Si chiamava Bertilla Antoniazzi, ed è morta nel 1964, quando aveva solo 20 anni. Da allora sono trascorsi 47 anni, ma Bertilla è viva più che mai nel ricordo di tantissime persone.
Tutti coloro che l’hanno conosciuta, continuano a parlarne con entusiasmo e amore. Raccontano che il suo funerale sembrava una festa. C’era una folla di persone commosse e insieme sorridenti. Piangevano la perdita di una ragazza ventenne, amica cara, ma non erano tristi, perché sapevano che era andata in paradiso. In tutti c’era questa convinzione perché in tutti Bertilla aveva lasciato un ricordo straordinario. Non legato alla sua bellezza, che era notevole, e neppure alla sua giovinezza vissuta con entusiasmo, ma alla sua bontà angelica. <
Dei suoi 20 anni, 12 erano stati funestati da grandi e continue sofferenze. Una malattia al cuore le toglieva il respiro e le forze, la costringeva per lunghi periodi a letto e all’ospedale, ma la malattia non è mai riuscita a spegnere la sua gioia di vivere, a vincere il suo ottimismo, a toglierle il sorriso.
Bertilla aveva un segreto: Gesù. Lo aveva incontrato proprio nella sofferenza e se ne era innamorata. Tra loro due era nata una di quelle misteriose intese che non hanno spiegazioni razionali ma che trasformano le persone. Da Gesù, Bertilla riceva forza e speranza. Lui era diventato la sua guida, il suo “amico segreto”.
Per ricordare Bertilla Antoniazzi, quest’anno, un gruppo di suoi amici ha voluto realizzare una speciale iniziativa natalizia: un DVD che racconta la storia di questa ragazza e lo stanno diffondendo con un singolare slogan: “Per Natale, regalate Bertilla”.
"è un'iniziativa rivolta soprattutto ai giovani"
La caratteristica spirituale di Bertilla Antoniazzi è costituita dalla sofferenza “vissuta” nell’ottica della Fede cristiana. Cioè, nella consapevolezza che ogni sofferenza, accettata per amore di Cristo, diventa un bene prezioso per i fratelli.
Bertilla era entrata in questa ottica. Ammalata cronica, destinata alla morte precoce, aveva imparato non “ a subire” quella condizione, non “a sopportarla”, ma ad “abbracciarla”, ad “utilizzarla”.
Invito chi fosse interessato ad approfondire a cliccare sul link in testa al post.
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