura della fede, e la fede è l’anima dell’amore. Non possiamo più separare la vita religiosa, la vita di pietà dal servizio ai fratelli, a quei fratelli concreti che incontriamo. Non possiamo più dividere la preghiera, l’incontro con Dio nei Sacramenti, dall’ascolto dell’altro, dalla prossimità alla sua vita, specialmente alle sue ferite. Ricordatevi questo: l’amore è la misura della fede. Quanto ami, tu? E ognuno si dà la risposta. Com’è la tua fede? La mia fede è come io amo. E la fede è l’anima dell’amore.
In mezzo alla fitta selva di precetti e prescrizioni – ai legalismi di ieri e di oggi – Gesù opera uno squarcio che permette di scorgere due volti: il volto del Padre e quello del fratello. Non ci consegna due formule o due precetti: non sono precetti e formule; ci consegna due volti, anzi un solo volto, quello di Dio che si riflette in tanti volti, perché nel volto di ogni fratello, specialmente il più piccolo, fragile, indifeso e bisognoso, è presente l’immagine stessa di Dio. E dovremmo domandarci, quando incontriamo uno di questi fratelli, se siamo in grado di riconoscere in lui il volto di Dio: siamo capaci di questo?
In questo modo Gesù offre ad ogni uomo il criterio fondamentale su cui impostare la propria vita. Ma soprattutto Egli ci ha donato lo Spirito Santo, che ci permette di amare Dio e il prossimo come Lui, con cuore libero e generoso. Per intercessione di Maria, nostra Madre, apriamoci ad accogliere questo dono dell’amore, per camminare sempre in questa legge dei due volti, che sono un volto solo: la legge dell’amore.

Dopo l'Angelus:
Cari fratelli e sorelle,
ieri, a San Paolo del Brasile, è stata proclamata Beata madre Assunta Marchetti, nata in Italia, cofondatrice della Suore Missionarie di S. Carlo Borromeo – Scalabriniane. Era una suora esemplare nel servizio agli orfani degli emigranti italiani; lei vedeva Gesù presente nei poveri, negli orfani, negli ammalati, nei migranti. Rendiamo grazie al Signore per questa donna, modello di instancabile missionarietà e di coraggiosa dedizione nel servizio della carità. E questo è un richiamo e soprattutto una conferma di ciò che abbiamo detto prima, riguardo al cercare il volto di Dio nel fratello e nella sorella bisognosi.
Saluto con affetto tutti i pellegrini provenienti dall’Italia e da vari Paesi, incominciando dai devoti della Madonna del Mare, di Bova Marina. Accolgo con gioia i fedeli di Lugana in Sirmione, Usini, Portobuffolé, Arteselle, Latina e Guidonia; come pure quelli di Losanna (Svizzera), e Marsiglia (Francia). Un pensiero speciale rivolgo alla comunità peruviana di Roma, qui presente con la sacra Immagine – che vedo – del Señor de los Milagros.
Saluto anche i pellegrini di Schönstatt: sto guardando da qui l’icona della Madre.
Tutti ringrazio e saluto con affetto.
Per favore, pregate per me, non dimenticatevi. Vi auguro buona domenica e buon pranzo. Arrivederci!
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martedì 21 ottobre 2014

Domenica 29^ t. ord. "A" 19-10-2014 (Angelus 215)

Cari fratelli e sorelle,
al termine di questa solenne celebrazione, desidero salutare i pellegrini provenienti dall'Italia e da vari Paesi, con un deferente pensiero per le Delegazioni ufficiali. In particolare, saluto i fedeli delle diocesi di Brescia, Milano e Roma, legate in modo significativo alla vita e al ministero di Papa Montini. Tutti ringrazio per la presenza ed esorto a seguire fedelmente gli insegnamenti e l’esempio del nuovo Beato.
Egli è stato uno strenuo sostenitore della missione ad gentes; ne è testimonianza soprattutto l’Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi con la quale ha inteso risvegliare lo slancio e l’impegno per la missione della Chiesa. Questa Esortazione è ancora attuale, conserva tutta la sua attualità! È significativo considerare questo aspetto del Pontificato di Paolo VI, proprio oggi che si celebra la Giornata Missionaria Mondiale.
Prima di invocare tutti insieme la Madonna con la preghiera dell’Angelus, mi piace sottolineare la profonda devozione mariana del Beato Paolo VI. A questo Pontefice il popolo cristiano sarà sempre grato per l’Esortazione apostolica Marialis cultus e per aver proclamato Maria “Madre della Chiesa”, in occasione della chiusura della terza sessione del Concilio Vaticano II.
Maria, Regina dei Santi e Madre della Chiesa, ci aiuti a realizzare fedelmente nella nostra vita la volontà del Signore, così come ha fatto il nuovo Beato.
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mercoledì 15 ottobre 2014

Il nostro «sì» passa attraverso le piccole cose (Contributi 985)

Vi propongo una testimonianza di Don Tommaso Pedroli, parroco a Fuenlabrada (Madrid), della Fraternità Sacerdotale San Carlo 

Una delle esperienze più misteriose e affascinanti del sacerdozio è accettare la volontà di Dio. Si tratta di un graduale «depossessamento» che trova il suo apice nella cerimonia di ordinazione e che si dipana, da quel momento, in ogni istante della vita. L’esempio più emblematico è senz’altro la celebrazione dei sacramenti, nella quale risalta la sproporzione fra la limitatezza della persona e la grandezza di Cristo che prende possesso di parole e di gesti umani. Ma ogni istante della mia vita è in realtà una realizzazione di questa misteriosa donazione, attraverso la quale si sperimenta una pienezza inimmaginabile. 
Durante il seminario ho rimpianto tante volte quel primo e ormai lontano istante in cui dissi di getto il primo «sì» alla possibilità di incominciare il cammino verso il sacerdozio. In un certo senso, avevo bisogno di quella purezza, di quella consegna totale che avevo vissuto all’età di diciott’anni. Poi, il giorno dell’ordinazione sacerdotale l’ho richiesto con insistenza al Signore: «Fammi tornare puro e semplice come quella volta». Sul momento sembrò non succedere niente… ma Dio, essendo un buon Padre, prende molto sul serio e aspetta con pazienza fino al momento in cui decide cosa e come chiederti di cambiare. È stato così per la separazione fisica dalle persone care, poi per una serie di cambi di programma sulla mia attività pastorale, quindi per la partenza verso una destinazione che non avevo osato immaginare ma per la quale ho provato fin da subito un’enorme gratitudine. E poi ancora, nella vita di missione, entrare in una storia di rapporti e di opere nelle quali sono solo l’ultimo tassello, e servire quello che era stato costruito da altri. Imparare a fare la volontà di Dio è perciò un cammino graduale. Quando andiamo in montagna non possiamo pensare di giungere alla vetta senza un’adeguata preparazione e una lunga marcia di avvicinamento. Anche nella mia vita accettare la volontà di Dio passa sempre attraverso piccole cose, magari banali, che educano il cuore ad accettare le grandi sfide della vocazione. Tutto è occasione di crescita e conversione: vivere in un paese straniero, accettare un modo di cucinare lontano dalla tua sensibilità o trovarsi a cantare fra amici durante una serata che avresti progettato in modo completamente diverso. Allo stesso tempo, ho dovuto imparare e sto imparando che per crescere è necessario anche obbedire a chi ama la mia vita. Solo seguendo la volontà di un altro più avanti nel cammino posso essere sorretto e aiutato a scoprire la positività dell’esistenza e il disegno nascosto in ogni piccolo passo che Dio mi chiede di compiere. 
Questa esperienza del depossessamento, che san Paolo aveva descritto così intensamente con la frase «non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me» (Gal 2,20), non è certo una prerogativa del sacerdozio, ma una conseguenza del battesimo. Siamo tutti chiamati a vivere questa realtà misteriosa, che non esclude il dramma della libertà, ma la cui bellezza vince abbondantemente ogni iniziale resistenza. Fare la volontà di Dio è perciò un cammino costituito da passi che vanno compiuti ogni giorno, verso la grande meta della felicità che un altro ci ha preparato e la cui bellezza non possiamo neanche immaginare.
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martedì 14 ottobre 2014

Domenica 28^ t. ord. "A" 12-10-2014 (Angelus 214)

Cari fratelli e sorelle, buongiorno
nel Vangelo di questa domenica, Gesù ci parla della risposta che viene data all’invito di Dio - rappresentato da un re - a partecipare ad un banchetto di nozze (cfr Mt 22,1-14). L’invito ha tre caratteristiche: la gratuità, la larghezza, l’universalità. Gli invitati sono tanti, ma avviene qualcosa di sorprendente: nessuno dei prescelti accetta di prendere parte alla festa, dicono che hanno altro da fare; anzi alcuni mostrano indifferenza, estraneità, perfino fastidio. Dio è buono verso di noi, ci offre gratuitamente la sua amicizia, ci offre gratuitamente la sua gioia, la salvezza, ma tante volte non accogliamo i suoi doni, mettiamo al primo posto le nostre preoccupazioni materiali, i nostri interessi e anche quando il Signore ci chiama, tante volte sembra che ci dia fastidio.
Alcuni invitati addirittura maltrattano e uccidono i servi che recapitano l’invito. Ma, nonostante le mancate adesioni dei chiamati, il progetto di Dio non si interrompe. Di fronte al rifiuto dei primi invitati Egli non si scoraggia, non sospende la festa, ma ripropone l’invito allargandolo oltre ogni ragionevole limite e manda i suoi servi nelle piazze e ai crocicchi delle strade a radunare tutti quelli che trovano. Si tratta di gente qualunque, poveri, abbandonati e diseredati, addirittura buoni e cattivi – anche i cattivi sono invitati – senza distinzione. E la sala si riempie di “esclusi”. Il Vangelo, respinto da qualcuno, trova un’accoglienza inaspettata in tanti altri cuori.
La bontà di Dio non ha confini e non discrimina nessuno: per questo il banchetto dei doni del Signore è universale, per tutti. A tutti è data la possibilità di rispondere al suo invito, alla sua chiamata; nessuno ha il diritto di sentirsi privilegiato o di rivendicare un’esclusiva. Tutto questo ci induce a vincere l’abitudine di collocarci comodamente al centro, come facevano i capi dei sacerdoti e i farisei. Questo non si deve fare; noi dobbiamo aprirci alle periferie, riconoscendo che anche chi sta ai margini, addirittura colui che è rigettato e disprezzato dalla società è oggetto della generosità di Dio. Tutti siamo chiamati a non ridurre il Regno di Dio nei confini della “chiesetta” – la nostra “chiesetta piccoletta” – ma a dilatare la Chiesa alle dimensioni del Regno di Dio. Soltanto, c’è una condizione: indossare l’abito nuziale cioè testimoniare la carità verso Dio e verso il prossimo.
Affidiamo all’intercessione di Maria Santissima i drammi e le speranze di tanti nostri fratelli e sorelle, esclusi, deboli, rigettati, disprezzati, anche quelli che sono perseguitati a motivo della fede, e invochiamo la sua protezione anche sui lavori del Sinodo dei Vescovi riunito in questi giorni in Vaticano.
Angelus……

Dopo l'Angelus:
Cari fratelli e sorelle,
questa mattina, a Sassari, è stato proclamato Beato padre Francesco Zirano, dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali: egli preferì essere ucciso piuttosto che rinnegare la fede. Rendiamo grazie a Dio per questo sacerdote e martire, eroico testimone del Vangelo. La sua coraggiosa fedeltà a Cristo è un atto di grande eloquenza, specialmente nell’attuale contesto di spietate persecuzioni contro i cristiani.
In questo momento, il nostro pensiero va alla città di Genova un’altra volta duramente colpita dall’alluvione. Assicuro la mia preghiera per la vittima e per quanti hanno subito gravi danni. La Madonna della Guardia sostenga la cara popolazione genovese nell’impegno solidale per superare la dura prova. Preghiamo tutti insieme la Madonna della Guardia: Ave Maria… La Madonna della Guardia protegga Genova!
Saluto tutti i pellegrini, soprattutto le famiglie e i gruppi parrocchiali. In particolare vorrei salutare cordialmente il gruppo dei pellegrini canadesi arrivati a Roma per la Santa Messa di ringraziamento della canonizzazione di François de Laval e Marie de l’Incarnation: che i due santi suscitino nel cuore dei giovani canadesi fervore apostolico.
Saluto il gruppo dell’«Office Chrétien des personnes handicapées» venuto dalla Francia, le famiglie del Collegio Reinado Corazón de Jesus, di Madrid, e i fedeli di Segovia, i polacchi qui presenti e quelli che hanno promosso speciali opere di carità in occasione della “Giornata del Papa”. Saluto il folto gruppo dell’Associazione Amici di San Colombano per l’Europa, venuti in occasione dell’apertura del XIV centenario della morte di San Colombano, grande evangelizzatore del Continente europeo. Saluto le Figlie di Maria Ausiliatrice partecipanti al capitolo generale, i fedeli della parrocchia Santa Maria Immacolata di Carenno, e i rappresentanti della diocesi di Lodi convenuti a Roma per l’Ordinazione episcopale del loro Pastore, unitamente ai fedeli di Bergamo e Marne.
A tutti auguro una buona domenica. Per favore vi chiedo di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!
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giovedì 9 ottobre 2014

Dobbiamo riscoprire la preghiera (Interventi 208)

L’uomo, la donna, che vive soltanto per soddisfare i propri desideri, non farà mai quello che interessa a Cristo Risorto, il quale vuole salvare gli uomini dalla esclusione dalla vita eterna. 
Colui che vive di fede sopporta con pazienza le traversie della vita, e attende con fiducia la promesse del Signore. Il suo cuore è saldo, non si sgomenta per alcuna tentazione, non perde mai la speranza. Egli non vede i suoi beni nelle riforme che i governanti non sono capaci di fare. Quest’uomo, questa donna, viene sorretto dalla fede, e spera di vedere i beni del Signore “nella terra dei viventi”. 
Dobbiamo sempre pregare affinché lo Spirito Santo ci dia un cuore saldo, che non si lascia turbare di fronte agli sconvolgimenti della crisi che sta distruggendo il mondo. Chi ha il cuore saldo non considera le beffe che fanno contro di lui coloro che credono di ricuperare il benessere, che sembra scomparso per sempre. Dobbiamo essere forti nella fede che un giorno vedremo quello che Dio ha preparato per coloro che lo amano. Saranno cose che “occhio non vide mai, né orecchio mai udì, né mai penetrarono nel cuore dell’uomo e della donna”. Noi vedremo dall’alto verso il basso i nemici di Cristo e della Chiesa. 
La povertà che Gesù raccomanda sempre è quella che ci fa usare le cose del mondo, soltanto per quello che basta per una vita semplice e modesta. La Provvidenza di Dio garantisce soltanto questo benessere: “ha sparso e distribuito i suoi beni ai poveri”. Il Profeta dice che “il peccatore vedrà e si adirerà”. Si pentirà di aver rifiutato la fede. Si arrabbierà contro se stesso. Vedrà che quello che dice il Papa e la Chiesa è completamente diverso da quello che dicono coloro che si adoperano per ricuperare il benessere, che non hanno saputo conservare. Cosa è giovata la superbia? Quale vantaggio porta l’arroganza con cui si rifiuta Cristo e il suo Vangelo? Molti, dopo aver goduto i piaceri della carne nella più assoluta libertà di trasgredire i comandamenti di Dio, precipiteranno laggiù “dove sarà pianto e stridore di denti”. Sant’Agostino dice: Il peccatore non sarà adorno di foglie verdeggianti come lo sarebbe se a tempo debito si fosse pentito; egli si pentirà quando il desiderio dei peccatori perirà, non essendoci sollievo che succeda alle pene. Il desiderio dei peccatori perirà quando ogni cosa sarà passata come ombra , e il fiore si chinerà a terra per l'inaridirsi dello stelo. La parola del Signore, che rimane in eterno , sì befferà allora della rovina di quei miseri, veri miseri, che nella loro vanità, credendosi stupidamente beati, l'avevano un tempo derisa. (dal Commento sui Salmi). 
Anziché continuare a rincorrere il miraggio del benessere che non tornerà più, impariamo a pregare per ritrovare nel Signore il coraggio di sperare nella bontà di Dio. La giornata ce la dà Dio, quella luminosa e quella oscura, il giorno e la notte. È un dono vivere e avere la luce. Il modo di vivere è un modo di santificazione. Occorre santificare i momenti del giorno intero per conservarsi in santità, tenere presente al cuore Dio e la sua bontà, e tenere lontano il demonio. Come gli uccelli, dobbiamo benedire la luce che è un dono di Dio e benedire Dio che è luce. 
Aver desiderio di Lui fino alla prima luce del mattino, è come mettere una nota di luce in tutto il giorno che viene, che sia tutto luminoso e santo. E unirsi a tutto il creato per osannare il Creatore. 
Col passare delle ore cresce la constatazione di quanto dolore e ignoranza vi è nel mondo, allora pregare perché il dolore sia sollevato e l’ignoranza cada, e Dio sia conosciuto e amato da tutti, se conoscessero Dio sarebbero consolati nel loro soffrire. 
Nell’ora di sesta pregare per la famiglia, per essere uniti con chi ci ama, e pregare che il cibo non si muti da utilità in peccato. 
Al tramonto pregare pensando al tramonto della vita che ci aspetta tutti. Pregare che questo tramonto sia compiuto con l’anima in grazia. 
Quando in casa si accende la luce, pregare per ringraziare del giorno finito, chiedere perdono e protezione senza paure di un giudizio improvviso o di assalti demoniaci. Pregare nella notte per riparare dai peccati della notte, allontanare satana dai deboli, perché i colpevoli si pentano e si convertano, e i buoni propositi diventino realtà al primo sole. 
Pregare durante la giornata e verso il tramonto perché in quell’ora Colui di cui hanno parlato i Profeti ha consumato il suo sacrificio, dopo aver mangiato il pane del tradimento e aver dato il Pane della vita. 
Il Sangue delle sue piaghe divenne il suo vestito di porpora, Egli è piombato nelle tenebre per dare la luce, nella morte per dare la vita. È morto all’ora nona quando il mondo è stato redento. Gesù è morto contento perché sapeva che tanti lo amano, l’amore dei buoni gli ha fatto compagnia nel sepolcro. Dopo non ha più sofferto, si è ricordato solo dell’amore per gli uomini. 
L’unione con Dio è averlo presente in ogni momento per lodarlo e invocarlo. Il Padre Celeste ha dato a Gesù Risorto “ogni potere”, li ha dati per distribuirli a noi. A noi ha dato in modo particolare il potere di vincere le tentazioni e di rinunziare a tutto quello che ci impedisce di amarlo. 
Per vincere bisogna lottare. La lotta è anzitutto interiore, sia a noi in persona che alla famiglia e alla società. La lotta dentro di noi: tra il corpo e lo spirito, tra la mente nostra e la verità, la nostra volontà e il bene, il nostro cuore e gli affetti, i nostri sensi e ciò che è santo. Questa lotta che noi dobbiamo affrontare ci faccia davvero cogliere l'occasione per dimostrare, testimoniare la convinzione nella vittoria. È un conflitto interiore che noi dobbiamo, indubbiamente tutti quanti, affrontare, vincere per arrivare a un traguardo. 
La vittoria consiste nella comunione intima con Cristo, di cui dobbiamo essere davvero convinti fin da essere una cosa sola con Lui. Come lo sposo e la sposa sono due in una sola carne, l’anima con Cristo sono uno in un solo Spirito, come dice S. Paolo. E poi, il terzo conflitto che dobbiamo superare e vincere è quello col mondo: una testimonianza davvero nuova; il nostro vestito deve essere Cristo: Cristo verità, Cristo bontà, Cristo vita semplice, Cristo fedeltà matrimoniale, Cristo sottomissione a Dio, all'autorità costituita. Dobbiamo davvero, con la vita, testimoniare di essere cristiani, che apparteniamo senz'altro a Dio e far capire a tutti che a noi basta soltanto Iddio, e che del mondo non abbiamo bisogno. 
Non abbiamo bisogno né dei mass media, quelli che allontanano da Dio, né della moda, mi riferisco ovviamente a quella che è contro Iddio, quella moda nella quale viene seminata dal Maligno la malizia che seduce, e che allontana da Dio. Affrontare il mondo con grande gioia, con grande entusiasmo, senza aver paura dell'odio che il mondo porta contro di noi. Non dimentichiamo che Gesù ha detto: «Io sono con voi sino alla fine del mondo». Egli ha mandato lo Spirito Santo, il quale cambierà ogni tristezza in gioia e, addirittura, ci sarà sempre nel cuore perché possa suggerirci il bene da fare, il male da evitare volta per volta, con quella discreta prudenza che è garanzia dell' amore a Dio e dell' amore al prossimo. 
Don Vincenzo
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lunedì 6 ottobre 2014

Domenica 27^ t. ord. "A" 5-10-2014 (Angelus 213)

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Questa mattina, con la concelebrazione eucaristica nella Basilica di San Pietro, abbiamo inaugurato l’Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi. I Padri sinodali, provenienti da ogni parte del mondo, insieme con me vivranno due intense settimane di ascolto e di confronto, fecondate dalla preghiera, sul tema “Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione”.
Oggi la Parola di Dio presenta l’immagine della vigna come simbolo del popolo che il Signore si è scelto. Come una vigna, il popolo richiede tanta cura, richiede un amore paziente e fedele. Così fa Dio con noi, e così siamo chiamati a fare noi Pastori. Anche prendersi cura della famiglia è un modo di lavorare nella vigna del Signore, perché produca i frutti del Regno di Dio (cfr Mt 21,33-43).
Ma perché la famiglia possa camminare bene, con fiducia e speranza, bisogna che sia nutrita dalla Parola di Dio. Per questo è una felice coincidenza che proprio oggi i nostri fratelli Paolini abbiano voluto fare una grande distribuzione della Bibbia, qui in Piazza e in tanti altri luoghi. Ringraziamo i nostri fratelli Paolini! Lo fanno in occasione del Centenario della loro fondazione, da parte del beato Giacomo Alberione, grande apostolo della comunicazione. Allora oggi, mentre si apre il Sinodo per la famiglia, con l’aiuto dei Paolini possiamo dire: una Bibbia in ogni famiglia! “Ma Padre, noi ne abbiamo due, tre…..”. Ma dove le avete nascoste?... La Bibbia non per metterla in uno scaffale, ma per tenerla a portata di mano, per leggerla spesso, ogni giorno, sia individualmente che insieme, marito e moglie, genitori e figli, magari la sera, specialmente la domenica. Così la famiglia cresce, cammina, con la luce e la forza della Parola di Dio!
Invito tutti a sostenere i lavori del Sinodo con la preghiera, invocando la materna intercessione della Vergine Maria. In questo momento, ci associamo spiritualmente a quanti, nel Santuario di Pompei, elevano la tradizionale «Supplica» alla Madonna del Rosario. Che ottenga la pace, alle famiglie e al mondo intero!
Angelus Domini…

Dopo l'Angelus:
Cari fratelli e sorelle,
ieri negli Stati Uniti è stata proclamata beata Suor Maria Teresa Demjanovich, delle Suore della carità di Santa Elisabetta. Rendiamo grazie a Dio per questa fedele discepola di Cristo, che condusse un’intensa vita spirituale.
Oggi in Italia si celebra la Giornata per l’abbattimento delle barriere architettoniche. Incoraggio quanti si adoperano per garantire pari opportunità di vita per tutti, indipendentemente dalla condizione fisica di ogni individuo. Auspico che le Istituzioni e i singoli cittadini siano sempre più attenti a questo importante obiettivo sociale.
E ora saluto cordialmente tutti voi, fedeli romani e pellegrini provenienti dall’Italia e da vari Paesi. Saluto in particolare gli studenti giunti dall’Australia e quelli del San Bonaventura Gymnasium Dillingen (Germania), i giovani della Giordania, l’Associazione San Giovanni de Matha e i fedeli della parrocchia di San Paolo in Bergamo.
Saluto i pellegrini giunti in bicicletta dal milanese nel ricordo di Santa Gianna Beretta Molla, santa madre di famiglia, testimone del Vangelo della vita, e li incoraggio a proseguire le loro iniziative di solidarietà in favore delle persone più fragili.
Per favore non dimenticatevi: pregate per il Sinodo, pregate la Madonna affinché custodisca questa Assemblea sinodale. A tutti auguro buona domenica. Pregate per me. Buon pranzo e arrivederci!
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giovedì 2 ottobre 2014

Lettera di Padre Aldo Trento del 2/10/2014 (Interventi 207)

Cari amici,
quanto dolore nel mondo! 
Provo una grande sofferenza non solo per il dolore quotidiano che vivo ma per quello di tanti uomini in ogni parte del globo. 
Il Signore in queste ultime settimane si fa sentire vicinissimo grazie alla spondilite che mi rende sempre più libero di guardare a Gesù e di pregarlo continuamente. 
Ogni passo è una giaculatoria, un grido, una domanda. 
Perfino la fisioterapia è uno stare con tutto me stesso con Gesù e la Madonna. Ho una sola libertà: riconoscerlo. 
L’ospedale è pieno di dolore, le tre case di Betlemme sono strapiene. Oggi abbiamo accolto l’ultima bimba di 11 anni che la “madre” aveva avviato alla prostituzione. Che dolore la casa numero 3, zeppa di bambine violentate. Ogni caso mi fa rabbrividire ed anche arrabbiare con Dio: Perché? Valeria è la più grave perché sta lottando con la morte. Ha 7 anni, violentata, AIDS, Papilloma Umano, varicella. Vi chiedo di pregare per lei. 
Oggi sono arrivate tre fratellini, uno di 6 anni, uno di due ed uno di 6 mesi. Denutriti, pieni di un insetto che penetra nella pelle, fa le uova e si moltiplica. Domani li porteremo qui in ospedale perché per toglierli c’è bisogno di un po’ di anestesia. 
Vi chiedo di sostenermi con la vostra preghiera affinché vivendo le 24 ore in una valle di lacrime cresca il mio amore a Gesù e a questi miei figli, vittime della peggior violenza. 
P. Aldo
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