particolare del reliquiario dei Re Magi nel Duomo di Colonia |
Cosa sappiamo di loro? A dire il vero ben poco. O meglio: l’evangelista Matteo ci ha trasmesso l’essenziale. Si trattava di appassionati e indomiti ricercatori di Infinito. Scrutavano gli astri del cosmo per scoprire il segreto dell’universo, ciò che dà senso e direttiva all'agire dei popoli e alla vita di ogni uomo. Il loro genio è stato di alzare lo sguardo per guardare all'orizzonte ultimo – ma, soprattutto, il loro genio è stato nella libertà di mettersi in moto per seguire ciò che avevano riconosciuto come segno: la cometa. Non è mai facile mettere in gioco tutto di sé per seguire un ideale. In questo tendiamo un po’ tutti ad essere codardi. Loro no: hanno intrapreso il lungo cammino e non hanno evitato fatiche e prove.
Ma la loro vera grandezza umana, il loro vero genio religioso, lo hanno testimoniato al loro arrivo a Betlemme. Dinnanzi al bambino nella culla si sono prostrati. Tutta la fatica, tutta la luminosità della cometa solo per un bambino?! Sì. Loro, in quel momento, hanno capito: l’universo, la verità del cosmo, ciò che vale per la vita dei popoli e per la salvezza dell’uomo non è qualcosa, ma questo Uno: l'Immanuel – il Dio fatto uomo per diventare amico delle Sue creature. Loro sono stati i primi a testimoniare questa grande verità: la vera intelligenza non sta nel trovare un principio, una formula, una teoria risolutiva di tutto, ma di giocarsi in questa Presenza, di vivere un rapporto personale con il Logos divenuto carne.
Come il duomo di Colonia rimanda lo sguardo allo scrigno dorato che racchiude al suo interno, così la Chiesa in questo Anno della Fede ci richiama a riporre ogni nostra speranza, l’intelligenza di vita e l’affetto del cuore, in questa Presenza che simbolicamente ammiriamo nei nostri presepi. È solo il rapporto libero con il Bambino d Betlemme che ci dà la statura di persone che vivono liete, certe, con indomita passione e operosità, anche in circostanze difficili.
Ogni anno, nel giorno dell’Epifania, in Germania migliaia di ragazzi vanno a piccoli gruppi di casa in casa: tre di loro sono vestiti da Re Magi, un quarto porta innalzato ad uno stelo una cometa dorata. Bussano ad ogni porta e annunciano cantando la nascita del Salvatore, augurando ad ognuno che Cristo lo benedica nel nuovo anno. Si chiamano, in tedesco, Sternsinger – che letteralmente significa: cantori della cometa. La gente, poi, fa loro dono di dolci (ahimé: sono montagne che si raccolgono in poche ore!) e di un’offerta di soldi da devolvere ad opere di beneficenza per bambini bisognosi in paesi del Terzo Mondo. È un’iniziativa bella che a tutt'oggi, in una società molto secolarizzata, gode ancora di grande stima. Guai a dimenticare o tralasciare una casa!
Anche questo è un segno – piccolo ma reale: chi non desidera l’augurio di un nuovo anno felice? Tutti. Ma chi glielo può dare realmente? Solo chi sperimenta personalmente un rapporto con il Bambino di Betlemme, chi cioè, anche se in modo ancora molto iniziale, ne è amico e testimone. In questo senso siamo anche noi chiamati ad essere dei Sternsinger: testimoni della luce vera, che illumina ogni uomo (e che è ben più folgorante dello scrigno dorato del Duomo di Colonia). Ognuno può, liberamente, accoglierne l’amore e rispondervi affidandosi al Suo sorriso.
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Che lo Spirito Santo illumini la tua mente e che Dio ti ricolmi di ogni grazia, spirituale e materiale, e la speciale benedizione materna di Maria scenda su di te..