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Questo blog è uno spazio per aiutarsi a riprendere a pensare da cattolici, alla luce della vera fede e della sana dottrina, cosa che la società moderna sta completamente trascurando se non perseguitando. Un aiuto (in primo luogo a me stesso) a restare sulla retta via e a continuare a camminare verso Gesù Cristo, Via Verità e Vita.
Ogni suggerimento e/o contributo in questa direzione è ben gradito.
Affido allo Spirito Santo di Dio, a Maria Santissima, al Sacro Cuore di Gesù e a San Michele Arcangelo questo lavoro di testimonianza e apostolato.
Un caro saluto a tutti e un sentito ringraziamento a chi vorrà contribuire in qualunque modo a questa piccola opera.

S. Giovanni Paolo II

Ci alzeremo in piedi ogni volta che la vita umana viene minacciata... Ci alzeremo ogni volta che la sacralità della vita viene attaccata prima della nascita. Ci alzeremo e proclameremo che nessuno ha l'autorità di distruggere la vita non nata...Ci alzeremo quando un bambino viene visto come un peso o solo come un mezzo per soddisfare un'emozione e grideremo che ogni bambino è un dono unico e irripetibile di Dio... Ci alzeremo quando l'istituzione del matrimonio viene abbandonata all'egoismo umano... e affermeremo l'indissolubilità del vincolo coniugale... Ci alzeremo quando il valore della famiglia è minacciato dalle pressioni sociali ed economiche...e riaffermeremo che la famiglia è necessaria non solo per il bene dell'individuo ma anche per quello della società... Ci alzeremo quando la libertà viene usata per dominare i deboli, per dissipare le risorse naturali e l'energia e per negare i bisogni fondamentali alle persone e reclameremo giustizia... Ci alzeremo quando i deboli, gli anziani e i morenti vengono abbandonati in solitudine e proclameremo che essi sono degni di amore, di cura e di rispetto.

martedì 25 maggio 2010

Mi sento felice e orgoglioso della mia vocazione sacerdotale (Contributi 306)

Lettera al New York Times di un missionario dall'Angola

di Nieves San Martín


LUANDA, maggio 2010 (ZENIT.org).
“Sono un semplice sacerdote cattolico. Mi sento felice e orgoglioso della mia vocazione. Vivo da vent'anni in Angola come missionario”. Inizia così una lettera che il missionario salesiano uruguayano Martín Lasarte ha inviato al New York Times senza ottenere risposta.
Nel testo, spiega l'opera silenziosa a favore dei più sfortunati svolta dalla maggior parte dei sacerdoti della Chiesa cattolica, che però “non fa notizia”.
Nella lettera, che ha girato a ZENIT, padre Lasarte esprime i suoi sentimenti di fronte all'ondata mediatica sollevata dagli abusi di alcuni sacerdoti, mentre sorprende lo scarso interesse che suscita nei media il lavoro quotidiano di migliaia e migliaia di presbiteri.
“Mi provoca un grande dolore il fatto che persone che dovrebbero essere segni dell'amore di Dio siano stati un pugnale nella vita di persone innocenti. Non ci sono parole che possano giustificare atti di questo tipo. La Chiesa non può che stare dalla parte dei deboli, dei più indifesi. Tutte le misure prese per la protezione della dignità dei bambini, quindi, saranno sempre una priorità assoluta”, afferma nella sua lettera.
Ad ogni modo, aggiunge, “è curioso constatare quanto poco facciano notizia e il disinteresse per migliaia e migliaia di sacerdoti che si consumano per milioni di bambini, per gli adolescenti e i più sfortunati nei quattro angoli del mondo”.
“Penso che al vostro mezzo informativo non interessi il fatto che io abbia dovuto trasportare su percorsi minati nel 2002 molti bambini denutriti da Cangumbe a Lwena (Angola), perché il Governo non si rendeva disponibile e le ONG non erano autorizzate; che abbia dovuto seppellire decine di piccole vittime tra gli sfollati della guerra e i ritornati; che abbiamo salvato la vita a migliaia di persone a Moxico con l'unico posto medico in 90.000 chilometri quadrati, o che abbia distribuito alimenti e sementi; o che in questi 10 anni abbiamo dato un'opportunità di istruzione e scuole a più di 110.000 bambini”, sottolinea.
Non interessa che con altri sacerdoti abbiamo dovuto far fronte alla crisi umanitaria di circa 15.000 persone negli alloggi della guerriglia, dopo la loro resa, perché gli alimenti del Governo e dell'ONU non arrivavano”, aggiunge.
Il sacerdote cita poi una serie di azioni compiute da suoi compagni, spesso rischiando la vita, che vengono ignorate dai media.
Non fa notizia che un sacerdote di 75 anni, padre Roberto, di notte percorra le vie di Luanda curando i bambini di strada, portandoli in una casa di accoglienza perché si disintossichino dalla benzina, che alfabetizzi centinaia di detenuti; che altri sacerdoti, come padre Stefano, abbiano case in cui i bambini picchiati, maltrattati e violentati cercano un rifugio, e nemmeno che fr. Maiato, con i suoi 80 anni, vada casa per casa per confortare i malati e i disperati”.
“Non fa notizia che più di 60.000 dei 400.000 sacerdoti e religiosi abbiano abbandonato la propria terra e la propria famiglia per servire i fratelli in lebbrosari, ospedali, campi di rifugiati, orfanotrofi per bambini accusati di stregoneria o orfani di genitori morti di Aids, in scuole per i più poveri, in centri di formazione professionale, in centri di assistenza ai sieropositivi... e soprattutto in parrocchie e missioni, motivando la gente a vivere e amare”.
Non fa notizia che il mio amico padre Marcos Aurelio, per salvare alcuni giovani durante la guerra in Angola, li abbia portati da Kalulo a Dondo e tornando alla sua missione sia stato ucciso a colpi di mitragliatrice; che fr. Francisco e cinque catechiste siano morti in un incidente mentre andavano ad aiutare nelle zone rurali più sperdute; che decine di missionari in Angola siano morte per mancanza di assistenza sanitaria, per una semplice malaria; che altri siano saltati in aria a causa di una mina, mentre facevano visita alla loro gente – prosegue padre Lasarte –.
Nel cimitero di Kalulo ci sono le tombe dei primi sacerdoti che giunsero nella regione... Nessuno aveva più di 40 anni”.
“Non fa notizia accompagnare la vita di un sacerdote ‘normale’ nella sua quotidianità, nelle sue difficoltà e nelle sue gioie, mentre consuma senza rumore la sua vita a favore della comunità che serve”.
La verità è che non cerchiamo di fare notizia, ma semplicemente di portare la Buona Novella, quella notizia iniziata senza rumore la notte di Pasqua. Fa più rumore un albero che cade che un bosco che cresce”, sottolinea.
“Non pretendo di fare un'apologia della Chiesa e dei sacerdoti – aggiunge padre Lasarte –. Il sacerdote non è né un eroe né un nevrotico. E' un semplice uomo, che con la sua umanità cerca di seguire Gesù e di servire i fratelli. Ci sono miserie, povertà e fragilità come in ogni essere umano; e anche bellezza e bontà come in ogni creatura...”.
Insistere in modo ossessivo e persecutorio su un tema perdendo la visione d'insieme crea davvero caricature offensive del sacerdozio cattolico in cui mi sento oltraggiato”, afferma.
“Amico giornalista, le chiedo solo di cercare la Verità, il Bene e la Bellezza. Ciò la renderà nobile nella sua professione”, conclude.


[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]
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3 commenti:

  1. ANCH'IO PENSO CHE I SACERDOTI SIANO UN DONO PREZIOSO DEL CUORE DI CRISTO...LI STIMO, LI AMO, LI DESIDERO SANTI...E GUARDO A CHI ONORA LA VESTE TALARE, A CHI FA VEDERE GESU', A CHI SOFFRE IN SILENZIO PER ESSERE FEDELE ALLA SUA CHIAMATA, COSI' FACENDO MI RICORDO SOLO DEI PECCATORI QUANDO PREGO, PER RACCOMANDARLI ALLA MISERICORDIA DI DIO...

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  2. E' riasaputo che il male fa più notizia del bene! Probabilmente fa più comodo mettere in luce gli errori di tanti religiosi piuttosto che far conoscere l'opera di chi dedica tutta la sua vita a servire il Signore. Io credo che si stia cercando in tutti i modi di giustificare un certo tipo di mentalità che mira a rinnegare l'insegnamento del Vangelo: della serie se anche i preti sbagliano così gravemente, a maggior ragione possiamo sbagliare noi...ma ci si dimentica di una cosa essenziale: il rapporto con il Signore è PERSONALE ed ognuno di noi sarà chiamato davanti a Dio a rispondere del proprio vissuto.
    In ogni modo è giusto fare del tutto per mettere in luce l'opera di sacerdoti come Martín Lasarte, e credo che ce ne siano tantissimi. Ringraziamo e lodiamo il Signore per questo!!!
    Un saluto...

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  3. A quello che ha scritto Marina, aggiungo solo questo: credo che il punto non sia semplicemente quello del "I preti sbagliano, possiamo anche noi", che in un certo modo, significherebbe comunque, ancora, un dover "guardare" almeno a quello che "predicano".
    Ma che sia anche (e ben peggiore), un motto de "I preti sbagliano, quindi, che li seguite a fare? Fate come vi pare senza sforzarvi"!
    La dissoluzione della Verità... un tentativo (subdolo), per evitare che qualcuno agisca (almeno) secondo il dettato di Gesù "Fate quello che dicono, non fate quello che fanno".
    Nel senso che, fintanto che comunque rimane in piedi il rispetto per l'istituzione, un minimo di sforzo nella gente permane, ma se viene distrutta anche quella, insieme all'azione "negativa" di alcuni preti, viene meno anche quello che di buono predicano o dovrebbero predicare (ovvio, incoerentemente quando poi coi fatti dimostrano altro).
    Un caro saluto

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Che lo Spirito Santo illumini la tua mente e che Dio ti ricolmi di ogni grazia, spirituale e materiale, e la speciale benedizione materna di Maria scenda su di te..

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