Una nuova lettera di padre Aldo Trento dal Paraguay:
Cari amici,
il cristianesimo si comunica con lo sguardo, come sempre ci ripete Giussani mediante Don Carrón.
Ho fatto una bellissima esperienza a questo riguardo in questi giorni.
Abbiamo ricoverato nella fattoria “Padre Pio” dove c’è una casa di accoglienza per gli ammalati di AIDS, stabilizzati nella loro malattia. Ammalati eterosessuali. È una bella comunità di giovani, guidati da noi e accompagnati da una mamma che li accudisce. Non solo fa da mangiare, lava la biancheria, ma fa anche il ministro dell’Eucarestia, per cui tutti i giorni, quando alle 7 del mattino arriva al lavoro, la prima cosa che fa è la liturgia della Parola e dà la Santa Comunione ai ragazzi.
Due settimane fa abbiamo accolto nella casa di questa fattoria un uomo basco, che l’ambasciata di Spagna aveva raccolto in cattive condizioni alla stazione delle corriere, ammalato di AIDS, assuefatto alle droghe e pelle ed ossa. Arrabbiato con la Chiesa, con la sua famiglia, con il mondo. Dopo un po’ di fatica nell’inserirsi nella comunità, con cui pranziamo ogni lunedì quando andiamo lì a fare un po’ di ritiro, finalmente si è consegnato agli amici. Al sabato pomeriggio vado a dire la Santa Messa. E vengono tutti senza che io dica una parola.
Fra loro c’è anche un austriaco che è evangelico ed è il primo nel vestirsi bene e partecipare alla Santa Messa. Così questo sabato sono andato per la Messa e terminata la celebrazione si è avvicinato lo spagnolo e con il suo caratteristico accento che spesso mi impedisce di capire cosa vuol dire, mi dice: “ Padre, voglio confessarmi”.
Mai gli avevo parlato di questo sacramento.
E continua dicendomi: “Padre io ho bisogno che Dio mi liberi e per questo vengo tutte le mattine alla liturgia della Parola. Ho chiesto a quella signora che la celebra se poteva confessarmi, ma lei mi ha detto che non può perché solo il sacerdote può farlo e così sono qui a chiederle che mi confessi."
È stato un momento in cui ho toccato con mano la onnipotente carità di Dio.
La sua misericordia fatta carne in una semplice amicizia, una amicizia contagiosa per cui uno si trova a fare, a vivere certe cose che fino a un minuto prima sembravano impossibili.
Basta uno sguardo, come succede ogni giorno nella clinica e una persona cambia: vuole incontrare Gesù.
Come oggi pomeriggio, domenica 24 di febbraio quando Clotilde una giovane e bella donna, metastasi in tutto il corpo, con sei figli piccoli e 29 anni di età, riceverà la Cresima chiesta personalmente da lei; la sua madrina sarà una sua compagna di stanza.
Nella stessa Santa Messa Marcellina, la bambina di 3 anni ammalata di fibrosi cistica ai polmoni e quindi tutti i giorni con l’ossigeno, riceverà il Battesimo.
Davvero, come ci ricorda il Santo Padre, l’ospedale è un luogo privilegiato di evangelizzazione.
Ci si ammala per convertirci, per incontrare Gesù.
Mi sorprende ogni volta perché gli ammalati chiedono i sacramenti per contagio e non perché parlo a loro dei sacramenti. E in particolare il sacramento della Confessione.
Con affetto,
P. Aldo
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Tra le braccia di Molly Malone
1 mese fa
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Che lo Spirito Santo illumini la tua mente e che Dio ti ricolmi di ogni grazia, spirituale e materiale, e la speciale benedizione materna di Maria scenda su di te..