Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, essendosi assoggettato a tutte le nostre pene, volle ancora subire le tentazioni di satana. S. Luca dice chiaramente al vers. 13 che il diavolo, dopo averlo tentato nel deserto, si allontanò da Lui per ritornare in altro tempo, o come dice il testo greco: Fino ad un tempo propizio. Questo indica che Gesù non subì solo la tentazione nel deserto e che satana, benché sconfitto, ritornò altre volte all’assalto contro di lui. Nell’Orto del Getsemani e nella Passione lo assalì certamente, non solo nell’interno dell’anima, ma anche servendosi degli uomini perversi che lo tormentarono; lo si rileva dal contesto medesimo degli Evangeli, dall’angustia che manifesto Gesù nell’Orto e dalla crudeltà dei suoi nemici, inspiegabile senza una intensa suggestione diabolica.
È impressionante il fatto che Egli, pieno di Spirito Santo dopo il Battesimo del Giordano, sia stato assalito da satana. Lo Spirito, certamente lo Spirito Santo, lo condusse nel deserto per prepararlo all’imminente ministero pubblico, e, proprio quando era ripieno di grazie particolari nella sua SS. Umanità, subì la tentazione.
Satana gli girò attorno fin dalla nascita, perché sospettava che fosse il Messia; cercò farlo sopprimere dall’empio Erode, e poté anche influire sinistramente sui Betlemiti, prima che nascesse, per renderli ostili o duri di cuore verso la Sacra Famiglia. Quando poi s’accorse dalla vita di Lui e dalla pienezza dello Spirito Santo che non era un uomo come gli altri, tentò sviarlo, per la stessa maligna invidia con la quale sviò Adamo. Era logico che il secondo Adamo non fosse esente dalle tentazioni, dovendo Egli riparare le spaventose conseguenze della prima tentazione.
È un grande conforto questo per le anime pie, che spesso nelle tentazioni si disorientano, e non sanno capire come la pienezza delle grazie particolari che hanno porti in loro lo scompiglio delle suggestioni più brutte da parte di satana. Si ripete in loro, membra più vive del Redentore, quello che avvenne a Lui medesimo per nostra istruzione e per nostro conforto.
Il calore non attrae subito le correnti fredde? Gli strati caldi si elevano e gli strati agghiacciati si precipitano sulla fiamma. Or satana, come gelo di morte, si precipita dove vede ardere una fiamma più intensa, non per assorbirne il calore ma per spegnerla, giacché, nel suo orgoglio, crede che il suo stato di morte sia preferibile a quello della vita, e nella sua ira funesta ha invidia della felicità che porta la vera vita. Appena dunque l’anima s’accende, per cosi dire, nello Spirito Santo, satana si precipita per turbarla.
Le tentazioni, perciò, non sono segno di decadimento, ma segno di un’azione più intensa dello Spirito Santo in noi. Tutto sta a non scambiarle per luce, a non crederle ragionamenti di logica, ed a non isolarsi nei tristi pensieri che suscitano, rifiutando la luce che ci viene da quelli che guidano l’anima nostra.
Chi rifiuta la direzione, si aggroviglia nella tentazione, LA RENDE SUA MENTALITÀ, la crede irrefutabile, e si espone al pericolo di farsi ingannare da satana. Come Gesù ricacciò la tentazione con la parola di Dio, cosi l’anima deve ricacciarla con la parola di chi le rappresenta Dio; alla suggestione di un falso ragionamento che le sembra luce deve rispondere non già ragionando ma fulminando satana con la parola che il Signore ci ha detto per il suo ministro.
La pienezza dello Spirito Santo dava all’anima divina di Gesù tale vita, e, diremmo, tale nutrimento interiore, che Egli digiunò per quaranta giorni e quaranta notti. S. Luca ha un’espressione propria del suo Vangelo su questo digiuno, e dice che Gesù non mangiò nulla in quei giorni. Dunque il suo digiuno fu completo. Digiunò per trarre dall’anima sua una fiamma di amore, per ridurre le attività corporali e dare la prevalenza a quelle spirituali, per mortificare il suo corpo divino, immolandolo nella privazione del cibo, e renderlo, poi, nutrimento delle anime nostre. Nel digiuno suo e nella sua penitenza Egli quasi seminò il grano del pane Eucaristico, che doveva poi stritolare nella Passione e lo rese nel suo amore cibo delle anime nostre. La povera mente umana si sente piccola piccola innanzi agli arcani di Dio!
Il digiuno e un’immolazione della propria vita, parziale, si, ma vera; e un sacrificio che si consuma alla presenza di Dio.
Quando s’immolava una vittima la si uccideva; rimaneva però il corpo inerte, testimonianza pubblica e reale che Dio solo e vita, perché fuori di Lui tutto muore. Quando si immolava l’olocausto, si uccideva e si bruciava la vittima, quasi sostituendone la vita con la fiamma, simbolo dell’amore che consuma in noi tutto quello che non e di Dio. Il digiuno e una riduzione della vita corporale, ed un olocausto delle sue tendenze materiali, fatto per amore di Dio. Come riducendo la corrente elettrica la lampadina abbassa il tono della sua luce, quasi morisse, cosi digiunando si abbassa il tono della vita materiale, che diventa in tal modo come immolata alla presenza di Dio.
Per questo il digiuno ha una grande forza impetrativa al cospetto di Dio, e per questo satana cerca ridurlo a minimi termini nella vita spirituale. Aggiungiamo subito, a scanso di equivoci, che il digiuno e strettamente collegato con l’obbedienza, perché se la riduzione della vita corporale e un’immolazione, questa è vana senza l’immolazione dell’anima. Il corpo riduce la sua vita con la privazione, e l’anima quasi esce fuori dalla propria vita corporale con l’obbedienza. Perciò e detto esplicitamente che Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto. Non vi andò di sua volontà, ed aggiunse all’immolazione del corpo quella dello spirito. Aggiungiamo pure che i digiuni, comandati dalla Chiesa, benché così blandi, sono i più belli che si possano fare, perché allora e proprio lo Spirito Santo che per la Chiesa guida l’anima alla penitenza.
(Don Dolindo Ruotolo)
Tra le braccia di Molly Malone
1 mese fa
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Che lo Spirito Santo illumini la tua mente e che Dio ti ricolmi di ogni grazia, spirituale e materiale, e la speciale benedizione materna di Maria scenda su di te..