Vi propongo il nuovo editoriale di Samizdat On Line:
Partiamo di lontano.
Quando due anni fa visitai gli Uffizi di Firenze fui un poco sorpreso dallo scoprire che, sul retro del famoso ritratto di Federico da Montefeltro, c'era un'altro dipinto: e precisamente il Trionfo dello stesso Federico. Assiso su un trono in armatura completa, incoronato dalla Vittoria, trasportato su un carro insieme alle quattro virtù cardinali : prudenza, giustizia, fortezza e temperanza.
Mi colpirono due cose:
l'esaltazione tipicamente rinascimentale dell'uomo che si è fatto da sè; e il fatto che comunque il regnante si pone come degno in quanto possessore di queste virtù. Come recita la scritta sul dipinto,
"CLARVS INSIGNI VEHITVR TRIVMPHO./ QVEM PAREM SVMMIS DVCIBVS PERHENNIS./ FAMA VIRTVTVM CELEBRAT DECENTER./ SCEPTRA TENENTEM." (Trionfo eccelso conduce il chiaro (riferito a Federico da Montefeltro), che la fama duratura delle sue virtù proclama degno reggitore dello scettro alla pari dei più grandi condottieri).
Un grande condottiero fu sicuramente , e il numero delle battaglie di tutti i tipi da lui vinte grazie soprattutto all'astuzia è esorbitante...come pure il numero di figli naturali.
Se il potere del regnante medioevale è garantito da Dio per il suo ruolo, quello del regnante rinascimentale arriva per la proclamata virtù.
Ma quando la virtù - che pure giunge da Dio - non è più riconosciuta necessaria?
Quando passa l'ipotesi che la consistenza dell'uomo arriva da se stesso, che il vero è questione di punto di vista? Allora da una parte diventa lecito ogni comportamento; dall'altra ogni comportamento diventa censurabile perché ognuno fa riferimento ad una propria morale. E la virtù è disprezzata e irrisa, se non apertamente osteggiata.
Assistiamo così allo spettacolo di chi esalta la propria impudicizia - e, vi prego, non fermatevi alla prima persona che vi viene in mente - e nel contempo censura quella altrui. Ho detto impudicizia, ma la stessa identica cosa vale, oltre che per il sesso, anche per i soldi ed il potere.
Così lo scandalo diventa moralismo: e si fanno infinite acrobazie per dimostrare l'indegnità di una persona senza dire che la riteniamo indegna per cose che noi stessi vorremmo dire e fare. Si sceglie il vizio più adatto a colpire l'avversario. Se non basta il quinto comandamento si passerà al sesto. E non ci si chiede chi quel comandamento comandi.
Alla fine, tra tempeste di fango ed escrementi, rimane solo un cattivo gusto in bocca e niente nelle mani. Il mondo diventa una palude dove ci si arrampica uni sugli altri per non affondare, perché non esistono punti fermi, solidi, su cui appoggiare i piedi.
Le virtù sono l'impersonificazione di quanto è necessario per vivere bene con sè e con gli altri. Chi non le pratica ha punizione in se stesso. Ma chiacchere e maldicenze, anche quando fossero fondate, sono giudizi sugli uomini e non sui ruoli.
Si può essere buoni amministratori essendo deprecabili persone. Si può essere grandi governanti ed essere pieni di ogni possibile vizio. Così come non basta essere puri ed incorruttibili per fare gestire bene le cose pubbliche. D'altra parte è difficile pensare che i cedimenti personali non abbiano riflessi nella cosa pubblica.
Il bravo capufficio, amministratore delegato, politico è colui che porta avanti bene il suo lavoro. Se lo si vuole sostituire si giudichino i fatti e si proponga di meglio, se ci si riesce.
E se si vuole cacciare Carlo Martello, ci si assicuri di trovare qualcuno che sia come lui in grado di fermare gli arabi a Poitiers.
----------------
Tra le braccia di Molly Malone
1 mese fa
Un chiaro riferimento al nostro premier? Il discorso fila benissimo. A me, in merito, ha colpito una frase di Vittorio Feltri: "Fa ridere, leggere su 'La Repubblica' articoli intrisi di indignazione circa il libertinaggio di Berlusconi e, poi, sul sito internet del medesimo quotidiano constatare la presenza copiosa di annunci porno". Ed è proprio qui il punto: un Paese immorale che vuola fare la morale. Non ci si rende conto che Berlusconi, è solo il prodotto di una cultura del libertinaggio sessuale e del senza famiglia, partita dal lontano '68, e ad opera di quella sinistra che, oggi, con Vendola, si scandalizza (assurdo!); l'icona, in vetrina, della vita senza responsabilità, del fare sempre ciò che desideri. Occorre ripartire dalle basi: esiste un bene, esiste un male: e solo uno conduce alla vita.
RispondiElimina"Si può essere buoni amministratori essendo deprecabili persone"
RispondiEliminaLa frase mi lascia un attimo perplessa, e ti dico perché: è vera, ma in parte, almeno per come la vedo io.
Se sono una "deprecabile persona", e se non pratico la virtù, mancherò di giustizia, di carità, e di tante altre "cose".
Potrò amministrare bene il mio interesse, ma non sarò capace di amministrare altrettanto bene quello altrui....
e allora, se mi venissero affidate cose di "tutti", finirei con il fare carte false, imbrogli e inciuci, per tutelare il mio, ma mandare a gambe all'aria quello degli altri.
Insomma, se una corda è corta, prima o poi, tiri da una parte e dall'altra scappa!
Buona serata e buona Domenica!
"Si può essere buoni amministratori essendo deprecabili persone".. concordo con Maria. Magari, si può essere buoni amministratori, senza essere credenti, ma l'etica è ciò che rende gli uomini tali. Senza una moralità, è difficile non cadere nelle tentazioni del potere e divenire sfruttatori della cosa pubblica, anzichè amministratori.
RispondiEliminaIl riferimento al cavaliere e premier è evidente. Premettendo che il guardare al mondo politico di procura un certo disagio e un discreto disgusto, e che ho riportato l'articolo solo come interessante giudizio.
RispondiEliminaE' falso e moralista criticare le debolezze di un avversario politico quando non si è, di fatto, molto diversi. Per cui le "debolezze" del cavaliere (=il suo apprezzare molto il fascino femminile) non sono motivo per dire che non sa governare, come l'assenza di vizi (ma la cosa è tutta da dimostrare) non vuol dire che si è capaci di reggere una nazione.
Il punto è che che le virtù sono solo (e quando va particolarmente bene) un riferimento astratto e restano incapaci di incidere sul proprio agire.
Il punto è che manca per tutti la pratica delle virtù per cui prima di liberarci di un Carlo Martello (pensiamo alla canzone di De Andrè e della sua "conquista" di una prostituta) si cerchi di avere una valida proposta alternativa.
Perchè, senza la pratica delle virtù, ogni uomo è balia del proprio istinto che segue, lo sappiamo, i suggerimenti di satana.
Gianandrea, che ci siano riferimenti politici, è vero, ma il discorso si può estendere ed il mio commento era ....esteso!
RispondiEliminaUn esempio: una donna che si sposa, mette su famiglia, fa figli.
Se non sia la donna virtuosa di cui parla la Bibbia, finirà col curare bene i suoi interessi ed amministrare bene "il suo"...avrà la donna che fa le pulizie, per tenere ordinata la casa; la babysitter per non lasciare mai solo il pargoletto; cucinerà per non morire di fame, magari ricorrendo ai piatti pronti, quando non alla donna di servizio n.2;etc etc....
ma saprà "amministrare" la famiglia come "valore", come "affetti", come "educazione dei figli"?
E non mi accusate di essere "sessista", visto che sono donna, e non ho portato apposta esempi maschili, per non sentirmi dire di parlare male dei signori uomini ;)
L'esempio, si può ovviamente girare anche in senso maschile, senza che ripeta tutto il discorso!
Il punto, credo, è che senza le virtù, cioè senza l'affidarsi libero e cosciente a Dio, senza l'accettare il dono del Suo amore e della Sua grazie, l'uomo (in senso lato di umanità) è in balia di se stesso, è tentato di affermare solo e soltanto se stesso. Invece virtù è affermare un Altro nella propria vita e nel proprio agire.
RispondiElimina