Due interventi fa, citato come Articoli 6-L'arma disarmante avevo proposto un breve articolo sull'episodio della maestra che, colpita a calci da un suo alunno e avendo per conseguenze perso la milza, aveva perdonato il ragazzo. In breve l'articolo elogiava questo gesto definendolo un'arma disarmante.
Ha commentato questo articolo questo articolo Maria con queste parole:
Uhm...scusami Gianandrea, ma stavolta sono....dubbiosa!
Il perdono, è vero, a volte (non sempre, diciamocelo pure) è disarmante. Ma in alcuni casi, non è purtroppo arma "Educativa". Mi spiego meglio: la realtà di oggi ci mostra bambini sempre meno bambini, sempre più impregnati di problematiche da adulti, sempre meno gestibili ed educabili. Cronache come queste, lo fanno vedere nero su bianco.
Io penso che ridurre tutto all'equazione perdono=reinserimento sociale e crescita sana del bambino, sia un pò troppo riduttivo e mi sa di buonismo!
E poi: il gesto del bimbo è stato del bimbo o gli è stato suggerito?
Ti ripeto, ho i miei dubbi, con queste giovani generazioni di oggi, ci vuole il pugno di ferro nel guanto di velluto, apprezzabile il gesto della maestra, ed anche condivisibile, ma non mi piace il tono dell'articolo, che riduce il tutto ad una "improvvisa" maturazione del piccolo e ad una sua "reintegrazione" nella società.
Buona settimana!
Premesso che rispetto il pensiero di tutti e quindi anche dell'amica Maria che, bontà sua mi fa sovente dono di commenti interessanti, mi viene spontaneo commentare a mia volta.
Ovviamente siamo fra amici e ognuno esprime il suo sentire, animato dal desiderio di puntare al vero a di aiutarsi a vicenda in questo.
In primo luogo perdono e punizione non si escludono a vicenda, voglio dire che c'è stato chi ha perdonato chi ha commesso un crimine, ma questo non ha evitato che il colpevole pagasse il suo debito con la giustizia (vogliamo fare un esempio? Giovanni Paolo II e Alì Agca).
Penso che il perdono come possibilità di uscire in primo luogo da noi stessi (inteso come egoismo personale) per aprirsi ad Altro sia un qualcosa che cambia in primo luogo noi quando lo offriamo, e, fermo restando la libertà di ciascuno, offra una possibilità di cambiamento per l'altro che lo riceve.
Forse l'articolo semplificava un po' la storia, la rendeva un po' simile a una favola con il suo finale "e vissero felici e contenti" ma il punto è che i fatti sono questi, poco conta (secondo me) se il bimbo ha mandato scuse, fiori e vangelo di sua iniziativa o dietro sollecito dei genitori (che in questo caso sarebbero stati a loro volta contagiati dal gesto di perdono della maestra). In fondo fra le ultime parole che Gesù ha pronunciato in croce c'è stato "Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno".
Il perdono è sempre un atto che rigenera chi lo dà e chi lo riceve ed è possibile (quando è sincero) solo se viene da Dio.
Noi uomini, impastati di orgoglio, fango e amor proprio, non siamo capaci di perdonare, siamo più portati a portare rancore e meditare vendetta. Solo Dio è capace di perdonare e, di conseguenza rigenerare l'uomo. E' guardando alla croce (che qualcuno vorrebbe tanto togliere dai nostri uffici e dalla nostra cultura) che si può diventare capaci di perdono e quindi partecipare al gesto rigenerativo che solo Dio può compiere.
In fondo il per - dono è appunto un gesto gratuito compiuto verso qualcuno che è in debito con noi, un abbraccio all'umanità dell'altro che, come la nostra, è ferita e bombardata da questra società non cristiana che preferisce affermare il proprio io piuttosto che Dio.
Non è quindi un buonismo (che come tutti gli "ismi" è solo un processo degenerativo) ma caso mai bontà, amore e attenzione alla propria ed altrui umanità. Se non comincia ad entrare, nel nostro vivere i rapporti con i nostri simili, un modo diverso di guardare noi stessi e gli altri, la legge del più forte ci renderà sempre più disumani. Se l'affermazione del nostro - pur giusto - diritto ha la meglio su ogni altra considerazione ci sarà sempre un più forte a comandare e un più debole a soccombere.
Invece ciò che deve trionfare è l'abbraccio amorevole di Cristo per l'uomo, che, come detto all'inizio non esclude la "punizione", perchè (mi confermino o smentiscano i teologi) è vero che Gesù ha perdonato Zaccheo, ma è anche probabile che qualche anno in purgatorio quest'ultimo lo abbia fatto.
**
Confido nella bontà dei miei lettori e aspetto i loro commenti.
--
Tra le braccia di Molly Malone
1 mese fa
Bhè tu hai capito perfettamente dove volevo andare a parare. L'articolo mi è parso riduttivo nel vedere solo una faccia della medaglia: "perdoniamo e tutto si risolve".
RispondiEliminaTu citi Agca: esempio lampante di quello che ho espresso nel mio commento!
Il Santo Padre ha fatto benissimo a perdonarlo, ma sarebbe riduttivo pensare che quel gesto abbia risolto tutto.
O meglio: il perdono è l'essenza del cristianesimo che è Amore; l'uomo deve perdonare non perché l'altro si sia pentito, ma perché l'amore esige questo. In un certo senso, è un gesto che "risolve" per chi perdona (non nel senso: mi metto la coscienza a posto, ma in quello: ho fatto quello che dovevo, che Cristo mi invita a fare. Sono e rimango un servo inutile!)
Ma i comportamenti che seguono, necessariamente vanno calibrati secondo giustizia (e quindi, chi va punito va punito), rieducazione (come nel caso del bambino dell'articolo), o quanto altro.
Altrimenti rischiamo di fare la società dei "buoni a senso unico". E voler bene è anche spingere l'altro al meglio!
Tu dici che sia secondario (in questo momento) se il gesto del bimbo sia stato spontaneo o effettuato dietro pressioni. Bhè...conta nella misura in cui, laddove non fosse stato spontaneo, il bambino abbia almeno capito (per come può in base all'età) il significato del gesto.
Altrimenti, per lui non cambierà niente!
Ecco, io avrei preferito un articolo che fosse più introspettivo, non limitandosi solo all'introspezione nel gesto della maestra, ma ponendosi interrogativi anche sul "futuro" di un bambino che, in sostanza, "rappresenta" una fetta non poco rilevante della generazione futura.
Ps. dove mi riferisco ad Agca, la mia affermazione "Non ha risolto tutto", è riferita all'interiorità di un uomo che, pur avendo scontato la sua pena, sappiamo ancora oggi quante fesserie va a sparare in giro...fesserie di un certo rilievo, che poco mi fanno pensare che sia "cambiato" e che quindi abbia metabolizzato il senso di quel gesto di perdono!
RispondiEliminaCondivido in pieno il pensiero di Maria. Il perdono cristiano è un grande atto di umiltà ma esso non dispensa chi ha sbagliato dal dover riparare. Il ragazzo in questione ha bisogno di essere punito adeguatamente ma anche di essere educato ed aiutato a prendere coscienza del male che ha commesso. Giustizia si ma con carità. Sicuramente la maestra, perdonando, intendeva proprio questo ma i media hanno sicuramente travisato (forse intenzionalmente) il tutto facendo passare per buonismo un grande atto di misericordia.
RispondiEliminaUn caro saluto!
Ringrazio le amiche Maria e Marina per i loro interventi. Credo che l'autore dell'articolo sia stato un po' frainteso. Lui parlava del gesto del perdono come gesto rivoluzionario per la mentalità odierna che fa della vendetta un punto d'onore. Invece arriva il perdono e "al diavolo l'orgoglio personale" ti rigenero come persona. Poi è ovvio che la punizione ci sta (anche nella confessione c'è perdono e penitenza), ma quello che a me personalmente interessava evidenziare è che o noi rompiamo la logica "dente per dente" con gesti di perdono (che, ripeto, non vuol dire assenza di punizione)o la società si trasforma in giungla in cui il più forte ha la meglio.
RispondiEliminaGrazie per i contributi.. continuate così..