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Questo blog è uno spazio per aiutarsi a riprendere a pensare da cattolici, alla luce della vera fede e della sana dottrina, cosa che la società moderna sta completamente trascurando se non perseguitando. Un aiuto (in primo luogo a me stesso) a restare sulla retta via e a continuare a camminare verso Gesù Cristo, Via Verità e Vita.
Ogni suggerimento e/o contributo in questa direzione è ben gradito.
Affido allo Spirito Santo di Dio, a Maria Santissima, al Sacro Cuore di Gesù e a San Michele Arcangelo questo lavoro di testimonianza e apostolato.
Un caro saluto a tutti e un sentito ringraziamento a chi vorrà contribuire in qualunque modo a questa piccola opera.

S. Giovanni Paolo II

Ci alzeremo in piedi ogni volta che la vita umana viene minacciata... Ci alzeremo ogni volta che la sacralità della vita viene attaccata prima della nascita. Ci alzeremo e proclameremo che nessuno ha l'autorità di distruggere la vita non nata...Ci alzeremo quando un bambino viene visto come un peso o solo come un mezzo per soddisfare un'emozione e grideremo che ogni bambino è un dono unico e irripetibile di Dio... Ci alzeremo quando l'istituzione del matrimonio viene abbandonata all'egoismo umano... e affermeremo l'indissolubilità del vincolo coniugale... Ci alzeremo quando il valore della famiglia è minacciato dalle pressioni sociali ed economiche...e riaffermeremo che la famiglia è necessaria non solo per il bene dell'individuo ma anche per quello della società... Ci alzeremo quando la libertà viene usata per dominare i deboli, per dissipare le risorse naturali e l'energia e per negare i bisogni fondamentali alle persone e reclameremo giustizia... Ci alzeremo quando i deboli, gli anziani e i morenti vengono abbandonati in solitudine e proclameremo che essi sono degni di amore, di cura e di rispetto.

domenica 15 settembre 2019

SCO11 - Gesù aspetta chi si è smarrito

Domenica 15 settembre 2019 - XXIV t.o. "C"

+ Dal Vangelo secondo Luca (15,1-32)
In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed Egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione. Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. Così, Io vi dico, vi è gioia davanti agli Angeli di Dio per un solo peccatore che si converte». Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Anche in questa circostanza Gesù mostra un amore sconfinato per tutti i peccatori e il desiderio di vederli convertiti. «In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: “Costui accoglie i peccatori e mangia con loro”».
Da un lato il Signore si lasciava avvicinare anche da grandi peccatori, dall’altro i suoi nemici che presumevano di avere capito tutto di Dio, trovavano scandaloso l’aiuto dato a coloro che si pentivano o che volevano trovare il senso della loro esistenza.
I suoi nemici erano quelli del Tempio, essi ostacolavano la sua predicazione e Lo diffamavano con grande odio. «Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno» (Mt 23,3).
Le loro parole erano belle a sentirsi ma dentro i loro cuori c’era satana che li ammaestrava nell’ipocrisia più sfacciata e irriverente.
Non sono le belle parole che si ascoltano a garantire l’autenticità di una persona, ma la sua vita, le sue scelte, i suoi obiettivi...
In questa situazione che ci propone il Vangelo, vediamo Gesù che racconta tre parabole di seguito, due brevissime e una abbastanza lunga ma molto interessante. Nelle prime due evidenzia che Dio, quindi il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, si interessa di ognuno di noi in modo assolutamente esclusivo.
Dio si interessa pienamente di chi è lontano da Lui e non dimentica ciò che è perduto, non abbandona nessuno di quelli che si smarriscono nella schiavitù dei vizi ma li lascia sempre liberi di scegliere. Le tre parabole hanno questo intento, vogliono confermare la bontà di Dio che supera infinitamente quella della persona più buona del mondo.
Nelle prime due parabole si rimane meravigliati dell’interesse che Dio ha anche per cose tutto sommato non determinanti. Un pastore può perdere una pecora perché maldestramente essa si allontana, ma ne possiede novantanove e non vale la pena rischiare la vita tra le montagne per ritrovarla.
Eppure, la cerca ovunque e la trova, la riporta nell’ovile e in pratica la salva, fa festa. «Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta». Gesù spiega la festa che avviene in Cielo quando si converte un solo peccatore. È molto bello pensare ai Beati del Cielo che festeggiano per la salvezza di una persona.
Lo stesso discorso vale per la dramma perduta da una donna, una moneta che non cambiava la sua vita ma lo stesso ella si mise a cercarla e chiese aiuto anche alle sue amiche. Queste erano stanche e se ne andarono, la donna invece rimase a cercarla. 
Così è Gesù. Non si stanca di cercare i grandi peccatori, parla e chiede a sua Madre di parlarci, per illuminare quanti si sono spenti perché svuotati e fiacchi, senza più Fede. Si diventa aridi e senza energie spirituali quando si vive senza una morale, e se c’è chi la considera esigente, questo ci spiega la sua importanza per noi in questa vita. Inoltre ci permette di acquistano davanti a Dio grandi meriti che valgono per l’eternità.
Gesù parla anche nel nostro silenzio quando andiamo davanti al Tabernacolo e Lo adoriamo umilmente, ci abbondiamo in Lui.
Gesù ci cerca di continuo ma non fa violenza verso chi, ostinatamente e lucidamente, sceglie come dio gli idoli senza anima e vuoti del Bene.
Nelle due parabole più brevi Gesù spiega quanto è grande l’Amore di Dio verso tutti, nessuno escluso, cerca anche gli uomini di poco conto.
Nella terza parabola che leggiamo con interesse e ci soffermiamo su diversi verbi significativi, Gesù si riferisce a tutti gli uomini e racconta del figlio perduto e poi ritrovato. Tutte e tre le parabole indicano i perduti ritrovati, prima un animale, poi un oggetto, e un essere umano.
Nella terza parabola Gesù svela in modo magistrale e insuperabile, l’infinito Amore di Dio per tutti noi. La parabola raggiunge il vertice dell’Amore di Dio e ci conferma che anche i più grandi peccatori devono sperare e tutti noi dobbiamo supplire alle loro dimenticanze.
Dio cerca ciò che è perduto, che sembra oramai irrecuperabile e dimenticato da tutti. Ma Dio non si dimentica delle sue creature!
Come il pastore sfida le intemperie per ritrovare la pecorella perduta e la donna stanca continua la ricerca di una sola moneta fino a ritrovarla, allo stesso modo Gesù continua a cercare i peccatori nonostante il loro inabissarsi nei vizi più indegni. È l’Amore che cerca anche chi non Lo ama e continua a tradirlo.
Gesù evidenzia che si schiera dalla parte di chi è perduto, senza badare alle critiche o alle reazioni di quanti non comprendono.
Non solo, ma prova una grande gioia quando un peccatore ritorna a Dio e scopre la vita felice qui e poi quella eterna, anziché la dannazione.
Nella terza parabola notiamo subito la differenza tra i due fratelli, come quello giovane dimenticò presto tutti i sacrifici compiuti dal padre e tutto l’amore che aveva avuto per lui fin dalla nascita. Perché il giovane dimenticò tutto e si ribellò al padre? Forse perché il padre lo aveva amato in modo esagerato?
Ci potrebbe anche stare un amore spropositato del padre, non inteso però rettamente dal figlio giovane. Il padre lo amava e lo perdonava sempre.
Gesù non rileva nella parabola il motivo della ribellione del giovane, perché il suo intento è quello di mostrare un padre misericordioso e io seguo la sua intenzione e le sue parole. Non voglio approfondire il motivo della reazione del giovane e non voglio rilevare una mancanza nel padre, in quanto non lo fa Gesù e non lo faccio io.
Se non c’è alcuna mancanza da parte del padre e la parabola infatti segue questa pista, la responsabilità è unicamente del figlio.
È l’uomo ad allontanarsi da Dio per seguire un istinto privo di Fede e pieno di passionalità. Un istinto irrazionale che porta i deboli a rifugiarsi in ciò che diletta i sensi, senza capire che l’anima si svuota del Bene e si riempie sempre più di agitazione, falsità, confusione, sbagli, scorrettezze, inganni.
Dio invece rimane ad aspettare i peccatori pentiti, e chi sono quelli che rientrano in sé e capiscono di avere sperperato ogni bene?
Sono quelli che incontrano la sofferenza.
Molti devono fare l’esperienza del dolore per scoprire di essere soli, quando i presunti amici scompaiono perché in realtà amici non erano. Nella sofferenza la maggior parte delle persone verifica l’incapacità delle sue deboli forze e che neanche tutte le ricchezze riescono a dare la vera felicità.
Ricordiamo che il padre quando vide il figlio che ritornava a casa, per il fatto stesso di vederlo, corse incontro a lui perché lo aspettava con grande amore e non si ricordava più delle gravissime mancanze del figlio.
Il giovane si ricordò dell’amore di suo padre dopo avere patito la fame, dopo avere ricevuto pesanti umiliazioni, dopo avere desiderato mangiare anche le carrube destinate ai porci. Solo allora rientrò in sé si pentì amaramente: «Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre».
Bisogna rialzarsi dalle cadute rovinose e guardare il Cielo, con il cuore pentito e con profonda umiltà, con il desiderio di osservare i Comandamenti.
Dio rimane sempre ad attendere i peccatori ma essi non hanno la forza di pregare. Aiutiamoli noi con le nostre preghiere.
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