Benvenuti

Questo blog è uno spazio per aiutarsi a riprendere a pensare da cattolici, alla luce della vera fede e della sana dottrina, cosa che la società moderna sta completamente trascurando se non perseguitando. Un aiuto (in primo luogo a me stesso) a restare sulla retta via e a continuare a camminare verso Gesù Cristo, Via Verità e Vita.
Ogni suggerimento e/o contributo in questa direzione è ben gradito.
Affido allo Spirito Santo di Dio, a Maria Santissima, al Sacro Cuore di Gesù e a San Michele Arcangelo questo lavoro di testimonianza e apostolato.
Un caro saluto a tutti e un sentito ringraziamento a chi vorrà contribuire in qualunque modo a questa piccola opera.

S. Giovanni Paolo II

Ci alzeremo in piedi ogni volta che la vita umana viene minacciata... Ci alzeremo ogni volta che la sacralità della vita viene attaccata prima della nascita. Ci alzeremo e proclameremo che nessuno ha l'autorità di distruggere la vita non nata...Ci alzeremo quando un bambino viene visto come un peso o solo come un mezzo per soddisfare un'emozione e grideremo che ogni bambino è un dono unico e irripetibile di Dio... Ci alzeremo quando l'istituzione del matrimonio viene abbandonata all'egoismo umano... e affermeremo l'indissolubilità del vincolo coniugale... Ci alzeremo quando il valore della famiglia è minacciato dalle pressioni sociali ed economiche...e riaffermeremo che la famiglia è necessaria non solo per il bene dell'individuo ma anche per quello della società... Ci alzeremo quando la libertà viene usata per dominare i deboli, per dissipare le risorse naturali e l'energia e per negare i bisogni fondamentali alle persone e reclameremo giustizia... Ci alzeremo quando i deboli, gli anziani e i morenti vengono abbandonati in solitudine e proclameremo che essi sono degni di amore, di cura e di rispetto.

domenica 15 settembre 2019

SCO11 - Gesù aspetta chi si è smarrito

Domenica 15 settembre 2019 - XXIV t.o. "C"

+ Dal Vangelo secondo Luca (15,1-32)
In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed Egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione. Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. Così, Io vi dico, vi è gioia davanti agli Angeli di Dio per un solo peccatore che si converte». Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Anche in questa circostanza Gesù mostra un amore sconfinato per tutti i peccatori e il desiderio di vederli convertiti. «In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: “Costui accoglie i peccatori e mangia con loro”».
Da un lato il Signore si lasciava avvicinare anche da grandi peccatori, dall’altro i suoi nemici che presumevano di avere capito tutto di Dio, trovavano scandaloso l’aiuto dato a coloro che si pentivano o che volevano trovare il senso della loro esistenza.
I suoi nemici erano quelli del Tempio, essi ostacolavano la sua predicazione e Lo diffamavano con grande odio. «Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno» (Mt 23,3).
Le loro parole erano belle a sentirsi ma dentro i loro cuori c’era satana che li ammaestrava nell’ipocrisia più sfacciata e irriverente.
Non sono le belle parole che si ascoltano a garantire l’autenticità di una persona, ma la sua vita, le sue scelte, i suoi obiettivi...
In questa situazione che ci propone il Vangelo, vediamo Gesù che racconta tre parabole di seguito, due brevissime e una abbastanza lunga ma molto interessante. Nelle prime due evidenzia che Dio, quindi il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, si interessa di ognuno di noi in modo assolutamente esclusivo.
Dio si interessa pienamente di chi è lontano da Lui e non dimentica ciò che è perduto, non abbandona nessuno di quelli che si smarriscono nella schiavitù dei vizi ma li lascia sempre liberi di scegliere. Le tre parabole hanno questo intento, vogliono confermare la bontà di Dio che supera infinitamente quella della persona più buona del mondo.
Nelle prime due parabole si rimane meravigliati dell’interesse che Dio ha anche per cose tutto sommato non determinanti. Un pastore può perdere una pecora perché maldestramente essa si allontana, ma ne possiede novantanove e non vale la pena rischiare la vita tra le montagne per ritrovarla.
Eppure, la cerca ovunque e la trova, la riporta nell’ovile e in pratica la salva, fa festa. «Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta». Gesù spiega la festa che avviene in Cielo quando si converte un solo peccatore. È molto bello pensare ai Beati del Cielo che festeggiano per la salvezza di una persona.
Lo stesso discorso vale per la dramma perduta da una donna, una moneta che non cambiava la sua vita ma lo stesso ella si mise a cercarla e chiese aiuto anche alle sue amiche. Queste erano stanche e se ne andarono, la donna invece rimase a cercarla. 
Così è Gesù. Non si stanca di cercare i grandi peccatori, parla e chiede a sua Madre di parlarci, per illuminare quanti si sono spenti perché svuotati e fiacchi, senza più Fede. Si diventa aridi e senza energie spirituali quando si vive senza una morale, e se c’è chi la considera esigente, questo ci spiega la sua importanza per noi in questa vita. Inoltre ci permette di acquistano davanti a Dio grandi meriti che valgono per l’eternità.
Gesù parla anche nel nostro silenzio quando andiamo davanti al Tabernacolo e Lo adoriamo umilmente, ci abbondiamo in Lui.
Gesù ci cerca di continuo ma non fa violenza verso chi, ostinatamente e lucidamente, sceglie come dio gli idoli senza anima e vuoti del Bene.
Nelle due parabole più brevi Gesù spiega quanto è grande l’Amore di Dio verso tutti, nessuno escluso, cerca anche gli uomini di poco conto.
Nella terza parabola che leggiamo con interesse e ci soffermiamo su diversi verbi significativi, Gesù si riferisce a tutti gli uomini e racconta del figlio perduto e poi ritrovato. Tutte e tre le parabole indicano i perduti ritrovati, prima un animale, poi un oggetto, e un essere umano.
Nella terza parabola Gesù svela in modo magistrale e insuperabile, l’infinito Amore di Dio per tutti noi. La parabola raggiunge il vertice dell’Amore di Dio e ci conferma che anche i più grandi peccatori devono sperare e tutti noi dobbiamo supplire alle loro dimenticanze.
Dio cerca ciò che è perduto, che sembra oramai irrecuperabile e dimenticato da tutti. Ma Dio non si dimentica delle sue creature!
Come il pastore sfida le intemperie per ritrovare la pecorella perduta e la donna stanca continua la ricerca di una sola moneta fino a ritrovarla, allo stesso modo Gesù continua a cercare i peccatori nonostante il loro inabissarsi nei vizi più indegni. È l’Amore che cerca anche chi non Lo ama e continua a tradirlo.
Gesù evidenzia che si schiera dalla parte di chi è perduto, senza badare alle critiche o alle reazioni di quanti non comprendono.
Non solo, ma prova una grande gioia quando un peccatore ritorna a Dio e scopre la vita felice qui e poi quella eterna, anziché la dannazione.
Nella terza parabola notiamo subito la differenza tra i due fratelli, come quello giovane dimenticò presto tutti i sacrifici compiuti dal padre e tutto l’amore che aveva avuto per lui fin dalla nascita. Perché il giovane dimenticò tutto e si ribellò al padre? Forse perché il padre lo aveva amato in modo esagerato?
Ci potrebbe anche stare un amore spropositato del padre, non inteso però rettamente dal figlio giovane. Il padre lo amava e lo perdonava sempre.
Gesù non rileva nella parabola il motivo della ribellione del giovane, perché il suo intento è quello di mostrare un padre misericordioso e io seguo la sua intenzione e le sue parole. Non voglio approfondire il motivo della reazione del giovane e non voglio rilevare una mancanza nel padre, in quanto non lo fa Gesù e non lo faccio io.
Se non c’è alcuna mancanza da parte del padre e la parabola infatti segue questa pista, la responsabilità è unicamente del figlio.
È l’uomo ad allontanarsi da Dio per seguire un istinto privo di Fede e pieno di passionalità. Un istinto irrazionale che porta i deboli a rifugiarsi in ciò che diletta i sensi, senza capire che l’anima si svuota del Bene e si riempie sempre più di agitazione, falsità, confusione, sbagli, scorrettezze, inganni.
Dio invece rimane ad aspettare i peccatori pentiti, e chi sono quelli che rientrano in sé e capiscono di avere sperperato ogni bene?
Sono quelli che incontrano la sofferenza.
Molti devono fare l’esperienza del dolore per scoprire di essere soli, quando i presunti amici scompaiono perché in realtà amici non erano. Nella sofferenza la maggior parte delle persone verifica l’incapacità delle sue deboli forze e che neanche tutte le ricchezze riescono a dare la vera felicità.
Ricordiamo che il padre quando vide il figlio che ritornava a casa, per il fatto stesso di vederlo, corse incontro a lui perché lo aspettava con grande amore e non si ricordava più delle gravissime mancanze del figlio.
Il giovane si ricordò dell’amore di suo padre dopo avere patito la fame, dopo avere ricevuto pesanti umiliazioni, dopo avere desiderato mangiare anche le carrube destinate ai porci. Solo allora rientrò in sé si pentì amaramente: «Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre».
Bisogna rialzarsi dalle cadute rovinose e guardare il Cielo, con il cuore pentito e con profonda umiltà, con il desiderio di osservare i Comandamenti.
Dio rimane sempre ad attendere i peccatori ma essi non hanno la forza di pregare. Aiutiamoli noi con le nostre preghiere.
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SCO10 - Le nostre croci e la Croce di Gesù

Sabato 14 settembre 2019
X
Esaltazione della Santa Croce

+ Dal Vangelo secondo Giovanni  (3,13-17)
In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo: «Nessuno è mai salito al Cielo, se non Colui che è disceso dal Cielo, il Figlio dell’Uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’Uomo, perché chiunque crede in Lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in Lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di Lui».

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
La parola croce fa pensare alla sofferenza, a qualcosa di doloroso e insopportabile. Il linguaggio della società si contrappone a quello di Gesù Cristo, anche in questo caso l’interpretazione che ne dà Lui è totalmente diversa.
Dobbiamo innanzitutto fare una distinzione tra il termine croce inteso come sofferenza che si porta spesso con difficoltà e la Croce simbolo di salvezza, dove venne crocifisso Gesù Cristo. Non si deve confondere con la sofferenza non accettata e vista come una disgrazia o una rovina.
Gesù ci insegna che ognuno diventa forte quando prende la propria croce, di qualsiasi natura, e la prende con amore anche senza comprendere. Avvengono tanti fatti incomprensibili e la maggior parte delle persone non si rende conto degli errori e scarica le responsabilità sugli altri.
Quando di parla di croce anche tra i cristiani ci sono comprensioni diverse e non sempre arrivano a conoscere il valore e la sua potenza.
Oggi è la festa dell’esaltazione della Santa Croce, la Chiesa porta in trionfo la Croce di Gesù perché per suo mezzo ha redento l’umanità, ha riportato l’amicizia con il Padre, ha sconfitto satana e tutto quello che era sotto il suo dominio.
Poteva salvare l’umanità in un altro modo, la scelta della crocifissione e della Croce indicano il modo migliore per mostrare agli uomini di tutti i tempi quanto è infinito l’Amore di Dio. Gesù è stato incompreso anche in questa coraggiosa decisione e rimarrà l’Incompreso per molti.
Senza l’accettazione della Croce e la sua tremenda morte, non potremmo chiedere a Gesù di aiutarci a portare le nostri piccoli e grandi croci, non comprenderemmo mai l’Amore che ha adesso per ognuno di noi.
Gesù ha portato sulla Croce i peccati di tutti i tempi, Lui si è fatto peccato per espiarlo davanti al Padre. Il peccato e la mancata gratitudine degli uomini sono le cause della morte in Croce del Signore. Questo ci dice che ogni peccato, ogni ingratitudine, sono gesti di rifiuto di Gesù.
Con la sua morte in Croce tutte le croci che portano con serenità molti cristiani, diventano saggezza, elevano l’anima e si vive uniti a Lui.
Solo con l’accettazione delle proprie croci si diventa capaci di unirle alla Croce di Gesù e far diventare di valore infinito anche le piccole croci.
La croce che ci viene caricata dall’esterno è permessa da Gesù per la nostra santificazione ed è sempre proporzionata alla nostra capacità di sopportazione. Diventa pesante e insopportabile quando non preghiamo più o perdiamo il gusto della preghiera.
Le croci considerate un peso e una terribile sofferenza, si alleggeriscono notevolmente con la preghiera giornaliera, con il Santo Rosario e la richiesta costante alla Madonna del suo aiuto per superare le prove impegnative della vita.
Tante croci scaturiscono come conseguenza delle nostre scelte, ma non ci schiacciano se ogni giorno preghiamo e meditiamo la Vita di Gesù.
Ci sono tanti casi in cui il cristiano si confeziona la sua croce per gli errori ripetuti, le scelte sbagliate, la scarsa prudenza e l’impulsività.
Discorso diverso è la partecipazione che il Signore richiede a tante anime per condividere la sua Croce e sono anime forti, spirituali, consapevoli dell’intervento di Gesù nella loro vita, esse comprendono facilmente l’intervento di Dio.
La sofferenza non è più vista come tale se si scopre il valore espiatorio che portano le piccole e grandi croci, esse aprono la porta allo Spirito Santo.
Ognuno partecipa alla Croce di Gesù in modo personale, quando comprende i suoi limiti e che tutto il Bene è Grazia di Dio.
L’Amore di Gesù soccorre i cristiani che si smarriscono e che cadono ripetutamente, non c’è dubbio sulla disponibilità di Dio nell’aiutare i deboli, ma Lui si blocca quando vede l’ostinazione di quanti vogliono fare da soli senza interpellarlo e ricadono ripetutamente negli errori per la loro imprudenza.
Questi cristiani sono cercatori delle croci, se le preparano con i loro errori e Gesù non ha alcuna responsabilità.
Sono cristiani che poi si lamentano di non ricevere Grazie senza riflettere che non ne hanno meriti, per avere sperperato forse milioni di aiuti divini per «divertirsi» nei loro capricci, e mentre si divertivano a sciorinare ovunque amor proprio e vanità, al tempo stesso confezionavano le loro croci.
Che colpa ha Gesù se molti cristiani non Lo ascoltano e non si pongono neanche il dubbio delle scelte sbagliate e dell’impulsività?
È assolutamente necessario l’aiuto dei Sacerdoti per conoscere la corretta spiritualità e il cammino da seguire. Non si può improvvisare. I consigli spirituali devono condurre alla pratica di una vita umile, decorosa, apprezzata da Gesù. Lui ci vede sempre e ci conosce perfettamente!
Le anime buone comprendono che la Croce è il mezzo principale per riparare i propri peccati e quelli dei peccatori e così toglierli dal loro inferno.
Questo desiderano fare quanti vivono in comunione con Gesù e provano intenso dolore nel constatare la vita disordinata di miliardi di peccatori. Sono i peccatori a scegliere male ma Gesù è sempre pronto ad accogliere il loro pentimento.
Oggi mettiamoci davanti una Croce e adoriamola, su Essa Gesù ha trovato un trono, ha regnato e ha riscattato ognuno di noi.
La sapienza della Croce non è follia, è adesione alla Vita di Gesù e risurrezione per quanti vivevano nei peccati e hanno trovato la Luce!
La nostra famiglia spirituale, questa Parrocchia virtuale comprende migliaia di parrocchiani, e ognuno di voi è per me un’anima da aiutare senza risparmiarmi. Davanti a Gesù Eucaristia vi ricordo tutti e prego molto ogni giorno per ognuno di voi e i vostri familiari. 
Vorrei sapervi nella gioia e nella vera pace, immersi nel Cuore di Gesù e nella sua Volontà. Benedico tutti voi.
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sabato 14 settembre 2019

SCO9 - Vedere la realtà con la Luce di Gesù

Venerdì 13 settembre 2019

 + Dal Vangelo secondo Luca (6,39-42)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro. Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Tema molto interessante quello che ci propone Gesù, esso tocca tanti aspetti della vita e per cieco Egli intende chi non riesce a vedere ciò che è evidente, la realtà come è veramente. Non si riferisce alla cecità fisica. È cieco anche chi non accetta l’esistenza di Dio nonostante le incalcolabili prove. Chi è accecato dall’amor proprio e non si preoccupa della sua anima.
La Parola di Dio suscita grande meraviglia, lo stupore è sempre presente perché da alcune parole si possono trarne molti insegnamenti e ci si incanta quando la meditiamo, per la ineffabile Volontà di Dio nell’infondere ispirazioni. La sua Parola è un pozzo ricolmo di tesori spirituali e anche chi attinge molte volte dalla stessa frase, ne trae sempre qualcosa di prezioso.
La Parola di Dio vissuta fedelmente dà la vista anche a quanti sono ora intellettualmente ciechi ma illusi di vedere!
Chi si trova nella cecità mentale sbaglia cammino e cade molto spesso perché non vede il Bene ed è avvolto dal Male. Ogni peccatore ha la possibilità di vedere con la Luce di Gesù, è proprio Gesù a voler illuminare tutti e per questo ha insegnato per tre anni la necessità della conversione.
Ci vuole poco infatti, ma sono miliardi le persone che rimangono a un passo dalla loro conversione a Dio e sono bloccati dalle debolezze e dalla vita che conducono, dall’attaccamento ai piaceri mondani, schiacciati dalle tentazioni, tenute alla catena dai diavoli inferociti.
Rimangono nello stato di sottomissione ai pensieri opposti al Vangelo e che non possono affatto arrivare da Gesù.
In un altro passo il Signore parla dei ciechi e inveisce contro i farisei. Oggi sono molti i farisei ciechi che dicono di vedere.
Leggiamo questa affermazione di Gesù che và esaminata attentamente: «Io sono venuto in questo mondo per giudicare, perché coloro che non vedono vedano e quelli che vedono diventino ciechi» (Gv 9,39).
Quelli convinti di non vedere sono i buoni e gli umili, convinti di non fare molto per Gesù e la Madonna, ma con il Loro aiuto vedono bene.
Quelli che presumono di vedere sono i falsi sapienti di questo mondo che ritroviamo in ogni settore della vita sociale e religiosa. Essi non riescono a distinguere l'immaginazione dalla realtà e seguono i loro pensieri senza discernimento alcuno, convinti di fare sempre bene.
La citazione si unisce al Vangelo di oggi, anche se la parabola odierna di per sé è completa, proprio perché è una parabola di Gesù. La citazione di San Giovanni aggiunge una ulteriore spiegazione alla parabola del cieco che si lascia guidare da un altro cieco, o del cieco che presume di guidare bene un altro cieco.
Questo si riferisce a chi ha autorità in ogni settore della vita, anche i genitori e quanti esercitano in qualche modo una autorità sugli altri.
Tutti abbiamo necessità della Luce di Gesù per vedere anche nelle tenebre di questo mondo egoista e falso, senza la sua Luce tutto appare diverso da come è realmente, viene interpretato secondo la propria visione della vita e lo spirito che si possiede.
«Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso?».
Questo vale anche per i Sacerdoti colpiti dal modernismo, che acceca l’intelletto e non permette più di «sentire» Dio e di percepire la Verità.
È impossibile guidare santamente i credenti se proprio il Sacerdote non vive santamente la sua vocazione.
È una dolce violenza da fare giornalmente, pensando che quanto si lascia è poca cosa rispetto a tutto l’Amore che ci dona Gesù.
Tutti i cristiani devono considerare che il vero cammino spirituale ha assoluta necessità della Luce di Gesù per seguire Lui che è la Via.
Per comprendere l’importanza della presenza del suo Amore in noi, l’intelletto deve prima arrivare a vedere la realtà come è veramente, ed è concesso dallo Spirito Santo. I suoi doni sono indispensabili per crescere nel suo Amore e vengono concessi a quanti li chiedono con una preghiera costante.
Si devono superare le percezioni personali fondate sull’impulsività e sulla ricerca incontrollata di assecondare i vizi.
Senza la Luce di Gesù si cade ripetutamente nei giudizi fino a diventare incapaci di considerare i propri errori e si giustifica di continuo la vita disordinata. Si cade di male in peggio quando si perde la Luce di Gesù e si vive accecati da una potente luce che annebbia la mente.
Anche se Gesù consiglia di guardare cosa abbiamo nell’occhio prima di condannare gli altri, il riferimento è al giudizio e non alla verità.
I giudizi bisogna evitarli sempre e sono da condannare, mentre la verità và detta, soprattutto quando bisogna consigliare, avvisare quelli meno attenti per riportarli nel giusto cammino. Altrimenti nel fosso infernale vanno a finire in molti.
Se noi mettiamo in pratica il Vangelo non dobbiamo temere nel parlare secondo verità, gli altri devono invece correggersi, evitando qualsiasi insegnamento contro il Catechismo della Chiesa e rettificando lo stile di vita se è causa di scandalo.
Invece, succede proprio il contrario. Sono i modernisti ad attaccare i buoni cattolici che seguono il Vangelo insegnato dalla Chiesa e osservano fedelmente i Comandamenti. Noi che siamo fedelissimi a Gesù veniamo attaccati in molti modi perché obbediamo a Dio.
Nel mondo c’è di tutto: chi non vede più il bene da fare e il male da evitare; chi vive nel buio totale; chi non riesce ad amare nessuno!
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venerdì 13 settembre 2019

SCO8 - Nel Nome di Maria vinciamo nemici e demoni

Giovedì 12 settembre 2019

Santissimo Nome di Maria

+ Dal Vangelo secondo Luca (1,41b-55)
In quei giorni, Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore». Allora Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua Serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e Santo è il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi.
Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
È venerata dai cattolici e dagli ortodossi come «Santissima Madre di Dio», in Italia viene comunemente chiamata con il titolo di Madonna, ed è la Donna della Genesi, del primo miracolo di Gesù alle nozze di Cana, dell’Apocalisse, vista nella visione dall’Evangelista Giovanni: «Nel Cielo apparve poi un segno grandioso: una Donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle».
È la Madre di Gesù Cristo Dio, la Creatura che diventa Madre del Creatore, ed è un fatto unico e irripetibile, come lo è stato l’Incarnazione di Dio.
Dio eterno puro Spirito, prende Carne da una Donna, è un fatto inaudito, incomprensibile senza la Fede, impossibile per gli anticlericali.
Noi sappiamo che è avvenuto veramente ma senza la meditazione approfondita di questo mistero si rimane in superficie e si conosce molto poco, così si ama poco questa potentissima Avvocata del Cielo e Mediatrice di tutte le Grazie.
Fin dall’inizio del Cristianesimo si sono sollevate voci stonate contro le grandezze della Madre di Gesù, un modo per minimizzare la sua Persona e dare gloria piena a Cristo. Eretici e cristiani confusi non riuscivano a comprendere che la Madre non toglie assolutamente nulla al Figlio, anzi, Ella è la Persona più qualificata e santificata fin dal grembo materno con il suo dono di Immacolata, a voler far dare piena gloria a suo Figlio Gesù.
L’intoppo non risolto per l’ottusità e l’agitazione che colpisce anche molti cristiani che minimizzano la Madonna e non vogliono offrirle quella venerazione che Gesù stesso Le dava e che viene mostrata nel Vangelo, dà maggiore certezza che per i diavoli è una tortura la Persona di Maria Madre di Dio.
In tutti gli esorcismi i diavoli si scatenano soprattutto contro la Madonna e non possono andare oltre quanto viene concesso proprio dalla Madonna. L’aspetto singolare è che tutti i diavoli tremano anche quando si recita una sola Ave Maria.
La pronuncia del Santissimo Nome di Maria indebolisce i diavoli, sono costretti a fuggire dal luogo e dalla persona dove agiscono.
Dei tre Vangeli sinottici quello che parla più diffusamente di Maria è il Vangelo di Luca. Vi si racconta che Maria viveva a Nazaret, in Galilea, e che, promessa Sposa di Giuseppe, ricevette dall’Arcangelo Gabriele l’annuncio che avrebbe concepito il Figlio di Dio, senza conoscere uomo (cfr Luca 1,26-38).
Ella accettò e, per la sua completa obbedienza e fedeltà alla missione affidatale da Dio, è considerata il modello per tutti i credenti.
Come ho scritto, non tutti i credenti Le attribuiscono le grandezze riconosciute dalla Chiesa, ci sono prelati e sacerdoti che non recitano mai il Santo Rosario e lo considerano inutile, oltre a non rivolgersi mai a Colei che «costrinse» amabilmente suo Figlio a compiere il primo miracolo a Cana.
Si racconta di un sacerdote che non credeva nell’esistenza dei diavoli e ridicolizzava gli esorcismi. Ad un amico esorcista diceva che perdeva tempo e che si trattava solo di suggestioni, non della presenza dei diavoli. L’esorcista lo sfidò a presenziare ad un esorcismo, dopo molti rifiuti l’altro accettò e si mise in un angolo per divertirsi, come pensava lui.
Dopo l’inizio dell’esorcismo i diavoli cominciarono a bestemmiare e a inveire contro l’esorcista, poi si rivolsero al sacerdote che non credeva nella loro esistenza e gli dissero: «Tu cosa hai da ridere , sei superbo, pieno di orgoglio e stupido. Tu sei quello che ha commesso questo... quello... e quell’altro...».
I diavoli elencarono molti peccati segreti di quel sacerdote che nessuno poteva conoscere, inoltre i diavoli dissero che solo per la presenza della Madonna non lo avrebbero torturato e colpito con malattie invalidanti.
Con lo svelamento dei suoi segreti, il sacerdote fuggì terrorizzato e da quel giorno cominciò a pregare la Madonna e a lottare contro i diavoli.
Questo spiega che quanti non pregano la Madonna o sono lontani da Lei perché non seguono i suoi insegnamenti, vengono ispirati con pensieri negativi, guidati dai diavoli verso una vita corrotta e vanitosa, sono aggrediti nella mente e nel corpo, diventano sempre più deboli nella Fede e molti di questi alla fine si dannano.
Anche tra i cristiani è presente quell’altezzosità che illude di capire tutto e di essere superiori agli altri. In che cosa non lo hanno ben chiaro neanche loro essendo poco spirituali, però rimangono a giudicare gli altri, senza preoccuparsi delle loro iniquità. Questo si riscontra anche tra i prelati.
La stessa altezzosità era propria dei farisei quando attaccavano Gesù e presumevano una superiorità inesistente, solo fuffa vuota. I farisei si lamentavano degli insegnamenti di Gesù e si agitavano quando Lui dava comandi risoluti.
Quanti compiono un vero cammino di Fede cercano i Sacerdoti per sentire consigli opportuni, per crescere nella Fede e imitare Gesù, per diventare figli devoti e umili di una Madre che è anche Regina dell’Universo.
Oggi si pensa poco alla propria Fede e si sprecano le Grazie, non c’è interesse spirituale e si diventa insensibili.
Gesù non può nulla con i tiepidi e li lascia camminare dove loro pretendono e spasimano di andare, sulle strade lastricate di vizi e amor proprio, ed inevitabilmente scivolano verso il basso. Diventa poi inutile ripetere richiami a quanti scelgono con grande compiacenza queste strade rovinose.
La recita di più Corone del Santo Rosario ogni giorno è il minimo che deve fare il cattolico, oltre a meditare sulle virtù della Madonna e impegnarsi nell’imitarla. In ogni circostanza contraria o di sofferenza, recitate l’Ave Maria, chiamate la Madre e Maria Santissima vi aiuterà.
Alla nostra amatissima Mamma rivolgiamo il più sentito augurio per il suo onomastico. Nel Santissimo Nome di Maria vinciamo nemici e demoni!
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SCO7 - Beati voi, che ora piangete, perché riderete

Mercoledì 11 settembre 2019

 + Dal Vangelo secondo Luca (6,20-26)
In quel tempo, Gesù, alzati gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:
«Beati voi, poveri, perché vostro è il Regno di Dio.
Beati voi, che ora avete fame, perché sarete saziati.
Beati voi, che ora piangete, perché riderete.
Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’Uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel Cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.
Ma guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione.
Guai a voi, che ora siete sazi, perché avrete fame.
Guai a voi, che ora ridete, perché sarete nel dolore e piangerete.
Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Il Vangelo di Luca presenza solo quattro Beatitudini e aggiunge, rispetto a Matteo, quattro guai. Dopo le parole di speranza Gesù inquadra anche le condanne che subiranno i cattivi e spiega la gravità dei loro comportanti riassumendoli in poche battute.
La meditazione che è necessaria fare riguarda l’insegnamento di Gesù sui quattro guai. Rileggeteli con calma e approfondite la loro gravità.
Di sicuro ciò che lascia sorpresi è l’ultima affermazione: «Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi».
Questo non approva che è cosa buona ricevere accuse o cattive parole, al contrario fanno parte di una persecuzione, ma qui Gesù vuol dirci che è sempre un gravissimo errore cercare facili consensi con compromessi e insabbiamento dei valori.
Siamo sul filo della questione che rimane preferibile spiegare in una catechesi, perché spiegarla in uno scritto è un po’ riduttivo e richiede tanto tempo. Bisogna utilizzare parole più chiare per inquadrare perfettamente il significato che intende Gesù.
È nostro interesse che gli altri parlino bene di noi, ma non dobbiamo svendere la nostra Fede e la nostra dignità per «comprare» le lodi!
Questa frase in modo sintetico ci spiega l’ultimo «guai» che il Signore ha messo in conto.
È un tema molto interessante e non si tratta solo della Fede, intende anche la nostra vita sociale. In tanti modi si può cercare di attirare complimenti, sono però atteggiamenti che svendono la propria dignità e si utilizzano metodi alternativi per dare agli altri un’ottima impressione di sé.
Questo deve rimanere un proposito importante per tutti noi, non solo per la Fede, riguarda la persona in sé. Sempre si deve cercare di agire con assoluta retta intenzione, nella piena onestà, nella verità cristallina, senza cadere nella debolezza del consenso.
Di sicuro rimane impossibile andare d’accordo con quanti hanno idee diverse o una fede opposta alla nostra. Si può dialogare di tante cose ma il tema religioso è complicato. Uno dei due deve rinnegare la sua fede e auguriamoci che non avvenga mai a un cristiano proprio perché solo lui è nella verità.
Gli atei e gli anticlericali non possono lodare e parlare bene della Fede di un vero cattolico. Non riescono a farlo, oppure sono falsi!
Sono così opposti le concezioni di vita degli atei che per accettare la Fede di un cattolico devono anch’essi prima diventare cattolici.
Devono prima convertirsi, accettare Gesù Cristo nella loro vita e imitarlo! Ogni convertito riceve critiche e inviti a lasciare la vera Chiesa.
Esiste con troppa chiarezza un’opposizione a Gesù e quanti seguiamo il Signore riceviamo inevitabilmente accuse fantasiose e stupide.
Se invece riceviamo consensi dagli atei e parlano bene di noi quando spieghiamo il Vangelo autentico, vuol dire che noi tradiamo il Vangelo.
È impossibile che gli atei e gli anticlericali allo stesso tempo accolgano il Vangelo storico e rimangano nelle posizioni di avversità a Gesù!
Oggi il Vangelo dice che i Sacerdoti e ogni cattolico non devono cercare di piacere a tutti andando contro la Fede e i valori morali.
Per andare d’accordo con gli atei bisogna rinnegare tutto; per farsi accettare dagli immorali si devono esprimere parole convenienti a loro; per ricevere applausi dai modernisti bisogna affermare che il Vangelo si può cambiare e che nulla è definitivo... Ma questo lo affermano i traditori di Gesù.
«Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi».
Per «tutti gli uomini», intende sia i seguaci del Vangelo che gli oppositori del Vangelo.
Non potrà mai esserci un vero profeta capace di far conciliare i cristiani che seguono Gesù, con gli anticlericali che odiano Gesù.
Con un po’ di buon senso si capisce che sono tesi impossibili e chi cerca di restare con un piede in due staffe, sbaglia e fa sbagliare.
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mercoledì 11 settembre 2019

SCO6 - La nostra vita deve diventare preghiera

Martedì 10 settembre 2019

 + Dal Vangelo secondo Luca (6,12-19)
In quei giorni, Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore. Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne, che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da Lui usciva una forza che guariva tutti. 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
L’inizio del Vangelo di oggi arreca grande amarezza, come spesso accade quando si legge la nuova traduzione della Bibbia. Esiste inoltre un’altra traduzione compiuta da cattolici e protestanti riuniti insieme e si chiama Bibbia interconfessionale.
Un gruppo di studiosi cattolici e protestanti per anni hanno lavorato insieme e possiamo immaginare il taglia e cuci per sminuire e sostituire.
La nuova traduzione presenta diversi cambiamenti rispetto a quella che si è conosciuta per questi millenni ed è rappresentata ottimamente nella traduzione del 1974, poi nel 2008 è venuta fuori questa nuova traduzione che confonde in più parti, e si spinge anche oltre, alterando passaggi molto importanti.
Per esempio, l’inizio del Vangelo di oggi presentato nella versione CEI 2008 è un po’ strano: «In quei giorni, Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio». Quelli poco esperti della Parola di Dio trovano una grande confusione in questa affermazione. Se Gesù è Dio perché deve pregare Dio?
È una manovra per ridimensionare Gesù, per renderlo meno soprannaturale e facilitare l’operazione dell’inconscio per percepirlo come non Dio. Un’operazione premeditata dai prelati non più obbedienti a Dio e con il coinvolgimento di teologi cattolici privi anch’essi di amore verso Gesù.
Nella versione della Bibbia CEI del 1974 viene scritto diversamente: «In quei giorni Gesù se ne andò sulla montagna a pregare e passò la notte in orazione». Questa è la tradizione originale e anche logica, credibile e ragionevole. Inoltre, Dio che aveva rivelato la Parola veritiera non la cambia con il suo opposto, semmai ne facilita una maggiore comprensione.
Lo afferma la Bibbia che Gesù trascorse la notte in colloquio con suo Padre e l’infinito Amore dello Spirito Santo si muoveva in maniera circolare.
Gesù Cristo era simultaneamente viatore e comprensore. Viatore significa che era soggetto a tutte le vicende della vita presente, compresa la sua Passione e Morte. Comprensore significa che la sua anima godeva della visione beatifica. E la godeva in maniera infinitamente più perfetta di come la possano godere gli Angeli e i Santi in cielo.
Il dialogo fiducioso che Gesù aveva in quel tempo con il Padre, vuole stabilirlo con ognuno di noi, anche se con noi si trova a conversare con persone deboli, ferite interiormente, incapaci di superare le tentazioni, privi della conoscenza adeguata per praticare le virtù.
Il Signore crede comunque in ognuno di noi e nonostante i molti peccati impressi nell’anima dei peccatori e i tradimenti contro il suo Amore, è sempre pronto a perdonare quanti si pentono. Lui non conserva mai irritazione e dimentica presto le doppiezze dei peccatori.
Rimangono le miserie umane ma Gesù continua a credere in ognuno di noi. Dobbiamo cercare di migliorare e di conoscere la Parola di Dio.
Il Vangelo ci presenta alcuni passaggi significativi, come la preghiera notturna di Gesù, il colloquio con suo Padre, la scelta dei Dodici.
Gesù pregava ma già il suo parlare era preghiera, Gesù era ed è la preghiera incarnata.
C’è una ragione per la prolungata sosta notturna in colloquio con il Padre. Soprattutto quando conversava con il Padre, il suo Corpo trovava il migliore riposo dopo lunghe ore di cammino tra le città, le lunghe predicazioni e le persecuzioni subite.
Il riposo più soave di Gesù era quello di restare la notte a colloquio con suo Padre.
Gesù rimaneva in tutti i momenti unito al Padre, quindi Figlio e Padre si scambiavano incessantemente concetti ineffabili. La notte però rimaneva il momento in cui anche il Corpo di Gesù trovava ristoro contemplando il Padre. Un dialogo amorevole che noi chiamiamo preghiera, piena di affetto nel silenzio palpabile.
Non aveva bisogno dei consigli del Padre per scegliere i Dodici, dato che Padre e Figlio li avevano scelti dall’eternità.
Rimane comunque evidente che prima di ogni scelta importante, Gesù trascorreva particolarmente la notte in preghiera. Non tanto per avere suggerimenti, Egli faceva passare dalla Volontà del Padre quanto già sapeva come migliore e stabilito. La delicatezza degli innamorati.
Era un grande segno di obbedienza al Padre da parte del Figlio che si era incarnato per Amore del Padre e la Volontà di Gesù era la stessa del Padre.
Sono passaggi molto importanti per la nostra Fede e per conoscere come procedere in questo cammino, per fare anche noi la Volontà del Padre.
L’insegnamento più bello che possiamo trarne è quello di pregare prima di compiere qualsiasi azione. Di pregare mentre si svolge l’azione. Tutti sono momenti migliori per pregare e se non riusciamo a farlo con le parole, la mente può sempre elevarsi verso l’alto e ringraziare, chiedere aiuti e protezione.
La nostra vita deve diventare preghiera.
È possibile arrivare a questa spiritualità elevata frutto della preghiera ininterrotta, non solo quella vocale o mentale, soprattutto con la vita!
Bisogna determinarsi a vivere in ogni circostanza come vuole Gesù, nella piena onestà e verità, nella ricerca del bene altrui senza avere sussulti egoistici, nel donare pace e gioia a quanti incontriamo, senza giudicarli mai né screditarli per invidia o perfidia.
Quando amiamo con cuore puro in realtà noi preghiamo, così se siamo pazienti, gioiosi, pensiamo bene di tutti, aiutiamo i bisognosi, siamo disponibili, generosi e benevoli. Tutto quello che facciamo di buono e che corrisponde alla Volontà di Dio, diventa preghiera. Per questo, ogni momento della nostra vita può diventare preghiera.
È sufficiente mettere l’intenzione di voler dare gloria a Dio, così uniamo la nostra volontà alla Volontà di Gesù, facciamo tutto insieme a Gesù.
Ogni nostra opera e ogni parola diventano di valore infinito se Gesù è in noi e noi viviamo sempre nella sua Volontà.
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GA2 - Non sotto il moggio

Sono consapevole di essere l'ultimo degli ignoranti e incapace di parlare in modo efficace. 
Ma anche che non si può tacere il fatto che solo in Gesù Cristo c'è salvezza. Soprattutto non lo si può fare in quest'epoca fortemente confusa e dove Gesù è dai più ignorato se non osteggiato. 
La lampada della Verità non deve essere lasciata sotto il moggio, la fede deve modellare la nostra vita nelle sue quotidiane scelte e in ogni istante del suo scorrere. 
Per cui nella mia limitatezza proseguo questo piccolo lavoro di testimonianza e di annuncio, affidandola a Dio e alla Beata Vergine. Se anche solo una persona avrà aiuto dal mio lavoro, esso non sarà stato invano.
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martedì 10 settembre 2019

SCO5 - La guarigione della mano paralizzata

Lunedì 9 settembre 2019

  + Dal Vangelo secondo Luca (6,6-11)
Un sabato Gesù entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. C’era là un uomo che aveva la mano destra paralizzata. Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato, per trovare di che accusarlo. Ma Gesù conosceva i loro pensieri e disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Alzati e mettiti qui in mezzo!». Si alzò e si mise in mezzo. Poi Gesù disse loro: «Domando a voi: in giorno di sabato, è lecito fare del bene o fare del male, salvare una vita o sopprimerla?». E guardandoli tutti intorno, disse all’uomo: «Tendi la tua mano!». Egli lo fece e la sua mano fu guarita. Ma essi, fuori di sé dalla collera, si misero a discutere tra loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù.

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
L’inerzia spirituale del cristiano è come la paralisi nell’ammalato, non c’è movimento e possibilità di andare avanti. L’ammalato lo avverte in modo drastico e la sua sofferenza è visibile, mentre il cristiano negligente e anche indifferente al cammino spirituale, rimane illuso e lanciato nella rincorsa di realizzare solo quello che piace perché lo desidera.
Potrebbe trattarsi anche di impulsività, quella irriflessione che fa agire illogicamente.
«C’era là un uomo che aveva la mano destra paralizzata».
È la mano più operativa, indica che questo uomo aveva notevoli difficoltà nella sua vita e dipendeva da lui l’accettazione serena della sua invalidità, senza rassegnarsi passivamente, senza piangersi addosso. Poteva compiere altro ma non tutto.
La mano destra paralizzata ci vuole indicare che nella vita spirituale è il blocco del cammino di Fede, una staticità che non viene recepita da quanti sono superficiali e volutamente impreparati sulla necessità dell’Eucaristia, della Confessione e della pratica delle virtù.
Neanche rimangono stabilmente dove hanno scelto e non solo non avanzano spiritualmente perché scivolano indietro, perdono anche quanto hanno acquisito di buono e i loro meriti svaniscono nel nulla. È una disgrazia cadere in questa condizione di vita.
Le virtù sono indispensabili e non scendono dal Cielo in modo miracoloso, c’è la necessità di acquisirle con l’impegno vigilante e costante.
Ognuno può conoscersi meglio cominciando a valutare i suoi comportamenti in famiglia e tra gli amici, solo in questi momenti la persona viene fuori al naturale e perde tutti i freni inibitori che scattano in automatico quando un estraneo o un conoscente sono presenti e possono accorgersi dei difetti e delle gravi mancanze commesse da chi pubblicamente invece vuole presentarsi in modo diverso.
Non scambiamole con le inibizioni anche se c’è affinità e correlazione. Le inibizioni sono complessi, insicurezze, repressioni e riguardano più propriamente la sfera sessuale, mentre i freni inibitori indicano l’aspetto più generale e comportamentale della persona, nella sua relazione sociale con gli altri.
I freni interiori allertano e impediscono di fare cose che potrebbero poi far star male chi ha avuto una educazione fondata sui valori.
I propri freni inibitori rappresentano una specie di imponente barriera presente tra ciò che noi siamo e ciò si vuole manifestare in pubblico.
Questo non avviene in tutti. Chi segue Gesù e osserva la sua Parola, raggiunge nel tempo la guarigione delle ferite interiori.
La guarigione interiore per mezzo della Grazia di Dio riguarda anche questa ambiguità della vita e comincia la vera vita quando il cristiano scopre l’amore per la preghiera e non si limita più a recitare preghiere.
Molti recitano il Santo Rosario ma non hanno ancora scoperto la vera preghiera che è essenzialmente il parlare fiducioso con Gesù e la Madonna. Ci si rivolge a Loro con massimo rispetto ma con totale fiducia, sicuri di essere ascoltati da Dio Amore e da sua Madre, Colei che è Madre del bell’Amore.
Significa parlare con Loro di tutto, fare richieste delle cose realmente necessarie ed offrire la nostra vita, i sacrifici, le preghiere, le gioie e i dolori.
Gesù viene a guarire tutta la persona quando prende posto nella sua anima, ma qui deve esserci la risposta del credente con una volontà determinata a superare la mediocrità, deve cominciare una nuova vita avendo come riferimento il Vangelo e non più la propria vecchia mentalità.
Sta in questo risveglio la nostra trasformazione interiore, così successivamente e progressivamente si manifesterà esteriormente l’acquisita e augustissima etica comportamentale fondata sui valori cristiani.
Gesù vuole guarirci pienamente e rimane sempre in attesa della nostra adesione alla sua Volontà. Questo è il passaggio determinante da compiere.
Nella sinagoga Gesù prese l’iniziativa per dimostrare a scribi e farisei che era Signore del sabato, Egli si trovava in una fase iniziale di sviluppo del suo annuncio evangelico, oggi invece tutti noi conosciamo chi è Lui e cosa può compiere la sua Onnipotenza.
Al paralitico disse: «“Tendi la tua mano!”. Egli lo fece e la sua mano fu guarita».
Ad ognuno di noi dice di liberare il cuore da tutto ciò che si oppone a Lui per lasciarlo agire e guarirci interiormente. Ne abbiamo necessità!
È una guarigione che cambia radicalmente la vita e ci libera dalla paralisi spirituale, rendendoci persone migliori e belle, aiutandoci ad amare la preghiera per dedicare ogni giorno più tempo al Signore, alla Madonna e alla nostra anima. Solo così si rimane sempre nella gioia e nella pace.
La Madonna vuole che portiamo addosso la Medaglia Miracolosa benedetta per avere la sua protezione e non sbagliare direzione nella vita.
Richiedete molte Medaglie Miracolose originali in alluminio, diffondetele ai familiari e a tutti i vostri conoscenti. Non c’è un costo, basterà inviare un’offerta libera. Le grandi opere di carità che farete vi faranno crescere spiritualmente, vi renderanno ancora più forti dinanzi alle tentazioni, alle malattie e ai pericoli.
La Medaglia è in alluminio e non si annerisce. Anche la nostra anima non deve annerirsi con il peccato, deve sempre splendere e adorare Gesù.
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lunedì 9 settembre 2019

SCO4 - La croce da portare ogni giorno

Domenica 8 settembre 2019, XXIII tempo ordinario "C"
  
+ Dal Vangelo secondo Luca (14,25-33)
In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a Me, non può essere mio discepolo. Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”. Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
In questa festività della nascita della Beatissima Vergine Maria, oltre a farle i nostri filiali auguri perché ci è vera Mamma, Le chiediamo con tutta la speranza che conserviamo, di aiutarci ad attuare quanto ci chiede oggi Gesù.
Il Vangelo mette in risalto la necessità di fare spazio a Gesù nella nostra vita e di dargli il posto che merita il vero Re. Oltre 2 miliardi di cristiani affermano di adorare il Signore e di scommettere sulla sua divinità, affermano di seguirlo perché Lo amano, ma fino a che punto?
Questa deve essere la meditazione da fare in questi giorni: fino a che punto metto Gesù Cristo al centro della mia vita?
Sappiamo da Lui che non è sufficiente considerarsi cristiani o partecipare alla Messa festiva o fare parte di un gruppo di preghiera o aiutare in parrocchia o pronunciare belle parole nelle omelie o parlare di Gesù agli altri.
Non è sufficiente questo. È solo la manifestazione affidata alle parole, poi devono seguire le opere.
Ogni opera che ognuno di noi compie deve contemplare una finalità soprannaturale ed è la gloria di Dio, tutto dobbiamo compiere per dare gioia a nostro Padre che ci vede e ci ascolta sempre. Non c’è un istante in cui siamo non visti da Dio o ignorati da Lui.
Dio ascolta anche i nostri gemiti e vuole farci felici, ma dipende dalle nostre scelte diventare figli gioiosi o prendere la via sbagliata.
Si entra in comunione con Dio con un cammino spirituale lucido e coerente. In mancanza di questa costante fedeltà che produce impegno nella pratica delle virtù e la lotta contro le proprie miserie, non c’è alcuna comunione con Gesù e la Fede è minima, limitata. La mentalità è invasa da pensieri umani e spesso peccaminosi e non c’è la presenza dello Spirito Santo.
Purificare la mente è un esercizio determinante per riuscire a pensare e a parlare con obiettività ed esporre sempre parole a vantaggio del bene comune; per compiere opere piccole e grandi finalizzate all’edificazione di tutti; per testimoniare con la propria vita l’appartenenza a Gesù Cristo.
Ognuno di noi è amato infinitamente da Gesù e ognuno di noi è qualcosa di speciale per Lui. Gesù ci ama tutti, uno ad uno.
Sembra impossibile questo Amore Divino che ci accoglie così come siamo e ci vuole ricolmare dei doni del suo Spirito, ci vuole condurre sulle strade della bontà, dell’umiltà, della semplicità.
Nessuno deve considerarsi non amato da Gesù o dimenticato come se Dio potesse dimenticare quanto di meraviglioso ha creato. Quando arriva il pensiero della lontananza di Gesù o che non si viene ascoltati da Lui, è satana che interviene per farci perdere la fiducia in Dio Amore.
Oggi Gesù ci indica in che modo è corretto amare il coniuge, i figli, i genitori, tutte le persone vicine. Non con un amore disordinato, come sono le passioni sregolate, ed è da purificare questo amore per amare i propri familiari in Dio, con il suo Spirito e la sua Volontà, guidati dalla sua Parola biblica.
Gesù vuole costruire elevatissimi edifici spirituali in ognuno di noi e Lui è in grado di portare a termine questi imprevedibili e impensabili lavori. Non è come l’uomo che vuole compiere grandi opere senza averne la possibilità o la moralità.
Gesù vuole la nostra attiva collaborazione, che non si esaurisce con alcune preghiere giornaliere. Bisogna accettare innanzitutto se stessi, saper convivere con i propri limiti ed impegnarsi nella lotta contro le debolezze.
Ognuno ha la sua croce da portare e riguarda l’intero sforzo che si compie per costruire una santa spiritualità e demolire il male presente.
«Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a Me, non può essere mio discepolo».
Poi Gesù afferma che il cristiano deve rinunciare «a tutti i suoi averi», ed intende la sicurezza come superbia della vita e la sicurezza riposta nei beni materiali. «Non può essere mio discepolo», afferma il Signore, chi rimane legato alle cose materiali, vivendo da schiavo di esse. Invece, lo Spirito Santo aiuta a creare il distacco continuando però ad utilizzare quei beni, non più considerati idoli.
La debolezza e le convinzioni sbagliate, frutto di una mentalità confusa, spesso interrompono l’impegno spirituale, e la reazione deve valutare la consapevolezza dei propri limiti per ricominciare di nuovo, Gesù lo desidera e dà sempre un grande aiuto ai volenterosi.
Il Signore può tutto e da duemila anni dimostra che tutti quelli che Lo cercano con sincerità, rinascono a nuova vita e si trasfigurano.
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