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Questo blog è uno spazio per aiutarsi a riprendere a pensare da cattolici, alla luce della vera fede e della sana dottrina, cosa che la società moderna sta completamente trascurando se non perseguitando. Un aiuto (in primo luogo a me stesso) a restare sulla retta via e a continuare a camminare verso Gesù Cristo, Via Verità e Vita.
Ogni suggerimento e/o contributo in questa direzione è ben gradito.
Affido allo Spirito Santo di Dio, a Maria Santissima, al Sacro Cuore di Gesù e a San Michele Arcangelo questo lavoro di testimonianza e apostolato.
Un caro saluto a tutti e un sentito ringraziamento a chi vorrà contribuire in qualunque modo a questa piccola opera.

S. Giovanni Paolo II

Ci alzeremo in piedi ogni volta che la vita umana viene minacciata... Ci alzeremo ogni volta che la sacralità della vita viene attaccata prima della nascita. Ci alzeremo e proclameremo che nessuno ha l'autorità di distruggere la vita non nata...Ci alzeremo quando un bambino viene visto come un peso o solo come un mezzo per soddisfare un'emozione e grideremo che ogni bambino è un dono unico e irripetibile di Dio... Ci alzeremo quando l'istituzione del matrimonio viene abbandonata all'egoismo umano... e affermeremo l'indissolubilità del vincolo coniugale... Ci alzeremo quando il valore della famiglia è minacciato dalle pressioni sociali ed economiche...e riaffermeremo che la famiglia è necessaria non solo per il bene dell'individuo ma anche per quello della società... Ci alzeremo quando la libertà viene usata per dominare i deboli, per dissipare le risorse naturali e l'energia e per negare i bisogni fondamentali alle persone e reclameremo giustizia... Ci alzeremo quando i deboli, gli anziani e i morenti vengono abbandonati in solitudine e proclameremo che essi sono degni di amore, di cura e di rispetto.

giovedì 13 febbraio 2014

L’abbraccio del Mistero (Contributi 940)

Un articolo di Paolo Sottopietra dal sito della Fraternità Sacerdotale San Carlo 

Marc Chagall, «Il figliol prodigo», 1975-1976
Mia nonna Maria è morta durante l’inverno del 2006, dopo quindici anni segnati dal morbo di Alzheimer. Li ha trascorsi quasi tutti nella casa dei miei genitori, come una lenta parabola discendente.
L'ho vista regredire, perdere gradualmente la lucidità della mente e poi le funzioni del corpo. Con il passare dei mesi è diventata sempre più simile a una bambina. Finché il filo che la teneva legata a questo mondo è stato reciso. Era l’ultimo giorno di febbraio, poche ore prima dell’inizio della Quaresima. Quando l’ho saputo, ho pensato che Dio Padre avesse giudicato sufficiente il suo digiuno.
Guardando al suo lungo travaglio, la prima parola che mi viene alla mente è mistero. In questi casi ad un certo punto viene meno la possibilità di comunicare con la persona ammalata. Almeno in quei modi che noi riteniamo essere normali: la parola e il dialogo che permettono di scambiarsi i pensieri, i ricordi, i progetti. Quando non otteniamo più risposte o queste diventano senza logica e discontinue, iniziamo a porci delle domande. Che cosa avviene dello spirito che tiene in piedi il nostro corpo? Dove si rifugia la persona che non riesce più a governare le facoltà della sua psiche? E poi, perché Dio permette che un essere umano si eclissi in questo silenzio? Perché permette quella vita che noi chiamiamo vegetativa? E perché così a lungo, a volte?
Non possiamo conoscere il dialogo che il Creatore di tutto decide di svolgere con coloro a cui chiede questa croce. Possiamo però comprendere qualcosa di ciò che vuol dire a noi, chiamandoci ad accompagnare queste persone.
Noi tendiamo naturalmente a misurare tutto, a calcolare. Anche le domande che ho ricordato sopra sorgono spesso da questo tipo di calcoli. A che serve? Che utilità ha una vita così? Molti rispondono che non serve a niente. E tirano le conseguenze, arrivando fino a sostenere l’eutanasia. Esiste però un altro modo di guardare e giudicare le cose, dove il punto di vista è la non-misura, che è in realtà la misura di un Altro, di Dio. La sua misura è per noi l’assenza di ogni possibilità di tornaconto, perché lui è la gratuità senza calcolo, l’amore senza aspettative di ritorno, il bene voluto solo per se stesso.
Dio chiama a volte qualcuno dei nostri cari ad attraversare la malattia per condurci a comprendere chi lui è. Le persone più deboli o inferme sono un suggerimento a trattare tutto con più gratuità, con meno calcolo. Nella fedeltà al sacrificio che richiede l’amarli, impariamo a voler bene a tutto un po’ di più in quel modo. Non è immediato, ci vuole la pazienza di un cammino. Ma è possibile iniziare a intravedere il volto di un Altro che soffre nella carne della sua creatura.
E allora succede una cosa inaspettata. Proprio quella persona, che in tanti modi potrebbe essere di peso, riempie di consolazione il luogo in cui si trova. In chi se ne prende cura nasce un affetto per quelle povere membra sofferenti che è il riflesso di un amore che misteriosamente riceviamo proprio attraverso la presenza dell’ammalato. Io ho potuto vedere questo nei miei genitori e in tante altre famiglie. La nonna Maria ha vissuto in casa nostra come un segno. Ci ha mostrato, nell'arco di tredici lunghi anni, la necessità di abbracciare un altro modo di vedere e giudicare le cose.
Queste esperienze sono semplici. Non serve cercare lontano, le possiamo vivere nelle nostre case. Hanno però la forza di rendere la vita veramente umana, veramente cristiana, veramente degna di essere vissuta fino in fondo e in qualunque condizione.
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