Ancora Aldo Trento dal Paraguay con una riflessione da Tempi:
Attraverso i volti che ci donano la certezza di Cristo e che ci confermano che la fede è utile per testimoniare la vera gioia, incontriamo testimoni di un amore eterno che ha pietà del nostro niente.
Queste persone hanno vissuto drammi indescrivibili, hanno abbandonato Dio per altri idoli, hanno sofferto fino in fondo il vuoto e il nulla tipici di un’oscurità senza meta, ma nonostante ciò, Cristo gli è andato incontro, come è successo a Zaccheo, Maria Maddalena, Matteo, ridandogli la dignità di uomini e ricostruendo il loro “io” ridotto e appiattito.
Il Signore non viene sconfitto dalle nostre sconfitte, Lui ha promesso che «Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno».
Lui continua a essere presente e assetato dell’amore degli uomini.
Quando i nostri pazienti arrivano per la prima volta in Clinica, sappiamo che una nuova e dolorosa storia arriva con loro, ognuno rappresenta un mondo, un insieme di evidenze ed esigenze che gridano: «Amore!». Un solo sorriso, una dolce carezza, un gesto di tenerezza, un abbraccio sincero, una buona parola, possono trasformare il loro cuore sofferente in una serena gioia. L’incontro con Cristo attraverso un uomo o una donna li cambia, semplicemente perché, come diceva don Giussani, sono stati penetrati e accolti da uno sguardo che li riconosceva e li amava così come erano.
Questo è il miracolo più grande che possa accadere, non il fatto di curare o cicatrizzare le ferite, né il ritornare a vedere o camminare, ma di essere abbracciati da uno sguardo che rivela attraverso il silenzio dello stupore chi sono io. I nostri ammalati sono felici perché sono abbracciati, guardati come nessuno li ha mai guardati, accuditi come non gli era mai successo prima.
Perché possono dire di essere felici se si trovano prostrati in un letto, senza potersi alzare, con flebo nelle braccia, con dolori fisici, senza amici, senza familiari, sapendo che gli manca poco tempo da vivere?
Il dolore diventa qualcosa di positivo quando scoprono che grazie a questo raggiungono la gioia del cuore: Cristo stesso.
Contemplare Cristo che soffre nascosto in ognuno di loro significa adorare ogni istante condiviso come espressione di una relazione amorosa e familiare con Lui. Ogni gesto rappresenta adorazione, esprime un modo di convivenza, in ginocchio, con Colui che è la pienezza del cuore.
Questo sguardo è percepito da loro come una liberazione, una salvezza, un abbraccio gratuito e infinito che non è sconfitto dalle loro sconfitte.
e nostre sconfitte.
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Tra le braccia di Molly Malone
1 mese fa
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Che lo Spirito Santo illumini la tua mente e che Dio ti ricolmi di ogni grazia, spirituale e materiale, e la speciale benedizione materna di Maria scenda su di te..