Propongo all'atttenzione dei lettori questo interessante articolo di Antonio Socci:
C’è un diritto all’ignoranza, ma per la povera gente che non ha potuto studiare, non per i premi Nobel, né per i “maestri del pensiero” che pontificano dalle prime pagine dei giornali prendendo topiche imbarazzanti.
Non si può far la guerra al pregiudizio usando i pregiudizi (più sciocchi), non si può combattere l’oscurantismo esibendo la più crassa ignoranza.
Tanto meno per una causa nobile come la salvezza definitiva della povera Sakineh, la ragazza iraniana dallo sguardo dolce e triste, di cui ieri è stata sospesa la lapidazione.
A cosa mi riferisco? Alla prima pagina della Repubblica di ieri. Che, sotto il titolo “L’appello dei Nobel ‘Salvate Sakineh’ ” riportava, in caratteri grandi, questo testuale virgolettato: “Fermiamo l’orrore sul corpo di quella donna. La lapidazione è medievale, una punizione che non esiste nel Corano”.
Assurdità
Mi sono stropicciato gli occhi e ho riletto: “la lapidazione è medievale”. Sotto questa colossale baggianata, riprodotta fra virgolette e in caratteri grandi, la Repubblica ha riportato i nomi dei Premi Nobel Shirin Ebadi, Luc Montagnier, Rita Levi Montalcini, Harald Zur Hausen, Claude Cohen-Tannoudji e Gerhard Ertl.
Ma dall’articolo si evince che la frase è dell’avvocatessa iraniana, premio Nobel per la Pace, Shirin Ebadi che ha testualmente detto: “La lapidazione è una forma di punizione medievale che non esiste sul Corano”.
Lasciamo perdere la seconda parte della frase (“una punizione che non esiste nel Corano”), anche se sospetto che i mullah di Teheran conoscano ciò che dicono il Corano e gli altri testi normativi dell’Islam meglio di noi.
La cosa che mi ha fatto sobbalzare è quell’altra, perché è platealmente falsa: “la lapidazione è medievale”. Non so se la Ebadi intendeva parlare del “Medioevo islamico”, ne dubito perché altrimenti avrebbe dovuto dirlo.
In ogni caso, siccome la Repubblica non esce in Iran, ma in Italia, siccome ha scritto Medioevo tout-court (senza l’aggettivo islamico), siccome questa è la definizione dell’epoca cristiana data dall’Illuminismo e siccome è tipico della cultura europea post-illuminista attribuire al Medioevo cristiano ogni turpitudine, è naturale intendere il “proclama” che ieri stava sulla prima pagina di Repubblica come un anatema contro il Medioevo per antonomasia, il nostro Medioevo.
E allora qui c’è da trasecolare. Quando mai nel Medioevo si sono lapidate le presunte donne adultere? Per scrupolo professionale ho voluto consultare un medievista a 24 carati come Franco Cardini che, ovviamente, ha negato che nel Medioevo i cristiani lapidassero le donne ritenute adultere.
Anzi. La celeberrima pagina del Vangelo in cui Gesù salva l’adultera dalla lapidazione, prevista dalla legge ebraica di quel tempo, ha segnato una svolta storica. La pietà e il perdono di Dio irrompono nel mondo e lo ricreano.
Gesù liberatore delle donne
Quella pagina è una pietra miliare perché rappresenta in modo drammatico tutta la novità portata da Gesù rispetto all’antica Legge. E’ una rivoluzione che lui dovrà pagare con la vita.
Gesù mostra al mondo la struggente tenerezza di Dio verso i peccatori, rivela il “Padre misericordioso” che corre incontro al figlio scialacquatore pentito e lo riempie di abbracci e onori.
Gesù pronuncia parole durissime proprio contro quelli che si ritengono “perbene”, contro chi pretende di non essere peccatore, di non aver bisogno di perdono e di aver diritto di lapidare gli altri.
Questi “maestri della legge” vengono da lui chiamati “ipocriti” e “sepolcri imbiancati”. Gesù tuona: “Serpenti, razza di vipere! Come potrete evitare i castighi dell’inferno?” (Matteo 23, 4 e sgg). Gesù dice loro provocatoriamente: “i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel Regno dei cieli” (Mt 21, 31).
Dopo Gesù il mondo non è più lo stesso. Finisce anche l’orrore della schiavitù femminile. Non si uccide più una donna per un suo presunto peccato. Era un orrore che accomunava tutte le civiltà antiche: nella Roma imperiale, patria del diritto, una donna poteva essere ammazzata dal marito o anche dal suocero perfino per motivi futili, come aver bevuto del vino.
Eva Cantarella, nel suo libro “Passato prossimo”, spiega che su una figlia il padre ha diritto di vita o di morte (Ponzio Aufidiano per esempio uccise la figlia innocente quando scoprì che era stata violentata).
E ovviamente il marito può uccidere la moglie in caso di adulterio di lei. Ma non viceversa. Catone diceva: “se sorprendi tua moglie mentre commette adulterio, puoi ucciderla impunemente; se lei sorprende te invece non può toccarti nemmeno con un dito”.
Era pratica sociale accettata la soppressione o l’abbandono delle figlie femmine o anche il cedere la propria moglie come Catone che dette Marzia all’amico Ortensio (anche Ottaviano si fece cedere Livia dal marito).
Con il cristianesimo inizia l’unica, vera e duratura rivoluzione per le donne. E’ con Gesù, letteralmente con la sua venuta, che la donna acquista una dignità che non aveva mai avuto e che, anche giuridicamente, è pari all’uomo. E la più alta fra le creature sarà la Madonna.
Ricordo che perfino Roberto Benigni, nelle sue letture della Commedia dantesca, commentando il XXXIII del Paradiso, che inizia con la celebre preghiera alla Vergine, diceva: “la donna ha cominciato ad avere la possibilità di dire ‘sì’ o ‘no’ da quando Dio stesso ha chiesto a Maria di Nazaret il suo libero sì o no”.
Il medioevo è la prima, grande fioritura della civiltà cristiana ed è finalmente l’epoca della storia in cui non si è più potuto lapidare la donna adultera, né considerare la donna un oggetto su cui esercitare diritto di vita o di morte.
Qualcuno obietterà: ma come, stiamo dandoci da fare per salvare una povera donna dalla barbara lapidazione e tu pianti una grana in difesa del Medioevo. Sì. Perché in definitiva la salvezza delle tante Sakineh sta solo nella novità portata dal cristianesimo. Come è stato per l’Europa.
E’ vero quindi l’esatto contrario di quanto proclamato dalla prima pagina di Repubblica. Proprio il Medioevo segna, nella storia mondiale, la fine di quell’orrore. La Ebadi avrebbe dovuto dire: purtroppo non siamo al Medioevo cristiano.
Ovviamente non è che il Medioevo sia stato pieno solo di santi: gli uomini continuavano a essere peccatori e barbari. Ma si era invertito il corso della storia che andava verso la sopraffazione e la violenza sistematica sui deboli, i vecchi, i malati, i bambini e le donne. Il Medioevo avrà avuto i suoi difetti, ma non lapidava le donne.
Umberto Eco, che è una firma autorevole di Repubblica ed è un appassionato di quell’epoca potrebbe spiegarlo in un attimo alla redazione di quel giornale. Perché è incredibile che il quotidiano più diffuso, un giornale importante come Repubblica cada in questo colossale errore.
Pregiudizi
Come può accadere? Mi dice Cardini: “perché sui media ci sono cose di cui si può parlare male impunemente: il Medioevo è una di queste. E lo si fa per parlar male del cristianesimo su cui tutti si sentono in diritto di sputare”.
C’è un meraviglioso libro della medievista francese Régine Pernoud, pubblicato da Bompiani, “Medioevo. Un secolare pregiudizio”, che demolisce proprio i tanti luoghi comuni calunniosi che dal Settecento sono stati ingiustamente diffusi sul Medioevo. Basati su falsità e ignoranza.
L’ignoranza, il preconcetto nutrito di luoghi comuni, la scarsa conoscenza della storia sono tutti ingredienti di quel, più ampio, planetario pregiudizio anticristiano, anzi “pregiudizio anticattolico”, che il sociologo Philip Jenkins, in un suo libro, ha definito “l’unico pregiudizio ammesso”.
In effetti l’epoca del “politically correct”, che ha messo al bando tutti i pregiudizi basati sull’appartenenza etnica, religiosa, sessuale o sociale, ammette solo quello contro la Chiesa cattolica.
Sulla Chiesa e sui cattolici di oggi e di ieri si possono impunemente sparare sentenze di condanna morale e culturale, immotivate e ingiuste.
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Tra le braccia di Molly Malone
1 mese fa
E' vero che nel Medioevo, come retaggio della civiltà precedente, la donna non aveva né considerazione, né stima nella società, anzi, i teologi dubitavano dell'esistenza dell'anima nel corpo femminile, ma non si è mai sentito dire che le donne venissero lapidate !Ma Il medioevo, per le grandi figure di santità femminili che lo spirito Santo ha prodotto, è stato anche periodo che ha ridato dignità alla donna ; ne cito alcune: la monaca Badessa Ildegarda di Bingen, fondatrice di tanti monasteri, grande mistica e autrice di opere dommatiche; Santa Chiara di Assisi, madre delle sorelle povere ed è la prima donna che scrive di persona una regola per la sua comunità; santa Caterina da Siena, che ha cercato di dare grande dignità alla figura femminile ricca di sensibilità e per questo molto utile alla vita della chiesa; santa Rita da Cascia che, avvicinandosi alla spiritualità agostiniana rimane affascinata dall'amore che il Signore ha dimostrato sulla Croce...e tantissime altre.
RispondiEliminaIl medioevo , nonostante sia stato chiamato il secolo oscuro nel periodo illuminista, ha lasciato a noi tracce molto significative: i monumenti, gli scritti, le composizioni, i racconti che hanno parlato alle generazioni successive...Noi oggi, Cristiani del terzo millennio, siamo capaci di parlare alle gnerazioni che verranno dopo di noi? Con che cosa e in che modo?
Ma, a parte l'ignoranza dei "premi Nobel", ringraziamo il Signore per aver salvato Sakineh dall lapidazione!
un caro saluto
Dove è in vigore la Sharia, la lapidazione è la pena prevista per tre reati e l'adulterio è uno di questi.Detto questo, io non mi lancerei in una "apologia"così serrata del Medioevo. La ricerca storica ha fatto emergere ricchezza spirituale, culturale, poetica, artistica di questo periodo, insieme a tante miserie che hanno toccato anche la ferocia. Ma io non mi scandalizzo perché tutte le epoche registrano grandi luci e grandi ombre; anche la nostra, come lo fu per la Rivoluzione Francese che divorò i suoi figli. Giovanni Paolo II ha chiesto perdono per le colpe della Chiesa; non mi sembra che ciò abbiano fatto gli eredi dell' Illuminismo, né tanto meno i post-comunisti che ora si proclamano non solo democratici nel significato autentico del termine, ma anche credenti...Nessuna autocritica, nè in Italia, né nei paesi ex-comunisti per i milioni di vittime di quella ideologia che non ha risparmiato neppure i comunisti. Come cristiani non ci è più lecito tacere o inseguire un irenismo a senso unico.L'evento Cristo segno un punto di non ritorno nella storia umana. Nello stesso tempo ci conforta la certezza che "nel nome di Gesù si piegherà ogni ginocchio nei cieli e sulla terra" perché, piaccia o non piaccia all' intellighenzia laica, di stampo becero, Gesù è il Signore della storia.
RispondiEliminaSempre più spesso resto basito nell'ascoltare come recitano le notizie i nostrani "giornalai" (oramai non sono più giornalisti!):
RispondiElimina1) il latinissimo "summit" pronunciato "saemmit" (all'inglese) quando nei TG stranieri viene correttamente pronunciata alla latina... che dire? Ciucci (asini in napoletano);
2) nel presentare anche efferati delitti è sparita la parola "assassinio" troppo spessa sostituita da "giustiziato", che invece presuppone l'esercizio della giustizia... terribile!;
3) troppo spesso si assiste a trasmissioni pretenziosamente "culturali" che invece sono veri e propri "manuali di massoneria per il popolo", intese ad indagare su presunti misteri che misteri non sono affatto... e mai una volta che il problema si affronti davvero in maniera scientifica e documentata!!!
La leggenda nera sul Medio Evo ne è il più palpabile esempio.
Grazie,
Felice
SONO PIENAMENTE D'ACCORDO CON ANTONIO SOCCI, OGGI, NELL'EPOCA DELLA LIBERTA', SEMBRA CHE L'UNICA LIBERTA' NEGATA SIA QUELLA DI ESSERE CRISTIANI...NE SONO INDIGNATA !
RispondiEliminaFIORELLA MORETTI