riporto da Corrispondenza Romana un primo comunicato su un episodio di intolleranza e di persecuzione verificatosi ad Hanoi (sospetto fortemente che, come capita spesso ad ogni inizio anno, ci sia un errore nelle date riportate e che si debba intendere 2010 e non 2009)
Crocifisso distrutto nel cimitero di Hanoi
I vescovi nord-vietnamiti, solidali con mons. Joseph Ngo Quang Kiet, arcivescovo di Hanoi, stigmatizzano la distruzione di simboli sacri e il brutale attacco contro la comunità cattolica. Dopo una riunione tenutasi l’8 gennaio 2009 presso l’arcidiocesi della Capitale, i prelati hanno dichiarato che la distruzione del crocefisso del cimitero della parrocchia di Dong Chiem, avvenuta il 6 gennaio scorso, e le violenze contro i fedeli sono «due ingredienti della politica governativa nel risolvere le dispute con le religioni».
L’arcivescovo di Hanoi, insieme ai vescovi nord-vietnamiti, ha visitato di persona i fedeli della parrocchia di Dong Chiem, vittime del brutale attacco della polizia. In un gesto di sfida verso il governo, i fedeli hanno edificato una nuova croce in bambù nel medesimo luogo in cui era collocata la croce distrutta, anche per sottolineare il diritto di proprietà del terreno, che «appartiene da più di 100 anni alla parrocchia e non verrà abbandonato» (Cfr. “Asianews”, 9 gennaio 2009).
In risposta, la polizia ha arrestato cinque cattolici, conducendoli in località ignota, e ha impedito l’accesso all’area. Gli agenti non hanno distrutto la nuova croce in bambù, ma i media di Stato hanno ripreso la campagna diffamatoria contro i cattolici, accusandoli di «fomentare l’odio» nel Paese.
La recente visita del presidente vietnamita Nguyen Minh Triet in Vaticano e l’incontro con Benedetto XVI, aveva aperto ipotesi di speranza affinché i conflitti fra Chiesa e governo comunista potessero trovare «una soluzione pacifica attraverso il dialogo».
Tuttavia, l’attacco contro i fedeli della parrocchia di Dong Chiem ricorda i metodi usati contro i fedeli a Tam Toa e Bau Sen (nella diocesi di Vinh) e a Loan Ly (arcidiocesi di Hue), teatro di violenze da parte di funzionari governativi e polizia, che hanno distrutto simboli della fede, picchiato e arrestato fedeli e sacerdoti, sequestrato le proprietà dei cattolici.
---
Il secondo comunicato è sull'intolleranza della maggioranza islamica nei confronti della minnoranza cristiana in Malaysia.
9 attacchi in 4 giorni contro cristiani in Malaysia
Non si placano le violenze anticristiane in risposta alla decisione dell’Alta Corte che il 31 dicembre 2008 ha autorizzato il settimanale cattolico “Herald” a utilizzare la parola “Allah” nell’edizione in lingua Malay.
L’11 gennaio 2010 è stata colpita la chiesa di Sidang Injil Borneo, nello Stato centrale di Negeri Sembilan. Il giorno precedente altri quattro luoghi di culto o istituti religiosi erano finiti nel mirino dei fondamentalisti. Dall’8 gennaio sono stati nove gli edifici cristiani assaliti.
Le forze dell’ordine confermano altri attacchi contro luoghi di culto cristiani: bombe Molotov contro una chiesa e una scuola gestita da religiosi nello stato di Perak; una chiesa colpita a Sarawak, nell’isola del Borneo e una quarta chiesa, nel sud del Paese, imbrattata con vernice nera.
Nonostante le violenze, il 10 gennaio i cristiani non hanno disertato le funzioni domenicali. 1.000 fedeli erano presenti alla S. Messa presso la chiesa cattolica dell’Assunzione di Kuala Lumpur, uno degli edifici attaccati due giorni prima.
La Malaysia è un Paese multi-culturale: la popolazione supera i 23 milioni di abitanti ed è composta da una consistente presenza di minoranze etniche, tra cui quella cinese e indiana. Il 60% della popolazione è di religione musulmana, mentre i cristiani sono circa il 10%.
---
Tra le braccia di Molly Malone
1 mese fa
Nessun commento:
Posta un commento
Che lo Spirito Santo illumini la tua mente e che Dio ti ricolmi di ogni grazia, spirituale e materiale, e la speciale benedizione materna di Maria scenda su di te..