Benvenuti

Questo blog è uno spazio per aiutarsi a riprendere a pensare da cattolici, alla luce della vera fede e della sana dottrina, cosa che la società moderna sta completamente trascurando se non perseguitando. Un aiuto (in primo luogo a me stesso) a restare sulla retta via e a continuare a camminare verso Gesù Cristo, Via Verità e Vita.
Ogni suggerimento e/o contributo in questa direzione è ben gradito.
Affido allo Spirito Santo di Dio, a Maria Santissima, al Sacro Cuore di Gesù e a San Michele Arcangelo questo lavoro di testimonianza e apostolato.
Un caro saluto a tutti e un sentito ringraziamento a chi vorrà contribuire in qualunque modo a questa piccola opera.

S. Giovanni Paolo II

Ci alzeremo in piedi ogni volta che la vita umana viene minacciata... Ci alzeremo ogni volta che la sacralità della vita viene attaccata prima della nascita. Ci alzeremo e proclameremo che nessuno ha l'autorità di distruggere la vita non nata...Ci alzeremo quando un bambino viene visto come un peso o solo come un mezzo per soddisfare un'emozione e grideremo che ogni bambino è un dono unico e irripetibile di Dio... Ci alzeremo quando l'istituzione del matrimonio viene abbandonata all'egoismo umano... e affermeremo l'indissolubilità del vincolo coniugale... Ci alzeremo quando il valore della famiglia è minacciato dalle pressioni sociali ed economiche...e riaffermeremo che la famiglia è necessaria non solo per il bene dell'individuo ma anche per quello della società... Ci alzeremo quando la libertà viene usata per dominare i deboli, per dissipare le risorse naturali e l'energia e per negare i bisogni fondamentali alle persone e reclameremo giustizia... Ci alzeremo quando i deboli, gli anziani e i morenti vengono abbandonati in solitudine e proclameremo che essi sono degni di amore, di cura e di rispetto.

giovedì 2 agosto 2012

Ai cristiani non è concessa la tuta mimetica (Contributi 697)

Riporto un interessante articolo di Luisella Saro da Cultura Cattolica, precisando che le vaie evidenziazioni sono miei personali: 


La domanda è a bruciapelo e richiede una risposta secca: “sì” oppure “no”. 
C’è da vergognarsi, oggi, 
a professarsi pubblicamente cattolici? 
Stessa domanda ai politici, impegnati nei diversi schieramenti: c’è da vergognarsi, oggi, a proclamarvi, lì dove siete, cattolici? 
A vivere da cattolici? 
A esprimere giudizi e a prendere decisioni da cattolici? 
La domanda è seria e non si bara, perché se “la Verità interroga il cuore”, alla Verità si risponde in modo sincero. 
E poi c’è poco da raccontarsela. 
Se non vuoi mostrare in pubblico tuo marito, o tua moglie, o tuo figlio, non lo ami abbastanza. Punto. Solo se ami non ti vergogni. 
E invece qualcosa deve essere successo, e di grave, se Cristo è diventato un fatto privato; se si prova imbarazzo a dire, con fierezza, che si appartiene alla Sua Chiesa; se, adducendo la scusa del dialogo con tutti, o della tolleranza, si vive etsi Deus non daretur, si parla nel recto tono politicamente corretto e ci si conforma al mondo. Che è esattamente il contrario di ciò che ci è chiesto. (Rm 12,2) 
Conseguenza della vergogna a presentarsi come figli Suoi? 
Lo sgretolarsi degli argini utili a contenere la mentalità laicista che è diventata – anche per questo – dilagante: non solo a-religiosa, ma violentemente anti-religiosa, nel silenzio omertoso e connivente dei più. 
Non servono esempi. 
I cristiani sono i più perseguitati nel mondo, al Papa e ai simboli del nostro credo si può fare di tutto e nessuno si scandalizza, tanti cattolici vivono la vita con un inspiegabile senso di inferiorità rispetto alla mentalità dominante e considerano il loro Dio un vecchio scheletro da tener chiuso nell’armadio e non il Cristo risorto che ha vinto la morte ed è presente e vivo qui, oggi, in mezzo a noi
Con un sacco di cose (che poi sono sempre le stesse) che ha ancora da dire e da dare agli uomini perché vivano compiutamente la loro umanità. E’ questo il punto. Compito primo che abbiamo ricevuto tutti (politici compresi) è andare per le vie del mondo e testimoniare. 
Perché ce l’abbiamo: ce l’ha insegnata Lui un’idea chiara sulla persona, sulla vita, sulla morte, sulla famiglia, sui temi che ora chiamiamo “eticamente sensibili”. Ce l’abbiamo. 
E invece cosa accade? Di fronte a questi temi “caldi” di questa calda estate, troppi politici cattolici inspiegabilmente, ingiustificatamente tacciono. Per altri è partito il disco di sempre: il magistero può dire a ciascuno come deve comportarsi personalmente, ma non può dare indicazioni al cristiano-cittadino di approvare o non approvare leggi civili che obbligano o proibiscono determinati comportamenti a tutti gli altri componenti della società. 
Qualcuno, come fosse plastilina, modella il pensiero di Cristo riducendolo allo stampino angusto della moda, del “sentire” del momento, dell’opinione corrente, svendendolo in nome di future alleanze, o per non rischiare di essere considerato poco al passo con i tempi, o per ottenere consensi. O voti alle prossime elezioni. (Aprire i quotidiani per credere). 
La domanda, dicevo, è secca e non ammette “ni”. 
Se ci si vergogna di Cristo vuol dire una cosa sola: che Cristo non è “centro affettivo”, perché è esperienza di tutti che nella relazione d’amore lo sguardo converge sull’amato. 
Ora lo sguardo di tanti politici che pur si proclamano cattolici sta invece divergendo di brutto (letteralmente): è diretto da tutte le parti, fuorché su Colui che dovrebbe essere, per chi l’ha incontrato, Via Verità e Vita. 
E la Verità non è opinabile
“È”. 
E’ solo mantenendo fisso lo sguardo a Cristo che un cattolico in politica può essere sale e lievito e linfa vitale; capace di dialogo vero e costruttore di una società a misura d’uomo e tesa al bene comune. 


Facciano un giretto a Siena e vadano a rivedersela, i politici cattolici, l’Allegoria del Buono e del Cattivo Governo, di Ambrogio Lorenzetti: farebbero memoria che un comportamento orientato alla vita buona non separa la dimensione personale da quella sociale e non separa la sfera materiale da quella spirituale. Quel Cristo che, evidentemente ritenuto “ingombrante”, è stato chiuso nell’armadio in questi giorni in cui, ad esempio, si discute accaloratamene sui diritti alle coppie di fatto, ha promesso, a chi Lo segue, il centuplo quaggiù e l’eternità. 
Forse, allora, va alzato lo sguardo dall’inguine (dove pare brutalmente sceso il livello di discussione politica) al… Cielo. 
Ma anche, coraggiosamente, dall’aldiqua all’aldilà. 
Gli altri la pensino come credono. Noi cattolici dovremmo sapere che «bisogna obbedire piuttosto a Dio che agli uomini» (At 5,29) ed anche, come ben ricorda papa Benedetto nel suo Elogio della coscienza, che «la speranza nei cieli non è nemica della fedeltà alla terra: è speranza anche per la terra. Confidando in ciò che è più grande e definitivo, noi cristiani possiamo e dobbiamo infondere la speranza anche in ciò che è provvisorio, nella dimensione politica e nella sfera delle istituzioni». «Non abbiate paura! Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo!». Così ci aveva esortati Karol Wojtyla, all’inizio del suo pontificato. 
Se, negli ambiti in cui siamo, desideriamo essere collaboratori nella costruzione del Regno di Dio (perché questo ci è chiesto!), un primo passo potrebbe essere aprire le porte dell’armadio dove, vergognandocene, l’abbiamo nascosto… 
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