Benvenuti

Questo blog è uno spazio per aiutarsi a riprendere a pensare da cattolici, alla luce della vera fede e della sana dottrina, cosa che la società moderna sta completamente trascurando se non perseguitando. Un aiuto (in primo luogo a me stesso) a restare sulla retta via e a continuare a camminare verso Gesù Cristo, Via Verità e Vita.
Ogni suggerimento e/o contributo in questa direzione è ben gradito.
Affido allo Spirito Santo di Dio, a Maria Santissima, al Sacro Cuore di Gesù e a San Michele Arcangelo questo lavoro di testimonianza e apostolato.
Un caro saluto a tutti e un sentito ringraziamento a chi vorrà contribuire in qualunque modo a questa piccola opera.

S. Giovanni Paolo II

Ci alzeremo in piedi ogni volta che la vita umana viene minacciata... Ci alzeremo ogni volta che la sacralità della vita viene attaccata prima della nascita. Ci alzeremo e proclameremo che nessuno ha l'autorità di distruggere la vita non nata...Ci alzeremo quando un bambino viene visto come un peso o solo come un mezzo per soddisfare un'emozione e grideremo che ogni bambino è un dono unico e irripetibile di Dio... Ci alzeremo quando l'istituzione del matrimonio viene abbandonata all'egoismo umano... e affermeremo l'indissolubilità del vincolo coniugale... Ci alzeremo quando il valore della famiglia è minacciato dalle pressioni sociali ed economiche...e riaffermeremo che la famiglia è necessaria non solo per il bene dell'individuo ma anche per quello della società... Ci alzeremo quando la libertà viene usata per dominare i deboli, per dissipare le risorse naturali e l'energia e per negare i bisogni fondamentali alle persone e reclameremo giustizia... Ci alzeremo quando i deboli, gli anziani e i morenti vengono abbandonati in solitudine e proclameremo che essi sono degni di amore, di cura e di rispetto.

mercoledì 25 luglio 2012

Il silenzio degli occhi (Contributi 690)

Un articolo di Pigi Colognesi tratto da Il Sussidiario offre una bella riflessione: 


Siamo tutti abbastanza convinti che viviamo troppo assediati dal rumore. I medici mettono in guardia dal pericolo di cuffiette e auricolari che ci invadono inesorabilmente di parole e musica; gli educatori osservano con un po’ di sgomento l’incapacità totale dei ragazzi a tacere anche solo per qualche secondo; in casa, in macchina, in stazione o all’aeroporto c’è sempre acceso qualche aggeggio che inonda i nostri timpani; persino dei toni della conversazione o del dibattito politico e culturale si dice spesso, per documentarne l’insignificanza, che è «urlato», cioè insopportabilmente rumoroso e privo di silenzio, quindi di profondità. C’è però da rilevare un’altra e forse ancora più pericolosa assenza di silenzio: quella degli occhi. Da quando li apriamo al mattino fino a quando li chiudiamo prima di dormire essi sono «costretti» a vedere, a prendere atto di quello che ci circonda. È questo, ovviamente, è un grande vantaggio, è il principale strumento attraverso cui la nostra ragione si rende conto di quello che c’è, è la strada maestra del rapporto tra la realtà e la nostra coscienza. 
Eppure ho l’impressione che ormai ci stiamo abituando a sovraccaricarli in modo indebito e dannoso. 
Quando vado al lavoro, in macchina o coi mezzi pubblici, non c’è istante in cui la mia vista non si imbatta in una forte sollecitazione visiva, ad esempio i cartelloni pubblicitari o i monitor alle fermate del metro. 
Quando sono davanti al pc, con un semplice click posso vedere filmati degli scontri a Damasco, di un concerto, di un dibattito alla Camera, di una prestazione sportiva oppure le immagini di un qualsiasi museo, di una città vista dal satellite, di una modella in vacanza. Non parliamo poi della sterminata offerta di filmati che si possono raggiungere con un telecomando o sforzando gli occhi sullo smartphone. Insomma, le nostre possibilità visive si sono espanse in maniera smisurata, eccedente la capacità stessa di far tesoro di quelle immagini, di lasciarle depositare nella memoria, di rifletterci. 
Assecondare questo bombardamento non è indolore perché ci impedisce, appunto, quello spazio di silenzio necessario perché ciò che vediamo sia vagliato e diventi quindi significativo. 
Qualche sera fa ero a cena da amici; ad un certo punto ho preso in braccio il loro figlioletto di un anno e l’ho portato sul balcone a vedere il tramonto. 
Non voleva più venir via, col dito continuava ad indicare quel cielo rosso e i suoi occhi erano letteralmente incantati dallo spettacolo. 
È esattamente lo spazio di questo incanto che stiamo perdendo. 
Si dice, infatti, che viviamo nell’epoca del disincanto, quella in cui non ci si meraviglia più dell’esserci delle cose, né si crede più che esse rimandino ad un misterioso oltre. 
Ma l’incanto non è l’incantesimo. 
Questo è un inganno prodotto per bassi scopi, quello è l’autentico spazio della conoscenza. Anzi, sono proprio le miriadi di immagini forsennatamente introdotte nel nostro orizzonte visivo che producono l’incantesimo di una sostanziale cecità. 
Certo, per fare silenzio degli occhi non posso certo vivere tenendoli chiusi; ma forse l’imminente vacanza potrà fornire occasione per fermarsi un poco di più su un paesaggio senza distogliercene subito e passare ad altro, per tornare ad essere aperti ed autenticamente curiosi come quando avevamo un anno. 
-----

Nessun commento:

Posta un commento

Che lo Spirito Santo illumini la tua mente e che Dio ti ricolmi di ogni grazia, spirituale e materiale, e la speciale benedizione materna di Maria scenda su di te..

Lista blog cattolici

LOGO DEL BLOG

LOGO DEL BLOG
inserisci il logo del blog sul tuo blog (anche ridimensionandolo)