Con il post precedente ho introdotto l’argomento della storicità del fatto cristiano e dei Vangeli. Colgo subito l’occasione per ringraziare l’amico Fabrizio per il bellissimo commento che ci ha voluto donare e che potete leggere voi stessi in calce al post precedente il presente. Il punto che ci sta a cuore,a me e all’amica che mi ha suggerito il tema è questo: il cristianesimo non è una religione intesa come umana costruzione filosofica intorno al divino. Il cristianesimo è un fatto, un avvenimento. E’ l’irrompere all’interno della storia dell’uomo di Dio. Gesù Cristo è Dio stesso che si fa compagno di cammino dell’uomo, di ogni uomo. Ogni situazione, lieta o dolorosa che sia non è l’incombere del fato e fine a se stessa, ma è stata presa e abbracciata da Dio nella persona di Gesù Cristo e quindi redenta.
Gesù Cristo è Dio incarnato che entra nella vita dell’uomo e i Vangeli sono la cronaca di questo avvenimento eccezionale. Fin dalle prime pagine. Prendiamo ad esempio la cronaca che Giovanni (la mascotte del gruppo, il più giovane e, forse di conseguenza, il preferito di Gesù) fa del primo incontro con Gesù: non dice cose particolare, anzi è molto avaro di dettagli, ci racconta solo che lui e Andrea (un suo socio in affari, insieme ai rispettivi fratelli avevano – diremmo oggi – una cooperativa di pescatori) dietro un suggerimento di Giovanni Battista seguivano Gesù e che alla domanda di Lui “che cercate ?” rispondono (forse un po’ imbarazzati e presi in contropiede) “Maestro dove abiti ?” e Gesù di rimando “Venite e vedete”. Nient’altro. Solo un particolare: erano le quattro del pomeriggio. Non racconta dove sono andati o cosa si sono detti. Solo ci dice l’ora in cui quest’incontro è avvenuto. E scrive la cronaca a oltre sessant’anni di distanza. E’ facile concludere che quel momento è stato fondamentale per la sua vita. E anche per quella di Andrea visto che appena tornato a casa e incontrato il fratello Simone (detto anche Pietro) gli dice “abbiamo incontrato il Messia”.
Già questo è un punto a favore della storicità del testo evangelico. Se uno qualunque di noi volesse inventare di sana pianta una storia su un presunto incontro con Dio, sarebbe particolarmente ricco di dettagli nel descrivere il primo incontro. Invece nulla. Solo l’annotazione dell’orario.
Ma ci sono altre considerazioni da fare:
1) la figura di Pietro, il primo degli apostoli, colui che è chiamato da Gesù a guidare e conformare i fratelli dopo la Sua ascensione. In più di un episodio fa una figura ben misera. Specie nel momento culmine dell’arresto di Gesù: aveva appena detto “dovessi anche morire con Te non ti rinnegherò mai” ed ecco che basta l’accusa di una domestica a farlo impaurire. Non ci siamo. Se io invento una storia faccio fare una figura bellissima a Pietro. Magari una difesa strenua di Gesù al momento dell’arresto e una fuga rocambolesca per mettersi in salvo. Ma se i Vangeli raccontano così c’è una sola spiegazione: è perché i fatti si sono svolti in quel modo.
2) La resurrezione. La prima persona che incontra Gesù risorto è Maria di Magdala, la Maddalena. Donna e per di più un’ex prostituta. Una persona la cui parola per la mentalità dell’epoca non aveva il benché minimo valore. Eppure è a lei (che ha molto peccato ma ha molto amato) che è affidato il compito di annunciare agli apostoli (impauriti e ben nascosti) che Gesù è risorto. E gli apostoli stessi stentano a crederle (altra misera figura che un racconto di fantasia avrebbe evitato accuratamente). Se io invento la storia faccio apparire Gesù davanti a tutti gli apostoli con tutti gli effetti speciali del caso, magari anche di fronte a Pilato e ad Erode. Perché no davanti al sinedrio, ad Anna e Caifa. Invece nulla solo una donna con una pessima fama alle spalle.
3) Ancora di più. Questo gruppo di spauriti pescatori, forse anche analfabeti diventa dopo l’ascensione e specialmente dopo la pentecoste un gruppo inarrestabile di annunciatori dell’evento di cui – loro malgrado – sono stati protagonisti. E cambiano radicalmente le loro abitudini al punto di spostare il giorno di festa dal sabato ebraico alla domenica (il primo giorno dopo il sabato)
Non è razionalmente spiegabile che un gruppo di persone di cultura non particolarmente elevata si sia portato da un angolo sperduto della provincia del grande impero romano nella stessa Roma ad annunciare la vita, morte e resurrezione di Gesù trovando moltissimi seguaci. Sarebbe come se ora, dal più sperduto paesino delle montagne lucane un gruppo di pastori che parlano a malapena l’italiano andassero a New York ad annunciare (ottenendo un discreto seguito) una qualche nuova teoria religiosa.
Quindi, tirando le fila di questo mio piccolo intervento, c’è una sola spiegazione a tutto ciò. I Vangeli sono il diario, gli appunti di un gruppo di uomini che hanno incontrato Gesù e hanno cambiato la loro vita in seguito a quest’incontro, fino a capire che il problema non è una coerenza (Pietro è la dimostrazione evidente di ciò) ma un amore a Dio. Nell’ultimo capitolo del suo Vangelo, Giovanni racconta l’incontro fra Gesù ormai risorto e gli apostoli. Pietro è reduce dal rinnegamento e ancora se ne vergogna, ma Gesù non gli chiede conto di questo ma gli domanda semplicemente “Simone di Giovanni, mi ami tu più di costoro?” e sul si di Pietro fonda la Chiesa, che è il mantenersi della presenza di Dio in mezzo agli uomini. Malgrado e attraverso i limiti delle persone che fanno parte di questa grande compagnia (la Chiesa) di cui mi onoro (come umile componente) di appartenere.
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Tra le braccia di Molly Malone
1 mese fa
Innanzitutto tanti auguri di buon compleanno caro Gianandrea, insieme a tutti gli amici che oggi festeggiano il compleanno. Insieme a te voglio su questo blog fare gli auguri a mio figlio Massimo che anche lui oggi compie 35 anni. Ho letto ciò che di bello hai scritto e devo dire che proprio stamane ho avuto uno scambio di opinioni con un amico di fb, e di yt, il quale devo dire, è molto bravo a spiegare apologetica agli atei, per far capire cos'è il cristianesimo a tutti quelli che lo contrastano mettendo davanti solo la scienza e la loro testardaggine. Ma unito a questo dobbiamo aggiungere la Parola di Dio, la preghiera e l'affidamento perchè tutti, e sono davvero troppi quelli che dicono di non credere, possano essere toccati da Dio. Gli apostoli sono lì che testimoniano, difficilmente una persona colta ha portato alla fede, ma è la testimonianza di vita e la preghiera, è seguire il Vangelo che Gesù ascolta e converte; non siamo noi a convertire. Santa Monica parla ancor oggi. Il silenzio, la meditazione, la preghiera portano amore, visibile anche senza esser visti. Gesù nella preghiera sincera ci ascolta sempre.
RispondiEliminaGrazie Gianandrea di tutti i tuoi sforzi. Ciao
Dimenticavo di dire: ringrazio Gesù che ci ha donato la Chiesa, che ci ha donato sua Madre la quale ci aiuta nel cammino. Qui voglio ringraziarlo pubblicamente per avermi dato la grazia, prima di vivere in una famiglia cristiana con tanto di testimonianze. Poi per avermi dato la conversione del cuore dove tutto ciò che di pesante mi rallentava nella fede, con quella sono stata liberata e purificata. Grazie
RispondiEliminacopia e incolla dal don Gius,ben fatto e indiscutibile,l'unica questione è che a nessuno interessa la logica con cui si sono svolti i fatti,serve un qui e ora incontrabile e irresistibile direi a comunque ancora forse non basterebbe,siamo in tempi peggiori di quelli del diluvio diceva qualcuna...
RispondiEliminaBuon compleanno.
Ringrazio Enza e Paolo per i loro commenti e per gli auguri. Preciso, per Paolo, che non si tratta proprio di un copia - incolla ma di un leggi e riporta, per chi conosce il Gius la sua impronta è evidente come anche le considerezioni sulla storicità dei vangeli traggono moltissimop sul lavoro svolto dagli amici spagnoli (Garcia e Carron e gli altri) e dal vecchio testo di Don Pino. E' ben vero che "le parole muovono e gli esempi trascinano" per cui ciò che occorre sono testimoni credibili ed affascinanti della bellezza del cristianesimo. Intanto questo blog è un piccolo tentativo di testimonianza di Cristo che insieme a tanti altri (che in modo anche migliore del mio) vuole presentare nel mare di internet un piccolo porto e un microscopico faro di speranza. E' vero: servono testimoni, serve un qui ed ora, un luogo dove Cristo sia reso presente ed incontrabile (ancora una volta Giussani docet). E allora preghiamo che questo luogo ci sia, che possiamo essere noi pur e con i nostri limiti e difetti questo luogo. Parafrasando Peguy "smettiamola di lamentarci del male del mondo (che era presente anche ai tempi di Cristo) e facciamo il cristianesimo". Grazie ancora per le vostre parole, ora comincino i fatti.
RispondiEliminaanche i non cattolici non possono negare la presenza nella storia di Gesù Cristo, non una leggenda quindi o una figura mitologica da narrare ai posteri, ma un soggetto realmente esistito che ha lasciato testimonianze dei suoi contemporanei, non solo dei suoi seguaci, sul suo " modus vivendi". La sua grandezza è giunta fino a noi grazie alle parole di chi l'ha conosciuto e che ha reso a distanza di 2000 anni circa il suo messaggio attualissimo.
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