Propongo l'ultimo editoriale di SamizdatOn Line:
Cent'anni fa lo scritore russo Soloviev, nel suo Racconto dell'Anticristo, poneva nel tempo della fine del mondo la riunione tra Ortodossi e Cattolici. E' proprio un ortodosso a fare la confessione che tutti accomuna davanti all'Imperatore, l'Anticristo stesso:
Allora simile a un cero candido si alzò in piedi lo starets Giovanni e rispose con dolcezza: «Grande sovrano! Quello che noi abbiamo di più caro nel cristianesimo è Cristo stesso. Lui Stesso e tutto ciò che viene da Lui, giacché noi sappiamo che in Lui dimora corporalmente tutta la pienezza della Divinità." (Soloviev, Racconto dell'Anticristo)
Probabilmente non siamo all'Apocalisse. Però, dopo mille anni di separazione, dopo i tempi della persecuzione comunista che vide imprigionati e morire fianco a fianco i membri di una e dell'altra confessione sembrano inaspettatamente arrivati tempi migliori. E se non è ancora la sospirata unità, qualcosa al termine di questa lunghissima notte comincia ad apparire. SamizdatOnLine
UNA PICCOLA LUCE INVINCIBILE (ovvero pace tra i capponi di Renzo?!)
I Il led della batteria di alcuni netbook è incredibile. Per quanto sia piccolina, la sua luce azzurra è straordinaria. Quando la stanza è al buio sembra che vi sia un sole azzurro. Così piccola e così potente! Così è la luce della speranza. La sua forza la vediamo solo quando le tenebre paiono vincere definitivamente. Allora essa si mostra e le vince.
Non va sottovalutato come piccola luce di speranza un indirizzo di saluto al Pontefice fatto dal Metropolita Hilarion di Volokolamsk in occasione del concerto che c'è stato in Vaticano, offerto dal Patriarca Kirill al Papa. Perché sono importanti le parole di Hilarion ?
Perché esse, al di là del loro contenuto esplicito, dicono anche “altro”; e lo dicono in una maniera che non si udiva ormai da molti anni, nei quali i rapporti tra il Patriarcato di Mosca e il Vaticano avevano raggiunto dei minimi storici. Lo stesso dialogo ecumenico si era interrotto bruscamente e solo negli ultimi tempi era ripartito.
Cosa è questo "altro" che si è sentito? La presa di coscienza russa che l’attacco scristianizzante al quale è sottoposto l’occidente è qualcosa che riguarda tutti i cristiani e non è solo la prova di un fantomatico “fallimento” degli “eretici” cattolici. Si capisce che l’attacco alla Chiesa di Roma non è “colpa sua”, ma è un attacco che va al cuore dello stesso cristianesimo e che coinvolge tutti.
Dice Hilarion:
"Personalmente sono convinto che noi ortodossi e cattolici, per agire comunemente, non dobbiamo aspettare il momento in cui spariranno tutte le differenze teologiche tra noi; non possiamo infatti illuderci che questo avverrà presto. Tuttavia, anche prima che questo avvenga, dobbiamo già agire non come concorrenti ma come alleati, soprattutto nella nostra Europa. Santità, noi sosteniamo appieno il suo appello alla rievangelizzazione del nostro continente. Riteniamo però che nessuna Chiesa, neanche una Chiesa così numerosa e forte come la Chiesa cattolica, possa fare questo da sola. Dobbiamo essere insieme. Abbiamo uno stesso campo di missione: l’Europa scristianizzata di oggi, che ha perso le sue radici religiose, morali, culturali. Davanti al secolarismo, al consumismo, al relativismo morale, solo insieme noi ortodossi e cattolici possiamo trovare le forze per riproporre ai nostri contemporanei, con la nostra stessa vita, il nostro umanesimo cristiano, i valori morali della famiglia, della fedeltà coniugale, il valore della vita dal suo concepimento alla sua fine naturale, e tutti gli altri. Così facendo, non soltanto aiuteremo gli europei a trovare un contenuto spirituale e un cardine morale per la propria vita individuale, ma aiuteremo il nostro continente, che attraversa una serissima crisi di identità, a riscoprire le proprie radici spirituali e culturali."
Queste parole sono state certamente possibili grazie all’elezione del nuovo Patriarca, Kirill. Quando fu eletto, tra le persone "dentro" le questioni ecumeniche con gli Ortodossi, si era diffuso un cauto ma fermo ottimismo. Tra tutti i "patriarcabili" Kirill era quello più vicino a posizioni di dialogo con la Chiesa Cattolica. Il Patriarca ecumenico di Costantinopoli ha fatto il suo dottorato al Pontificio Istituto Orientale a Roma, conosce da vicino i cattolici. È un momento bello, questo, in cui alla testa delle Chiese più importanti in Europa ci sono persone che parlano di Cristo sulla stessa frequenza. Non è un caso, quindi, che sia stata una Chiesa così profondamente radicata nell'interiorità e nutrita ininterrottamente dalle sue radici liturgiche e monastiche come quella Ortodossa a capire ed entrare in profonda sintonia con il programma di vera riforma del cristianesimo e di rievangelizzazione, portato avanti da Benedetto XVI: programma che si basa non su chissà quali strategie studiate in qualche “master in pastorale”, ma sulla conversione personale, preghiera e penitenza.
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Tra le braccia di Molly Malone
1 mese fa
Molto interessante questo incontro, fa ben sperare per una bella e santa amicizia tra la Chiesa d'oriente e la Chiesa d'occidente.
RispondiEliminaUn caro saluto!
Affidiamo tutto nelle mani potenti e misericordiose di Gesù e della Sua Madre Santissima
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