Manie e paure millenariste, testimoni di Geova a parte, ci sono sempre state. Di gente che, in base a non facilmente comprensibili criteri, si dice conoscitore della data della fine di questo nostro pianeta, salvo poi essere tristemente smentita dai fatti, ne abbiamo vista parecchia.
Ora è di moda il 2012 come data di fine in base alla nota (ma a chi ?) profezia maya (o era azteca?), ma qualora il nostro pianeta dovesse superare anche quest'anno bisestile, già un'altra data si prepara a prendere il suo posto; il 2036.
Per quell'anno infatti, a detta degli esperti, un asteroide si abbaetterà sul nostro pianeta causandone la distruzione.
A parte istintivi gesti scaramantici che notizie del genere mi provocano (e che dopo rinnego tornando ad essere raziocinante) mi sorge una considerazione: il punto non è quando finisce il mondo, ma quando (e soprattutto come) finisco io.
Il punto non è sapere se il mondo finisce fra 2, 26 o 1000 anni, ma sapere che la mia vita (che può durare ancora 1 minuto o 100 anni) è lo spazio di tempo che ho a disposizione per camminare verso Dio.
Ogni istante si gioca per me la possibilità di dire il mi sì o il mio no al progetto di Dio sulla mia vita, l'istante è il varco di cui la mia libertà dispone per abbracciare o meno il Mistero.
Non ho la certezza di poter verificare se questo mondo finisce il 21/12/2012 oppure no, ma ho la possibilità di dire il mio fragile ma importantissimo sì alla proposta che Dio ora, in questo preciso momento fa a me, alla mia vita.
Prima di pensare alla fine prossima ventura di questo nostro pianeta è, a mio avviso, più saggio e utile, pensare a vivere bene il presente, a non lasciarci distrarre dalle varie lucine che il mondo ci accende di continuo davanti, forse anche carine da vedere, ma assolutamente irrilevanti, in quanto utilità, dal punto di vista della nostra personale salvezza eterna.
Non conta nulla sapere la data precisa della fine del pianeta se si arriva a quella data senza avere mai vissuto veramente tesi al regno dei cieli. Molto meglio vivere il momento presente come occasione per aderire al Mistero, a Dio.
Ora, adesso, si gioca il mio rapporto con l'Infinito. Il dopo è comunque una variabile incerta.
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Tra le braccia di Molly Malone
1 mese fa
Condivido pienamente quanto affermato. Il Vangelo insegna una cosa che è fondamentale per la vita di ogni persona: nessuno conosce né il giorno, né l'ora della sua chiamata per l'incontro con il Padre celeste. Gesù stesso ci invita a vegliare, cioè a non essere dormienti nella fede...Il mondo per me può finire da un momento all'altro! Chiara Lubich suggeriva di vivere ogni istante della vita come se fosse l'ultimo! E allora cosa aspettiamo per aprire il nostro cuore al Signore? Aspettiamo forse di vedere preti santi, cristiani veri testimoni della fede in Gesù Cristo? Certo, sarebbe molto bello ed utile per molti, ma il Vangelo ci dice chiaramente che è beato l'uomo che confida nel Signore non in altri uomini che possono sbagliare. Gesù è l'uomo perfetto che siamo chiamati ad imitare e questo ci deve bastare...tutto il resto è solo una scusa per giustificare il nostro cattivo comportamento e la nostra mala fede...
RispondiEliminaApriamo il cuore a Gesù e poi saremo capaci di vivere di conseguenza. Affidiamoci anche ad una mamma come Maria che ai piedi della croce ha preso a cuore la sorte dell'umanità intera. Il mondo può anche finire domani, ma a noi, se siamo nel Signore, cosa importa?
Grazie per questa opportunità di riflessione!
Un saluto.
Ringrazio Marina per il suo intervento. Se anche tutti lasciassero la fede, questo non è ancora motivo sufficente a far sì che anche noi dobbiamo lasciare. Il compito di ciascuno di noi è di aderire e seguire Gesù, incuranti (per quanto ci risulta possibile) di cosa fanno altri. Non possiamo portare a scusa della nostra fiacchezza nella fede la fiacchezza di altri. Gesù chiede personalmente a noi di seguirLo, a noi rivolge la domanda "tu chi dici che Io sia?" e quindi cominciano personalmente la nostra sequela a Lui senza lamentarci di cosa fanno altri e probabilmente la nostra piccola testimonianza sarà di stimolo anche per coloro che adesso suscitano le nostre critiche.
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