Benvenuti

Questo blog è uno spazio per aiutarsi a riprendere a pensare da cattolici, alla luce della vera fede e della sana dottrina, cosa che la società moderna sta completamente trascurando se non perseguitando. Un aiuto (in primo luogo a me stesso) a restare sulla retta via e a continuare a camminare verso Gesù Cristo, Via Verità e Vita.
Ogni suggerimento e/o contributo in questa direzione è ben gradito.
Affido allo Spirito Santo di Dio, a Maria Santissima, al Sacro Cuore di Gesù e a San Michele Arcangelo questo lavoro di testimonianza e apostolato.
Un caro saluto a tutti e un sentito ringraziamento a chi vorrà contribuire in qualunque modo a questa piccola opera.

S. Giovanni Paolo II

Ci alzeremo in piedi ogni volta che la vita umana viene minacciata... Ci alzeremo ogni volta che la sacralità della vita viene attaccata prima della nascita. Ci alzeremo e proclameremo che nessuno ha l'autorità di distruggere la vita non nata...Ci alzeremo quando un bambino viene visto come un peso o solo come un mezzo per soddisfare un'emozione e grideremo che ogni bambino è un dono unico e irripetibile di Dio... Ci alzeremo quando l'istituzione del matrimonio viene abbandonata all'egoismo umano... e affermeremo l'indissolubilità del vincolo coniugale... Ci alzeremo quando il valore della famiglia è minacciato dalle pressioni sociali ed economiche...e riaffermeremo che la famiglia è necessaria non solo per il bene dell'individuo ma anche per quello della società... Ci alzeremo quando la libertà viene usata per dominare i deboli, per dissipare le risorse naturali e l'energia e per negare i bisogni fondamentali alle persone e reclameremo giustizia... Ci alzeremo quando i deboli, gli anziani e i morenti vengono abbandonati in solitudine e proclameremo che essi sono degni di amore, di cura e di rispetto.

giovedì 31 ottobre 2019

3S 7 - Paganesimo nei giardini vaticani

Riporto, anche se in ritardo, quest'articolo (del 7 ottobre scorso) dal sito 3 Sentieri di cui condivido il giudizio finale, in questo momento brutto e difficile il compito di ogni cattolico è di conservare la fede, denunciare gli errori e soprattutto pregare.


Idoli pagani nei giardini vaticani… non è uno stornello rimato di quale “rappettaro” di noantri. E’ realtà. Piuttosto si potrebbe dire -volendo utilizzare un’espressione abusata- quando la realtà supera la fantasia.
D’altronde non ci fa meraviglia più di tanto. Quello che si è consumato l’altro giorno e continuerà a consumarsi nei giorni a venire, non è altro che la liturgia o l’esaltazione pastorale (a seconda dei casi e dei tempi di questo sinodo panamazzonico) di una nuova espressione che sembra aver conquistato molti vertici della Chiesa. Ci riferiamo a quello della cosiddetta “casa comune”.
Se ci si riflette, è tutto contenuto in questa espressione: “casa comune”. Si può dire che essa ne costituisce una sintesi mirabile (a riguardo chi volesse approfondire, può ascoltasi questo intervento).
“Casa comune” non vuol dire semplicemente la constatazione che il mondo intero sia abitato da diverse identità, tradizioni, religioni e quant'altro; bensì che per sostenere questa “casa”, ancor più: per salvare questa “casa” da minacce incombenti (ecco l’utilità dell’allarmismo ambientale) occorra il contributo di tutti. Da qui un’alta convinzione che è logicamente conseguente a questa, ovvero che tutte le culture (così anche le religioni) sarebbero fondamentalmente positive, e che quindi in un certo qua modo sarebbero sullo stesso piano. Il che ovviamente è tanto vero quanto che con una forchetta si posa gustare un buon brodo.
Siamo catastrofisti? Pesiamo a male? Vorremmo tanto trovarci in queste condizioni di accecamento, ma -ahinoi!- ci sembra proprio che così non è. Qui non si tratta del sano auspicio di creare facili e praticabili condizioni di pacifica convivenza umana, quanto di mettersi alla “scuola” delle alte culture per alimentare la convinzione secondo cui sarebbe più che giusto lavorare in favore di una relativizzazione di qualsiasi identità. D’altronde l’attacco al proselitismo definito addirittura come “peste” (discorso di papa Francesco nel giugno scorso all’Università Teologica di Posillipo), il Dio che non sarebbe cattolico, l’affermazione secondo cui la diversità religiosa rientrerebbe nel progetto di Dio (Dichiarazione sulla Fratellanza umana, sottoscritta ad Abu Dabhi), il credere e l’affermare che nessun Dio possa essere a favore della violenza (il che è un marchiano errore smentito dalle più semplici nozioni di teologia e filosofia delle religioni) sono purtroppo su questa linea.
Perché avviene tutto questo? Non lo sappiamo. Sappiamo però che avviene; e negarlo sarebbe non solo sciocco e anche colpevole.
Ma sappiamo anche che Dio, pur non volendolo (perché Dio non può mai volere il male morale e qui siamo nell'ambito del male morale) sta permettendo una tale situazione.
Ciò vuol dire che ci s’impone un obbligo, anzi due.
Il primo è resistere conservando e denunciando. Dobbiamo conservare la fede di sempre, come il seme che, nascosto sotto la terra, continua a vivere in attesa di germogliare dopo l’alluvione distruttiva. Ma anche denunciare gli errori affinché un giorno non si debba render conto a Dio delle tante anime che a causa di questa confusione si stanno perdendo.
Il secondo obbligo è sacrificarsipregare e confidareConfidare che la Chiesa mai verrà meno; che pur se si paventa un ribaltamento della “barca”, il Signore non permetterà che questa venga inghiottita dai flutti dell tempesta.
Quando meno ce lo aspetteremo tornerà la bonaccia. facciamoci trovare pronti. Intanto evitiamo di dormire, ma anche di agitarci (sarebbe segno di poca fiducia). Soffriamo sì, ma con eleganza, stile e con la calma di chi sa che per gli errori non c’è futuro, figuriamoci l’eternità.
Per l’eternità c’è solo la Verità!

mercoledì 30 ottobre 2019

SCO21 - Signore, sono pochi quelli che si salvano?

Mercoledì 30 ottobre 2019

 + Dal Vangelo secondo Luca (13,22-30)
In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, Io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i Profeti nel Regno di Dio, voi invece cacciati fuori. Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel Regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Alla domanda posta da un tale a Gesù, «Signore, sono pochi quelli che si salvano?», è in grado di rispondere solo Gesù. Sappiamo che a Fatima il 13 giugno 1917 la Madonna fece vedere l’inferno ai tre bambini per far comprendere la gravità dei peccati commessi, non confessati o del mancato pentimento in punto di morte.
Nessuno è in grado di sapere se avrà la forza spirituale per pentirsi in punto di morte.
Chi ha vissuto tra immoralità, disonestà e vizi, senza mai confessarli, solo per un miracolo prima della morte riuscirà a pentirsi!
Eppure nel Vangelo di oggi Gesù dice che molti busseranno per entrare ma il padrone oltre a non aprire la porta, li scaccerà via: «Non so di dove siete». E alle successive suppliche di tanti che ricordano di averlo predicato, di avere tenuto lezioni e conferenze nel Nome del Signore, Egli risponderà: «Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia! Là ci sarà pianto e stridore di denti».
Queste persone in vita erano state vicine a Gesù, almeno esteriormente, avevano lavorato nella sua Chiesa e rappresentavano proprio Gesù, ma nel Giudizio Gesù non li riconosce come suoi seguaci e imitatori. «Operatori di ingiustizia!».
Molto presto avremo sorprese che per moltissimi cattolici sembreranno un sogno, un film, qualcosa di inconcepibile. Le eresie sono iniziate.
Conosceranno senza alcun dubbio la vera identità di quanti oggi appaiono servitori e autorevoli Pastori del gregge loro affidato, un gregge in realtà disperso per il totale disinteresse dei Pastori, capaci però di mangiare (accumulare) di tutto e forse hanno mangiato anche il gregge.
Quanta giustizia dovrà utilizzare il Signore verso coloro che hanno disonorato intenzionalmente la sua Chiesa, fino a ridurla nella concezione di molti come un luogo di immoralità, di potere mondiale e di inganno. Chi pagherà per tantissimi cattolici che non vanno più a Messa e non pregano più dopo avere assistito o notato una lacerazione sanguinante nel Corpo mistico della Chiesa?
Le parole dette da Gesù e che applica nella parabola al padrone di casa, sono rivolte ai suoi Sacerdoti e Prelati, non c’è alcun dubbio su questo. Chi sono se non quanti hanno vissuto nell’immoralità quelli che si sentiranno respingere da Gesù nel Giudizio e per giustificarsi ricorderanno le loro opere?
«Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza».
È una condanna che riguarda anche i cattolici che vivono senza Dio o contro Dio. Principalmente quelli che in qualche modo hanno frequentato in passato e poi hanno perduto il senno. La saggezza è stata rimpiazzata dallo squilibrio, dall’avventatezza, dai propri progetti che rifiutano la Volontà di Dio.
La Parola di oggi mi fa pensare al tempo in cui “verranno da oriente a occidente e siederanno” al posto dei Sacerdoti di Gesù per realizzare il più antico progetto di satana, contro il Cristianesimo. Tantissimi segni e progetti indicano che il tempo dell’Anticristo è vicinissimo.
Se guardiamo questa nostra società vi troviamo le indicazioni profetizzate da San Paolo: «Devi anche sapere che negli ultimi tempi verranno momenti difficili. Gli uomini saranno egoisti, amanti del denaro, vanitosi, orgogliosi, bestemmiatori, ribelli ai genitori, ingrati, senza religione, senza amore, sleali, maldicenti, intemperanti, intrattabili, nemici del bene, traditori, sfrontati, accecati dall'orgoglio, attaccati ai piaceri più che a Dio, con la parvenza della pietà, mentre ne hanno rinnegata la forza interiore” (2 Timoteo 3,1-5).
Non potranno sperare «di entrare per la porta stretta, perché molti, Io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno».
Quindi, come afferma Gesù, molti disperati in qualche modo cercheranno di entrare ma non arriveranno a raggiungere la salvezza eterna.
«Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze».
«Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia! Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i Profeti nel Regno di Dio, voi invece cacciati fuori».
Noi di questa Parrocchia virtuale non vogliamo sentire queste parole di condanna e la Madonna non lo permetterà mai.
Tutti siete determinati a compiere un vero cammino di Fede come consacrati alla Madonna e non mancano certo alti e bassi. Ma Gesù conosce i cuori di tutti voi e vi legge cose buone, tanti buoni propositi e bisogna lottare di continuo contro tanti diavoli.
«Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; Io ho vinto il mondo!» (Gv 16,33).
--

GA 5 - China discendente

Gli ultimi accadimenti nella Chiesa suscitano nel sottoscritto, ma anche in molte altre persone, serie perplessità e forti preoccupazioni. La strada che si sta imboccando pare essere in progressiva discesa e in costante allontanamento dalla Tradizione. Voglio qui ricordare che solo nella piena e totale fedeltà a Gesù Cristo e ai Suoi insegnamenti e alla Sua dottrina c'è salvezza. Fedeltà che pare non più esserci (voglio essere buono) all'interno di larga parte dei sacerdoti e dei vescovi. 
Propongo alla vostra attenzione questo articolo della Bussola Quotidiana che getta ulteriore allarme e suscita nuovo dolore in chi, pur peccatore, vuole restare fedele al vero Vangelo di Gesù Cristo.
I commenti sono graditi.
--

SCO20 - La Grazia santifica l'anima, l’ossigeno rifornisce il corpo

Martedì 29 ottobre 2019

+ Dal Vangelo secondo Luca (13,18-21)
In quel tempo, diceva Gesù: «A che cosa è simile il Regno di Dio, e a che cosa lo posso paragonare? È simile a un granello di senape, che un uomo prese e gettò nel suo giardino; crebbe, divenne un albero e gli uccelli del cielo vennero a fare il nido fra i suoi rami». E disse ancora: «A che cosa posso paragonare il Regno di Dio? È simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Per spiegare la straordinaria capacità che ogni cristiano ha in sé di accogliere il Regno di Dio, Gesù porta due esempi e paragona il suo Regno a un albero maestoso e al pane lievitato. Per raggiungere queste due condizioni bisogna avere pazienza, la cura da prestare al granello di senape e alla farina da far lievitare.
Questo spiega che il cammino spirituale dura tutta la vita, come per tutta la vita bisognerà cibare il proprio corpo per sostenerlo e occorrerà respirare per introdurre l’indispensabile ossigeno per vivere, inoltre l’ossigeno fornisce all’organismo le energie per muoversi, ma non ci si rende conto alle volte che una respirazione inadeguata riduce la vitalità dell’organismo.
Nessuno può fare a meno di respirare, è una delle prime cose che facciamo dopo essere venuti al mondo e l’ultima che compiamo prima di lasciarlo. È un processo automatico, controllato dal nostro sistema nervoso.
Il cammino spirituale necessita della Grazia di Dio, come il corpo necessita dell’ossigeno. Senza la Grazia non c’è cammino spirituale.
Consideriamo che i problemi respiratori possono ostacolare il sistema circolatorio, compromettendo di conseguenza la salute di tutto il corpo. I peccati e la dissolutezza ostacolano invece la presenza della Grazia e la Fede non cresce, il credente rimane sempre poco spirituale, con tutti i suoi limiti accresciuti.
Se non c’è il sostegno della preghiera costante, si finisce per cadere pericolosamente nella tiepidezza.
La vita spirituale e il processo fisico della respirazione hanno diverse funzioni ma tutti e due sono indispensabili per chi vuole realizzarsi: una per la comunione con Dio e vivere il Vangelo di Gesù l’altra per mantenere vivo il corpo.
Mentre la vita spirituale richiede sforzo e vigilanza, la respirazione è un processo automatico ma indispensabile per la vita fisica.
Per mantenere vivo il corpo occorre respirare e consiste nell’assumere aria (inspirando) e nel lasciarla fuoriuscire (espirando).
Durante l’inspirazione, l’aria entra nel corpo attraverso il naso e la bocca e scende lungo la trachea fino a raggiungere i bronchi. A loro volta, i bronchi inviano l’aria agli alveoli riempiendo i polmoni. A questo punto il sangue trasporta l’ossigeno contenuto nell’aria in ogni parte del corpo.
La Grazia di Dio avvolge la persona che la cerca e ne ha i requisiti. La Grazia che entra nell’anima la inonda, e si riversa immediatamente in ogni parte della persona. Se c’è la Grazia di Dio in una persona, è presente in tutto il corpo. Bisogna ottenerla e poi conservarla, mantenendosi in uno stato spirituale virtuoso.
La presenza della Grazia in una persona arreca benefici indicibili e ineffabili.
Il corpo ha bisogno di ossigeno per funzionare e la maggior parte dell’ossigeno utilizzato proviene dalla respirazione. La vita spirituale ha bisogno di Dio, solo con il suo intervento c’è la conseguente presenza dello Spirito Santo nell’anima.
Nel corpo l’ossigeno è indispensabile, lo è di più la Grazia di Dio perché porta pace e gioia, buoni sentimenti e la pratica delle virtù.
C’è una riflessione che dobbiamo fare: quasi mai si considera la respirazione che si compie giorno e notte, appunto anche quando si dorme.
Si tratta di un impegno automatico controllato dal sistema nervoso. Questo automatismo si da per scontato e non si pensa che fermare la respirazione comporta la conseguente fine della vita fisica. La morte della persona.
Allo stesso modo, se in noi non entra la Grazia di Dio che bisogna cercare, la vita spirituale muore e si vive come i pagani: senza Dio.
Gesù ci dice che ognuno di noi può diventare come un albero maestoso per accogliere e ristorare le persone stanche, far riflettere quelli che sono esaltati dalla vita dissoluta che conducono, proteggere i più deboli e i peccatori con la preghiera costante e devota.
Ognuno di noi anche se è ancora un piccolissimo granello di senape e del lievito informe, può diventare un eccellente e virtuoso cristiano.
Queste parabole di Gesù venivano accolte da molti astanti con sorrisetti beffardi, consideravano Gesù come un buon Uomo nel migliore dei casi, altri invece Lo ricoprivano di diffamazioni e imprecazioni. Dinanzi alla loro considerazione c’era però Dio Onnipotente, lo dimostrava con parole ed opere, ma essi erano ciechi.
A loro Gesù appariva povero, le sue parole spropositate e non vollero accoglierlo.
Forse non avvenne lo stesso a tutti i Santi che Dio ha mandato nel mondo per risvegliare la Fede di molti? Leggendo la vita di tutti i Santi si riscontrano vicende molto simili a quelle sofferte da Gesù ed è motivo di Grazia speciale partecipare alla Vita del Signore.
Quanti rivivono la Vita di Gesù per Volontà di Dio, ricevono inevitabilmente diffamazioni e persecuzioni continue, parolacce e proibizioni.
I cattivi cattolici che perseguitano i buoni, si muovono molto bene nelle tenebre e hanno dalla loro parte tutti gli aiuti dei diavoli, astutamente riescono a farsi considerare prelati e religiosi di spiccate virtù (falsamente), difensori della Sacra Tradizione, veri osservanti perché celebrano la Messa Tridentina (è la più spirituale), grandi apostoli della Chiesa e della devozione alla Madonna. In effetti sono riusciti ad ingannare molti.
Di tutti loro non si conosce pubblicamente quasi nulla di scandaloso, tranne molti scandali di quell’ex generale di un Istituto, ancora stranamente indenne dopo moltissime indagini vaticane corredate da prove, numerosi testimoni, documenti e conti. Egli gestisce indirettamente molte decine di milioni di euro, senz’altro utili per ungere quegli ufficiali vaticani sensibili proprio a questo tipo di «olio», che non è quello benedetto.
Il film su Padre Pio che considero bellissimo, alla fine mostra il ravvedimento del Sacerdote inviato da papa Giovanni XXIII che non apprezzava il grande Santo. Quel Sacerdote sconvolto, piangendo dice a Padre Pio: «È Lei che deve assolvere me. Io l’ho perseguitato, giudicato e condannato.
Dio… quanta cecità! Spesso come i discepoli di Emmaus, Cristo ci passa accanto, cammina con noi, e non Lo riconosciamo.
Chissà se Lei e Dio potrete mai perdonarmi?».
--

3S 6 - Via Pulchritudinis

La Deposizione (anno 1602-1604), di Caravaggio (1571-1610), Pinacoteca Vaticana, Città del Vaticano
Gesù ha compiuto ciò che doveva compiere.
Adesso il suo corpo deve subire anche l’affronto della sepoltura.
Lui, che come Dio, non ha creato la morte; Lui, che come Dio, non può morire… per amore ha fatto l’esperienza della Passione e della Morte, e adesso anche della riposizione in un sepolcro.
Lo scandalo della morte è volutamente subìto anche da Dio.
Le pie donne con la Santissima Vergine e poi Nicodemo con il giovane Giovanni sovrastano il corpo esanime del Signore. Lo reggono. Eppure anche in questo momento è Lui, il Signore, che sta reggendo loro e sta reggendo l’universo intero.
In realtà la vita non è tanto in chi si sta agitando, o in chi sta offrendo come Maria Santissima, ma proprio in quel Corpo. Lo dimostra la luminosità. La luce emanata dai corpi dei personaggi che sono in vita è minore rispetto a quella che fuoriesce dal Corpo di Gesù.
In basso la pietra attende… ma proprio quel Corpo così luminoso, seppur esanime, lascia intendere che sarà Lui a vincere e a risolvere la tragedia dell’universo intero.

martedì 29 ottobre 2019

SCO19 - Dedico più tempo alle vostre email, in questo tempo di eresie

Lunedì 28 ottobre 2019 

Santi Simone e Giuda Apostoli

+ Dal Vangelo secondo Luca (6,12-19)
In quei giorni, Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di Apostoli: Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore. Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne, che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti. 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Continuano ad arrivarmi molti messaggi di piena condivisione del commento di ieri, non avevo dubbi sulla vostra Fede e sull’intenso cammino spirituale che stiamo compiendo insieme. In questi giorni risponderò ai vostri messaggi, già da qualche settimana dedico maggiore tempo alle email che mi inviate, contenenti richieste di consigli, aiuti e preghiere.
Rispondo anche a quelle ricevute in passato e sono migliaia. È un impegno che svolgo con tanto amore e non mi pesa affatto, sono molto premuroso per il bene delle vostre anime.
Molti di voi hanno temuto di caricarmi di altro lavoro e si sono astenuti, invece voglio dedicarvi maggiore tempo per aiutarvi in questo tempo di eresie e protestantesimi vari. Adesso devo esservi più vicino e rispondo con grande disponibilità per guidare chi mi scrive verso la piena conoscenza di Gesù, della Madonna e della sana dottrina cattolica.
Nel Vangelo di oggi leggiamo che Gesù continua a scegliere i suoi apostoli, scelta indispensabile per le necessità della sua Chiesa e della missione in tutto il mondo, per esempio in questi tempi necessitano molti apostoli fedeli a Lui e alla sua Chiesa.
La chiamata di Gesù è un mistero, non chiama solo i buoni, altrimenti sarebbe una predestinazione di salvezza da parte di questi. Chiama quelli che vuole e da essi attende un forte impegno di profonda conversione per diventare modelli di buon esempio.
Molti vengono chiamati al sacerdozio e questa premura di Dio ci fa capire che l’umanità necessita di Sacerdoti capaci e integerrimi, con una Fede robusta in grado di sostenere tanti. Devono diffondere il Vangelo storico e la dottrina della Chiesa così come lo Spirito Santo l’ha ispirata. Senza cambiamenti, senza eresie né modernismi che vengono dai diavoli.
A Dio non possiamo attribuire alcuna mancanza sulla crisi del sacerdozio o sulla tiepidezza che si è impadronita di molti Ministri sacri, la responsabilità ricade esclusivamente su coloro che non corrispondono alla Legge divina perché caduti nell’apostasia e troppo imbrigliati negli intrighi dove non c’è Dio.
Quando manca il buonsenso, le decisioni emergono dall’egoismo e da una falsa interpretazione della realtà. È inevitabile.
Occorrono molti santi Sacerdoti, dobbiamo pregare ogni giorno per questa intenzione, pregare soprattutto per i Sacerdoti che si sono smarriti nelle dissipazioni del mondo e non percepiscono più Dio, trovandosi nelle stesse condizioni degli atei, ma con responsabilità elevatissime.
Giustamente il Cardinale Sarah ha detto al Congresso Internazionale organizzato a Varsavia dal Movimento Europa Christi, e a cui hanno presenziato esponenti della politica, della cultura e della Chiesa, che nel mondo è presente «un’inedita crisi di civiltà», e che «l’Europa, costruita sulla Fede in Cristo, è ora in un periodo di tranquilla apostasia».
Questa tranquillità priva di fede in Europa, favorita dall’assenza della predicazione tuonante ed evangelica degli uomini di Chiesa, sta dirigendo gli europei verso una visione atea della vita, dove idealmente vengono bruciati il Vangelo e il Catechismo sostituendoli con gli insegnamenti dei mass-media e preparati da menti raffinatissime, consacrate a satana.
L’Europa non potrà ritornare a Gesù senza una forte predicazione da parte di tutti i Sacerdoti, ma occorre una rinascita nello Spirito soprattutto dei cardinali e dei vescovi, e questo oggi non è ipotizzabile.  
I giovani non conoscono i valori morali per colpa di molti genitori e sono istigati a commettere tutti i peccati, mentre gli adulti che non pregano trovano consolazione in tanti idoli opposti a Cristo, e sono le famiglie a subire una devastazione spesso irreparabile.
Il silenzio della gerarchia della Chiesa nella predicazione di Cristo è una contraddizione che spaventa, la visibilità della Chiesa oggi è notevolmente appannata dagli scandali e non sta diffondendo la Verità, i valori, il senso di giustizia intesa come equità e onestà, l’insegnamento perfetto di Dio incarnato, le Leggi morali che orientano la vita dei buoni.
La Santa Chiesa rimane sempre Divina, riguarda coloro che hanno dimenticato proprio la santità della Chiesa e sono impegnati a soddisfare i propri interessi settari piuttosto che difendere la causa di Gesù!
È un controsenso per la Chiesa non gridare il Vangelo dai tetti, è un dovere morale per cardinali e vescovi soprattutto cercare i peccatori e i tiepidi per parlare di Gesù Cristo, dei suoi miracoli e della necessità di conoscere i valori cristiani che determinano le scelte della vita.
Quando si incontra Gesù la vita migliora sotto ogni suo aspetto.
Il Vangelo oggi afferma che Egli guariva gli ammalati che Lo cercavano, anche gli indemoniati “tormentati da spiriti impuri venivano guariti”. Questo è Gesù che gli uomini di Chiesa devono predicare ovunque senza paura in questa società priva di Fede.
Deve ricominciare la predicazione coraggiosa, autentica e spirituale dei primi tempi cristiani.
«Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da Lui usciva una forza che guariva tutti».
Di questo furono testimoni gli Apostoli che festeggiamo oggi, i Santi Simone e Giuda.
Essi vissero alla scuola di Gesù per tre anni e furono i più belli della loro vita. Erano saggi e buoni, ma sempre anime da levigare e dopo avere vissuto con grande ansia e tremore i giorni della Morte e Risurrezione di Gesù, dopo la Pentecoste cominciarono a predicare senza alcuna paura la Vita e gli insegnamenti del Signore.
Ebbero come Maestra di perfezione la Madre di Dio, e noi non possiamo farne a meno.
Consacriamoci ogni giorno al suo Cuore Immacolato per ricevere il suo Spirito e così amare Gesù con totale partecipazione. Da Lei riceviamo aiuti e protezioni se recitiamo ogni giorno la consacrazione e ci sforziamo di vivere come veri figli, obbedienti alla Parola di Dio.
--

lunedì 28 ottobre 2019

GA4 - Gesù Cristo è l'unico e solo salvatore dell'uomo

Penso non essere il solo a guardare con sconcerto, turbamento e dolore quanto sta accadendo ora nella Chiesa e della pericolosa deriva che sta attraversando. Come credente e consapevole di essere nulla intendo qui affermare il fatto che in Gesù Cristo e in Lui solo c'è salvezza e chi non sta con Lui sta con l'avversario di sempre, il demonio. 
Per cui pur nella vastità dei miei limiti intendo usare questo spazio per proclamare e diffondere questa semplice ma assoluta verità solo in Gesù Cristo, figlio di Dio incarnato e Dio Egli stesso, c'è salvezza e che strada sicura e agevole per arrivare a Lui è la sua Vergine Madre, Maria Santissima. Ogni altra ipotesi è errata e fuorviante. 
Perché chi non è con Gesù è contro di Lui (e quindi è con Satana) e chi non raccoglie con Lui, disperde. 
Chi proclama una cosa diversa, fosse egli sacerdote, vescovo o anche papa proclama il falso ed è apostata. Prego ed invito a pregare per non perdere la retta via e perché coloro che l'hanno persa (o non ancora trovata) possano abbracciare prontamente la sola ed unica vera Fede.
----

SCO18 - I sacerdoti sposati per una nuova Chiesa

Domenica 27 ottobre 2019 XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO "C"

+ Dal Vangelo secondo Luca (18,9-14)
In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, Ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
La chiusura di questo Sinodo segna l’apertura di una nuova fase della Chiesa, opposta da quella che la Sacra Tradizione ci ha trasmesso in duemila anni. Oggi sarà ricordato come un giorno di rottura e non di gioia incontenibile, come hanno espresso diversi vescovi che hanno votato per il sacerdozio agli uomini sposati.
La celebrazione della Santa Messa alle ore 10 avvia la chiusura del Sinodo sull’Amazzonia con l’esposizione della statua lignea della dea pagana «Pachamama». La parola significa in lingua quechua Madre terra. È una divinità venerata dagli Inca e da altri popoli abitanti l’altipiano andino. È la dea della terra, dell’agricoltura e della fertilità.
Il gesto è rivelatore, vuol dire che si è cambiato registro e non c’è bisogno di adorare Gesù Cristo quando è la terra a darci la vita...
Questo gesto si aggiunge a tanti altri che lasciano ancora sbigottiti e avviliti i cattolici autentici e preparati, gli altri magari sono «contenti» di queste novità e applaudono alla fantasia di numerosi cardinali e vescovi, autori dello sbandamento dottrinale più tragico della storia.
Da parte nostra non c’è alcuna interpretazione e non siamo cattolici d’elite, siamo semplicemente cattolici leali e adoriamo il Dio di Gesù Cristo, vediamo come la peste i compromessi, non abbiamo affatto desideri di quelle novità che escludono pienamente la Volontà di Dio e le iniziative umane sono destinate a fracassarsi. Gesù trionferà sul Male!
C’è un episodio che molti di voi conoscono e riguarda alcune statue di questa dea terra esposte per diversi giorni vicino San Pietro, nella Chiesa di Santa Maria in Transpontina in Via della Conciliazione, luogo di culto cattolico del centro storico di Roma.
Le statuette indigene pagane raffigurano una donna incinta ed esposte in quella Chiesa vicinissima al Vaticano hanno un significato notevole. Le statuette hanno offeso tanti cattolici nel mondo, almeno quelli che corrispondono alla Grazia di Dio e amano Gesù Cristo, vivono con impegno la loro Fede.
Gli autori di queste puntuali e sconcertanti iniziative conoscono bene che questa dea fa parte della mitologia incaica che prevede una dualità. Inti è la divinità maschile e alta, mentre la controparte femminile è bassa. Il culto di Inti era riservato ad un’elite, mentre il culto di Pachamama era più legato al mondo rurale e, quindi, al popolo.
Bergoglio nel suo discorso finale ha detto di ricordarsi di una frase in cui si dice che c’è gente che «siccome non ama nessuno crede di amare Dio», «perdono il contatto con le sfide che affronta l’uomo di oggi e si illudono di stare con Dio».
I cattolici pensano che bisogna prima stare con Dio per poi affrontare le sfide che Lui ci indica e non altri, senza prendere iniziative umane.
Ha anche detto che «l’esortazione post-sinodale non è obbligatoria, ma una parola del Papa su quello che ha vissuto nel Sinodo la vorrei dare entro la fine dell’anno, dipende dal tempo che ho per pensarci». Se avrà tempo per pensare a questo Sinodo nei prossimi mesi, scriverà il documento definitivo. Altrimenti pazienza, bisognerà accontentarsi del voto dei vescovi che hanno votato la loro apostasia da Dio.
Vuole dire che quello che è stato votato dai vescovi contro il Magistero autentico della Chiesa vale più di un suo documento dove espone la sua posizione? Vuole dire questo, forse per non esporsi oltre dopo l’organizzazione di questo Sinodo che, afferma sempre Bergoglio, è stato all’insegna di «quattro dimensioni: ecologica, sociale, pastorale, culturale». Di Gesù Cristo non si trova traccia, né di quanto contenuto nel Catechismo della Chiesa.
Nel suo intervento di oggi, ha rilanciato il suo trittico pastorale: «Terra, casa e lavoro».
È scesa sulla Terra un’oscurità densa e causerà lo smarrimento di incalcolabili cattolici e peccatori in procinto della loro conversione.
Il Prefetto emerito dell’ex Sant’Uffizio, il Cardinale Muller da alcuni anni ricorda che andare contro Dio significa diventare eretici. «Né il Pontefice né la maggioranza dei vescovi possono cambiare dogmi o leggi del diritto divino secondo i loro piaceri. Dell’ordinazione sacerdotale delle donne non si può parlare perché è dogmaticamente impossibile».
Rivolgiamoci adesso alla Parola autentica di Dio contenuta nel Vangelo di oggi.
La differenza sostanziale tra il fariseo e il pubblicano si trova nella preghiera di ringraziamento che fanno. Il fariseo anche se nomina Dio, in realtà ringrazia se stesso, loda la sua bravura nel pagare le decime ma dimentica che i soldi li aveva rubati ai cittadini onesti.
Il fariseo presenta i suoi meriti e glorifica se stesso più che Dio, ripete parole ricolme di superbia e si mette al posto di Dio. In questo comportamento emerge la superbia della vita, una delle tre concupiscenze, e concupiscenza indica intemperanza e frenesia impulsiva.
Ho già scritto in varie occasioni sulla superbia della vita, un atteggiamento insito nella persona e che rimane attivo senza una lotta spirituale.
La superbia come l’orgoglio è un danno gravissimo per chi non ha controllo di sé, si può contenere e ridurre solo praticando l’umiltà e una costante preghiera. La superbia equivale ad amor proprio, arroganza, sdegno, vanagloria, altezzosità, presunzione, fierezza, autosufficienza, fatuità, vanità.
La superbia avvelena l’anima fin dal profondo e rende perennemente infelici, vuoti e scontenti della vita.
Tra i sette vizi capitali, la superbia è l’unico che rende inconsapevoli della propria arroganza, anzi nemmeno si considera un vizio.
Anche le persone più buone possono cadere nei pensieri di vanagloria, non bisogna sorprendersi e semmai occorre vigilare.
Se il fariseo glorificò se stesso, il pubblicano non ebbe la presunzione di avvicinarsi, infatti il Vangelo afferma: «… fermatosi a distanza».
L’atteggiamento del fariseo indica tanto nell’uomo di oggi, oltre la presunzione di considerarsi giusto mentre vive disordinatamente e forse disonestamente, è anche l’ipocrisia dei sepolcri imbiancati, quelli che si atteggiano a buoni e puri solo perché occupano determinati incarichi ma conducono una vita maledetta.
Questo comportamento non riguarda i buoni cattolici che pregano e si sforzano di osservare il Vangelo e i Comandamenti.
Il pubblicano, invece, rimane in fondo al Tempio, riconosce i suoi errori e ringrazia Dio, rende onore e giustizia alla bontà di Dio. Questo è l’atteggiamento che piace a Gesù e nella parabola esalta la figura del pubblicano, che tutti riconoscevano come uno cattivo, perché esattore delle tasse.
Non è solo il punto di partenza della loro preghiera a distinguere la spiritualità, è anche il fine verso cui rivolgono le preghiere.
Gli atteggiamenti dei due uomini quando pregano e si rivolgono a Dio, spiegano in modo incontrovertibile che non è tanto la vicinanza fisica alla Chiesa a renderci spirituali e buoni. È invece la nostra vita, ciò che adora il cuore, Dio o gli idoli. La Santa Messa è determinante ma occorre la Fede per viverla fruttuosamente.
Di questi due chi si salverà eternamente? Lo sa solo Dio, noi limitiamoci ad annotare questi comportamenti e impegniamoci nella preghiera umile, costante e fervorosa, chiedendo la conversione di tutti i peccatori.
Preghiamo di più ogni giorno, recitiamo più Corone al giorno del Santo Rosario e la Madre di Dio ci proteggerà sempre dagli sbandamenti e dai molti pericoli presenti ovunque. I Santi hanno scritto che è impossibile dannarsi per un vero devoto della Madonna. Noi ci crediamo fermamente!
---

sabato 26 ottobre 2019

SCO17 - Giudicare ciò che è giusto, senza diffamare

Venerdì 25 ottobre 2019

 + Dal Vangelo secondo Luca (12,54-59)
In quel tempo, Gesù diceva alle folle: «Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: “Arriva la pioggia”, e così accade. E quando soffia lo scirocco, dite: “Farà caldo”, e così accade. Ipocriti! Sapete valutare l’aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo? E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto? Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada cerca di trovare un accordo con lui, per evitare che ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all’esattore dei debiti e costui ti getti in prigione. Io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
La sintesi dei lunghi e meravigliosi insegnamenti di Gesù, unisce due discorsi apparentemente distaccati. Nel primo spiega che è importante saper giudicare i segni dei tempi, osservando attentamente quanto avviene. Nel secondo invita alla riconciliazione per evitare di rimanere nel peccato, il quale anche se confessato ma non riparato, poi sarà obbligo scontarlo lì dove si esce dopo avere pagato. Ed è il Purgatorio.
Mi soffermo sulla prima parte, è quella che suscita maggiore riflessione, soprattutto perché la società trasforma le persone in giudici pronti a inquisire, condannare e criticare. Forse capiterà a tutti giudicare, ma non tutti hanno la stessa intenzione di diffamare o danneggiare in qualche modo gli altri.
Dipende dall’intenzione e questa la conosce solo Dio, oltre l’interessato.
L’intenzione è basilare nel determinare la bontà o la malvagità di un’azione e dello stesso  linguaggio che si utilizza. Quando si parla in libertà si finisce per mischiare di tutto, si perde l’autocontrollo e si tira fuori tanta miseria.
I cristiani sanno più o meno che giudicare gli altri è grave, non si posseggono tutti gli elementi indispensabili per attribuire correttamente la vera intenzione che rimane alla base di ogni azione. È inopportuno e peccaminoso giudicare senza conoscere perfettamente la verità.
Si chiama giudizio temerario quel vizio di giudicare con grande facilità le azioni altrui, senza possedere alcuna prova morale.
In questo modo si fa perdere al prossimo la sua buona stima e la sua reputazione. Un giudizio senza alcuna prova morale è diffamazione. Quando si dice male di qualcuno, mormorando o calunniandolo, si fa perdere a tale persona quella buona stima che godeva presso gli altri e se ne dovrà dare conto a Dio.
Il fatto stesso di giudicare male, fa crollare la buona opinione che si conservava nel proprio cuore di qualcuno. Già il pensiero negativo sminuisce le qualità degli altri, dentro di noi si minimizza l’importanza di qualsiasi conoscente, a cominciare dagli stessi familiari.
La maldicenza toglie la buona fama al prossimo, nel giudizio temerario si toglie la buona fama al prossimo soprattutto nella nostra mente.
I cristiani devoti si ritrovano anch’essi nella mente pensieri di giudizio, ma non devono mai temere trattandosi di semplici pensieri e di sospetti involontari, che arrivano alla mente contro qualcuno, senza accorgersene, e che non volevano.
Tra sospetto e giudizio c’è una netta distinzione. Il sospetto è presente nella mente quando c’è una naturale inclinazione a credere il male, quindi a pensare sempre male. Il giudizio si emette quando si considera qualcosa per certa e indubitata, ma senza averne alcuna prova morale.
Così, giudicare male il prossimo, senza giusto e vero motivo, è sempre peccato grave, per le accuse senza fondamento e quelle parole che fanno credere il nostro prossimo come cattivo, tanto che gli si toglie la buona stima e la reputazione.
Senza giusti motivi è sbagliato giudicare, mentre per gravi motivi supportati da prove, il giudizio cessa di essere temerario per la necessità di affermare la verità in un contesto di chiarimenti e di giustizia.
Oggi Gesù invita tutti a considerare i segni dei tempi per agire di conseguenza, ed è facile accorgersi della pericolosità crescente nel mondo fino a far presagire azioni bellicose. Dinanzi a questi scenari aggressivi e non evangelici, dobbiamo deciderci per una vita più spirituale, lasciando tutto ciò che impedisce la pratica delle virtù.
Un ottimo esercizio è l’esame di coscienza la mattina e la sera, per conoscerci meglio e saper distinguere il vero dal falso, il Bene dal Male.
--

3S 5 - Perché i miracoli non sono mai ricomparse di braccia, gambe e altro? Non è vero!

Dio può riaggiustare ma non può annullare il tempo né tanto meno gli effetti della libertà delle creature.
Questo discorso deve essere tenuto presente anche a proposito dei miracoli, dove Dio non nega ciò che c’è stato, bensì “ripara”, “guarisce”…“riattacca”.
Sì: ri-attacca! E’ il caso di un celebre miracolo avvenuto nella Spagna del XVII secolo, riscoperto grazie ad un bel libro di Vittorio Messori (Il Miracolo. Spagna 1640: indagine sul più sconvolgente prodigio mariano).

Raccontiamolo.
Nel 1617, a Calanda, nell’Aragona spagnola, nacque un certo Miguel Juan Pellicer, contadino molto devoto alla Vergine del Pilar di Saragozza. Verso la fine del 1637, mentre lavorava nei campi, un carro lo investì e gli passò su una gamba, proprio sotto il ginocchio, causandogli la frattura della tibia. Subito decise di andare a Saragozza, dalla Vergine di Pilar. I dolori erano indicibili e, malgrado il caldo insopportabile (in Spagna quando fa caldo, fa caldo), si sottopose ad un viaggio di circa trecento chilometri, impiegando cinquanta giorni. Arrivò a Saragozza con febbre altissima (la gamba era andata in cancrena), praticamente moribondo. Fu subito ricoverato nel locale ospedale. Qui gli fu amputata la gamba, unica possibilità di arrestare la malattia e salvargli la vita. Il ricovero durò un anno, poi fu dimesso e gli si diede un permesso per poter mendicare dinanzi al Santuario della Vergine del Pilar.
Rimase due anni e mezzo dinanzi al Santuario. Ogni sera, prima che si chiudessero i cancelli, andava dinanzi alla Vergine e con grande fiducia si affidava a Lei, poi prendeva un pò di olio dalle lampade che ardevano dinanzi alla Statua e si ungeva il moncone della gamba: era convintissimo che la Vergine avrebbe fatto qualcosa per lui. Teniamo presente che oggi, per un contadino, un handicap del genere può essere “sanato” da tutta una serie di ammortizzatori sociali, ma in quei tempi non restava che mendicare.
Torniamo a Miguel Juan. Dopo due anni mezzo decise di tornare dai genitori a Calanda, suo paese natale. E anche qui non gli restò che mendicare.
La svolta avvenne la sera del 29 marzo del 1640, giovedì della Settimana di Passione. Il giovane cenò con i genitori, due vicini di casa e un soldato di cavalleria dell’Esercito Reale, ch’era di passaggio e a cui era stata data opsitalità. Dopo cena, Miguel Juan salutò e andò a coricarsi prima del solito, ma si diresse verso la camera dei genitori perché aveva lasciato il suo letto all’ospite. Poco dopo, la mamma entrò nella camera e sentì come un profumo “di Paradiso” e vide che sotto il mantello che ricopriva il figlio, spuntavano due piedi. Giunse anche il papà. Risvegliarono Miguel Juan e tutti si accorsero che la gamba era stata miracolosamente riattaccata, sì: ri-attaccata! Era, infatti, ben visibile la cicatrice dell’amputazione. Il giovane disse di aver sognato di essere a Saragozza nella cappella della Vergine del Pilar e che si stava ungendo la gamba con l’olio di una lampada.
Ma ci sono prove di questo miracolo?
Eccome. Sentite.
Prima di tutto va detto che siamo nel XVII secolo, in Spagna, grande potenza dell’epoca, patria della civiltà giuridica, in un tempo in cui si scriveva e si verbalizzava. In un tempo in cui gli ospedali già archiviavano e in cui fu possibile finanche ricostruire l’operazione subita dal giovane di Calanda e contattare il chirurgo che aveva eseguito l’intervento (immaginatevi che faccia dovette fare!).
Il miracolo fu attestato solo sessanta ore dopo da tutte le autorità locali: il vicario parrocchiale don Jusepe Herrero, il justicia (giudice e responsabile dell’ordine pubblico) Martin Correllano, il sindaco Miguel Escobedo, il suo vice Martin Galindo e, soprattutto, il notaio reale Làzaro Macario Gomez.
In pochissimi giorni fu istituito un pubblico processo in cui sfilarono decine e decine di testimoni oculari; nel frattempo, fu visionato il luogo dove era stata sepolta la gamba amputata…e fu trovato vuoto (come venne riportato da un aviso historico, un giornale del tempo).
Dopo quasi undici mesi di lavoro e con quattordici sedute pubbliche e plenarie, si pronunciò la sentenza del processo di Saragozza in data 27 aprile 1641: “Perciò affermiamo  e dichiariamo che a Miguel Juan Pellicer, contadino di Calanda, fu restituita la gamba che gli era stata amputata due anni e cinque mesi prima; e che non fu un fatto di natura, ma opera mirabile e miracolosa, ottenuta per l’intercessione della Vergine del Pilar.”
I ventiquattro testimoni oculari, scelti dal tribunale di Saragozza tra innumerevoli possibili, poterono essere suddivisi in cinque gruppi. Cinque erano medici ed infermieri, e tra loro il chirurgo che amputò la gamba e i due sanitari di Calanda che procedettero alla visita immediatamente dopo l’evento. Cinque tra familiari e vicini di casa. Quattro ecclesiastici, sia di Saragozza che di Calanda. E altri ancora…fra cui il gestore dell’osteria dove Miguel Juan albergava a Saragozza.
Fu così straordinario quanto accadde a Calanda che il giovane contadino venne ricevuto dal Re in persona, Filippo IV, che appena lo vide, lui, il Re di Spagna (è come se oggi parlassimo del Presidente degli USA) s’inginocchiò e gli baciò con devozione la cicatrice.
Un miracolo di questo tipo (e non è l’unico!) confuta anche quelle sciocche obiezioni che solitamente si fanno. Ma perché –si obietta- i miracoli sono sempre guarigioni, ma mai ricomparse di braccia, gambe e altro?
Non è vero! Il miracolo del contadino di Calanda e altri dimostrano che la Chiesa Cattolica ha anche miracoli di questo tipo.

3S 4 - Perché la Croce di Cristo viene rappresentata anche in maniera elegante?

Molti ritengono che certi crocifissi adornati e con forme non proprio da croci siano del tutto inappropriati. E’ davvero così?
E’ ben conosciuto il Crocifisso di Cimabue (1240-1302), del 1288, una tavola di centimetri 448 x 390 che si trova a Santa Croce a Firenze.

Gesù sembra adagiato sulla Croce. Le stigmate sono ben visibili, ma non colpiscono immediatamente lo sguardo. Colpisce il volto di Gesù, che, dopo aver vissuto gli spasmi della sofferenza, si mostra sereno. Colpiscono anche le immagini che sono agli estremi del patibolum (asse trasversale della Croce), che raffigurano la Vergine e san Giovanni, i due personaggi più importanti che accompagnarono Gesù fino alla morte. Oltre tutto questo, colpisce anche un’altra cosa …e molto di più: la forma della Croce. Ovviamente non ci riferiamo alla forma della Croce come croce (se una croce non fosse a forma di croce, non sarebbe croce) quanto all’eleganza di questa forma: una croce che ha una schematicità e simmetria evidenti. Si tratta di un modo di rappresentare la Croce di Gesù molto diffuso nel medioevo; lo stesso Cimabue lo utilizzò più volte.
Questo modo di rappresentare la Croce di Gesù vuol significare che nella Croce c’è una bellezza dinanzi alla quale nessuno sguardo può rimanere indifferente. Non si tratta di una bellezza che avrebbe la croce in quanto tale, ma la Croce per eccellenza: appunto la Croce del Redentore. In questo caso la bellezza è data dal fatto che la Croce rappresentata è una croce, ma non è semplicemente una croce. E’ una croce perché comunque è evidente la forma tipica e inoltre la presenza di Cristo dissolve qualsiasi dubbio; ma non è semplicemente una croce perché ci sono delle forme che ne smussano la durezza e ne abbelliscono la struttura. Insomma, coloro i quali rappresentavano la Croce di Gesù in tal modo (in questo caso Cimabue) volevano dire che la Croce di Cristo è archetipo di bellezza.
“Archetipo” significa “principio”, “modello esemplare”. Dunque la Croce di Cristo è modello esemplare di bellezza. La bellezza si realizza quando il segno (nel caso delle arti figurative) o la parola (nel caso della letteratura) riescono ad esprimere qualcosa che sia soddisfacente per il vivere, quando riescono ad esprimere una domanda, e preferibilmente anche una risposta, capaci di centrare e risolvere la questione del vivere.
Torniamo al Crocifisso di Cimabue del 1288. Ci sono ben tre verità evidenti che esso esprime …ed esprime bene. La prima è Cristo stesso inchiodato sulla Croce. La seconda è la Croce in quanto tale con la sua specifica forma. La terza è l’eleganza della Croce.
La prima (Cristo inchiodato alla Croce) è l’unicità della risposta cristiana alla questione della morte. Secondo il Cristianesimo la morte non è stata creata da Dio ma è entrata nel mondo in conseguenza del peccato originale. Posizione, questa, che non ha l’Islam, che, pur credendo nel peccato originale, afferma che questo peccato avrebbe riguardato solo Adamo ed Eva senza procurare alcuna conseguenza nei discendenti. Dunque la morte esisterebbe perché Dio stesso l’ha voluta. Le religioni orientali (induismo, buddismo…), poi, pretendono risolvere la questione della morte affermando la sua non-esistenza: dal momento che l’individualità umana è un’illusione e dal momento che la morte è la distruzione dell’individualità, allora anche la morte sarebbe un’illusione. Conclusione che è alquanto ridicola. Il Cristianesimo, invece, da una parte non invita ad amare la morte in sé, perché essa è una conseguenza del peccato e non qualcosa che Dio avrebbe introdotto nella vita umana; dall’altra dà una risposta consolante: l’uomo non è solo dinanzi questo grande mistero, Dio, incarnandosi, ha fatto esperienza della morte e l’ha sconfitta con la Resurrezione.
La seconda verità del Crocifisso di Cimabue (la Croce e la sua forma) riguarda il come vivere la Verità di Cristo. La croce ha due assi, uno verticale e l’altro orizzontale. L’asse verticale simboleggia il rapporto tra l’uomo e Dio: l’uomo che è chiamato ad elevarsi per incontrare il suo Signore e per farsi giudicare dal suo Signore. L’asse orizzontale, invece, simboleggia il rapporto tra uomo e uomo. L’uomo non può vivere da solo, egli incontra la verità in una dimensione comunitaria, che è la Chiesa. Nello stesso tempo, però, l’asse orizzontale è inchiodato su quello verticale a conferma che non può esistere autentico rapporto comunionale se non nell’individuale riconoscimento di Dio. D’altronde lo dice stesso la parola “fratello”, si può riconoscere l’altro come fratello se prima si riconosce un padre comune.
La terza verità (l’eleganza della Croce) è la dimensione armonica: l’unione delle due verità precedenti danno come esito la bellezza, perché sono due verità che si completano a vicenda e che dicono all’uomo che tutto può essere risolto a condizione che quell’Evento (la Crocifissione) non vada disperso con l’empietà e con il rifiuto della Grazia santificante.
L’eleganza è il segno di una bellezza che attira lo sguardo, ma senza un’eccessiva ricercatezza di elementi decorativi. L’eleganza è la sintesi di tre componenti: la sobrietà, l’austerità e il decoro. Non è né solo sobrietà né solo austerità né solo decoro, ma il giusto “dosaggio” di tutti e tre. La Croce di Cimabue esprime, con eleganza, l’unicità della risposta cristiana.
San Bernardo di Chiaravalle (1090-1153) nel De diligendo Deo afferma a proposito del Sacrificio di Cristo sulla Croce: “La prima volta che ha operato, ha dato me stesso a me stesso, ma la seconda volta mi ha donato sé, e dandomi sé mi ha restituito a me stesso.” Dio, creando l’uomo, ha dato l’uomo all’uomo; offrendosi sulla Croce ha dato all’uomo Se stesso e, dando Se stesso, ha fatto sì che l’uomo fosse restituito all’uomo. La Croce di Cristo è la possibilità di far sì che l’uomo scopra finalmente l’armonia tra la sua vita e il reale. La sofferenza, il dolore e la morte non sono più uno scandalo. O meglio: continuano ad esserlo sul piano dell’esito, nel senso che rimangono conseguenze del peccato originale e quindi non previste e non volute nel progetto originario di Dio, ma non lo sono più sul piano del vivere, nel senso che ad esse c’è una risposta. La Croce di Cristo è il faro che s’intravede tra le nebbie più fitte del vivere. E’ la luce che si può scorgere anche nella notte più buia. Gesù non è venuto a togliere la croce dalla vita dell’uomo, ma a renderla vivibile e capace di produrre frutti inimmaginabili: “Chi vuol seguirmi, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Matteo 16)
Cesare Pavese (1908-1950) ne Il mestiere di vivere scrive: “La vita non è ricerca di esperienze, ma di se stessi. Scoperto il proprio stato fondamentale ci si accorge che esso combacia col proprio destino e si trova la pace.” Pavese, con grande onestà intellettuale, afferma che non può esservi pace fin quando non si riesce a far “combaciare” il proprio stato, cioè la propria esistenza, con il “proprio destino”. E per “proprio destino” intende la comprensione del proprio essere nel mondo, di accorgersi cioè che c’è un fine per il proprio esistere.
Ebbene, il Crocifisso di Cimabue esprime proprio questo. L’eleganza della forma della Croce, il tenue contrasto dei colori, la perfetta simmetria della figura sono i segni della risposta vera ed insostituibile che la Croce di Cristo offre alla vita dell’uomo.
Il Crocifisso come archetipo della Bellezza.

Lista blog cattolici

LOGO DEL BLOG

LOGO DEL BLOG
inserisci il logo del blog sul tuo blog (anche ridimensionandolo)