Molti anni fa in un monologo di un suo spettacolo Giorgio Gaber aveva un’espressione paradossale che però aveva (ed oggi ha ancora di più) una forte verità “siamo talmente futili che le distrazioni possono impedirci di morire”. E ci impediscono di morire perché spesso si arriva alla morte già morti intellettualmente e nella propria umanità.
E’ evidente ad uno sguardo attento, anche se sono sempre di meno coloro che l’hanno o desidererebbero averlo, che la nostra è l’epoca della distrazione.
Ci interessa tutto ciò che non è importante.
Ci scervelliamo per sapere perchè un’ex velina e un attore d’oltre oceano non stanno più insieme, non perdiamo una puntata di reality in cui è messo in mostra ed incoraggiato ogni peggior istinto umano, ci appassioniamo a storie morbose di omicidi familiari e l’elenco potrebbe proseguire ancora a lungo.
Ma tutto questo senza che mai l’ombra di un giudizio o l’affermazione di un valore attraversi il nostro orizzonte.
Siamo talmente presi da cose futili da non avere spazio per quelle serie.
E la distrazione si rivela nel suo significato etimologico, dis – trazione, essere tratti, portati via, distanti da ciò che ci aiuterebbe e ci permetterebbe di essere uomini: la fede in Cristo.
Solo con Cristo possiamo essere realmente uomini e vivere pienamente ogni circostanza dell’esistenza, come è stato detto “con Cristo non ci sono problemi, senza Cristo non ci sono soluzioni”.
Ma la situazione che ci troviamo davanti agli occhi è di una vacuità assoluta dove regna un’arrogante ignoranza e una presuntuosa affermazione del proprio io sopra tutto e tutti.
Quello che ci viene proposto sembra allontanarci da ciò che ci fa essere, ci dis-trae da ciò che conta, ci allontana da ciò che ci aiuta!
Perché, per dirla con Eliot “gli uomini hanno abbandonato Dio non per seguire altri dei, dicono, ma per nessun dio”. E quindi “cosa possiamo fare se non restare con le mani vuote e le palme aperte, rivolte verso l’alto”.
Di fronte alla scoperta o presa consapevolezza di una propria mancanza l’atteggiamento più corretto e ragionevole è la preghiera, la domanda a Dio che, creatore del nostro cuore e dell’immensità di desiderio di felicità che lo costituisce, è il Solo che possa veramente (e non con illusioni vane) riempirlo.
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Tra le braccia di Molly Malone
1 mese fa
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Che lo Spirito Santo illumini la tua mente e che Dio ti ricolmi di ogni grazia, spirituale e materiale, e la speciale benedizione materna di Maria scenda su di te..