Cinquant’anni fa il filosofo francese Jean Guitton, amico di Paolo VI, pubblicava il suo volume: Il Cristo dilacerato. Una lettura della storia della Chiesa segnata dalle divisioni. Cristo è stato forse diviso? Dobbiamo notare che la domanda drammatica e rivelatrice non se l’è posta per primo Guitton, neppure un fedele dell’XI secolo o del XVI, i tempi segnati dalle tragiche divisioni nella Chiesa. Né risale ai tempi dei primi concili, tra il IV e il V secolo, quando si è dibattuto sulla umana-divinità del Verbo fatto carne e sull’unità della sua Persona.
Quella domanda nasce dalle divisioni interne alla comunità di Corinto.
Siamo nel I secolo, vent’anni circa dopo la morte e resurrezione di Cristo, verso la Pasqua dell’anno 57. È san Paolo a pronunciarla.
Le divisioni nella Chiesa – che è per volontà di Cristo una, santa cattolica e apostolica, non solo nella sua origine, ma in tutta la sua storia – appaiono già come crepe malvagie fin dall’inizio.
È dunque vana, inefficace, la preghiera di Cristo? Dobbiamo rassegnarci al fallimento del suo disegno, anzi del disegno del Padre, nato con Adamo e poi rinnovato solennemente con Abramo, con Mosè, Davide, riaffermato per bocca dei profeti, di voler radunare un popolo seme e attore della riconciliazione e dell’unità di tutti i popoli della terra?
Non è forse da ribaltare la domanda? Non è Dio ad essere infedele al suo patto, siamo noi uomini infedeli al disegno di Dio che vogliamo piegare alle nostre povere vedute umane.
La comunità di Corinto, piccolo gregge allora, che prefigura già la storia futura, si divide appellandosi ora all’uno ora all’altro apostolo o profeta.
Più dell’unità si ama la propria visione delle cose, più dell’unità si ama la propria parte.
Così Cristo risulta diviso (cfr. 1Cor 1,13). Cosa propone Paolo ai cristiani di Corinto, per cosa li supplica e prega? Di non rendere vana la croce di Cristo (cfr. 1Cor, 1, 17), quella croce su cui Cristo è morto per abbattere il muro di divisione che teneva lontani i popoli e gli uomini, come nemici (cfr. Ef 2, 14). Quella croce da cui attrae a sé ogni uomo e ogni cosa (cfr. Gv 12,32). Dalla croce nella Chiesa inizia l’unità di tutto l’universo in Cristo.
Ma noi spesso, come la storia purtroppo dimostra, non accettiamo la preghiera di Cristo. Siamo noi che l’abbiamo diviso e lo dividiamo ogni giorno con il nostro peccato di superbia che si oppone all’umiltà.
«Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti» (1Cor 1, 27).
Chiediamo a Dio la grazia di riconoscere e vivere le strade dell’unità nella Chiesa, per poter professare la medesima fede, celebrare presto assieme l’eucarestia, testimoniare al mondo l’unica speranza nella storia che è Cristo, il Cristo indiviso, Cristo morto e risorto per tutti gli uomini.
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