Vorrei partire per questa breve riflessione da un brano del Vangelo di Matteo (25,35-36):
In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l`avete fatto a me. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi.
Questa frase è molto nota a tutti noi, ma devo constatare con rammarico, anche molto ignorata. Di recente ho avuto alcuni problemi di ordine finanziario (che non ho ancora risolto) e avevo scritto a 60 sacerdoti con cui sono "amico" vi Facebook se potevano fare qualcosa per aiutarmi. Nessuno di loro mi ha risposto, fosse anche per dire che non poteva fare nulla.
Non ne faccio un caso personale e capisco anche che FB è un mezzo che poco si adatta alla solidarietà, ma la considerazione che mi nasce è vedere come spesso (e io non sono esente da quanto sto per dire) si è molto bravi a parlare di carità, amore fraterno e aiuto ai più deboli, ma quando si tratta di passare dalle parole ai fatti si diventa ancora più bravi a mettere in campo scuse per non fare nulla.
Credo che occorra un forte cambiamento nel nostro sguardo per poter vedere nell'altro, l'amico, il vicino, lo sconosciuto, non un inopportuno seccatore ma la persona di Cristo che ci chiede aiuto. Aiuto che può essere sia economico che anche solo di comprensione, di ascolto, di affetto.
Spesso sappiamo descrivere con grande e commovente precisione la carità ma non siamo altrettanto capaci di incarnarla.
E quindi rischiamo di essere fra coloro che, continuando la citazione del Vangelo, si sentiranno dire nel giorno del giudizio "in verità non vi conosco, non so di dove voi siate.."
Cosa, credo, tremenda.
Occorre quindi che il nostro cuore prenda la mossa per convertirsi, che la nostra preghiera sia sincera e umile e che ci sia dentro di noi molto più spazio per l'umiltà che per l'autostima.
Abbiamo molti esempi di santi in tal senso e soprattutto abbiamo Maria SS che ci guida sulla via dell'umiltà e dell'affidarci a Dio.
Ogni volta che qualcuno ci chiede qualcosa, qualunque cosa, prima di chiuderci in difesa del nostro piccolo mondo personale, invochiamo lo Spirito Santo che ci faccia vedere nella persona che abbiamo di fronte, non un colpevole di "lesa maestà" nei nostri confronti, ma la carità di Gesù che ci invita a rinunciare a un po' di noi stessi a favore degli altri.
Tutto questo, come ho detto, si rivolge in primo luogo a me stesso che non sono in nulla diverso o migliore da coloro il cui aiuto ho cercato.
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Tra le braccia di Molly Malone
1 mese fa
Hai proprio ragione! A me dispiace non poterti aiutare economicamente perché anch' io ho i miei guai... (Intendo dire: che te ne fai di 20 Euro?!)
RispondiEliminaI parroci avrebbero potuto fare una colletta in chiesa e i soldi presi un pò là un pò qua sarebbero arrivati (almeno una parte).
SG
Sacrosante parole! Le applico anche a me stesso. Intanto i poveri non cessano di essere in mezzo a noi, soli e abbandonati con il loro carico enorme di bisogni, accusatori silenziosi ma implacabili delle nostre viltà. Forse proprio questo intendeva dire Gesù con quel Suo: "i poveri li avrete sempre con voi".
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