Nel 2000 scrisse che i profilattici aumentano del 15% il rischio di contrarre l’HIV
di Antonio Gaspari
ROMA, lunedì, 30 marzo 2009 (ZENIT.org).
Ha destato scalpore e sconcerto l’editoriale "Redemption for the Pope?" pubblicato dalla rivista britannica The Lancet in cui si sostiene che sui preservativi Benedetto XVI “ha pubblicamente distorto le prove scientifiche” al punto che “non è chiaro se l'errore del Papa sia dovuto ad ignoranza o se sia un deliberato tentativo di manipolare la scienza”.
A queste accuse che anche la BBC ha definito “di una virulenza senza precedenti”, il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, non ha voluto replicare.
Alcune risposte che dimostrano la correttezza delle parole del Papa sono state però pubblicate dal quotidiano “Avvenire” e dalla “Radio Vaticana”.
L’aspetto più paradossale della vicenda è che lo studio in cui si dimostra la limitata efficacia del profilattico quale barriera contro l’AIDS è stato pubblicato proprio da The Lancet nel 2000.
La rivista medica britannica scrisse allora che “il rischio di contrarre il virus HIV usando i preservativi durante i rapporti sessuali è nell’ordine del 15%”.
“Avvenire” (25 e 28 marzo) e “Radio Vaticana” (29 marzo) ricordano che proprio nello studio di John Richens, John Imrie, Andrew Copas, dal titolo “Condoms and seat belts: the parallels and the lessons” pubblicata da The Lancet (Volume 355, Number 9201, 29 January 2000), gli autori sostengono che “il senso di sicurezza moltiplica i comportamenti a rischio”.
Riccardo Cascioli su “Avvenire” ha spiegato come “nel caso dei preservativi la responsabilità è di chi sostiene siano ‘la’ soluzione definitiva del problema, inducendo perciò un senso di falsa sicurezza che moltiplica i rapporti promiscui, principale causa della diffusione della malattia”.
Lo studio pubblicato da The Lancet mostra che in Africa i Paesi dove il preservativo è più diffuso (Zimbabwe, Botswana, Sudafrica e Kenya) sono anche quelli con i tassi di sieropositività più alti.
“L’efficacia del preservativo – concludono i ricercatori – è legata soltanto al reale cambiamento dei comportamenti a rischio”.
La limitata efficacia del profilattico è stata confermata da altri studi quali quello di Weller S., Davis K., “Condom effectiveness in reducing heterosexual HIV transmission” pubblicato nel 2002 da Cochrane Database of Systematic Reviews e ampiamente citato alla Conferenza dell’Onu di Rio de Janeiro nel 2005.
Lo studio in questione mostra che l’utilizzo locale non continuato (a volte sì, a volte no) e non appropriato (condom danneggiati, entrati in contatto con fluidi corporei, indossati troppo tardi, ecc.) tipico nei Paesi in via di sviluppo porta ad un efficacia massima dell’87%.
Su una proiezioni di dieci anni questa percentuale porterebbe fra gli utilizzatori "tipici" ad una percentuale di infezione pari al 75-78 %.
Questi risultati sono stati presentati dalla Ward Cates di Family Health International, una Ong statunitense favorevole alla diffusione dei profilattici.
Uno studio presentato nel 1990 sul British Journal of Family Planning mostra che in un test effettuato in Inghilterra nel 52% dei casi, gli utilizzatori del profilattico ne hanno sperimentato la rottura o lo scivolamento.
Ancora su Family Planning Perspective viene citato uno studio di Margaret Fishel secondo cui in coppie sposate con un partner sieropositivo, l’uso del preservativo come protezione ha prodotto l’infezione dell’altro partner nel giro di un anno e mezzo nel 17% dei casi. Perché i preservativi non funzionano.
Intervistato da ZENIT, il dott. Marijo Zivkovic, direttore del Centro per la Famiglia di Zagabria (Croazia), ha spiegato che non è affatto vero che il profilattico è un mezzo per prevenire la diffusione del virus dell’HIV.
Come è chiaramente scritto nei libri di testo delle Facoltà di Ginecologia, ha sottolineato il dott. Zivkovic, il profilattico “è un mezzo inefficiente” per prevenire il concepimento, ed è “otto volte più inefficiente nella prevenzione dell’AIDS” perchè una donna “può concepire solo per alcuni giorni ogni mese, mentre può essere infettata ogni giorno”.
Inoltre, ha precisato il direttore del Centro per la Famiglia di Zagabria, la massiccia diffusione di profilattici si basa sulla illusoria e falsa considerazione secondo cui con il condom si può fare “sesso sicuro”, mentre in realtà si sta favorendo la frequenza e la diffusione di “rapporti a rischio infezione”.
Per impedire una maggiore diffusione dell’HIV, il dott. Zivkovic chiede che venga chiarito che il profilattico, se utilizzato con tutte le precauzioni del caso, può al massimo apportare una protezione parziale e incerta.
“Bisogna dire chiaramente – ha ribadito il dottore croato – che anche utilizzando il condom ogni persona rischia di essere infettata dall’HIV”.
“Da un punto di vista scientifico – ha concluso il dott. Zivkovic – la Chiesa ha ragione nel mettere in guardia tutti coloro che pensano che una volta utilizzato il profilattico si è certi di non essere infettati”.
Tra le braccia di Molly Malone
1 mese fa
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