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Questo blog è uno spazio per aiutarsi a riprendere a pensare da cattolici, alla luce della vera fede e della sana dottrina, cosa che la società moderna sta completamente trascurando se non perseguitando. Un aiuto (in primo luogo a me stesso) a restare sulla retta via e a continuare a camminare verso Gesù Cristo, Via Verità e Vita.
Ogni suggerimento e/o contributo in questa direzione è ben gradito.
Affido allo Spirito Santo di Dio, a Maria Santissima, al Sacro Cuore di Gesù e a San Michele Arcangelo questo lavoro di testimonianza e apostolato.
Un caro saluto a tutti e un sentito ringraziamento a chi vorrà contribuire in qualunque modo a questa piccola opera.

S. Giovanni Paolo II

Ci alzeremo in piedi ogni volta che la vita umana viene minacciata... Ci alzeremo ogni volta che la sacralità della vita viene attaccata prima della nascita. Ci alzeremo e proclameremo che nessuno ha l'autorità di distruggere la vita non nata...Ci alzeremo quando un bambino viene visto come un peso o solo come un mezzo per soddisfare un'emozione e grideremo che ogni bambino è un dono unico e irripetibile di Dio... Ci alzeremo quando l'istituzione del matrimonio viene abbandonata all'egoismo umano... e affermeremo l'indissolubilità del vincolo coniugale... Ci alzeremo quando il valore della famiglia è minacciato dalle pressioni sociali ed economiche...e riaffermeremo che la famiglia è necessaria non solo per il bene dell'individuo ma anche per quello della società... Ci alzeremo quando la libertà viene usata per dominare i deboli, per dissipare le risorse naturali e l'energia e per negare i bisogni fondamentali alle persone e reclameremo giustizia... Ci alzeremo quando i deboli, gli anziani e i morenti vengono abbandonati in solitudine e proclameremo che essi sono degni di amore, di cura e di rispetto.

lunedì 27 agosto 2012

Orizzonte o nascondiglio (Contributi 721)

Un articolo di Pigi Colognesi da Il Sussidiario riprende un interessante incontro del meeting di Rimini appena concluso: 

Durante la sua lezione sul titolo del Meeting 2012,  Javier Prades  ha citato la frase di uno scultore che dice: «L’orizzonte è la patria comune di tutti gli uomini». Frase perfettamente illustrata da due immagini improvvisamente comparse sullo schermo di fronte ai nostri occhi attenti. 
Pettine dei venti
Nella prima si vedono scogli battuti dalle onde, da cui fuoriescono ferri simili a ganci arrugginiti, che però hanno una strana armonia di curve che si stagliano sulle speculari infinità del cielo e del mare. 
La seconda è un avvolgente abbraccio di cemento armato piantato su larghi pilastri; elevandosi da un prato verdissimo, la scultura dialoga silenziosamente – anche in questo caso – con mare e cielo. 
Non le avevo mai viste e lì per lì non sono nemmeno riuscito ad afferrare il nome del loro autore. Allora ho fatto qualche indagine e ho scoperto che si tratta di Eduardo Chillida, (le sole note biografiche in italiano che ho trovato sono QUI) scultore basco di cui lo scorso 19 agosto si celebrava il decimo anniversario della morte. Con una veloce ricerca sulla rete (c’è anche un bel video sulla sua casa-museo) ho scoperto che la prima scultura si chiama Il pettine dei venti e la seconda Elogio dell’orizzonte
Ed è proprio la sconfinata apertura a quel punto ultimo di ogni sguardo, che non ne chiude la potenza visiva ma continuamente la rilancia in avanti, che rende così così affascinante l’opera di Chillida e, nel contempo, spiega meglio di ogni altra cosa quello che, ancora una volta, è successo al Meeting. 
E cioè che si è voluto mettere in moto una ragione che non ha la preoccupazione di definire (cioè di rinchiudersi in confini saputi e tranquillizzanti), ma di spalancarsi sulla vastità di un reale (fisico, sociale, personale, di pensiero, gusto e bellezza) che è sempre debordante ogni definizione, sempre «più in là». 
Elogio all'orizzonte
La radicale sfida della contemporaneità si gioca in gran parte nella decisione su quale delle due modalità di uso della ragione si sceglie. Che si rifletta su che cosa sia la persona umana o su come uscire dalla crisi, che si discuta su cosa significhi educare o pagare per le colpe commesse, che ci si affatichi per costruire un palco o ci si rilassi cantando e ballando con gli amici, è sempre l’uno o l’altro dei due modi di usare la ragione che si mette in campo: l’orizzonte o il nascondiglio. 
Ed è nascondiglio, seppure arredato di analisi fintamente distaccate, la stucchevole riproposizione di interpretazioni puramente politico-partitiche che non sono mancate neanche nell’edizione 2012 del Meeting. 
Analogamente sarebbe nascondiglio abboccare all’amo di queste riduzioni in una irritata reazione puramente difensiva: la tensione all’orizzonte lascia facilmente indietro queste scorie banalizzanti. 
Cercando informazioni su Chillida ho trovato un’altra frase che spiega bene la dinamica di una ragione aperta: «Io non rappresento, domando»
L’artista, cioè, (ma questo vale per ognuno di noi) non è il proprietario della scena della sua vita, su cui possa rappresentare a piacimento l’azione che più gli aggrada. 
È, invece, uno che si trova nel «gran teatro del mondo», sa che ha una insostituibile parte da svolgervi, ma non ne conosce né i dettagli né le modalità. 
E per questo «domanda», è un «mendicante».
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