Benvenuti

Questo blog è uno spazio per aiutarsi a riprendere a pensare da cattolici, alla luce della vera fede e della sana dottrina, cosa che la società moderna sta completamente trascurando se non perseguitando. Un aiuto (in primo luogo a me stesso) a restare sulla retta via e a continuare a camminare verso Gesù Cristo, Via Verità e Vita.
Ogni suggerimento e/o contributo in questa direzione è ben gradito.
Affido allo Spirito Santo di Dio, a Maria Santissima, al Sacro Cuore di Gesù e a San Michele Arcangelo questo lavoro di testimonianza e apostolato.
Un caro saluto a tutti e un sentito ringraziamento a chi vorrà contribuire in qualunque modo a questa piccola opera.

S. Giovanni Paolo II

Ci alzeremo in piedi ogni volta che la vita umana viene minacciata... Ci alzeremo ogni volta che la sacralità della vita viene attaccata prima della nascita. Ci alzeremo e proclameremo che nessuno ha l'autorità di distruggere la vita non nata...Ci alzeremo quando un bambino viene visto come un peso o solo come un mezzo per soddisfare un'emozione e grideremo che ogni bambino è un dono unico e irripetibile di Dio... Ci alzeremo quando l'istituzione del matrimonio viene abbandonata all'egoismo umano... e affermeremo l'indissolubilità del vincolo coniugale... Ci alzeremo quando il valore della famiglia è minacciato dalle pressioni sociali ed economiche...e riaffermeremo che la famiglia è necessaria non solo per il bene dell'individuo ma anche per quello della società... Ci alzeremo quando la libertà viene usata per dominare i deboli, per dissipare le risorse naturali e l'energia e per negare i bisogni fondamentali alle persone e reclameremo giustizia... Ci alzeremo quando i deboli, gli anziani e i morenti vengono abbandonati in solitudine e proclameremo che essi sono degni di amore, di cura e di rispetto.

venerdì 10 dicembre 2010

Io non ho nemici (Contributi 415)

Questo è l'editoriale pubblicato oggi da SamizdatOnLine che propongo a tutti voi. E' la ripresa di un articolo uscito ieri su Il Sussidiario.

Ad Oslo andrà in scena una farsa: 'Il Processo alla Cina', ha titolato il Global Times, gestito dal People's Daily, organo ufficiale del Partito Comunista.
Così, la difesa della Cina è un segno di debolezza; è stato toccato un punto nevralgico ma è un fatto che nonostante il boom economico la libertà in Cina sia ancora lontana, lo sanno, ma non possono cambiare.
Dovrebbero riconoscere che l'uomo ha una dignità al di la del Partito e dello Stato. In effetti Liu Xiaobo è stato definito come “un nemico dello Stato”. Eppure al suo processo egli ha dichiarato: “Io non ho nemici”.
SamizdatOnLine

Inondati dai dispacci di Wikileaks (troppa informazione uguale nessuna informazione), abbiamo prestato poca attenzione a quel che accadrà domani a Oslo dove verrà consegnato il premio Nobel per la pace al dissidente cinese Liu Xiaobo.

Lui non ci sarà, prigioniero dello spaventoso sistema carcerario capital-comunista per una condanna a 11 anni ricevuta nel dicembre 2009. Aveva commentato con queste parole: «Da molto tempo sono consapevole del fatto che quando un intellettuale indipendente si alza in piedi in uno Stato autocratico fa un passo verso la libertà e uno verso la prigione. Ora sto facendo questo passo; e la vera libertà è molto più vicina».
Né ci sarà la moglie, fatta “sparire” il giorno stesso della notizia del premio. Di cinesi solo gli amici di Liu, esuli qua e là per il mondo, saranno nella capitale norvegese, uno di loro ritirerà il premio in sua vece. Il regime di Pechino è furioso e in queste settimane ha fatto di tutto per screditare premio, cerimonia e Norvegia, colpita da sanzioni economiche.
Un nervosismo che si è manifestato anche nei confronti dei cattolici nonostante tutti i gesti di buona volontà e di apertura da parte della Santa Sede di questi ultimi anni. Le pressioni cinesi, ma in diversi casi non c’è stato bisogno di “premere”, hanno portato una ventina di Paesi a disertare l’evento di domani. Tra questi Pakistan e Arabia Saudita, Kazakhstan e Tunisia, Irak (bella democrazia abbiamo messo in piedi noi occidentali) e Iran, Venezuela e Sudan, ovviamente Cuba e Vietnam.
Due assenze sono particolarmente pesanti e anche dolorose, ammettiamolo: Filippine, Paese a stragrande maggioranza cattolica, e Russia (seguita dai satelliti Serbia e Ucraina). Nel primo caso, la ragione sarebbe negli accordi economico-militari in corso di conclusione con la Cina; del secondo possiamo solo registrare costernazione e delusione, poiché nessuna ragione potrebbe essere accettata.
Un Paese che dovrebbe avere imparato sulla propria pelle il valore della dissidenza, del coraggio di sfidare il potere, della libertà di coscienza, come può non vedere nel presente della Cina il proprio passato? Non ce lo si aspettava, da una terra che ha generato padre Men e Bukhovski, Siniavskij e Daniel, Sacharov e Solzenicyn.
Per decenni nell’Europa occidentale si è guardato con ammirazione alle schiere di uomini e donne che andavano a riempire le celle del Gulag, che accettavano di finire dentro a processi farsa, che non si facevano piegare dal potere inumano del partito; abbiamo amato la Charta 77 di Havel e la Solidarnosc di Walesa: oggi non possiamo non indignarci per l’assenza voluta dai leader della Russia, come ha giustamente messo in luce Pierluigi Battista sul Corriere.
Il nostro amico Putin ha preferito Pechino a Oslo e a tutto ciò che Oslo significa in questo momento storico per l’immenso popolo cinese. Charta ‘08, il manifesto per la libertà sottoscritto da Liu Xiaobo e da altri intellettuali è stato firmato da dodicimila cinesi: un niente, una goccia nel mare. Cosa volete che rappresentino?
È su questo, sull’infimo peso da loro rappresentato, che giocano i discendenti di Mao - e lo dicevano sempre anche i capi sovietici. È la tipica autodifesa dei regimi: il popolo sta con noi e non con quei quattro intellettuali.
Sappiamo però che il potere può ordinare e uccidere, non convincere e cancellare. Nessuno può dimenticare quell’uomo solo, totalmente solo, con in mano un sacchetto di plastica, che si piazza davanti alla colonna di carri armati sulla piazza Tien An Men, e la ferma. È la più straordinaria immagine di quel che significa resistenza umana. Liu Xiaobo è oggi quel che quell’uomo solo è stato tanti anni fa.
Che domani il mondo intero, inclusi gli assenti, sia costretto a pensare a un uomo come lui è il segno di una vittoria, la manifestazione del potere dei senza potere.
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