Benvenuti

Questo blog è uno spazio per aiutarsi a riprendere a pensare da cattolici, alla luce della vera fede e della sana dottrina, cosa che la società moderna sta completamente trascurando se non perseguitando. Un aiuto (in primo luogo a me stesso) a restare sulla retta via e a continuare a camminare verso Gesù Cristo, Via Verità e Vita.
Ogni suggerimento e/o contributo in questa direzione è ben gradito.
Affido allo Spirito Santo di Dio, a Maria Santissima, al Sacro Cuore di Gesù e a San Michele Arcangelo questo lavoro di testimonianza e apostolato.
Un caro saluto a tutti e un sentito ringraziamento a chi vorrà contribuire in qualunque modo a questa piccola opera.

S. Giovanni Paolo II

Ci alzeremo in piedi ogni volta che la vita umana viene minacciata... Ci alzeremo ogni volta che la sacralità della vita viene attaccata prima della nascita. Ci alzeremo e proclameremo che nessuno ha l'autorità di distruggere la vita non nata...Ci alzeremo quando un bambino viene visto come un peso o solo come un mezzo per soddisfare un'emozione e grideremo che ogni bambino è un dono unico e irripetibile di Dio... Ci alzeremo quando l'istituzione del matrimonio viene abbandonata all'egoismo umano... e affermeremo l'indissolubilità del vincolo coniugale... Ci alzeremo quando il valore della famiglia è minacciato dalle pressioni sociali ed economiche...e riaffermeremo che la famiglia è necessaria non solo per il bene dell'individuo ma anche per quello della società... Ci alzeremo quando la libertà viene usata per dominare i deboli, per dissipare le risorse naturali e l'energia e per negare i bisogni fondamentali alle persone e reclameremo giustizia... Ci alzeremo quando i deboli, gli anziani e i morenti vengono abbandonati in solitudine e proclameremo che essi sono degni di amore, di cura e di rispetto.

venerdì 24 luglio 2009

Contributi 140 - Il male che non voglio

da Il Sussidiario

venerdì 24 luglio 2009

La tesi recentemente espressa da Umberto Veronesi in un articolo intitolato “Predestinati alla bontà, dai nostri geni” si può riassumere pressappoco così: «L’uomo è buono per natura». Non si tratta di una posizione inedita; l’ottimismo rinascimentale, per voce di François Rabelais, affermava già: «Fa ciò che vuoi, perché per natura l’uomo è spinto ad atti virtuosi». Ora ci si basa su ricerche genetiche e su indagini sofisticate, ma l’idea di fondo resta la medesima.

Già ieri su queste stesse pagine sono stati lucidamente evidenziati limiti e forzature di una simile impostazione e delle conclusioni cui giunge. A me interessa riportare la questione ad un livello ancora più elementare: il paragone di quella tesi con quello che mi succede.

È vero che in me c’è la propensione a fare il bene e non c’è dubbio che io trovi in esso soddisfazione. Ma non posso non constatare che in me c’è anche una strana ombra che sceglie il male o per lo meno si disinteressa del bene che pure riconosce. Senza stare a scomodare delitti o tragedie, chi di noi non ha sperimentato il prevalere di un’invidia, l’aspro gusto di ferire un altro, la codardia davanti a una cosa buona che si reputa giusto fare, ma da cui si fugge?

Più realistica della presunta “predestinazione alla bontà” dovuta ai nostri geni è la constatazione che a fianco del desiderio del bene c’è - accovacciata alla porta dell’io come un cane rabbioso dice la Bibbia - l’oscura suggestione del male. La Chiesa cattolica la chiama “peccato originale”. Esso non distrugge completamente la nostra bontà originaria, ma la rende esistenzialmente impraticabile.

Si genera così quel dramma che, pur giocandosi nelle scelte più minute e quotidiane, non è però meno grandioso e avvincente. Il dramma che san Paolo ha raccontato nella lettera i Romani con queste parole: «Io non riesco a capire neppure ciò che faccio: infatti non quello che voglio io faccio, ma quello che detesto. Io so infatti che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene; c’è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio». Non c’è dubbio: una frase così spiega molto di più ciò che mi capita ogni giorno di quanto facciano le pretese giustificazioni genetiche della mia esclusiva propensione alla bontà.

San Paolo conclude: «Sono uno sventurato! Chi mi libererà da questo corpo votato alla morte?». Forse si evita di guardare in faccia al male che è in noi perché saremmo costretti a chiedere un liberatore? Forse le discussioni sui geni che ci predestinerebbero alla bontà non sono che l’ennesima forma di un’autosufficienza immotivata e insostenibile? Che ha gravi esiti anche in campo sociale, come ha ricordato Benedetto XVI nella Caritas in veritate: «Talvolta l’uomo moderno è erroneamente convinto di essere il solo autore di se stesso, della sua vita e della società. È questa presunzione che discende dal peccato delle origini. La sapienza della Chiesa ha sempre proposto di tenere presente il peccato originale anche nell’interpretazione dei fatti sociali e nella costruzione della società».
-

Nessun commento:

Posta un commento

Che lo Spirito Santo illumini la tua mente e che Dio ti ricolmi di ogni grazia, spirituale e materiale, e la speciale benedizione materna di Maria scenda su di te..

Lista blog cattolici

LOGO DEL BLOG

LOGO DEL BLOG
inserisci il logo del blog sul tuo blog (anche ridimensionandolo)