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Questo blog è uno spazio per aiutarsi a riprendere a pensare da cattolici, alla luce della vera fede e della sana dottrina, cosa che la società moderna sta completamente trascurando se non perseguitando. Un aiuto (in primo luogo a me stesso) a restare sulla retta via e a continuare a camminare verso Gesù Cristo, Via Verità e Vita.
Ogni suggerimento e/o contributo in questa direzione è ben gradito.
Affido allo Spirito Santo di Dio, a Maria Santissima, al Sacro Cuore di Gesù e a San Michele Arcangelo questo lavoro di testimonianza e apostolato.
Un caro saluto a tutti e un sentito ringraziamento a chi vorrà contribuire in qualunque modo a questa piccola opera.

S. Giovanni Paolo II

Ci alzeremo in piedi ogni volta che la vita umana viene minacciata... Ci alzeremo ogni volta che la sacralità della vita viene attaccata prima della nascita. Ci alzeremo e proclameremo che nessuno ha l'autorità di distruggere la vita non nata...Ci alzeremo quando un bambino viene visto come un peso o solo come un mezzo per soddisfare un'emozione e grideremo che ogni bambino è un dono unico e irripetibile di Dio... Ci alzeremo quando l'istituzione del matrimonio viene abbandonata all'egoismo umano... e affermeremo l'indissolubilità del vincolo coniugale... Ci alzeremo quando il valore della famiglia è minacciato dalle pressioni sociali ed economiche...e riaffermeremo che la famiglia è necessaria non solo per il bene dell'individuo ma anche per quello della società... Ci alzeremo quando la libertà viene usata per dominare i deboli, per dissipare le risorse naturali e l'energia e per negare i bisogni fondamentali alle persone e reclameremo giustizia... Ci alzeremo quando i deboli, gli anziani e i morenti vengono abbandonati in solitudine e proclameremo che essi sono degni di amore, di cura e di rispetto.

giovedì 25 luglio 2013

l diavolo agisce nella storia, ma Maria è più forte

Un articolo  di Massimo Introvigne da La Bussola 


Il 24 luglio Papa Francesco, proseguendo il suo viaggio apostolico in Brasile, si è recato in pellegrinaggio al santuario mariano di Nostra Signora Aparecida - il cuore cattolico del Brasile e uno dei luoghi di pellegrinaggio più frequentati del mondo -, accolto da oltre duecentomila persone. Ha poi voluto portare la sua parola di conforto ai malati dell'Ospedale San Francesco d'Assisi. Ad Aparecida ha voluto consacrarsi alla Madonna - ricordando che già si era affidato a Lei subito dopo la sua elezione, a Santa Maria Maggiore - con una formula che è il segno di un pontificato profondamente mariano: «Prostrato ai Tuoi piedi, ti consacro la mia mente, perché pensi sempre all'amore che meriti; ti consacro la mia lingua perché sempre Ti lodi e diffonda la Tua devozione; ti consacro il mio cuore perché, dopo Dio, Ti ami sopra ogni cosa»
Nell'omelia il Papa è tornato, come ha già fatto altre volte, sulla V Conferenza Generale dell'Episcopato dell'America Latina e dei Caraibi, che si tenne ad Aparecida nel 2007, un'esperienza che ha spesso citato come esempio dei contenuti e anche dello stile che vorrebbe imprimere al suo pontificato. In quell'evento, ha detto, «è avvenuto un fatto bellissimo di cui ho potuto rendermi conto di persona: vedere come i Vescovi – che hanno lavorato sul tema dell’incontro con Cristo, il discepolato e la missione – si sentivano incoraggiati, accompagnati e, in un certo senso, ispirati dalle migliaia di pellegrini che venivano ogni giorno ad affidare la loro vita alla Madonna». 
Di Aparecida Francesco ha apprezzato «l'intreccio fra i lavori dei Pastori e la fede semplice dei pellegrini, sotto la protezione materna di Maria». I vescovi non si limitarono a parlare dei fedeli: parlarono con i fedeli, non quelli di qualche commissione pastorale ma il popolo quotidiano dei pellegrinaggi. Un popolo che anzitutto andava a trovare la Madonna. «La Chiesa, quando cerca Cristo bussa sempre alla casa della Madre e chiede: “Mostraci Gesù”. È da Lei che si impara il vero discepolato. Ed ecco perché la Chiesa va in missione sempre sulla scia di Maria». 
Maria «ha amato ed educato Gesù», e oggi il Papa le chiede di educare i giovani della GMG, di aiutare «noi, i Pastori del Popolo di Dio, i genitori e gli educatori, a trasmettere ai nostri giovani i valori che li rendano artefici di una Nazione e di un mondo più giusti, solidali e fraterni». Dividendo come fa molto spesso la sua omelia in tre parti, Papa Francesco ha affermato che la GMG educa i giovani proponendo loro tre «atteggiamenti: mantenere la speranza, lasciarsi sorprendere da Dio e vivere nella gioia». 
Primo atteggiamento: mantenere la speranza. Partendo da una lettura della Messa, il Papa è tornato a parlare - anche questo è un suo tema ricorrente - del diavolo, evocando «una scena drammatica: una donna – figura di Maria e della Chiesa – viene perseguitata da un Drago - il diavolo - che vuole divorarne il figlio». Eppure «la scena non è di morte, ma di vita, perché Dio interviene e mette in salvo il bambino». Il drago alla fine non può prevalere su Maria. Questa è la lezione per noi: le circostanze storiche, e anche il diavolo, ci mettono di fronte a tante difficoltà, ma «per quanto grandi possano apparire, Dio non lascia mai che ne siamo sommersi». Oggi è normale lo «scoraggiamento che potrebbe esserci nella vita, in chi lavora all'evangelizzazione oppure in chi si sforza di vivere la fede come padre e madre di famiglia». Ma allo scoraggiamento non bisogna cedere. «Non perdiamo mai la speranza! Non spegniamola mai nel nostro cuore! Il “drago”, il male, c’è nella nostra storia, ma non è lui il più forte. Il più forte è Dio, e Dio è la nostra speranza!». Perché spesso lo scoraggiamento prevale? Perché, risponde Francesco, «oggi un po’ tutti, e anche i nostri giovani sentono il fascino di tanti idoli che si mettono al posto di Dio e sembrano dare speranza: il denaro, il successo, il potere, il piacere. Spesso un senso di solitudine e di vuoto si fa strada nel cuore di molti e conduce alla ricerca di compensazioni, di questi idoli passeggeri». Gli adulti qualche volta causano o favoriscono la corsa agli idoli dei giovani, ritenendo che abbiamo «bisogno solo di cose». Ma non è così: «hanno bisogno soprattutto che siano loro proposti quei valori immateriali che sono il cuore spirituale di un popolo, la memoria di un popolo», e che in Brasile si possono «quasi leggere» guardando alla storia e al santuario di Aparecida. 
Secondo atteggiamento: lasciarsi sorprendere da Dio. Che «in mezzo alle difficoltà, Dio agisce e ci sorprende» lo dimostra appunto la storia di Aparecida, che il Pontefice ha voluto rievocare. In breve: «tre pescatori, dopo una giornata a vuoto, senza riuscire a prendere pesci, nelle acque del Rio Parnaíba, trovano qualcosa di inaspettato: un'immagine di Nostra Signora della Concezione», malridotta, ma che rimettono a posto con amore. «Chi avrebbe mai immaginato che il luogo di una pesca infruttuosa sarebbe diventato il luogo in cui tutti i brasiliani possono sentirsi figli di una stessa Madre? Dio sempre stupisce, come il vino nuovo nel Vangelo». Anche oggi Dio continua a stupire, siamo noi che talora abbiamo perso la capacità di stupirci. Ecco allora che da Aparecida Dio «chiede che noi ci lasciamo sorprendere dal suo amore, che accogliamo le sue sorprese»
Terzo atteggiamento: vivere nella gioia. «Il cristiano è gioioso, non è mai triste». Sa che il drago, per quanto potente, è già stato sconfitto, «Il cristiano non può essere pessimista! Non ha la faccia di chi sembra trovarsi in un lutto perpetuo. Se siamo davvero innamorati di Cristo e sentiamo quanto ci ama, il nostro cuore si “infiammerà” di una gioia tale che contagerà quanti vivono vicini a noi». Francesco ha reso omaggio a Benedetto XVI, che il 3 maggio 2007 venne a inaugurare la Conferenza di Aparecida, ricordando ai vescovi: «Il discepolo è consapevole che senza Cristo non c'è luce, non c'è speranza, non c'è amore, non c'è futuro». 
Alla fine, decisive sono le parole di Maria, che mostra Gesù e ci chiede: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela» (Gv 2, 5). «Sì, Madre nostra - risponde Papa Francesco - noi ci impegniamo a fare quello che Gesù ci dirà! E lo faremo con speranza, fiduciosi nelle sorprese di Dio e pieni di gioia». 
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