Benvenuti

Questo blog è uno spazio per aiutarsi a riprendere a pensare da cattolici, alla luce della vera fede e della sana dottrina, cosa che la società moderna sta completamente trascurando se non perseguitando. Un aiuto (in primo luogo a me stesso) a restare sulla retta via e a continuare a camminare verso Gesù Cristo, Via Verità e Vita.
Ogni suggerimento e/o contributo in questa direzione è ben gradito.
Affido allo Spirito Santo di Dio, a Maria Santissima, al Sacro Cuore di Gesù e a San Michele Arcangelo questo lavoro di testimonianza e apostolato.
Un caro saluto a tutti e un sentito ringraziamento a chi vorrà contribuire in qualunque modo a questa piccola opera.

S. Giovanni Paolo II

Ci alzeremo in piedi ogni volta che la vita umana viene minacciata... Ci alzeremo ogni volta che la sacralità della vita viene attaccata prima della nascita. Ci alzeremo e proclameremo che nessuno ha l'autorità di distruggere la vita non nata...Ci alzeremo quando un bambino viene visto come un peso o solo come un mezzo per soddisfare un'emozione e grideremo che ogni bambino è un dono unico e irripetibile di Dio... Ci alzeremo quando l'istituzione del matrimonio viene abbandonata all'egoismo umano... e affermeremo l'indissolubilità del vincolo coniugale... Ci alzeremo quando il valore della famiglia è minacciato dalle pressioni sociali ed economiche...e riaffermeremo che la famiglia è necessaria non solo per il bene dell'individuo ma anche per quello della società... Ci alzeremo quando la libertà viene usata per dominare i deboli, per dissipare le risorse naturali e l'energia e per negare i bisogni fondamentali alle persone e reclameremo giustizia... Ci alzeremo quando i deboli, gli anziani e i morenti vengono abbandonati in solitudine e proclameremo che essi sono degni di amore, di cura e di rispetto.

lunedì 9 marzo 2009

Contributi 18-Parole del Papa ai cittadini romani

il Santo Padre si è affacciato dalla Loggia del Palazzo Senatorio ed ha salutato i cittadini presenti sulla Piazza del Campidoglio

Cari fratelli e sorelle,
dopo aver incontrato gli Amministratori della Città, sono molto contento di salutare cordialmente tutti voi, raccolti in questa piazza del Campidoglio, verso la quale si proietta, in un ideale abbraccio, il colonnato con cui il Bernini ha completato la splendida struttura della Basilica Vaticana. Vivendo a Roma da tantissimi anni, ormai sono diventato un po’ romano; ma più romano mi sento come vostro Vescovo.

Con più viva partecipazione allora, rivolgo, attraverso ciascuno di voi, il mio pensiero a tutti i "nostri" concittadini, che in un certo modo voi oggi rappresentate: alle famiglie, alle comunità e alle parrocchie, ai bambini, ai giovani e agli anziani, ai disabili e ai malati, ai volontari e agli operatori sociali, agli immigrati e ai pellegrini.
Ringrazio il Cardinale Vicario, che mi accompagna in questa mia visita, e incoraggio a proseguire nel loro impegno quanti - sacerdoti, persone consacrate e fedeli laici - collaborano attivamente con le pubbliche Amministrazioni per il bene di Roma, delle sue periferie e borgate.
Qualche giorno fa, proprio intrattenendomi con i parroci e i sacerdoti di Roma, dicevo che il cuore romano è un "cuore di poesia", a sottolineare che la bellezza è quasi "un suo privilegio, un suo carisma naturale". Roma è bella per le vestigia della sua antichità, per le istituzioni culturali e i monumenti che ne narrano la storia, per le chiese e i suoi molteplici capolavori d’arte. Ma Roma è bella soprattutto per la generosità e la santità di tanti suoi figli, che hanno lasciato tracce eloquenti della loro passione per la bellezza di Dio, la bellezza dell’amore che non sfiorisce né invecchia.

Di questa bellezza furono testimoni gli Apostoli Pietro e Paolo e la schiera dei martiri dell’inizio del cristianesimo; sono stati testimoni molti uomini e donne che, romani per nascita o per adozione, lungo i secoli si sono spesi al servizio della gioventù, degli ammalati, dei poveri e di tutti i bisognosi.
Mi limito a citarne alcuni: il diacono san Lorenzo, santa Francesca Romana, la cui festa cade proprio oggi, san Filippo Neri, san Gaspare del Bufalo, san Giovanni Battista De Rossi, san Vincenzo Pallotti, la Beata Anna Maria Taigi, i beati coniugi Luigi e Maria Beltrami Quattrocchi. Il loro esempio mostra che, quando una persona incontra Cristo, non si chiude in sé stessa, ma si apre alle necessità degli altri e, in ogni ambito della società, antepone al proprio interesse il bene di tutti.
Di uomini e donne così, ce n’è veramente bisogno anche in questo nostro tempo, perchè non poche famiglie, non pochi giovani e adulti versano in situazioni precarie e talora persino drammatiche; situazioni che solo insieme è possibile superare, come insegna anche la storia di Roma, che ha conosciuto ben altri momenti difficili.

Mi viene in mente, in proposito, un verso del grande poeta latino Ovidio che, in una sua elegia, così incoraggiava i romani di allora: "Perfer et obdura: multo graviora tulisti – sopporta e resisti: hai superato situazioni molto più difficili" (cfr Trist., lib. V, el. XI, v. 7). Oltre alla necessaria solidarietà e al dovuto impegno d tutti, possiamo sempre contare sull’aiuto certo di Dio, che mai abbandona i suoi figli.
Cari amici, rientrando nelle vostre case, comunità e parrocchie, dite a quanti incontrerete che il Papa assicura a tutti la sua comprensione, la sua vicinanza spirituale e la sua preghiera.

A ciascuno, specialmente a chi è malato, sofferente e si trova in più gravi difficoltà, portate il mio ricordo e la benedizione di Dio, che ora invoco su di voi per intercessione dei santi Pietro e Paolo, di santa Francesca Romana, co-patrona di Roma, e specialmente di Maria Salus populi romani. Iddio benedica e protegga sempre Roma e tutti i suoi abitanti!


di seguito il discorso pronunciato questo lunedì da Benedetto XVI nel visitare il Monastero delle Oblate di Santa Francesca Romana a Tor de’ Specchi

Care Sorelle Oblate!
Con grande gioia, dopo la visita al vicino Campidoglio, vengo ad incontrarvi in questo storico monastero di santa Francesca Romana, mentre ancora è in corso il quarto centenario della sua canonizzazione avvenuta il 29 maggio del 1608. Proprio oggi, poi, cade la festa di questa grande Santa, nel ricordo della data della sua nascita al cielo. Sono dunque particolarmente grato al Signore di poter rendere questo omaggio alla "più romana delle Sante", in felice successione con l’incontro che ho avuto con gli Amministratori nella sede del governo cittadino. Nel rivolgere il mio saluto cordiale alla vostra comunità, e in particolare alla Presidente, Madre Maria Camilla Rea – che ringrazio per le cortesi parole con cui ha interpretato i comuni sentimenti – lo estendo al Vescovo Ausiliare Mons. Ernesto Mandara, alle studentesse ospiti e a tutti i presenti.
Come sapete, sono reduce con i miei collaboratori della Curia Romana dagli Esercizi spirituali, che coincidono con la prima settimana di Quaresima. In questi giorni ho sperimentato ancora una volta quanto siano indispensabili il silenzio e la preghiera. E ho pensato anche a santa Francesca Romana, alla sua totale dedizione a Dio e al prossimo, da cui è scaturita l’esperienza di vita comunitaria qui, a Tor de’ Specchi. Contemplazione e azione, preghiera e servizio di carità, ideale monastico e impegno sociale: tutto questo ha trovato qui un "laboratorio" ricco di frutti, in stretto legame con i monaci Olivetani di Santa Maria Nova. Il vero motore però di quanto qui si è compiuto nel corso del tempo è stato il cuore di Francesca, nel quale lo Spirito Santo riversò i suoi doni spirituali e al tempo stesso suscitò tante iniziative di bene.
Il vostro monastero si trova nel cuore della città. Come non vedere in questo quasi il simbolo della necessità di riportare al centro della convivenza civile la dimensione spirituale, per dare senso pieno alle molteplici attività dell’essere umano? Proprio in questa prospettiva, la vostra comunità, insieme con tutte le altre comunità di vita contemplativa, è chiamata ad essere una sorta di "polmone" spirituale della società, perché a tutto il fare, a tutto l’attivismo di una città non venga a mancare il "respiro" spirituale, il riferimento a Dio e al suo disegno di salvezza. È questo il servizio che rendono in particolare i monasteri, luoghi di silenzio e di meditazione della Parola divina, luoghi dove ci si preoccupa di tenere sempre la terra aperta verso il cielo. Il vostro monastero, poi, ha una sua peculiarità, che naturalmente riflette il carisma di santa Francesca Romana. Qui si vive un singolare equilibrio tra vita religiosa e vita laicale, tra vita nel mondo e fuori dal mondo. Un modello che non è nato sulla carta, ma nell’esperienza concreta di una giovane romana: scritto – si direbbe – da Dio stesso nell’esistenza straordinaria di Francesca, nella sua storia di bambina, di adolescente, di giovanissima sposa e madre, di donna matura, conquistata da Gesù Cristo, come direbbe san Paolo. Non per nulla le pareti di questi ambienti sono decorate da immagini della vita di lei, a dimostrare che il vero edificio che Dio ama costruire è la vita dei santi.
Anche ai nostri giorni, Roma ha bisogno di donne – e naturalmente anche di uomini, ma qui voglio sottolineare la dimensione femminile – donne, dicevo, tutte di Dio e tutte del prossimo; donne capaci di raccoglimento e di servizio generoso e discreto; donne che sanno obbedire ai Pastori, ma anche sostenerli e stimolarli con i loro suggerimenti, maturati nel colloquio con Cristo e nell’esperienza diretta sul campo della carità, dell’assistenza ai malati, agli emarginati, ai minori in difficoltà. E’ il dono di una maternità che fa tutt’uno con l’oblazione religiosa, sul modello di Maria Santissima. Pensiamo al mistero della Visitazione: Maria dopo aver concepito nel cuore e nella carne il Verbo di Dio, subito si mette in cammino per andare ad aiutare l’anziana parente Elisabetta. Il cuore di Maria è il chiostro dove la Parola continua a parlare nel silenzio, e al tempo stesso è la fornace di una carità che spinge a gesti coraggiosi, come pure a una condivisione perseverante e nascosta.
Care Sorelle! Grazie della preghiera con cui accompagnate sempre il ministero del Successore di Pietro, e grazie per la vostra presenza preziosa nel cuore di Roma. Vi auguro di sperimentare ogni giorno la gioia di non anteporre nulla all’amore di Cristo, un motto che abbiamo ereditato da san Benedetto, ma che ben rispecchia la spiritualità dell’apostolo Paolo, da voi venerato quale patrono della vostra Congregazione. A voi, ai monaci Olivetani e a tutti i presenti imparto di cuore una speciale Benedizione Apostolica.

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