Benvenuti

Questo blog è uno spazio per aiutarsi a riprendere a pensare da cattolici, alla luce della vera fede e della sana dottrina, cosa che la società moderna sta completamente trascurando se non perseguitando. Un aiuto (in primo luogo a me stesso) a restare sulla retta via e a continuare a camminare verso Gesù Cristo, Via Verità e Vita.
Ogni suggerimento e/o contributo in questa direzione è ben gradito.
Affido allo Spirito Santo di Dio, a Maria Santissima, al Sacro Cuore di Gesù e a San Michele Arcangelo questo lavoro di testimonianza e apostolato.
Un caro saluto a tutti e un sentito ringraziamento a chi vorrà contribuire in qualunque modo a questa piccola opera.

S. Giovanni Paolo II

Ci alzeremo in piedi ogni volta che la vita umana viene minacciata... Ci alzeremo ogni volta che la sacralità della vita viene attaccata prima della nascita. Ci alzeremo e proclameremo che nessuno ha l'autorità di distruggere la vita non nata...Ci alzeremo quando un bambino viene visto come un peso o solo come un mezzo per soddisfare un'emozione e grideremo che ogni bambino è un dono unico e irripetibile di Dio... Ci alzeremo quando l'istituzione del matrimonio viene abbandonata all'egoismo umano... e affermeremo l'indissolubilità del vincolo coniugale... Ci alzeremo quando il valore della famiglia è minacciato dalle pressioni sociali ed economiche...e riaffermeremo che la famiglia è necessaria non solo per il bene dell'individuo ma anche per quello della società... Ci alzeremo quando la libertà viene usata per dominare i deboli, per dissipare le risorse naturali e l'energia e per negare i bisogni fondamentali alle persone e reclameremo giustizia... Ci alzeremo quando i deboli, gli anziani e i morenti vengono abbandonati in solitudine e proclameremo che essi sono degni di amore, di cura e di rispetto.

giovedì 29 giugno 2017

Lettera a Salvatore Riina


Buongiorno signor Riina
Io scrivo a lei pur consapevole che sicuramente non sarò sicuramente letto da lei per condividere un mio pensiero.
Lei può pensare a me come Disma, quello che è comunemente conosciuto come il buon ladrone, colui che ha avuto la grazia, immensa ed immeritata, di condividere il momento supremo e decisivo della vita di ogni uomo, cioè la morte, con Gesù Cristo. Sono colui che è stato crocifisso a fianco del figlio di Dio, a lato di Dio stesso, io punito per tutti i tanti crimini che ho commesso, Lui, per donazione libera e amorosa, per redimere il male di ogni uomo.
Ed è appunto questa condizione estrema e decisiva che mi ha fatto rimeditare tutta la mia vita e provare sincero e profondo dolore di tutto il male che avevo compiuto e desiderare di essere diverso. Non avevo tempo di compiere atti di riparazione, le persone uccise restavano inesorabilmente morte, il denaro rubato speso in imprese ingloriose, nulla insomma che io potessi fare se non affidarmi alla misericordia di quel Dio che era al mio fianco, vittima volontaria del Suo amore ad ogni uomo, offrendo il mio confuso e timido pentimento.
Per questo scrivo a lei, che, scusi se mi permetto, sento simile a me nell’avventura umana. Anche lei ha vissuto rubando e uccidendo, la pena che sta scontando in carcere non ripaga in nulla le vittime dei suoi affari ed è magra consolazione ai parenti superstiti. Ma non è di questo che volevo parlare; la giustizia degli uomini è poca cosa e, talvolta, fallace. Giunge però un momento, ed è questo, in cui della giustizia umana ci importa ormai poco, perché poco è il tempo che ci resta, e si comincia a pensare ad una giustizia più grande, quella divina inesorabile ed inevitabile.
Io non so se lei creda in Dio e se mai a Lui si è rivolto o affidato, le posso dire, avendolo incontrato e sperimentato la Sua immensa misericordia che Dio esiste e che si è fatto uomo, ha vissuto la faticosa ordinaria vita di ogni uomo e si è fatto uccidere in modo tremendo per un solo fine: salvare ogni uomo dal suo peccato, redimere il male di ciascuno, cancellare il debito insanabile di ciascuno di noi.
Gesù Cristo si è fatto mettere in croce perché ogni singolo uomo, quindi anche lei, fosse redento dal male che aveva commesso. Perché questo male non fosse la condanna definitiva ma potesse essere comunque superata e vinta.
Il rispetto, il potere, l’autorità che le nostre azioni criminose ci possono aver fatto guadagnare sono cosa di nessun valore e di breve durata e sempre creano affanno in noi per mantenerli in piedi, sempre timorosi di perderli, sempre a nasconderci e a fuggire per affermare e guadagnare un qualcosa che in un attimo andrà perso.
Ma ora, di fronte al momento finale e decisivo di ogni esistenza è offerta a lei, come ad ogni altra persona l’occasione ultima e non rinviabile di scegliere se continuare orgogliosamente a difendere il proprio sconfitto passato o riconoscere, con confusione e fatica, che è possibile iniziare di nuovo, che il male commesso non è la parola ultima sulla propria persona e sul proprio destino. Che può ancora afferrare un rispetto ed un premio infinitamente più preziosi di ogni altro: l’abbraccio di Dio.
Io sono la prova, il testimone, che è possibile anche nell’ultimo istante della propria esistenza, all’ultimo respiro, con l’ultimo ansimante rantolo, ribaltare le carte e, riconoscendo con umiltà, dolore e speranza che esiste il perdono anche per noi. Umiltà perché si è consapevoli del male commesso e che non abbiamo nessun atto meritevole da offrire a Dio a nostro “vantaggio”, dolore perché capiamo che il nostro male non è umanamente rimediabile ma infine speranza che la misericordia di Dio possa leggere il nostro cuore pieno di confusione e sgomento e possa con un Suo amoroso abbraccio cancellare tutto il carico di malvagità e morte che abbiamo alle spalle.
Come il figliol prodigo, che pure aveva sperperato il patrimonio che gli era stato affidato, è stato accolto e riammesso alla dignità di figlio del Padre, anche a lei è data, finché è in vita, l’occasione di far ritorno alla casa del Padre.
Pensi per lei il vantaggio di non sprofondare nel fuoco dell’inferno, di poter essere testimone dell’amore incommensurabile di Dio per l’uomo.
Per questo ho scritto queste righe, che non saranno lette, non da lei, per invitare la sua libertà e la sua coscienza a decidere, ora che il tempo a sua disposizione volge al termine, se continuare nell’orgogliosa adesione ad un passato sconfitto e che la porterà per l’eternità nell’inferno e nella lontananza definitiva, eterna e irrevocabile da quel Dio amoroso creatore, oppure se, con un sano e vincente colpo d’ala finale versare anche solo una lacrima per tutto il male commesso e affidarsi alla misericordia del Padre e avendo in cambio la possibilità di essere riammesso alla dignità di figlio.
Io mi auguro (per lei, per il suo bene eterno) che un barlume di cuore e di coscienza ma anche di amore a sé e al suo destino. Non pensi alla gloria di questo mondo, che ha avuto modo di vedere è cosa che dura poco e costa molto più di quanto rende.
Null’altro ho da dirle, Dio rispetta la libertà di ogni uomo, si è fatto uccidere perché fosse mantenuta integra, e pur soffrendo quando un Suo figlio deliberatamente sceglie la sua eterna dannazione, essendo amore immenso e smisurato non limita l’agire dell’uomo.
Sta quindi a lei, alla sua libertà, alla sua coscienza, decidere, ora e per sempre, se proseguire a seguire il suo passato di desolata morte per raggiungere l’eterna dannazione oppure voltare le spalle a questa scia di sangue e malefatte per dire, come ho fatto io “Signore ricordati di me quando sarai in Paradiso” oppure come il figliol prodigo “Padre ho peccato contro il Cielo e contro di Te”.
Le posso garantire che la risposta di Dio è al di là di ogni umana aspettativa.
Io prego affinché lei possa riuscire nell’impresa più entusiasmante e vincente di tutta la sua vita: conquistare un posto un cielo lasciando a bocca asciutta il demone che è stato per tanto tempo suo suggeritore e ispiratore.
Il potere, la fama, la ricchezza di questa terra sono cose insignificanti se paragonate alla possibilità di gioire per l’eternità della bellezza, la pace e l’amorosa contemplazione di quel Dio che ci ha amato, creato e redenti in modo gratuito e immeritato.
Mi perdoni se forse son stato a tratti ripetitivo ma ho scritto di getto, come il cuore mi suggeriva.
Le auguro di vivere al meglio il tempo che ha ancora a disposizione e, nel rispetto di quanto vorrà decidere, mi firmo suo amico e compagno di cammino nella vita umana.
Disma

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