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Questo blog è uno spazio per aiutarsi a riprendere a pensare da cattolici, alla luce della vera fede e della sana dottrina, cosa che la società moderna sta completamente trascurando se non perseguitando. Un aiuto (in primo luogo a me stesso) a restare sulla retta via e a continuare a camminare verso Gesù Cristo, Via Verità e Vita.
Ogni suggerimento e/o contributo in questa direzione è ben gradito.
Affido allo Spirito Santo di Dio, a Maria Santissima, al Sacro Cuore di Gesù e a San Michele Arcangelo questo lavoro di testimonianza e apostolato.
Un caro saluto a tutti e un sentito ringraziamento a chi vorrà contribuire in qualunque modo a questa piccola opera.

S. Giovanni Paolo II

Ci alzeremo in piedi ogni volta che la vita umana viene minacciata... Ci alzeremo ogni volta che la sacralità della vita viene attaccata prima della nascita. Ci alzeremo e proclameremo che nessuno ha l'autorità di distruggere la vita non nata...Ci alzeremo quando un bambino viene visto come un peso o solo come un mezzo per soddisfare un'emozione e grideremo che ogni bambino è un dono unico e irripetibile di Dio... Ci alzeremo quando l'istituzione del matrimonio viene abbandonata all'egoismo umano... e affermeremo l'indissolubilità del vincolo coniugale... Ci alzeremo quando il valore della famiglia è minacciato dalle pressioni sociali ed economiche...e riaffermeremo che la famiglia è necessaria non solo per il bene dell'individuo ma anche per quello della società... Ci alzeremo quando la libertà viene usata per dominare i deboli, per dissipare le risorse naturali e l'energia e per negare i bisogni fondamentali alle persone e reclameremo giustizia... Ci alzeremo quando i deboli, gli anziani e i morenti vengono abbandonati in solitudine e proclameremo che essi sono degni di amore, di cura e di rispetto.

lunedì 25 giugno 2012

L'eredità di Giovanni (Contributi 669)

Un articolo di Pigi Colognesi da Il Sussidiario ci aiuta a comprendere il significato della reliquia: 

Ieri è stata la festa di san Giovanni Battista. 
L’esigente cugino di Gesù - predicatore infuocato della conversione, annunciatore del Messia finalmente presente sulle strade della Giudea, martire perché non ha assecondato le bizze d’una regina d’infimo rango – è recentemente salito alla ribalta della cronaca. 
Due anni fa, in una antica chiesa dell’isola bulgara di Sveti Ivan – che vuol dire proprio San Giovanni – era stato trovata una teca con ossa umane: un reliquiario. Le prime analisi avevano attribuito i resti al quarto secolo, ma in questi giorni indagini più approfondite hanno anticipato la datazione e scoperto altre coincidenze che consentono di ritenere quel pezzo di cranio e quella falange la reliquia di Giovanni, così come la fede popolare – basti pensare al nome dell’isola – ha da sempre sostenuto. 
Ovviamente ulteriori ricerche potranno mutare il quadro; ma quello su cui vorrei riflettere è il significato della reliquia in sé
Per noi moderni – anche quando ci diciamo cristiani – la reliquia è poco più che una curiosità, magari un po’ macabra. Nella cripta della basilica di sant’Ambrogio a Milano c’è il corpo del grande vescovo; dai paramenti solenni emergono le scheletriche mani e il teschio; m’è capitato di esservi inginocchiato davanti e di vedere lo sconcerto dei turisti: hanno lo sguardo di chi proprio non si capacita di come si possa mettere in mostra uno scheletro; diamine ci sono anche i bambini che si potrebbero impressionare! 
Per tutta la cristianità pre moderna non era affatto così. 
Anzi, la reliquia rivestiva un’importanza tale che per essa si combattevano battaglie, si costruivano basiliche in posti molto complicati perché proprio lì c’era una tomba di martire, si frantumavano le ossa in modo tale che più chiese ne potessero avere una particella. Ogni altare aveva un piccolo vano in cui era cementata una reliquia (succede ancora, ma quasi nessuno ne nota l’importanza) e i luoghi di culto si concepivano letteralmente «fondati» sulla reliquia. Esattamente sopra quel sarcofago di verto con Ambrogio c’è l’altare della basilica, sormontato dal ciborio, e più in alto ancora la cupola; è una linea ascensionale che dai resti di un uomo santo sale alla mensa intorno alla quale la comunità celebra la coena Domini, poi al baldacchino che glorifica Cristo presente, fino alla volta di mattoni che anticipa quella celeste. 
Ma alla base ci sono quelle ossa. 
Letteralmente «reliquia» significa «ciò che è rimasto»; non nel senso degli avanzi, ma del lascito, dell’eredità, del permanere nel tempo di una cosa che è stata importante. 
Ora, la devozione alle reliquie che ha caratterizzato intensamente molti secoli cristiani dice che ciò che è rimasto del cristianesimo in modo così vitale da poter essere messo a fondamento di una basilica è il frammento del corpo di un uomo che il cristianesimo ha vissuto in maniera eccezionale – il santo – e ne ha testimoniato la verità fino a sacrificare per esso la vita – il martire -. 
Stiamo parlando ci cose, di persone, di pezzi di esistenza che si palpano e si baciano, di una ininterrotta catena di fatti che dal presente tornano al passato fino a toccare fisicamente la mano di Giovanni che ha battezzato Gesù. 
La modernità, di contro, pensa che il lascito del cristianesimo sia un’idea, una predicazione, un contenuto di valori e di principi. Col risultato che l’avvenimento passato è sempre più lontano e quelle idee e valori interpretabili a seconda delle mode vincenti e dei pareri personali. In fondo, di quello che accadde, non «resta» niente. 
Mentre anche una sola falange di mano è così concreta che, venerandola, uno si vede davanti agli occhi Gesù nel Giordano e il severo cugino che grida: «Ecco l’Agnello di Dio».
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