Cari amici,
Cleuza e Marco finalmente recuperati sono tornati con la passione e l'amicizia di sempre. Dal 2009 una fedeltà impressionante. Vivono e dormono da noi. Nella mia difficoltà a muovermi ci pensano loro a risolvermi il problema di incontrarli, perché abbiamo bisogno l'uno dell'altro.
Mi permetto sintetizzare alcune battute dei nostri dialoghi, ma che dicono lo spessore esistenziale, non teorico, che ha il movimento per noi. Sia per loro, dopo il terribile incidente subito (solo grazie a un grande miracolo si sono salvati) che per noi, con la mia malattia, il movimento è la pelle, il DNA della nostra vita e amicizia.
1. Dice Cleuza: "Ho fatto quaranta giorni chiusa tra ospedale e casa con la proibizione medica di uscire. Le ore del giorno da 24 erano diventate 72. Eppure il mondo, così come l'Associazione, è andato avanti lo stesso e anche meglio”.
2. “Dal 2009 veniamo in Paraguay. È una questione esclusivamente affettiva. Dopo quaranta giorni di riposo sono tornata all'Associazione, dove il lavoro è triplicato. Marco è impegnato in questi giorni in Parlamento, dove si sta discutendo la legge finanziaria. É sempre presente, a volte anche la notte”.
3. “Sentivamo il bisogno di venire da voi e abbiamo preso le uniche ore libere della domenica e del lunedì. Domenica ci hanno avvisati che era morto un colonnello della polizia, su cui avevano fatto anche un film, nostro grandissimo amico. Abbiamo mandato le nostre figlie e una corona di fiori, perché noi non potevamo non venire qui. Mi sono detto: "quante balle ci diciamo fra amici".
4. Siamo dei grandi peccatori, ma non abbiamo mai barato con il nostro cuore e per questo siamo entusiasti della vita, anche quando eravamo avvolti dalle fiamme e poi durante le diciotto ore aspettando ad Angra che arrivasse l'aereo della polizia, perché essendo l'incidente accaduto alle 15, l 'aereo non sarebbe riuscito ad atterrare di sera nel piccolo porto della cittadina.
5. Se dovessimo rivivere ciò che ci è accaduto, lo faremo senza paura perché ci ha avvicinato di più a Cristo.
6. Nell'ospedale il direttore, loro amico, li ha fatti seguire da una famosa psicologa che li ha intervistati separati, chiedendo di tutto, come fanno questi poveretti con tutta la buona volontà e intelligenza. Alla fine è andata dal direttore a dirgli: “Ma.. questi due, anche se separati, dicono le stesse cose. Ma pazienza questo, il fatto è che mi parlano di quanto è successo come di una grazia e non un trauma, per amare di più Gesù… Io, direttore, non ci capisco niente."
7. L'entusiasmo per la verità di Cristo è così grande, che il Presidente dell'Assemblea Legislativa ora fa scuola di comunità con loro.
8. Il distacco da tutto. Il governatore ha offerto a Marco di essere Presidente della Corte dei Conti dello Stato di San Paolo, grande quasi quanto l'Italia. Una carica a vita con unaremunerazione enorme. Marco ha rinunciato dicendo che il suo cuore è da un'altra parte e che lui fa quello che fa per sostenere l'Associazione.
9. "Padre noi riduciamo Cristo quando diciamo di amare Cristo più che la verità che è Cristo". Io le ho risposto: "Quanti delitti abbiamo commesso dicendo «questa circostanza non ti impedisce di amare Cristo». Mentre la questione è che nessuna circostanza mi impedisce di amare la verità che è Cristo”. Altrimenti é impossibile capire l’assurda ipotesi di pedofilia fatta al mio piú caro e grande amico, che é stato poi cacciato come un animale dal luogo in cui viveva. Il problema non è mai stato quello di difendere quest’amico, ma la verità. Ieri gli dicevo per telefono che devo confessarmi per gravi peccati di omissione, perché ho sempre detto "tutto questo non ci impedisce di amare Cristo”. Mentre l'atteggiamento vero è che quello che ci è successo non ci impedisca di amare la verità, che coincide con Cristo. Dentro questo atteggiamento, uno non può allora non fare tutto il possibile affinché risplenda la verità di Cristo. Il martire Giovanni il Battista non é morto direttamente per Cristo, ma per la veritá, che era la unica cosa che gli interessava quando ha mandato due dei suoi discepoli a chiedere: “ma sei Tu il Messia o dobbiamo aspettare un altro?” e Lui ha risposto:” Andate e dite a Giovanni ció che avete visto.” E cosa hanno visto? San Tommaso d’Aquino risponderebbe “adaequatio rei et intellectus”.
Amici io voglio solo la veritá e per questo sono disposto con l’aiuto di Dio a morire. Peró basta dividere la veritá da Cristo. E se uno é davvero colpevole, fosse anche mio padre, é giusto, santo e doveroso che sia condannato, perché trionfi la veritá, e quindi l’amore. E quando uno é colpevole, come coloro che hanno violentato le mie bambine, se é veramente pentito riceve dalla Chiesa, sacramento di salvezza, l’assoluzione. Che Mistero é nostra Chiesa che, dietro alle malefatte dei suoi funzionari, nasconde la perla preziosa che é Cristo.
Giussani ha fatto quello che ha fatto con me, conoscendo bene la mia vita disordinata, perché vedeva in me la verità di Cristo. E ho la certezza che lo avrebbe fatto anche con qualsiasi prete accusato di pedofilia. Giussani avrebbe lottato fino alla morte per la verità di qualsiasi persona. E se poi avesse riconosciuto la verità dell'accusa, avrebbe comunque abbracciato la "bestia" di tanta perversione. È quello che mi succede ogni giorno con chi violenta le mie bambine. Solo la passione per la verità ci permette di riconoscere Cristo, perché Lui è la verità.
Marco e Cleuza sono ora tornati in Brasile dopo aver condiviso con noi lebbrosi, un giorno e mezzo di amicizia. Dico lebbrosi perché dopo ciò che è accaduto al mio amico, perfino la nostra casa è diventata inospitale per i grandi funzionari della Curia. Ma Gesù, cammino, verità e vita, ci conforta e ci dá la gioia dentro la sofferenza, di volere a tutti i costi la verità in quello che ci accade.
Padre Aldo.
26/12/2013
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Che lo Spirito Santo illumini la tua mente e che Dio ti ricolmi di ogni grazia, spirituale e materiale, e la speciale benedizione materna di Maria scenda su di te..