Benvenuti

Questo blog è uno spazio per aiutarsi a riprendere a pensare da cattolici, alla luce della vera fede e della sana dottrina, cosa che la società moderna sta completamente trascurando se non perseguitando. Un aiuto (in primo luogo a me stesso) a restare sulla retta via e a continuare a camminare verso Gesù Cristo, Via Verità e Vita.
Ogni suggerimento e/o contributo in questa direzione è ben gradito.
Affido allo Spirito Santo di Dio, a Maria Santissima, al Sacro Cuore di Gesù e a San Michele Arcangelo questo lavoro di testimonianza e apostolato.
Un caro saluto a tutti e un sentito ringraziamento a chi vorrà contribuire in qualunque modo a questa piccola opera.

S. Giovanni Paolo II

Ci alzeremo in piedi ogni volta che la vita umana viene minacciata... Ci alzeremo ogni volta che la sacralità della vita viene attaccata prima della nascita. Ci alzeremo e proclameremo che nessuno ha l'autorità di distruggere la vita non nata...Ci alzeremo quando un bambino viene visto come un peso o solo come un mezzo per soddisfare un'emozione e grideremo che ogni bambino è un dono unico e irripetibile di Dio... Ci alzeremo quando l'istituzione del matrimonio viene abbandonata all'egoismo umano... e affermeremo l'indissolubilità del vincolo coniugale... Ci alzeremo quando il valore della famiglia è minacciato dalle pressioni sociali ed economiche...e riaffermeremo che la famiglia è necessaria non solo per il bene dell'individuo ma anche per quello della società... Ci alzeremo quando la libertà viene usata per dominare i deboli, per dissipare le risorse naturali e l'energia e per negare i bisogni fondamentali alle persone e reclameremo giustizia... Ci alzeremo quando i deboli, gli anziani e i morenti vengono abbandonati in solitudine e proclameremo che essi sono degni di amore, di cura e di rispetto.

lunedì 29 ottobre 2012

La pastorale dell’istante (Contributi 753)

Un nuovo articolo di Aldo Trento dal Paraguay, le lettere di cui si parla le potete trovare nel link : 

Quando sono arrivato in Paraguay mi sono messo le mani nei capelli, tanto era il disordine e la sporcizia che mi circondavano. Subito mi sono domandato: a cosa servono in questa situazione tutta la teologia e la filosofia studiata durante gli anni del seminario? Leggendo un libro di uno dei gesuiti che hanno vissuto le Riduzioni mi sono reso conto di quanto predicare, educare solamente a parole non sarebbe servito a niente, se non fosse stata la mia vita a parlare. Padre Paramas, l’autore del libro La Repubblica di Platone e i Guaranì affermava: «Gli indios non hanno la capacità di astrazione ma di imitazione e quindi è necessario educarli a guardare, a vedere, a fare esperienza della realtà». Ed è stato così che, spinto da questa verità, ho deciso che la mia unica pastorale sarebbe stata quella dell’istante, cioè mostrare a questi figli perché e come ogni particolare avesse a che fare con il Mistero. La divisione tra la fede ereditata e la vita era abissale. Approfittando della catechesi e delle omelie mi sono preoccupato, a partire dal 1989 fino a oggi, di mostrare che l’Avvenimento cristiano ha a che fare con la vita quotidiana, ovvero di testimoniare loro che il cristianesimo rende umane e belle tutte le cose
Il libro Cristo e il lavandino (Lindau-Tempi) è una piccola sintesi delle tante catechesi fatte per educare questo popolo, il mio, a una fede viva che cambia la qualità della vita. Per questo in parrocchia non solo non c’è disordine né sporcizia, ma tutto rimanda al Mistero e alla sua bellezza. Un giorno è venuta la superiora generale di una congregazione e osservando la bellezza di ciascun dettaglio ha detto: «Qui si sente viva la presenza del Mistero, perché la bellezza che si tocca con mano parla solo di Lui. Dio è bellezza e dove questa esiste lì è più semplice riconoscere la Sua infinita presenza». Il più grande giornalista del Paraguay, gnostico ed ebreo, ha testimoniato lo stesso dopo aver visitato la clinica San Riccardo Pampuri: «Se quello che ho visto con i miei occhi e ascoltato con le mie orecchie è Dio, allora anche io posso credere nella sua esistenza». 
La catechesi non solo parrocchiale, ma rivolta anche agli operai che lavorano nelle varie opere e a quelli di una multinazionale che ci hanno chiesto aiuto perché affascinati dall’ambiente nel quale viviamo, ha come unico fine quello di mostrare come la bellezza sia il segno più potente della Sua presenza. All’inizio non è stato facile perché nessuno poteva credere che la fede e la vita camminassero unite. Esisteva un disordine terribile, che era il modo normale di vivere. Quando siamo arrivati, nella parrocchia dominavano la convivenza o il concubinato ed era normale vivere in questo modo. Ma con il passare del tempo e facendo esperienza di Cristo, molti hanno chiesto di sposarsi con il sacramento del matrimonio. 
Non solo, ma hanno cominciato a chiedere: «Padre, aiutaci nella costruzione della casa, nella scelta dei mobili, nella preparazione della cena». C’è stato un momento in cui durante la Messa domenicale, quella dei bambini, portavo in chiesa il letto o un altro oggetto importante della casa, per mostrare a cosa servisse il letto o il perché del materasso, delle lenzuola e come dovesse essere tenuta in ordine la casa e i bambini, imparando con facilità, tornavano a casa e spiegavano ciò che avevano imparato ai propri genitori. Nell’evangelizzazione di questi 22 anni di missione mi ha aiutato molto più mostrare ciò che ho imparato dai miei genitori che i tanti libri di teologia. E la cosa interessante è stata che la gente educata a vivere intensamente il reale nel tempo si rendeva conto dell’urgenza di conoscere Cristo e di chiedere i sacramenti. È stato un cammino lungo, e continua a esserlo, ma dopo 22 anni è nato un popolo che è il grande protagonista delle opere della carità. Un soggetto responsabile e appassionato alle opere che la Misericordia Divina ha fatto e continua a fare tra di noi. I protagonisti della clinica, del collegio, dei ricoveri per anziani… sono loro il popolo umile che si lascia educare. Sono passati 22 lunghi anni, ma adesso è uno spettacolo vederli protagonisti di tutto ciò che esiste a San Rafael. Sono diventati un richiamo continuo a livello educativo per tutti, pazienti e operai. Sono loro che adesso reclamano la pulizia, l’ordine, l’armonia, sia nelle opere sia nelle loro case. Avevano cominciato a chiedere il sacramento del matrimonio senza che nessuno gliene avesse mai parlato. Lo stesso vale per battesimo, cresima, confessione e comunione. 
Non esiste particolare che non sia oggetto di attenzione, come testimoniano queste due lettere che alcune persone adulte preparano all’inizio di ogni settimana e che vengono distribuite come testo di catechesi settimanale a coloro che lavorano nelle opere. È un modo di catechizzare molto semplice, ma efficace, perché ognuno nel suo ambito è chiamato a paragonarsi con queste provocazioni, sia a casa sia nel lavoro con noi. Per me è una gioia verificare come dopo 22 anni di missione quello che era un luogo disordinato adesso viene definito da loro «l’ingresso del Paradiso». Propongo la lettura di queste lettere perché credo che sia una possibilità positiva anche per il “primo mondo”. «L’amore è una cosa grande, ma è fatto di dettagli», ripeto spesso. È il lavoro che le madri e i padri sono chiamati a vivere con i loro figli. Si educa solamente partendo dalla realtà che, come afferma san Paolo, «È il corpo di Cristo». 
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