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Questo blog è uno spazio per aiutarsi a riprendere a pensare da cattolici, alla luce della vera fede e della sana dottrina, cosa che la società moderna sta completamente trascurando se non perseguitando. Un aiuto (in primo luogo a me stesso) a restare sulla retta via e a continuare a camminare verso Gesù Cristo, Via Verità e Vita.
Ogni suggerimento e/o contributo in questa direzione è ben gradito.
Affido allo Spirito Santo di Dio, a Maria Santissima, al Sacro Cuore di Gesù e a San Michele Arcangelo questo lavoro di testimonianza e apostolato.
Un caro saluto a tutti e un sentito ringraziamento a chi vorrà contribuire in qualunque modo a questa piccola opera.

S. Giovanni Paolo II

Ci alzeremo in piedi ogni volta che la vita umana viene minacciata... Ci alzeremo ogni volta che la sacralità della vita viene attaccata prima della nascita. Ci alzeremo e proclameremo che nessuno ha l'autorità di distruggere la vita non nata...Ci alzeremo quando un bambino viene visto come un peso o solo come un mezzo per soddisfare un'emozione e grideremo che ogni bambino è un dono unico e irripetibile di Dio... Ci alzeremo quando l'istituzione del matrimonio viene abbandonata all'egoismo umano... e affermeremo l'indissolubilità del vincolo coniugale... Ci alzeremo quando il valore della famiglia è minacciato dalle pressioni sociali ed economiche...e riaffermeremo che la famiglia è necessaria non solo per il bene dell'individuo ma anche per quello della società... Ci alzeremo quando la libertà viene usata per dominare i deboli, per dissipare le risorse naturali e l'energia e per negare i bisogni fondamentali alle persone e reclameremo giustizia... Ci alzeremo quando i deboli, gli anziani e i morenti vengono abbandonati in solitudine e proclameremo che essi sono degni di amore, di cura e di rispetto.

lunedì 20 luglio 2009

Contributi 137 - La rivoluzione di Benedetto XVI: dalla carità una nuova società

da Il Sussidiario

José Luis Restan

lunedì 20 luglio 2009

Leggendo l’enciclica Caritas in veritate, mi è subito venuto in mente un passaggio di un testo di Don Luigi Giussani, in cui diceva che la civiltà non è il risultato clamoroso dell’agire, ma il frutto della coscienza che genera l’azione.
Tutta l’enciclica di Benedetto XVI è attraversata da questa certezza; per questo non è una lettera sulla questione sociale in senso stretto, ma una riflessione integrale sull’uomo e la sua cultura, sul suo protagonismo nella storia. E la cosa più rivoluzionaria è che il Papa osa dire che la carità (ossia l’amore di Cristo accolto e vissuto) è la matrice di una cultura nuova, da cui nascono le opere che rendono possibile il vero sviluppo.
Don Giussani diceva anche che senza la carità, la civiltà nel suo progredire oltrepassa il limite e decade, fino a trasformarsi in violenza. È qualcosa che si avverte particolarmente in quello che, nella Caritas in veritate, il Papa chiama “l’assolutismo della tecnica”. Il grande problema della modernità che ha abbandonato la sua radice cristiana è proprio la sostituzione della carità (la cui nozione è stata sistematicamente sminuita, svuotata di virtù e caricaturizzata) con la pretesa della politica e della scienza di poter assicurare il bene e la felicità dell’uomo.
Va da sé che tutto il magistero di Benedetto XVI riconosce il valore della politica e della tecnica, ma segnala implacabilmente il loro limite intrinseco. Quando vogliono saltare la libertà dell’uomo, quando vogliono sostituire il concorso drammatico della sua ragione e della sua libertà nella ricerca del bene, allora generano mostri che si rivoltano contro lo stesso uomo.
Nella Caritas in veritate, il Papa avverte che, dopo l’insuccesso delle grandi ideologie del XX secolo, ora il rischio è che la tecnica si trasformi in un potere assoluto, cioè in una nuova ideologia che si presenta come liberazione da ogni dipendenza e garanzia della libertà. Ma come diceva saggiamente Don Giussani, se manca la carità, il progresso (l’accumulazione di ricchezza e potere) diventa violenza contro l’uomo. L’abbiamo visto nei sistemi totalitari e lo vediamo ora nelle diverse forme della cultura della morte, con la differenza che queste possono incrostarsi in maniera apparentemente blanda e indolore nella nostra vita quotidiana, assopendo l’umano.
Al contrario la carità richiama sempre la centralità della persona, della sua ragione e della sua libertà. È il movimento della risposta di chi si è commosso per il dono della vita, per l’amore gratuito che ha incontrato. Lontano dal sentimentalismo e dalla irrilevanza storica, la carità nasce dal giudizio della ragione (da qui il vincolo indissolubile tra carità e verità che il Papa mette in evidenza) sul bene radicale che è l’esistenza, quella propria e degli altri, e si trasforma in un impeto di costruzione e di servizio.
Inoltre la carità genera unità, sostiene un lavoro comune al di là dei gusti e delle sensibilità, e pertanto è il tessuto di una comunità armonica. Come documenta e dettaglia ampiamente la Caritas in veritate, dalla carità nascono le opere e così collabora in modo decisivo al progresso e genera una civiltà a misura d’uomo.
Come dice con straordinaria bellezza Benedetto XVI, « la consapevolezza dell'Amore indistruttibile di Dio è ciò che ci sostiene nel faticoso ed esaltante impegno per la giustizia, per lo sviluppo dei popoli tra successi ed insuccessi, nell'incessante perseguimento di retti ordinamenti per le cose umane. […] anche se non si realizza immediatamente, anche se quello che riusciamo ad attuare, noi e le autorità politiche e gli operatori economici, è sempre meno di ciò a cui aneliamo»
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