Benvenuti

Questo blog è uno spazio per aiutarsi a riprendere a pensare da cattolici, alla luce della vera fede e della sana dottrina, cosa che la società moderna sta completamente trascurando se non perseguitando. Un aiuto (in primo luogo a me stesso) a restare sulla retta via e a continuare a camminare verso Gesù Cristo, Via Verità e Vita.
Ogni suggerimento e/o contributo in questa direzione è ben gradito.
Affido allo Spirito Santo di Dio, a Maria Santissima, al Sacro Cuore di Gesù e a San Michele Arcangelo questo lavoro di testimonianza e apostolato.
Un caro saluto a tutti e un sentito ringraziamento a chi vorrà contribuire in qualunque modo a questa piccola opera.

S. Giovanni Paolo II

Ci alzeremo in piedi ogni volta che la vita umana viene minacciata... Ci alzeremo ogni volta che la sacralità della vita viene attaccata prima della nascita. Ci alzeremo e proclameremo che nessuno ha l'autorità di distruggere la vita non nata...Ci alzeremo quando un bambino viene visto come un peso o solo come un mezzo per soddisfare un'emozione e grideremo che ogni bambino è un dono unico e irripetibile di Dio... Ci alzeremo quando l'istituzione del matrimonio viene abbandonata all'egoismo umano... e affermeremo l'indissolubilità del vincolo coniugale... Ci alzeremo quando il valore della famiglia è minacciato dalle pressioni sociali ed economiche...e riaffermeremo che la famiglia è necessaria non solo per il bene dell'individuo ma anche per quello della società... Ci alzeremo quando la libertà viene usata per dominare i deboli, per dissipare le risorse naturali e l'energia e per negare i bisogni fondamentali alle persone e reclameremo giustizia... Ci alzeremo quando i deboli, gli anziani e i morenti vengono abbandonati in solitudine e proclameremo che essi sono degni di amore, di cura e di rispetto.

martedì 12 luglio 2011

Dis-trazione (Post 122)

Molti anni fa in un monologo di un suo spettacolo Giorgio Gaber aveva un’espressione paradossale che però aveva (ed oggi ha ancora di più) una forte verità “siamo talmente futili che le distrazioni possono impedirci di morire”. E ci impediscono di morire perché spesso si arriva alla morte già morti intellettualmente e nella propria umanità.
E’ evidente ad uno sguardo attento, anche se sono sempre di meno coloro che l’hanno o desidererebbero averlo, che la nostra è l’epoca della distrazione.
Ci interessa tutto ciò che non è importante.
Ci scervelliamo per sapere perchè un’ex velina e un attore d’oltre oceano non stanno più insieme, non perdiamo una puntata di reality in cui è messo in mostra ed incoraggiato ogni peggior istinto umano, ci appassioniamo a storie morbose di omicidi familiari e l’elenco potrebbe proseguire ancora a lungo.
Ma tutto questo senza che mai l’ombra di un giudizio o l’affermazione di un valore attraversi il nostro orizzonte.
Siamo talmente presi da cose futili da non avere spazio per quelle serie.
E la distrazione si rivela nel suo significato etimologico, dis – trazione, essere tratti, portati via, distanti da ciò che ci aiuterebbe e ci permetterebbe di essere uomini: la fede in Cristo.
Solo con Cristo possiamo essere realmente uomini e vivere pienamente ogni circostanza dell’esistenza, come è stato detto “con Cristo non ci sono problemi, senza Cristo non ci sono soluzioni”.
Ma la situazione che ci troviamo davanti agli occhi è di una vacuità assoluta dove regna un’arrogante ignoranza e una presuntuosa affermazione del proprio io sopra tutto e tutti.
Quello che ci viene proposto sembra allontanarci da ciò che ci fa essere, ci dis-trae da ciò che conta, ci allontana da ciò che ci aiuta!
Perché, per dirla con Eliot “gli uomini hanno abbandonato Dio non per seguire altri dei, dicono, ma per nessun dio”. E quindi “cosa possiamo fare se non restare con le mani vuote e le palme aperte, rivolte verso l’alto”.
Di fronte alla scoperta o presa consapevolezza di una propria mancanza l’atteggiamento più corretto e ragionevole è la preghiera, la domanda a Dio che, creatore del nostro cuore e dell’immensità di desiderio di felicità che lo costituisce, è il Solo che possa veramente (e non con illusioni vane) riempirlo.
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