Benvenuti

Questo blog è uno spazio per aiutarsi a riprendere a pensare da cattolici, alla luce della vera fede e della sana dottrina, cosa che la società moderna sta completamente trascurando se non perseguitando. Un aiuto (in primo luogo a me stesso) a restare sulla retta via e a continuare a camminare verso Gesù Cristo, Via Verità e Vita.
Ogni suggerimento e/o contributo in questa direzione è ben gradito.
Affido allo Spirito Santo di Dio, a Maria Santissima, al Sacro Cuore di Gesù e a San Michele Arcangelo questo lavoro di testimonianza e apostolato.
Un caro saluto a tutti e un sentito ringraziamento a chi vorrà contribuire in qualunque modo a questa piccola opera.

S. Giovanni Paolo II

Ci alzeremo in piedi ogni volta che la vita umana viene minacciata... Ci alzeremo ogni volta che la sacralità della vita viene attaccata prima della nascita. Ci alzeremo e proclameremo che nessuno ha l'autorità di distruggere la vita non nata...Ci alzeremo quando un bambino viene visto come un peso o solo come un mezzo per soddisfare un'emozione e grideremo che ogni bambino è un dono unico e irripetibile di Dio... Ci alzeremo quando l'istituzione del matrimonio viene abbandonata all'egoismo umano... e affermeremo l'indissolubilità del vincolo coniugale... Ci alzeremo quando il valore della famiglia è minacciato dalle pressioni sociali ed economiche...e riaffermeremo che la famiglia è necessaria non solo per il bene dell'individuo ma anche per quello della società... Ci alzeremo quando la libertà viene usata per dominare i deboli, per dissipare le risorse naturali e l'energia e per negare i bisogni fondamentali alle persone e reclameremo giustizia... Ci alzeremo quando i deboli, gli anziani e i morenti vengono abbandonati in solitudine e proclameremo che essi sono degni di amore, di cura e di rispetto.

lunedì 28 dicembre 2009

Contributi 210 - Il privilegio dei Santi Innocenti

Riporto da Il Sussidiario un articolo di Pigi Colognesi sulla festività odierna


lunedì 28 dicembre 2009


Oggi è il giorno dei Santi Innocenti. Questa festa è collegata col Natale, ma colpisce per il suo contenuto cruento: la liturgia non lasci adagiare la nostra attenzione sul cuscino di un buonismo dolciastro, di un infantilismo retorico (quanti richiami al ritornare un po’ bambini, a rivestirci di purezza infantile sono comparsi sui media in questi giorni!).
La vicenda celebrata è crudele. Il re Erode, allarmato per quanto ha sentito dai Magi, si informa su dove sarebbe dovuto nascere questo nuovo pretendente al trono che egli intendeva difendere ad ogni costo, come del resto aveva già fatto uccidendo alcuni figli troppo intraprendenti. Ingannato dal Magi che se la svignano senza dirgli più nulla, decide di sradicare la minaccia alla radice: fa uccidere tutti i bambini al di sotto dei due anni nati nei dintorni di Betlemme. Sono loro i Santi Innocenti.
La ricerca storica parla oggi di alcune decine di vittime, ma l’antichissima tradizione liturgica ne evoca un numero molto più alto, fino a farli coincidere con centoquarantaquattromila di cui parla il quattordicesimo capitolo dell’Apocalisse di san Giovanni.
Proprio da questa identificazione prende spunto Charles Péguy nella parte finale del suo mistero dedicato proprio ai Santi Innocenti. Sono loro gli unici, in tutto il paradiso celeste, che «seguono l’Agnello ovunque egli vada» e che possono «cantare un canto nuovo» che nessun altro, fosse pure stato un grandissimo santo, può comprendere.
Da dove viene questo inaudito privilegio? Il fatto è, spiega Péguy, che quei bambini sono stati bambini e basta, cioè sono rimasti come la mano creatrice plasma originariamente ogni uomo. E se la moralità, la santità, consiste proprio nella tensione a questa originalità, essi sono i più grandi tra i santi.
Dice Péguy: «Ognuno di noi è strappato alla terra troppo tardi, quando già la terra ha fatto presa. / Ognuno di noi è strappato alla terra quando è già terroso. / Quando la sua memoria è terrosa e la sua anima è terrosa. / Quando la terra s’è incollata a lui ed ha lasciato su di lui un marchio incancellabile». Quei bambini no, non hanno «questa piega e questo sapore d’ingratitudine. / Di un’amarezza. / Terrosa».
Ma questo a noi sembra un’ingiustizia. E infatti il poeta francese mette sulla bocca di Dio stesso le sette ragioni che giustificano un simile privilegio, un comportamento così scandaloso. Le prime tre sprofondano nell’insondabile mistero della libertà divina: «Perché li amo. Perché mi piacciono. Perché così mi piace». E questo, aggiunge Péguy, «può bastare».
Ma, venendo in soccorso al nostro desiderio di capire, aggiunge le altre. Perché non conoscono l’amarezza. Perché «per una specie di equivalenza / questi innocenti hanno pagato per mio figlio […] / Essi furono presi per lui. Furono massacrati per lui. Invece di lui. Al suo posto». La sesta ragione è che «erano coetanei di mio figlio» ed è «una grande fortuna o una grande sfortuna per ogni uomo. / Nascere o non nascere a un dato momento del tempo». Da ultimo essi «erano simili a mio figlio. / E lui era simile a loro». Cioè anche lui era bambino. Quello di Natale.
Ma lui sarebbe cresciuto e avrebbe conosciuto, come tutti noi, «l’ingratitudine umana» e avrebbe avuto «agli angoli delle labbra la piaga dell’amarezza e dell’ingratitudine […] la piega del pianto e dell’averne vedute troppe».
Quest’ultima considerazione ci riappacifica: la salvezza non è solo per chi non ha assaggiato le tristezze della vita, ma anche per noi con tutte le nostre amarezze e pieghe di pianto. Anche per noi è preparato il cielo insieme a quei bambini privilegiati, che giocano con le loro palme di martiri e corone di fiori. «E la palma sempre verde serve loro, a quanto pare, di bacchetta».
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