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Questo blog è uno spazio per aiutarsi a riprendere a pensare da cattolici, alla luce della vera fede e della sana dottrina, cosa che la società moderna sta completamente trascurando se non perseguitando. Un aiuto (in primo luogo a me stesso) a restare sulla retta via e a continuare a camminare verso Gesù Cristo, Via Verità e Vita.
Ogni suggerimento e/o contributo in questa direzione è ben gradito.
Affido allo Spirito Santo di Dio, a Maria Santissima, al Sacro Cuore di Gesù e a San Michele Arcangelo questo lavoro di testimonianza e apostolato.
Un caro saluto a tutti e un sentito ringraziamento a chi vorrà contribuire in qualunque modo a questa piccola opera.

S. Giovanni Paolo II

Ci alzeremo in piedi ogni volta che la vita umana viene minacciata... Ci alzeremo ogni volta che la sacralità della vita viene attaccata prima della nascita. Ci alzeremo e proclameremo che nessuno ha l'autorità di distruggere la vita non nata...Ci alzeremo quando un bambino viene visto come un peso o solo come un mezzo per soddisfare un'emozione e grideremo che ogni bambino è un dono unico e irripetibile di Dio... Ci alzeremo quando l'istituzione del matrimonio viene abbandonata all'egoismo umano... e affermeremo l'indissolubilità del vincolo coniugale... Ci alzeremo quando il valore della famiglia è minacciato dalle pressioni sociali ed economiche...e riaffermeremo che la famiglia è necessaria non solo per il bene dell'individuo ma anche per quello della società... Ci alzeremo quando la libertà viene usata per dominare i deboli, per dissipare le risorse naturali e l'energia e per negare i bisogni fondamentali alle persone e reclameremo giustizia... Ci alzeremo quando i deboli, gli anziani e i morenti vengono abbandonati in solitudine e proclameremo che essi sono degni di amore, di cura e di rispetto.

domenica 1 settembre 2019

SCO1 - La consapevolezza del limite

Domenica 1 settembre 2019, XXII tempo ordinario C
+ Dal Vangelo secondo Luca  (14,1.7-14)
Un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo. Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cédigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all'ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato. Disse poi a colui che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch'essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti». 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Scegliere il primo posto si può tradurre con chi è troppo pieno di sé, si dondola nell’orgoglio e ha la sottile convinzione di avere compreso tutto di sé e degli altri, quindi, è il migliore. Questa presunzione il più delle volte non si manifesta chiaramente in chi vive così disordinatamente, è la sua mentalità scombussolata a presumere questa superiorità.
Solitamente le persone che hanno questa caratteristica commettono continui errori di valutazione, anche per la considerazione inconscia di fare tutto bene e sono anche abilissimi nel dimenticare tutto il passato fatto di ripetuti sbagli e tanti disastri.
L’esperienza non viene considerata come specchio su cui confrontarsi prima di scoprire altri abbagli e si prosegue nella vita su questa pista.
È sottile l’influenza della superbia nella persona tanto che molti, pur nutrendola con i loro comportamenti, sono convinti di essere umili. Lo faranno in buonafede ma non fanno nulla per agire davvero umilmente e rivedere le loro convinzioni sulla loro vita, neanche cambiano lo stile di vita e così sono sempre alla ricerca del primo posto.
Ognuno di noi si porta il fardello dei vizi congeniti, fanno parte di tutti noi fin dal concepimento, nessuno è escluso dall’analisi sulla presunzione che spesso si atteggia in famiglia e altrove. Sono modi di agire che i più spirituali scoprono e frenano, mentre chi decide di rimanere appoggiato su se stesso, impedendo allo Spirito Santo di agire, resterà sempre più solo e confuso.
La superbia degli altri non deve farci cadere nel giudizio, anche se è spontanea la costatazione di comportamenti arroganti.
Giudicare significa dare valutazioni che solo Dio conosce perfettamente, l’uomo è già incapace di suo nel valutare se stesso. Si può valutare lo stato spirituale di una persona solo per mezzo dell’aiuto di Dio, non per giudicare ma per pregare ed aiutare con parole opportune chi precipita verso l’abisso.
Il problema di oggi è l’esclusione di Dio dalla società, dalla famiglia quindi, così diventa spontaneo in molti assumersi la facoltà che compete solo a Dio e si arrogano il diritto di giudicare quasi sempre negativamente tutti. Negli altri si scorgono tanti aspetti negativi.
Non è quasi mai un giudizio benevolo. La persona non ancora guarita dalla Grazia di Dio per la distanza da Dio, emana sentenze severe e non si preoccupa di conoscersi profondamente.
Oltre a cercare il primo posto anche solo idealmente, quanti si considerano particolarmente insuperabili e migliori degli altri, si espongono altresì per occupare tutto l’interesse degli altri e non sono mai sazi nella ricerca di lodi e applausi.
Essi cercano il primo posto nel cuore di tutti e non solo dei conoscenti, anche degli sconosciuti e già questa inquieta, frustrata condotta è la condanna che si infliggono di continuo. Cosa rimarrà di buono a queste persone superbe?
Il modo per guarire da questo pericoloso atteggiamento il Signore ce lo offre in tanti modi e rimane sempre pronto ad aiutarci per lasciare noi stessi e vivere nel suo Cuore. C’è da estirpare l’amor proprio che ci fa mettere al primo posto, anche se fisicamente rimaniamo mescolati con gli altri. Se il nostro ego spirituale è pieno, bisogna pregare molto per svuotarlo, annientarlo.
Sembra una contraddizione ma anche chi si sottostima occupa tutto lo spazio senza lasciare a Gesù la possibilità di intervenire ed aiutare.
Per vincere questi comportamenti non equilibrati, dobbiamo conoscere l’umiltà e praticarla, e così acquisire la consapevolezza del limite e dell'errore, dei nostri estesi limiti. La persona acquisisce la pace interiore quando evita i due estremi, gli eccessi, sia l’esaltazione che l’abbattimento.
Chi pensa di non valere nulla non pratica l’umiltà, è una forma di depressione e deve correggere la sua valutazione. Non è l’esaltazione o lo scoraggiamento a renderci migliori, ma la comunione con Gesù, la ricerca del suo Spirito, la preghiera costante e la gioia di voler diventare giorno dopo giorno ciò che vuole Lui.
La Madre dell’umiltà è sempre premurosa verso coloro che La pregano con grande fiducia e sono pronti a lottare la superbia per ricominciare.
L’umile non esagera né si scoraggia. Conosce se stesso e lascia a Gesù la guida della sua vita, per diventare quello che desidera Dio.
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