In un momento di forte crisi economica, in Italia ma anche nel resto Europa, tutti sono chiamati al sacrificio. I sacerdoti vogliono contribuire, condividere la difficoltà con la popolazione e dalle cronache abbiamo preso quattro semplici esempi che lo dimostrano. Senza il prete la morte e la passione di Nostro Signore non servirebbero a niente. È il prete che continua l’opera della Redenzione sulla terra l prete non è prete per sé, lo è per voi
Occorre premettere che nessuno naviga nell’oro. Nel 2009 il Vaticano aveva 15 milioni 313 mila euro di disavanzo, dai tariffari vaticani sappiamo che un giovane prete riceve sugli 800 euro al mese, un parroco circa 1000 euro, un vescovo appena 1.300 euro (un’inezia, se paragonato allo stipendio di un qualsiasi dirigente). L’esenzioni dell’Ici, come stabilito dal ministero dell’Economia, vale circa 100 milioni di euro, una cifra ininfluente per il bilancio pubblico, e che tra l’altro non è imputabile alla sola Chiesa ma comprende anche tutti gli altri enti no profit.
Xavier Novell |
Mons. Xavier Novell, ratzingeriano di ferro e il più giovane vescovo spagnolo (42 anni), ha deciso di ridurre la sua mensilità del 25 per cento, passando da 1200 a 900 euro: «Lo faccio per manifestare la mia solidarietà concreta a coloro che sono stati colpiti dalla crisi». «I cattolici», ha spiegato invitando anche altri a farlo, «non possono rimanere impassibili di fronte al bisogno, non possiamo passare oltre come i viandanti della parabola del Buon Samaritano. La causa della crisi va ricercata proprio nel fatto che ognuno di noi ha voluto vivere al di sopra dei propri mezzi. Se ne esce solo tutti insieme: noi, nella nostra Diocesi, cominciamo con questo piccola rinuncia». In un’intervista ha fatto questa bellissima riflessione: «Dare le ragioni della fede è il vero modo di essere progressista. Qualcuno dice che il cristianesimo si è diffuso per invidia. Sono molto d’accordo: la gente vedeva che i cristiani erano felici e si convertiva. La nostra generazione ha vissuto di rendita, ma non possiamo più permettercelo: ci vuole un annuncio del vangelo amichevole e coraggioso».
Charles J. Chaput |
Don Diego Soravia |
Mons. Francesco Moraglia |
Ovviamente di esempi ce ne sarebbero a decine e si potrebbe continuare a lungo, ma bastano per confermare le parole di Giovanni Maria Vianney: «senza il prete la morte e la passione di Nostro Signore non servirebbero a niente. È il prete che continua l’opera della Redenzione sulla terra. Il prete non è prete per sé, lo è per voi». Ne approfittiamo infine per fare nostro l’appello di Paolo Gambi, tra i responsabili del portale “The Catholic Herald”, il quale chiede alle diocesi italiane (come avviene in molti Paesi del mondo) che già non lo fanno, di prendere esempio dalla CEI e rendere pubblici i propri bilanci in modo che nessuno abbia a sospettare di mala gestione del danaro. Anche per quanto riguarda l’8×1000, la parte gestita direttamente dalla CEI è resa pubblica, ma quella distribuita alla diocesi non sempre. Bisognerebbe che tutte le diocesi rendessero noto ai contribuenti che firmano l’8 per mille in favore della Chiesa cattolica – e a quelli che non lo fanno – che fine fanno i propri soldi. E’ più che mai necessario dare un segnale chiaro di estrema trasparenza.
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Con i satanisti al potere ...siamo come canne al vento: http://jackgioia.wordpress.com/
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