Benvenuti

Questo blog è uno spazio per aiutarsi a riprendere a pensare da cattolici, alla luce della vera fede e della sana dottrina, cosa che la società moderna sta completamente trascurando se non perseguitando. Un aiuto (in primo luogo a me stesso) a restare sulla retta via e a continuare a camminare verso Gesù Cristo, Via Verità e Vita.
Ogni suggerimento e/o contributo in questa direzione è ben gradito.
Affido allo Spirito Santo di Dio, a Maria Santissima, al Sacro Cuore di Gesù e a San Michele Arcangelo questo lavoro di testimonianza e apostolato.
Un caro saluto a tutti e un sentito ringraziamento a chi vorrà contribuire in qualunque modo a questa piccola opera.

S. Giovanni Paolo II

Ci alzeremo in piedi ogni volta che la vita umana viene minacciata... Ci alzeremo ogni volta che la sacralità della vita viene attaccata prima della nascita. Ci alzeremo e proclameremo che nessuno ha l'autorità di distruggere la vita non nata...Ci alzeremo quando un bambino viene visto come un peso o solo come un mezzo per soddisfare un'emozione e grideremo che ogni bambino è un dono unico e irripetibile di Dio... Ci alzeremo quando l'istituzione del matrimonio viene abbandonata all'egoismo umano... e affermeremo l'indissolubilità del vincolo coniugale... Ci alzeremo quando il valore della famiglia è minacciato dalle pressioni sociali ed economiche...e riaffermeremo che la famiglia è necessaria non solo per il bene dell'individuo ma anche per quello della società... Ci alzeremo quando la libertà viene usata per dominare i deboli, per dissipare le risorse naturali e l'energia e per negare i bisogni fondamentali alle persone e reclameremo giustizia... Ci alzeremo quando i deboli, gli anziani e i morenti vengono abbandonati in solitudine e proclameremo che essi sono degni di amore, di cura e di rispetto.

lunedì 19 agosto 2013

La povertà più grande è la mancanza di Cristo (Contributi 877)

Un articolo di Massimo Introvigne da La Bussola 

Il 18 agosto 2013, con un messaggio trasmesso dal cardinale Bertone, Papa Francesco ha fatto pervenire i suoi auguri ai partecipanti al XXXIV Meeting per l’Amicizia fra i Popoli di Rimini, dedicato al tema «Emergenza uomo». Il messaggio contiene una profonda riflessione sulla condizione dell'uomo contemporaneo, cui mancano molte cose, ma manca soprattutto la verità - anche su temi scomodi, come la difesa della vita - e ribadisce che la povertà più grave è la povertà spirituale, la quale è appunto la carenza di verità e di fede, e che, nel discorso al Corpo diplomatico del 22 marzo, Francesco aveva identificato con quella «dittatura del relativismo» tante volte evocata da Benedetto XVI. «La povertà più grande - ha scritto ora il Papa - è la mancanza di Cristo». 
La cultura dominante, nota il Pontefice, ci racconta che l'uomo è semplice, che lo si può ridurre alla sua dimensione materiale. Invece, «l'uomo rimane un mistero, irriducibile a qualsivoglia immagine che di esso si formi nella società e il potere mondano cerchi di imporre». Francesco ricorda l'espressione centrale della prima enciclica del beato Giovanni Paolo II (1920-2005), «Redemptor hominis»: «L’uomo è la via della Chiesa». «Questa verità - commenta il Papa - rimane valida anche e soprattutto nel nostro tempo in cui la Chiesa, in un mondo sempre più globalizzato e virtuale, in una società sempre più secolarizzata e priva di punti di riferimento stabili, è chiamata a riscoprire la propria missione, concentrandosi sull'essenziale e cercando nuove strade per l’evangelizzazione». 
Che cosa significa, più in profondità, l'espressione del beato Giovanni Paolo II? «L’uomo è via della Chiesa perché è la via percorsa da Dio stesso», dalla creazione di Adamo all'Incarnazione di Gesù Cristo. Certo, la «via principale della Chiesa» è il Signore Gesù, secondo l'espressione di sant'Agostino (354-430): «Rimanendo presso il Padre, [il Figlio] era verità e vita; rivestendosi della nostra carne, è diventato via». Spiegava il beato Giovanni Paolo II che è proprio perché Gesù «è anche la via a ciascun uomo» che l’uomo diventa «la prima e fondamentale via della Chiesa» («Redemptor hominis», 13-14). 
Così come è via, Gesù Cristo è anche porta. «Senza passare attraverso Cristo, senza concentrare su di Lui lo sguardo del nostro cuore e della nostra mente, non capiremmo nulla del mistero dell’uomo. E così, quasi inavvertitamente, saremo costretti a mutuare dal mondo i nostri criteri di giudizio e di azione, e ogni volta che ci accosteremo ai nostri fratelli in umanità saremo come quei "ladri e briganti" di cui parla Gesù nel Vangelo (cfr Gv 10,8)». È stato un tema di tanti Meeting di Rimini: i poteri forti s'interessano anche loro all'uomo, ma per dominarlo e manipolarlo. «Anche il mondo infatti - afferma Francesco - è, a suo modo, interessato all'’uomo. Il potere economico, politico, mediatico ha bisogno dell’uomo per perpetuare e gonfiare se stesso. E per questo spesso cerca di manipolare le masse, di indurre desideri, di cancellare ciò che di più prezioso l’uomo possiede: il rapporto con Dio. Il potere teme gli uomini che sono in dialogo con Dio poiché ciò rende liberi e non assimilabili». 
Ecco dunque il compito del Meeting: «restituire l'uomo a se stesso», «tornare a considerare la sacralità dell’uomo e nello stesso tempo dire con forza che è solo nel rapporto con Dio, cioè nella scoperta e nell'adesione alla propria vocazione, che l’uomo può raggiungere la sua vera statura». Dire agli uomini del nostro tempo che «la Chiesa, alla quale Cristo ha affidato la sua Parola e i suoi Sacramenti, custodisce la più grande speranza, la più autentica possibilità di realizzazione per l’uomo, a qualunque latitudine e in qualunque tempo». 
Questa difesa intransigente della sacralità dell'uomo, che ultimamente è possibile solo riconoscendo e affermando il suo rapporto con Dio, comprende obbligatoriamente, scrive Papa Francesco, la difesa dell'«unicità e preziosità di ogni esistenza umana dal concepimento fino al termine naturale». Per la terza volta in questo mese - dopo il messaggio ai Cavalieri di Colombo statunitensi e quello alle famiglie brasiliane - il Pontefice torna sulla difesa della vita contro aborto ed eutanasia. E all'Angelus del 18 agosto, con un occhio rivolto anche all'Egitto, Francesco ha ricordato che «fede e violenza sono incompatibili», il che non significa che non si abbia il diritto e il dovere di difendere la propria fede con vigore. Il Papa ha infatti ricordato l'antica distinzione fra forza e violenza, fra la fortezza - che è una virtù - e la violenza, che va sempre rifiutata. 
Sempre all'Angelus, Francesco ha invitato a non vivere la fede come un elemento meramente «decorativo». La fede o è tutto o non è niente. Nella vita, ha detto il Papa, o prevale Dio o prevale l'io. Non c'è una terza via. E ai partecipanti al Meeting di Rimini il Pontefice ha rivolto ancora una volta il suo consueto appello a «uscire» e portare la fede a chi non ce l'ha o pensa di non averla. «Non tratteniamo per noi - ha scritto - questo tesoro prezioso di cui tutti, consapevolmente o meno, sono alla ricerca. Andiamo con coraggio incontro agli uomini e alle donne del nostro tempo, ai bambini e agli anziani, ai "dotti" e alla gente senza alcuna istruzione, ai giovani e alle famiglie. Andiamo incontro a tutti, senza aspettare che siano gli altri a cercarci!». «Non solo nelle chiese e nelle parrocchie, dunque, ma in ogni ambiente»: «anche nelle piazze» se è necessario. «Non dobbiamo avere paura di annunciare Cristo nelle occasioni opportune come in quelle inopportune (cfr2Tm 4,2)». 
Rispondere all' «emergenza uomo» che dà il titolo al Meeting significa «andare a cercarlo fin nei meandri sociali e spirituali più nascosti». Attenzione, però, ha ammonito il Papa. Ė importante andare a cercare l'uomo dovunque, ma è anche essenziale avere le idee chiare su che cosa gli si annuncia. «La condizione di credibilità della Chiesa in questa sua missione di madre e maestra è, però, la sua fedeltà a Cristo. L’apertura verso il mondo è accompagnata, e in un certo senso resa possibile, dall'obbedienza alla verità di cui la Chiesa stessa non può disporre». Occorre sempre annunciare la verità, non idee nostre o desunte dalla cultura dominante. 
Come ha preso a fare spesso - forse consapevole dei rischi insiti in certe letture mediatiche superficiali del suo Magistero - Francesco ha infine insistito sul fatto che lo stesso discorso sulla povertà si presta a equivoci. Per il cattolico «la povertà non è solo quella materiale. Esiste una povertà spirituale che attanaglia l’uomo contemporaneo. Siamo poveri di amore, assetati di verità e giustizia, mendicanti di Dio, come sapientemente il servo di Dio Mons. Luigi Giussani [1922-2005] ha sempre sottolineato. La povertà più grande, infatti, è la mancanza di Cristo, e finché non porteremo Gesù agli uomini avremo fatto per loro sempre troppo poco».
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