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Questo blog è uno spazio per aiutarsi a riprendere a pensare da cattolici, alla luce della vera fede e della sana dottrina, cosa che la società moderna sta completamente trascurando se non perseguitando. Un aiuto (in primo luogo a me stesso) a restare sulla retta via e a continuare a camminare verso Gesù Cristo, Via Verità e Vita.
Ogni suggerimento e/o contributo in questa direzione è ben gradito.
Affido allo Spirito Santo di Dio, a Maria Santissima, al Sacro Cuore di Gesù e a San Michele Arcangelo questo lavoro di testimonianza e apostolato.
Un caro saluto a tutti e un sentito ringraziamento a chi vorrà contribuire in qualunque modo a questa piccola opera.

S. Giovanni Paolo II

Ci alzeremo in piedi ogni volta che la vita umana viene minacciata... Ci alzeremo ogni volta che la sacralità della vita viene attaccata prima della nascita. Ci alzeremo e proclameremo che nessuno ha l'autorità di distruggere la vita non nata...Ci alzeremo quando un bambino viene visto come un peso o solo come un mezzo per soddisfare un'emozione e grideremo che ogni bambino è un dono unico e irripetibile di Dio... Ci alzeremo quando l'istituzione del matrimonio viene abbandonata all'egoismo umano... e affermeremo l'indissolubilità del vincolo coniugale... Ci alzeremo quando il valore della famiglia è minacciato dalle pressioni sociali ed economiche...e riaffermeremo che la famiglia è necessaria non solo per il bene dell'individuo ma anche per quello della società... Ci alzeremo quando la libertà viene usata per dominare i deboli, per dissipare le risorse naturali e l'energia e per negare i bisogni fondamentali alle persone e reclameremo giustizia... Ci alzeremo quando i deboli, gli anziani e i morenti vengono abbandonati in solitudine e proclameremo che essi sono degni di amore, di cura e di rispetto.

giovedì 18 luglio 2013

Una santa alla porta (Contributi 868)

Dal sito della Fraternità Sacerdotale San Carlo questo articolo-testimonianza di Roberto Amoruso: 

Era il 1979, avevo quindici anni. Non sapevo nulla di Madre Teresa, ma incontrai due delle sue suore a Milano. Cercavano «i più poveri fra i poveri» e questa espressione, che sentivo per la prima volta, mi colpì. Cominciai a chiedermi chi fossero, questi poveri, e dove si trovassero. Il mio compito era solo quello di rimettere in ordine una casa, renderla abitabile per quelle suore, ma ricordo che passai in rassegna, mentalmente, tutti i barboni che conoscevo.
Passarono alcuni anni, entrai in seminario a Roma e iniziai una caritativa alla casa delle suore di Madre Teresa che Giovanni Paolo II aveva voluto proprio in Vaticano. Anche in quell'occasione fui colpito dall'attenzione che queste suore avevano per i bisognosi e per Colui che aveva sete di amore attraverso di loro.
Un giorno, bussando al convento, mi aprì la porta Madre Teresa stessa. Sorpreso, la salutai e parlammo per cinque minuti della vocazione. Così come mi è capitato per don Giussani, sperimentai il fascino immenso dell’incontro con l’origine di un carisma: un dono suscitato dallo Spirito Santo che ripropone una modalità, insieme vecchia e nuova, di essere presente in tante persone. L’incontro può durare cinque minuti o tutta la vita, ma rimane nel cambiamento che opera. L’impressione di quel pomeriggio è ancora vivida oggi: rivedo una donna innamorata di Qualcuno che aveva conquistato il suo cuore, ma che la faceva soffrire sia con la sua assenza sia con la sua presenza.
Andai missionario a Nairobi e anche lì, in una baraccopoli non lontana dalla nostra parrocchia, c’è una casa dove le suore accolgono i bisognosi: malati di Aids, matti, bambini appena nati e lasciati davanti al loro cancello o trovati nella spazzatura ancora vivi. Ci andavo, ogni venerdì, di solito con dei giovani, e ogni volta l’incontro si ripeteva, come un insegnante che decide di accompagnare l’alunno e volergli bene anche attraverso altri studenti.
Madre Teresa mi ha comunicato il profondo desiderio di una Presenza vista e amata nella persona che abbiamo davanti, in qualsiasi condizione si trovi. Mi ha mostrato il significato della povertà e le strade per riconoscere quella materiale e quella spirituale o mentale. Entrando nelle cappelle o chiese dove le suore pregano c’è una scritta, a sinistra del crocifisso: «I thirst», ho sete. Pian piano, guardare Gesù e questa sua frase mi ha educato.
Una delle due suore che avevo incontrato nel ‘79 a Milano, sr. Rio, dopo pochi giorni era partita per il Sudamerica. Sei anni più tardi, venne a stare a Roma per un anno e divenne per me un importante punto di riferimento. Quando ripartì per il Sudamerica, andai all'aeroporto a salutarla e la vidi con il suo sari e la solita borsa blu. Le chiesi dove fosse il resto del bagaglio. Mi rispose che aveva tutto in quella borsa: un altro sari e il breviario. Ci salutammo. Lo stupore e la semplicità di quell'abbandono a Dio mi accompagna ancora oggi.
Più di dieci anni dopo, ero ormai in Africa. Un giorno la superiora della casa mi chiamò e mi fece una sorpresa: sr. Rio era a Nairobi per alcuni giorni, prima di iniziare una nuova missione in Sudan. Le suore si stavano avventurando sulle Nuba Mountains, dove nessuno aveva ancora annunziato il Vangelo.
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