Vi propongo la testimonianza di Don Giovanni Musazzi, dal Portogallo, tratta dal sito della Fraternità San Carlo:
Ad Alverca tante persone vengono a cercarci, soprattutto durante le messe del fine settimana. A quella centrale della domenica partecipano circa 600 persone; nella maggior parte dei casi sono le famiglie dei bambini del catechismo. Molti avevano lasciato la vita cristiana anni fa, o partecipavano saltuariamente alle celebrazioni.
Ma attraverso i figli, sono tornate.
E a poco a poco hanno cominciato ad avvertire la messa come quel luogo in cui l’ideale diventa concreto. Concreto perché vicino, perché parla della vita, delle decisioni da prendere, dei problemi di ogni giorno. Un luogo che guarda tutto alla luce della compagnia che Cristo ci fa, attraverso le persone vicine: per i loro bambini è il catechista, per loro siamo noi preti e le altre famiglie.
C’è di più: molte famiglie non si limitano a partecipare, ma sono attratte dalla nostra esperienza, dal nostro modo di vivere, di pregare e di lavorare insieme. Cercando un rapporto personale, molti di loro si aprono. Superata l’impasse iniziale, comprendono che la nostra forma di vita può essere di aiuto alla loro. Quando questo accade, è un incontro, nel senso in cui Giussani ce lo ha insegnato.
L’aiuto che i genitori cercano è anzitutto nell’educazione dei figli. Non tanto perché possono “scaricarli” qui in parrocchia, quanto perché possiamo trovare insieme le risposte alle sfide che il nostro tempo pone. Pensiamo a Internet, al cellulare, alla televisione. Molti genitori, ad esempio, sono spaventati dal fatto che per i figli, da quando Facebook ha preso piede, la parola «amicizia» ha perso valore. Non sanno come condurre i propri figli a riscoprire il senso autentico dell’amicizia e ci chiedono aiuto.
In secondo luogo, le famiglie si interrogano su che cosa significhi accogliere l’altro, continuare ad amare il coniuge, accettare i figli, anche se sono sempre diversi da quello che ci si aspetta.
L’aiuto che cerchiamo di dare consiste nell’indicare un ideale reale e possibile, che trova il suo alimento quotidiano nella preghiera in famiglia, tutti assieme.
Il luogo “familiare” in cui l’ideale diventa concreto è la preghiera.
Spesso insisto con le famiglie sulla necessità di tornare a pregare assieme. Alcuni ci provano, ma poi si lamentano che dopo un paio di tentativi di recitare il rosario in casa, tutto finisce. Consiglio loro di ricominciare dall’abc: la sera, quando la famiglia è riunita, dire un’Ave Maria davanti a una immagine della Madonna. Alla famiglia che riesce ad essere fedele a questo momento, suggerisco di aumentare il tempo della preghiera, e che ogni membro possa esprimere a voce alta le proprie intenzioni.
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Tra le braccia di Molly Malone
1 mese fa
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Che lo Spirito Santo illumini la tua mente e che Dio ti ricolmi di ogni grazia, spirituale e materiale, e la speciale benedizione materna di Maria scenda su di te..