Proprio la lettura del primo libro di Samuele (16, 1-13a), che racconta l’unzione di Davide, ha suggerito al Pontefice la riflessione per l’omelia. «Il rapporto del Signore con il suo popolo — ha detto — è un rapporto personale, sempre». Un rapporto «da persona a persona: lui è il Signore e il popolo ha un nome. Le persone hanno un nome. Non è un dialogo fra il potente e la massa», ma è un dialogo «personale». Del resto, ha proseguito il Pontefice, «le persone sono organizzate come popolo e il dialogo è con il popolo. E in un popolo ognuno ha il suo posto».
È per questa ragione, ha spiegato, che «mai il Signore parla alla gente» come se si rivolgesse a una «massa». Invece «parla sempre personalmente», chiamando ogni persona con il proprio nome. Inoltre il Signore «sceglie personalmente», ha aggiunto il Papa suggerendo l’esempio del «racconto della creazione. Lo stesso Signore, che con le sue mani artigianalmente fa l’uomo, gli dà un nome: ti chiami Adamo. E così incomincia quel rapporto fra Dio e la persona».
Papa Francesco ha poi indicato un altro aspetto fondamentale: «C’è un rapporto fra Dio e noi piccoli. Dio è grande e noi piccoli». Così «anche quando Dio deve scegliere le persone, anche il suo popolo, sceglie sempre i piccoli». Tanto che «al suo popolo dice: io ti ho scelto perché tu sei il più piccolo, quello che ha meno potere tra i popoli».
Ecco, dunque, la ragione di fondo del «dialogo tra Dio e la piccolezza umana». E a questo proposito il Pontefice si è riferito alla testimonianza della «Madonna che dirà: ma il Signore ha guardato la mia umiltà, ha guardato quelli che sono i piccoli, ha scelto i piccoli».
Proprio «nella prima lettura di oggi — ha poi continuato il Papa — si vede questo atteggiamento del Signore, chiaramente. Quando Samuele sta davanti al più grande dei figli di Iesse dice: “Certo davanti al Signore sta il suo consacrato!”. Perché era un uomo alto, grande». Ma il Signore, ha aggiunto, dice a Samuele: «Non guardare al suo aspetto né alla sua alta statura. Io l’ho scartato, perché non conta quel che vede l’uomo: infatti l’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore».
Dunque «il Signore sceglie secondo i suoi criteri». Per questo, ha affermato il Pontefice, «nella preghiera all’inizio della messa, guardando sant’Agnese, abbiamo pregato: Tu, Signore, che scegli i deboli e i miti per confondere i potenti della terra...».
Riferendosi ancora alla lettura biblica, il Santo Padre ha ribadito che «il Signore sceglie Davide, il più piccolo, che non contava per il padre. Pensava che non era a casa, e forse gli aveva detto: ma vai a custodire le pecore perché noi dobbiamo concludere un grande affare qui e tu non conti». Invece proprio Davide, il più piccolo, «è stato eletto» dal Signore e unto da Samuele.
«Tutti noi, con il battesimo, siamo stati eletti dal Signore. Tutti siamo eletti» ha affermato il Papa, spiegando che il Signore «ci ha scelto uno per uno. Ci ha dato un nome. E ci guarda. C’è un dialogo. Perché così ama il Signore».
Ma anche Davide, divenuto poi re, «ha sbagliato» e «forse ha fatto tanti sbagli». La Bibbia ce ne racconta «due forti: due sbagli pesanti». E «cosa ha fatto Davide? Si è umiliato, è tornato alla sua piccolezza e ha detto: sono peccatore! Ha chiesto perdono e ha fatto penitenza».
Così «dopo il secondo peccato, quando lui aveva sentito la voglia di guardare quanto forte fosse il suo popolo, il Signore gli ha fatto vedere che quel censimento era un atto di superbia». E Davide «ha detto: ma punisci me non il popolo! Il popolo non ha la colpa, io sono il colpevole!». Così facendo «Davide ha custodito la sua piccolezza: con il pentimento, con la preghiera». Anche con il pianto, perché «quando fuggiva dai suoi nemici piangeva. E si diceva: forse il Signore vedrà questo pianto e avrà pietà di noi!».
Proseguendo la riflessione su «questo dialogo fra il Signore e la nostra piccolezza, la piccolezza di ognuno di noi», il Papa ha posto una domanda: «Dov’è la fedeltà cristiana?». E ha risposto: «La fedeltà cristiana, la nostra fedeltà, è semplicemente custodire la nostra piccolezza perché possa dialogare col Signore». Ecco perché «l’umiltà, la mitezza, la mansuetudine sono tanto importanti nella vita del cristiano: sono una custodia della piccolezza». Sono le basi per portare sempre avanti «il dialogo fra la nostra piccolezza e la grandezza del Signore.
Papa Francesco ha concluso l’omelia con una preghiera: «Ci dia il Signore, per intercessione della Madonna — che cantava gioiosa al Dio perché aveva guardato la sua umiltà — la grazia di custodire la nostra piccolezza davanti a lui».
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