Benvenuti

Questo blog è uno spazio per aiutarsi a riprendere a pensare da cattolici, alla luce della vera fede e della sana dottrina, cosa che la società moderna sta completamente trascurando se non perseguitando. Un aiuto (in primo luogo a me stesso) a restare sulla retta via e a continuare a camminare verso Gesù Cristo, Via Verità e Vita.
Ogni suggerimento e/o contributo in questa direzione è ben gradito.
Affido allo Spirito Santo di Dio, a Maria Santissima, al Sacro Cuore di Gesù e a San Michele Arcangelo questo lavoro di testimonianza e apostolato.
Un caro saluto a tutti e un sentito ringraziamento a chi vorrà contribuire in qualunque modo a questa piccola opera.

S. Giovanni Paolo II

Ci alzeremo in piedi ogni volta che la vita umana viene minacciata... Ci alzeremo ogni volta che la sacralità della vita viene attaccata prima della nascita. Ci alzeremo e proclameremo che nessuno ha l'autorità di distruggere la vita non nata...Ci alzeremo quando un bambino viene visto come un peso o solo come un mezzo per soddisfare un'emozione e grideremo che ogni bambino è un dono unico e irripetibile di Dio... Ci alzeremo quando l'istituzione del matrimonio viene abbandonata all'egoismo umano... e affermeremo l'indissolubilità del vincolo coniugale... Ci alzeremo quando il valore della famiglia è minacciato dalle pressioni sociali ed economiche...e riaffermeremo che la famiglia è necessaria non solo per il bene dell'individuo ma anche per quello della società... Ci alzeremo quando la libertà viene usata per dominare i deboli, per dissipare le risorse naturali e l'energia e per negare i bisogni fondamentali alle persone e reclameremo giustizia... Ci alzeremo quando i deboli, gli anziani e i morenti vengono abbandonati in solitudine e proclameremo che essi sono degni di amore, di cura e di rispetto.

mercoledì 13 ottobre 2010

Repetita juvant (Contributi 384)

Un articolo di Pigi Colognesi tratto da Il Sussidiario che propongo a tutti voi:

Un criterio ritenuto pressoché infallibile per giudicare di un’idea, di un discorso, di un’opera d’arte o di una trasmissione televisiva è quello della originalità. Si dice e si accetta come indiscutibile che per mostrate le proprie capacità e la propria personalità si debba esibire un alto tasso di originalità, fino all’eccentricità. Anzi, in ambiti come quello dell’arte e dello spettacolo, questo principio è spinto tanto in avanti da far coincidere l’originalità – e il collegato presunto valore – con la trasgressione di ogni forma e modello già conosciuti.

Voglio, invece, spezzare una lancia a favore del contrario di questa, alla fine, noiosa originalità, cioè voglio fare un elogio della ripetizione. Lo spunto mi viene dal fatto che siamo nel mese di ottobre; mese che la Chiesa da secoli dedica alla più ripetitiva delle preghiere: il rosario.
L’etimologia della parola «ripetere» è interessante. Deriva dal latino e si compone di due parti. Il «ri» indica qualcosa che viene fatto di continuo. «Petere» significa: indirizzarsi verso, raggiungere un luogo. «Petere Romam» si potrebbe tradurre come «recarsi a Roma». E, quindi, ri-petere Romam indica l’azione di chi a Roma ci ritorna. Vien subito da chiedersi come mai uno a Roma ci vada di nuovo, dopo esserci già stato. Evidentemente vi ha trovato qualcosa che lo interessa profondamente oppure là può soddisfare un bisogno che lo urge. Si potrebbe dire che uno ritorna in un posto, ri-pete, perché solo lì c’è quello che sta cercando. Se l’ha trovato una volta, non deve fare altro che tornare sul luogo del ritrovamento. Sarebbe «originale» nel senso di bizzarro e forse un po’ matto chi, avendo trovato quello che cercava a Roma, si dirigesse verso Amsterdam.
Ma «petere» significa anche «domandare», per cui la ri-petizione è l’insistenza della domanda. Ecco il rosario, la preghiera del pellegrino che sa bene dove sta andando e ci va con sicurezza. Ripetendo le sue cinquanta Ave Maria, sempre uguali, come una lunga e fedele insistenza. Evidentemente motivata dalla sicurezza di trovare ascolto e risposta.

La ripetizione ha un altro effetto benefico. Scava nel terreno secco della distrazione, penetra nel suolo arido della smemoratezza.
Di tante cose sentite, viste e dette ci dimentichiamo in un batter d’occhio. Mentre quelle che abbiamo ripetute molte volte – come le poesie che ci facevano studiare a memoria da piccoli – sono rimaste. E ci vuol poco a farle riemergere dalla dimenticanza per poterle riutilizzare. Cioè per scoprirne il perennemente nuovo messaggio. Perché adesso non sono più quello che le ha imparate la prima volta e nemmeno quello che se l’è ricordate settimana scorsa.
La vita procede e le cose ripetute e depositate nella memoria – se sono vere – restano sorprendentemente nuove anche oggi.
Come è nuova un’Ave Maria detta adesso rispetto a quella che ho recitato anche solo cinque minuti fa; può essere successo di tutto, nel frattempo.
Per la crescita del grano un violento temporale è piuttosto dannoso. Il ripetersi apparentemente monotono di una pioggia fine e regolare è invece sicuramente fecondo.
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