Caro direttore,
La morte degli otto volontari cristiani uccisi venerdì a Badakhshan lascia sgomenti. È la prima volta che membri di un’organizzazione non governativa (e cristiana) vengono presi di mira in modo così esplicito.
Nel caso specifico, tutto è abbastanza fuori del comune. Anzitutto, l’organizzazione per cui gli otto volontari - sei americani, una britannica, una tedesca - lavoravano, lo Iam (l’International Assistance Mission), è impegnata nel Paese da 44 anni ed era riuscita a farsi stimare per la professionalità e la dedizione sotto il re, sotto il regime filo-sovietico, sotto i Talebani e anche ora, in questo periodo di guerra.
Non era nemmeno la prima volta che il gruppo si muoveva. Fra essi, il loro capo spedizione, Tom Little, un optometrista di New York, era un vero esperto dell’Afghanistan, essendovi arrivato fin dagli anni ‘70.
Stupisce anche che il portavoce dei talebani, Zabihullah Mujahid abbia subito rivendicato l’esecuzione degli otto volontari e di due dei traduttori, senza aspettare uno o due giorni, come di solito avviene. In più la rivendicazione è avvenuta in modo altisonante, come per gloriarsi di fronte a tutto il mondo musulmano e chiamarlo a raccolta: “Ieri [il 6 agosto] - ha detto - una delle nostre pattuglie ha affrontato un gruppo di stranieri. Erano missionari cristiani e li abbiamo uccisi tutti”.
Egli ha pure aggiunto che si trattava “di spie dell’America”, che volevano raccogliere informazioni sugli insediamenti dei guerriglieri fondamentalisti. Zabihullah ha precisato che i volontari, tutti medici oculisti eccezionali, avevano con sé bibbie in lingua Dari e che “facevano proselitismo”.
Ma per quanto altisonanti, le accuse non tengono. Dirk Frans, direttore esecutivo dello Iam, ha negato con forza le due accuse di proselitismo e di politica: “Lavoriamo in Afghanistan dal 1966. Loro sanno che siamo un ente cristiano, ma di sicuro non distribuiamo bibbie”. Egli ha anche spiegato che gli uccisi erano medici e che lo Iam si occupa solo di aiutare la popolazione.
Fonti di AsiaNews nel Paese hanno fatto notare che questa volta i talebani non hanno mostrato i “capi di accusa”, le bibbie e magari le mappe segnate con la presenza di guerriglieri islamici. Forse perché non sono mai esistite.
Nemmeno la polizia che ha recuperato i corpi ha trovato le famose bibbie in lingua Dari, la prova del “proselitismo” di questi volontari cristiani. Invece i poliziotti hanno notato che oggetti di proprietà degli uccisi sono stati rovistati e derubati, tanto da far supporre che gli autori dell’esecuzione islamica siano solo dei ladri, con vaghi legami coi talebani.
Far apparire un furto e l’omicidio come una tappa del jihad può significare che i talebani vogliono mascherare la loro debolezza e il bisogno di nuovi alleati: le regione di Badakhshan, al confine con il Tajikistan, teatro dell’attentato, è una delle poche regioni afghane sottratte da sempre al loro controllo.
Ma è anche possibile che la loro lotta sia ormai divenuta più spietata: essi non combattono più solo i militari stranieri, ma tutti gli occidentali tout court. Il punto è che i militari presenti in Afghanistan possono essere criticati per tanti aspetti: dopo anni di guerra non c’è sicurezza; domina la miseria; cresce la corruzione; non vi sono infrastrutture…
Ma i volontari erano là per donare il loro servizio alla popolazione afghana, avendo curato milioni di persone dalla possibile cecità. Per questo, la violenza contro di loro è una violenza contro la stessa popolazione afghana. Questo assassinio rende evidente che i fondamentalisti non si curano affatto degli interessi e dei bisogni della gente che pure dicono di voler difendere.
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Il fondamentalismo cresce e c' è chi ancora ha la sfacciataggine di negarlo.
RispondiEliminaCi vogliamo svegliare???
Non so se vi ricordate di quella donna italiana, Aisha Michela (mi pare), convertitasi all' islam e sposata con uno che poi è stato espulso dall' Italia, che in tv col velo nero integrale disse con orgoglio che i talebani vogliono fondare un vero stato islamico.
Non aggiungo altro...
SG