Cari amici,
mentre stavo facendo la processione della sera in compagnia di Suor Sonia, Claudio di Bologna, Caterina di Milano e le infermiere, incontrando paziente per paziente, e accarezzando uno a uno – unico gesto che riesco a fare a causa della mia malattia - sono arrivato accanto al letto di un ammalato che teneva la bocca totalmente spalancata, come il grido di Munch. L’ho accarezzato e dall'occhio sinistro è apparsa una lacrima: mi sono commosso.
Basta una carezza per rompere la terribile solitudine, piena di dolore, che spesso neanche la morfina riesce a calmare.
Quella lacrima è quella di Gesù sulla croce.
Amici, ma capite cosa vuol dire?! Durante la processione eravamo solo alcune persone, come le poche che stavano ai piedi della croce. Ogni paziente è normalmente solo se non fosse per le persone di cui all’inizio della lettera. Quasi nessuno ha il coraggio di vedere la carne putrefatta, i corpi delle ragazze ridotte in posizione fetale o con la tracheotomia. O mio figlio Aldo, che in molti suscita paura. Spesso chi lo guarda lo vede come un mostro.
Amici, sapete che la clinica ha dieci anni e quasi nessuno di CL e dei capi si è degnato di visitarla? Vanno dappertutto a fare la caritativa eccetto che nelle opere di queste nostre due fondazioni. Giovanna l’ho vista forse una volta, Luca di passaggio con un amico, il capo di CL del Paraguay, mai.
Dei preti solo Padre Alberto, con tutto quello che ha da fare, viene a visitare i pazienti. Eccetto nel caso in cui abbiamo bisogno della Messa nessun prete passa per le opere.
Mi ha commosso monsignor Guido Zendron che è venuto un giorno con l’aereo da Salvador de Bahia con il suo clero diocesano a visitarci. Che amico, che uomo, che vescovo! Questo luogo sacro è come un gran convento di clausura. Già durante il giorno ci sono solo quelli che lavorano, quasi in silenzio, alle 19.30, terminata la processione c’è solo Gesù Eucaristia e le infermiere per i piani.
Un giorno ho detto a Suor Sonia: “come sai ho provato con le suore, ma niente da fare, perchè per loro prima viene la vita di comunità, poi lo studio. Oggi se una ragazza non studia o non è già laureata è difficile che si faccia suora. Lo vedo anche qui. Per i preti ancora peggio.
Per di più siamo sinceri, per un prete sono necessarie solo due cose: che apprenda a memoria e viva i libri di don Giussani e che tenga un cuore appassionato capace di abbracciare l’altro con la tenerezza di Giussani”. Così Suor Sonia è andata al convento delle Carmelitane, lo stesso dal quale è venuta grazie a Benedetto XVI e ha chiesto alla priora che nel caso ci fossero delle ragazze disposte a seguirla per lei sarebbe il massimo. Vi immaginate che bellezza: un convento di clausura fatto per ragazze come Suor Sonia, sepolte vive adorando Cristo Eucarestia e Cristo sulla croce? Una cosa unica nel suo genere. Già qualche ragazza ha questo desiderio.
Cari amici, pregate don Giussani perchè per me, sempre più ridotto all’impotenza, sarebbe il regalo più bello prima di morire o dopo la mia morte, che la grande casa dove vivo attorniato da poveri sia data per sempre in comodato a Suor Sonia, a cui ho affidato tutto, e a coloro che desiderano seguirla.
Pregate perchè il seme che già esiste cresca e fiorisca dando copiosi frutti di ragazze innamorate di Cristo che liberamente vogliano unirsi a Suor Sonia. La mia vita la offro solo per questo.
Pregate anche per lei perchè alcuni della fondazione la fanno soffrire per gelosia e orgoglio.
Con affetto
P.Aldo
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Tra le braccia di Molly Malone
1 mese fa
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Che lo Spirito Santo illumini la tua mente e che Dio ti ricolmi di ogni grazia, spirituale e materiale, e la speciale benedizione materna di Maria scenda su di te..