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Gabriel Bunge |
Si tratta di un testo di Padre Gabriel Bunge, eremita benedettino che ci spiega il significato profondo di un gesto che dovrebbe essere a noi arci-noto: il segno della croce.
Uno dei più antichi gesti esclusivamente cristiani, che tuttavia non è limitato solo all’ambito della preghiera, è quello di farsi il segno di croce o, più precisamente, "sigillarsi" o "segnarsi" (con il segno di croce).
A ogni passo, nell’entrare e nell’uscire, nel vestirsi e nel calzarsi, nel lavarsi, nel mangiare, nell’accendere il lume, nell’andare a dormire, nel mettersi a sedere e in qualunque attività che esercitiamo, noi imprimiamo sulla nostra fronte il piccolo segno [di croce]
(Tertuliano, De corona 3 (tr. It.: La corona, a cura di P. A. Gramaglia, Roma 1980, p. 153)
Per l’oriente greco, Origene attesta che "tutti i credenti, prima di iniziare una qualsiasi attività, ma soprattutto prima della preghiera o delle sante letture [della Scrittura] ", segnano la loro fronte con la croce. Facevano questo segno perché scorgevano in esso la lettera tau – scritta come una croce (+) in ebraico antico e come una " Т " in greco – con la quale venivano contrassegnati i fedeli secondo Ez 9,4, il che era come "una profezia del segno [di croce] sulla fronte, così usuale presso i cristiani" . (Origene, Selecta in Ez. 9 (PG 13,800-801). Faceva questo probabilmente già il veggente stesso dell’Apocalisse, che parlava del "sigillo del nostro Dio da imprimere sulla fronte dei suoi servi" . (Ap 7,3 e passim) Anche in Lc 9, 23, e paralleli, il senso è probabilmente da intendersi in riferimento a un tale "contrassegno".Comunque valutino gli storici l’origine di questo gesto, per i padri si tratta di una di quelle "primitive tradizioni non scritte" (Evagrio, Mal. Cog. 33 r.l.) che risalgono agli apostoli e, con essi, alla chiesa stessa delle origini, sebbene – intenzionalmente – non siano state fissate per iscritto (Basilio, Spir. Sancto XXVII,66.). Anche Tertulliano, nella sua opera sopraccitata, redatta nel 211, rimanda già a questa tradizione della chiesa. Un testo che proviene dall’ambiente dai monaci pacomiani d’Egitto spiega che questo gesto – al pari del volgersi a oriente durante la preghiera – ricordava ai primi cristiani anche il loro battesimo, quell’evento, dunque, che sovrasta ogni cosa e al quale erano debitori del loro essere cristiani e, con questo, della loro redenzione.
Segnamoci all’inizio delle nostre preghiere con il segno del battesimo, facciamo sulla nostra fronte il segno della croce come nel giorno in cui fummo battezzati e come sta scritto in Ezechiele
(Ez 9, 4)
Non fermiamo prima la nostra mano, alla bocca o alla barba, ma portiamola sulla fronte, dicendo nel nostro cuore: "Ci siamo segnati con il sigillo!". Questo non equivale al sigillo del battesimo, ma il giorno in cui siamo stati battezzati, sulla fronte di ciascuno di noi fu impresso il segno della croce
(Pacomio, Reg. 7.)
In realtà, nessun altro gesto come questo di farsi il segno di croce mostra il cristiano in quanto "cristiano", come un uomo, dunque, la cui salvezza viene solo dalla morte in croce di Cristo, nella quale è stato inserito misteriosamente mediante il battesimo.
"Portare il segno della croce"(Cf. Lc 14,27). Clemente sostituisce qui, spontaneamente, la parola "croce" con "segno" (semeîon), perché intende il testo in riferimento al segno di croce. (Cf. anche Mt 24,30): il "segno del Figlio dell’uomo") significa, però, "portare sempre e dovunque la morte con sé" (Cf. 2Cor 4,10.) "avendo rinunciato a tutto" (Cf. Lc 14,33.) mentre si è ancora in vita, poiché vi è una differenza tra l’amore per chi ha generato la carne e [l’amore] per chi ha creato l’anima per la conoscenza
(Clemente di Alessandria, Strom. VII, 79,7.)
Per questo motivo il santo segno di croce, che facciamo su noi stessi o su altri, è sempre una confessione della vittoria che Cristo ha conseguito su ogni potere avverso. Perciò, i padri si servivano sempre di tale segno, allorquando si sapevano messi a confronto con queste forze avverse. Già Antonio il Grande insegnava ai suoi
discepoli che i demoni e i loro fantasmi, in realtà, non sono "nulla e svaniscono ben presto, soprattutto se ci armiamo con la fede e con il segno della croce" (VA 23,4; cf. 13,5.). La stessa cosa vale nei confronti di tutte le forme di magia pagana (Ibid. 78, 5.).
Se apponi spesso il sigillo alla tua fronte e al [tuo] cuore con il segno della croce del Signore, i demoni, tremando, fuggiranno davanti a te, perché rabbrividiscono violente- mente di fronte a questo beato segno !
(Nilo di Ancira, Epistulae II, 304)
Se vuoi annientare i ricordi non buoni e i multiformi attacchi del nemico che tengono prigioniero lo spirito, allora armati in fretta del pensiero del Salvatore e dall’infuocata invocazione del suo nome sublime, giorno e notte, apponendo, ripetutamente, il sigillo con il segno della croce del Signore, tanto sulla tua fronte quanto sul petto. Infatti, ogni qualvolta viene nominato il nome del nostro Salvatore Gesù Cristo e viene posto il sigillo della croce del Signore sul cuore e sulla fronte e sulle altre membra del corpo, senza dubbio viene eliminato il potere del nemico e i demoni malvagi fuggono tremanti davanti a noi .
(Nilo di Ancira, Epistolae III,278.)
Ma, per quanto sia grande il potere del segno della croce, non si tratta di un gesto magico. E’ la fede che lo fa diventare potente!
Quando sei tentato, segnati la fronte con devozione. Questo segno della passione è un segno contro il diavolo, se lo fai con fede e non per essere visto dagli uomini. Tu lo devi presentare con accortezza, come uno scudo, e l’avversario vedrà la forza che viene dal cuore
(Ippolito di Roma, Traditio apostolica 42)
[CONTINUA]
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