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Questo blog è uno spazio per aiutarsi a riprendere a pensare da cattolici, alla luce della vera fede e della sana dottrina, cosa che la società moderna sta completamente trascurando se non perseguitando. Un aiuto (in primo luogo a me stesso) a restare sulla retta via e a continuare a camminare verso Gesù Cristo, Via Verità e Vita.
Ogni suggerimento e/o contributo in questa direzione è ben gradito.
Affido allo Spirito Santo di Dio, a Maria Santissima, al Sacro Cuore di Gesù e a San Michele Arcangelo questo lavoro di testimonianza e apostolato.
Un caro saluto a tutti e un sentito ringraziamento a chi vorrà contribuire in qualunque modo a questa piccola opera.

S. Giovanni Paolo II

Ci alzeremo in piedi ogni volta che la vita umana viene minacciata... Ci alzeremo ogni volta che la sacralità della vita viene attaccata prima della nascita. Ci alzeremo e proclameremo che nessuno ha l'autorità di distruggere la vita non nata...Ci alzeremo quando un bambino viene visto come un peso o solo come un mezzo per soddisfare un'emozione e grideremo che ogni bambino è un dono unico e irripetibile di Dio... Ci alzeremo quando l'istituzione del matrimonio viene abbandonata all'egoismo umano... e affermeremo l'indissolubilità del vincolo coniugale... Ci alzeremo quando il valore della famiglia è minacciato dalle pressioni sociali ed economiche...e riaffermeremo che la famiglia è necessaria non solo per il bene dell'individuo ma anche per quello della società... Ci alzeremo quando la libertà viene usata per dominare i deboli, per dissipare le risorse naturali e l'energia e per negare i bisogni fondamentali alle persone e reclameremo giustizia... Ci alzeremo quando i deboli, gli anziani e i morenti vengono abbandonati in solitudine e proclameremo che essi sono degni di amore, di cura e di rispetto.

giovedì 4 febbraio 2010

Il senso del disastro di Haiti (Contributi 239)

Pubblico da Tempi un articolo di P. Aldo Trento sul terremoto di Haiti. Da leggere assolutamente.

Ma se Lui non è vivo e presente fra noi, a cosa serve il dolore di Gladys, morta a 23 anni nel giorno del disastro di Haiti?


Non bastava la mancanza di mezzi per mettere in ginocchio il popolo di Haiti, il paese più povero del continente. C’è voluto anche un terremoto che ha causato centinaia di migliaia di vittime. La mattina di giovedì 14 gennaio sono rimasto pietrificato con il giornale in mano: perché, Signore? Perché hai permesso che la violenza della natura sterminasse migliaia di uomini, praticamente già condannati a morte dall’indigenza? E chissà quanti si sono fatti le mie stesse domande. Sembra terribile questo Dio, che invece che colpire i malvagi e i delinquenti si “diverte” a infierire su coloro che in questa vita fanno esperienza dell’inferno più terribile. Il dolore degli innocenti, il dolore dei poveri è il più difficile da capire col solo uso della ragione. Infatti nella storia ha sempre costituito la più grande obiezione all’esistenza di Dio, e in particolare di un Dio Padre. Perché se Dio è Padre, come mai lascia che queste tragedie accadano? Già Giobbe si era posto il problema, sostenendo che il giorno della nascita di un uomo rappresenta per lui una maledizione: la vita è fondamentalmente dolore e noia.

Leggevo il giornale e queste domande come chiodi mi si piantavano nel cuore, quando con sorpresa mi è caduto lo sguardo su due fotografie. La prima era in prima pagina, e rappresentava un donna disperata col viso rivolto verso il cielo, le braccia aperte a forma di croce, mentre sullo sfondo c’erano solo montagne di macerie. Uno scenario apocalittico. La seconda proponeva ai nostri occhi, o meglio al nostro cuore, una chiesa completamente distrutta, ridotta a calcinacci. Però, in mezzo a questa terribile visione, la sorpresa di una colonna rimasta intatta, sulla quale c’era un crocifisso, anche lui risparmiato dal terremoto.
Che impressione, che dolcezza, che significato carico di speranza! Tutto attorno era il trionfo della morte, ma in mezzo c’era una donna che guardava al cielo con le braccia aperte come una croce, e dentro la chiesa schiantata era rimasta intatta la bellezza di un Cristo crocifisso. La violenza della natura non aveva soffocato il grido di quella donna, e neanche quel crocifisso, simbolo di una Presenza che anche in quel momento aveva voluto, per mezzo di un’immagine, dire che Lui era lì.
Che impressione! Mentre in molte parti del mondo vogliono staccarlo da tutti i muri, ad Haiti neanche la violenza terribile del terremoto è riuscita a toglierlo alla vista dei sopravvissuti. Una volta ancora è voluto rimanere con noi per dirci che il grido di quella donna è il simbolo di milioni di disperati, le cui domande e i cui perché solo in Lui possono trovare una risposta.
Tutto è ridotto a maceria, però Lui è rimasto, sta lì. Non importa che l’immagine sia di gesso o di marmo. Ciò che importa è che quel segno ci grida, più forte della violenza del terremoto, che Lui è vivo. Non esiste una risposta umana e razionale alle domande di Giobbe e di tutti noi. La ragione rimane impotente. L’unica risposta è quel crocifisso, perché è la risposta che Dio Padre stesso si è incaricato di darci inviando il suo unico figlio al mondo, affinché assumesse la dolorosa condizione di tutti noi, per rivelarci che il destino dell’uomo è buono anche quando le circostanze sono le più terribili, come nel caso di un terremoto che annienta un intero paese.
Cristo non eliminò allora e non elimina oggi le domande che ci tormentano, Cristo non è venuto per eliminare, censurare queste domande né per interrompere la violenza della natura o per sollevarci dal dolore e dalla morte. Cristo è venuto per dirci che Lui è la risposta a qualsiasi interrogativo. È Lui il senso, il significato ultimo di tutto. Il male non è opera di Dio, il male è solo opera del peccato, di quel peccato che la Chiesa chiama originale e che non solo ha decomposto l’Io dell’uomo, ma anche la stessa natura, l’intero cosmo che, come scrive san Paolo, soffre le doglie del parto aspettando la resurrezione dei Figli di Dio.
La vittoria sul peccato
Questo terremoto è un nuovo parto, non è un aborto se si riconosce che Lui è vivo, è presente. Se così non fosse, a cosa servirebbe il nostro ospedale, che giorno dopo giorno prepara alla morte decine di pazienti, o il dolore della bellissima Gladys, morta a soli 23 anni lo stesso giorno del disastro di Haiti?
Non sono le proporzioni grandi o piccole di una tragedia a determinare il dolore o l’ingiustizia. Il dolore di uno e il dolore di centomila è sempre dolore, è sempre una provocazione. Il problema è che senza la fede, senza il riconoscimento che quell’uomo crocifisso in mezzo alle macerie rappresenta la vittoria sul peccato, tutto il male sarebbe assurdo, senza senso. Però quel crocifisso miracolosamente “vivo” tra tonnellate di morte afferma solennemente: «Io ho vinto la morte. Io sono la via, la verità e la vita».

In questo momento di dolore l’unica cosa che possiamo fare è guardare il volto di quel crocifisso e fissare gli occhi di Gesù, come fece Marta il giorno in cui, tra lacrime e singhiozzi, gli disse: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». Le rispose Gesù: «Tuo fratello risorgerà». Ma Marta non poteva pensare di rimandare al domani la speranza di tornare a vedere suo fratello, e replicò: «So già che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». Ma adesso? E Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me non morirà in eterno. Credi questo?». Una sfida impressionante, una sfida che sembra mettere ko la ragione, che secondo i criteri della nostra povera intelligenza euclidea risponderebbe con un “no” secco. Però la ragione, per Marta, non si riduce al proprio ombelico, a una visione ristretta, ma grazie all’amicizia con quell’uomo acquisisce tutta l’energia che le permette di guardare la realtà spalancando il suo sguardo a 360°, e risponde: «Sì, o Signore, io credo».
Il sì di Marta – e ricordiamoci che era davanti a un cadavere maleodorante di tre giorni – è stato l’atto supremo di una ragione triturata, annientata, però colma della certezza che quell’uomo non la stava ingannando, perché la sua eccezionale Presenza, anche in un momento così terribile, era la risposta che il suo cuore desiderava, cioè la certezza che suo fratello era vivo.
E anche noi che assistiamo a questa tragedia, anche se siamo pieni di impotenza e di dolore, dobbiamo affermare, come quella donna fotografata mentre urla rivolta al cielo: «Sì, o Signore, io credo!».
Tragedia o nuovo inizio
È l’unica posizione ragionevole, perché viceversa la disperazione avrebbe il sopravvento su di noi. La fede, il fatto di dire «sì, o Signore, io credo», non elimina la rabbia o il dolore, anzi aumenta la consapevolezza e quindi il nostro grido, però riconosciamo anche nella peggiore tragedia che il destino dell’uomo non coincide con la violenza della morte, ma con la certezza che quell’uomo crocifisso, che ci guarda da quella colonna che svetta intatta tra montagne di macerie, è vivo. E per questo, invece di farci abbattere dall’orrore della morte che ha annientato un intero popolo, troviamo l’energia necessaria per rialzarci e riprendere il cammino.
Ancora una volta abbiamo toccato con mano i frutti del peccato, della violenza crudele, della morte provocata dalla natura, essa stessa ferita dal peccato. Ma al tempo stesso, grazie alla fede, possiamo riconoscere all’interno di questa tragedia il dolce e amorevole sguardo di un uomo crocifisso che ci guarda ricordandoci che Lui, centro del cosmo e della storia, è vivo ed è qui in mezzo a noi, a sfidarci come ha fatto con Marta: «Credi questo?».

Dalla risposta che diamo a questa domanda dipende se ciò che è accaduto ad Haiti rappresenta una irreparabile tragedia o l’inizio di una nuova vita. Da una decisione radicale per ciò che vale, per quel destino buono per il quale il nostro cuore è stato fatto. E che le centinaia di migliaia di vittime ci indicano, perché per loro già non è più qualcosa che verrà, ma Qualcuno in cui già vivono in pienezza.
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3 commenti:

  1. Stupendo, semplicemente stupendo!!!
    Non ho altro da aggiungere... invito soltanto tutti a riflettere e a mettersi in contemplazione del volto del Cristo crocifisso che da più di 2000 anni cerca di dare risposte sul senso della nostra vita.
    Grazie caro amico!

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  2. Finalmente qualcuno che non da la colpa dei terremoti ma anche del dolore innocente a Dio anzi a un Dio che si è fatto crocifiggere pur di dimostrare a noi uomini di che pasta è fatto il Suo Amore

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  3. Sono rimasta senza parole, e mentre leggevo pensavo ...Signore abbi pietà di noi peccatori. Grazie Gesù per la tua infinita Misericordia , grazie per averci donato dei padri che ci aiutano a comprendere e a condurci a Te , vero SOMMO BENE . grazie, katia.

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Che lo Spirito Santo illumini la tua mente e che Dio ti ricolmi di ogni grazia, spirituale e materiale, e la speciale benedizione materna di Maria scenda su di te..

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