Benvenuti

Questo blog è uno spazio per aiutarsi a riprendere a pensare da cattolici, alla luce della vera fede e della sana dottrina, cosa che la società moderna sta completamente trascurando se non perseguitando. Un aiuto (in primo luogo a me stesso) a restare sulla retta via e a continuare a camminare verso Gesù Cristo, Via Verità e Vita.
Ogni suggerimento e/o contributo in questa direzione è ben gradito.
Affido allo Spirito Santo di Dio, a Maria Santissima, al Sacro Cuore di Gesù e a San Michele Arcangelo questo lavoro di testimonianza e apostolato.
Un caro saluto a tutti e un sentito ringraziamento a chi vorrà contribuire in qualunque modo a questa piccola opera.

S. Giovanni Paolo II

Ci alzeremo in piedi ogni volta che la vita umana viene minacciata... Ci alzeremo ogni volta che la sacralità della vita viene attaccata prima della nascita. Ci alzeremo e proclameremo che nessuno ha l'autorità di distruggere la vita non nata...Ci alzeremo quando un bambino viene visto come un peso o solo come un mezzo per soddisfare un'emozione e grideremo che ogni bambino è un dono unico e irripetibile di Dio... Ci alzeremo quando l'istituzione del matrimonio viene abbandonata all'egoismo umano... e affermeremo l'indissolubilità del vincolo coniugale... Ci alzeremo quando il valore della famiglia è minacciato dalle pressioni sociali ed economiche...e riaffermeremo che la famiglia è necessaria non solo per il bene dell'individuo ma anche per quello della società... Ci alzeremo quando la libertà viene usata per dominare i deboli, per dissipare le risorse naturali e l'energia e per negare i bisogni fondamentali alle persone e reclameremo giustizia... Ci alzeremo quando i deboli, gli anziani e i morenti vengono abbandonati in solitudine e proclameremo che essi sono degni di amore, di cura e di rispetto.

sabato 20 ottobre 2012

Il sacerdote, un uomo innamorato (Contributi 749)

Da un blog amico leggo e riporto questa bellissima testimonianza di un giovane seminarista: 

Ogni volta che la gente viene a sapere che sono in seminario, la prima cosa che mi dicono (sempre che sappiano che cosa è un seminario, dato non trascurabile vista la generale ignoranza sul depositum fidei), ineluttabilmente, è “allora studi per diventare prete?”. Come una sveglia, una bomba ad orologeria, scatta sempre questa frase, spesso come domanda un po’ stupita, a volte come constatazione incredibile meritevole di premio Nobel da quanto l’interlocutore l’abbia ritenuta ardua da realizzare nella propria mente. 
Di solito sino ad ora mi limitavo a sorridere e a rispondere di sì, dilungandomi poi a seconda dei casi e delle richieste su questo o su quell'aspetto della vita seminariale (dove si studia, quando, come, che si mangia, dove e quando si prega, che si fa nel tempo libero ecc…). Fino ad oggi, dicevo: perché giusto ieri notte, prima di recitarmi compieta, sono stato fulminato dal pensiero che, in effetti, la “scoperta” di cui sopra è un’enorme, colossale falsità, o meglio un’imprecisione. 
Stupiti? Allora vi propongo un quesito: sapervi rispondere riporterebbe la situazione all'inizio annullando la mia obiezione. La domanda è questa: è possibile in qualche modo imparare ad amare? C’è un corso di studio, un tomo universitario, una guida pratica cartacea o multimediale che insegni dalla A alla Z come ci si innamora e cosa si deve fare una volta che ci si è innamorati? La risposta, cari lettori, è banale e rende ridicola l’affermazione ormai famosa. Semplicemente, no, non esiste niente del genere né mai esisterà. La cosa più simile che vi si avvicina è il Vangelo, ma anche lì è ridicolo prenderlo come banale manuale. 
Ma cosa c’entra l’innamorarsi, vi chiederete magari? Invece è fondamentale, decisivo, ed è ciò che contraddistingue maggiormente un sacerdote cristiano da un sacerdote taoista o un bonzo tibetano o uno sciamano animista. Costoro infatti per “svolgere il loro mestiere” non necessitano minimamente della carità; al contrario, il prete cattolico (e volendo anche il pastore protestante, ma in misura minore e vedremo tra poco perché) ha un bisogno viscerale della carità e dell’amore. 
Mi spiego meglio: sicuramente avrete tutti presente 1Cor 13, 1-13 (altrimenti andate a leggere e poi tornate qui), l’inno alla carità è sicuramente una delle pagine bibliche più toccanti e sublimi e quella che volendo riassume in un’unica parola l’attrazione che noi proviamo verso Cristo e che Cristo prova verso di noi. Di conseguenza, essendo il sacerdote colui che è preposto non solo all'amministrazione dei Sacramenti, quindi al contatto diretto con Dio, ma anche alla cura pastorale delle anime a lui affidate, necessiterà più di ogni altra cosa della vera carità. Come potrebbe, infatti, celebrare pienamente l’eucarestia con il cuore pieno di astio o disperazione? Come consolare un figlio spirituale se attanagliato dallo sconforto? O peggio, come fare tutto ciò se caduti nell'aridità spirituale, nel mancato contatto con Dio nella preghiera? 
Nella “Imitazione di Cristo” (IV. 11. 3) leggiamo: “Quale grandezza, quale onore, nell'ufficio dei sacerdoti, ai quali è dato di consacrare, con le sacre parole, il Signore altissimo; di benedirlo con le proprie labbra, di tenerlo con le proprie mani; di nutrirsene con la propria bocca e di distribuirlo agli altri. Quanto devono essere pure quelle mani; quanto deve essere pura la bocca, e santo il corpo e immacolato il cuore del sacerdote, nel quale entra tante volte l’autore della purezza. Non una parola, che non sia santa, degna e buona, deve venire dalle labbra del sacerdote, che riceve così spesso il Sacramento; semplici e pudichi devono essere gli occhi di lui, che abitualmente sono fissi alla visione del corpo di Cristo; pure ed elevate al cielo devono essere le mani di lui, che sovente toccano il Creatore del cielo e della terra. È proprio per i sacerdoti che è detto nella legge: “siate santi, perché io, il Signore Dio vostro, sono santo” (Lv 19,2).” 
Come non sottoscrivere queste parole? La vita del sacerdote è fatta di questo: essere santi e apostoli della carità; il cosiddetto studio viene dopo, è la conseguenza di tali premesse (l’amore verso gli altri spinge -o dovrebbe spingere- ad aumentare la propria cultura sì che gli altri ne possano beneficiare), non è il centro d’essere sacerdote o aspirante tale. È fondamentale di conseguenza per chiunque intraprenda questa via di vita pregare continuamente e con intensità, affinché il Signore possa concedere con lui “un incontro personale e vivo, ad occhi aperti e cuore palpitante” (Giovanni Paolo II). 
Ci aiuti la tua grazia, o Dio onnipotente, affinché noi che abbiamo ricevuto l’ufficio sacerdotale, possiamo degnamente e devotamente servirti in illibata purità e limpida coscienza. E se non possiamo vivere con quella innocenza di vita che si dovrebbe, concedici almeno di piangere dolorosamente le colpe commesse, e di servirti, da qui in avanti, più fervorosamente, in spirito di umiltà e nel proposito di una buona volontà. Amen. (Imitazione di Cristo, IV. 11. 3) 
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