Benvenuti

Questo blog è uno spazio per aiutarsi a riprendere a pensare da cattolici, alla luce della vera fede e della sana dottrina, cosa che la società moderna sta completamente trascurando se non perseguitando. Un aiuto (in primo luogo a me stesso) a restare sulla retta via e a continuare a camminare verso Gesù Cristo, Via Verità e Vita.
Ogni suggerimento e/o contributo in questa direzione è ben gradito.
Affido allo Spirito Santo di Dio, a Maria Santissima, al Sacro Cuore di Gesù e a San Michele Arcangelo questo lavoro di testimonianza e apostolato.
Un caro saluto a tutti e un sentito ringraziamento a chi vorrà contribuire in qualunque modo a questa piccola opera.

S. Giovanni Paolo II

Ci alzeremo in piedi ogni volta che la vita umana viene minacciata... Ci alzeremo ogni volta che la sacralità della vita viene attaccata prima della nascita. Ci alzeremo e proclameremo che nessuno ha l'autorità di distruggere la vita non nata...Ci alzeremo quando un bambino viene visto come un peso o solo come un mezzo per soddisfare un'emozione e grideremo che ogni bambino è un dono unico e irripetibile di Dio... Ci alzeremo quando l'istituzione del matrimonio viene abbandonata all'egoismo umano... e affermeremo l'indissolubilità del vincolo coniugale... Ci alzeremo quando il valore della famiglia è minacciato dalle pressioni sociali ed economiche...e riaffermeremo che la famiglia è necessaria non solo per il bene dell'individuo ma anche per quello della società... Ci alzeremo quando la libertà viene usata per dominare i deboli, per dissipare le risorse naturali e l'energia e per negare i bisogni fondamentali alle persone e reclameremo giustizia... Ci alzeremo quando i deboli, gli anziani e i morenti vengono abbandonati in solitudine e proclameremo che essi sono degni di amore, di cura e di rispetto.

sabato 19 giugno 2010

Ecco perché anche la tragedia di Sanaa ha un senso (Contributi 323)

Sempre da Il Sussidiario un articolo di Souad Sbai facendo presente che l'autrice è giornalista e parlamentare di religione islamica:

La sentenza di condanna all’ergastolo emessa contro El KAtawi Dafani, il padre omicida della povera Sanaa Dafani, rappresenta una pietra miliare che va a costituire un precedente importantissimo per l’ordinamento giuridico italiano.
Le vicende legate alla triste fine della ragazza, che oggi è ormai cronaca raccontata da tutta la stampa locale e nazionale, dopo l’ondata di indignazione suscitata non solo nell’opinione pubblica italiana, ma anche fra tutti i musulmani moderati che combattono giornalmente per affermare un Islam moderno, riformista, moderato, al riparo dalle velenose e subdole spire dell’estremismo, hanno risvolti giuridici essenziali.
Il collegio di difesa del padre-orco aveva chiesto, durante l’udienza dello scorso 14 giugno, che venissero riconosciute le attenuanti generiche equivalenti alle aggravanti, l’attenuante culturale, l’attenuante della riduzione del rito e il minimo della pena in base ai presupposti che l’uomo non aveva mai picchiato la figlia, ma che l'aveva cresciuta con amore. Il giudice Patrizia Botteri non le ha fortunatamente concesse.
Come è stato dimostrato nella fase istruttoria del processo, l’omicida ha agito con premeditazione infliggendo alla vittima sevizie e crudeltà punibili secondo l’aggravante 61 numero 4 del codice penale che, assieme all’aggravante della premeditazione, sono state punite con l’ergastolo, la cui sentenza è scaturita dalla condanna ai 30 anni più il cumulo con l’isolamento diurno.
Premesso che in Italia il delitto d’onore è stato abolito da tempo, un crimine tanto efferato in cui un padre uccide una figlia, credendo di poter assurdamente lavare un'onta inesistente col sangue di un'innocente, doveva essere sanzionato con una pena esemplare. L’omicidio di Sanaa non è stato soltanto quello di un genitore contro la propria stessa prole, ma un attentato contro l’integrazione e contro le stesse istituzioni democratiche dello Stato.
E’ stato un delitto dove ad essere uccisa è stata tutta quella parte delle seconde generazioni che si è saputa e voluta integrare e che ha fatto della propria diversità un valore. Non una prigione, non una condizione paradossalmente e superbamente elitaria. E’ stato il crimine commesso in nome dell’appartenenza a un ghetto comunitario incapace di guardare all’altro da sé, inamovibile, asserragliato. E’ stato un omicidio che ha fatto della propria diversità culturale un vessillo identitario che servisse da monito a tutta la comunità di Pordenone.
Ed infatti l’aula del tribunale era vuota: non una donna o un uomo marocchino a sostenere la memoria di Sanaa, per il terrore delle ripercussioni. Non una di quelle tante femministe coraggiose a parole ma non nei fatti, prone a quell'ideologia multiculturale lassista che ha prodotto disastri.
Il precedente che il giudice Botteri ha sancito al processo è quello secondo il quale l’ordinamento giuridico italiano garantisce il diritto alla libertà di scelta, di pensiero, alla parità tra uomo e donna, all’uguaglianza. Omicidi come quello della povera Sanaa sono contrari al nostro ordinamento e sono figli di una concezione distorta del diritto che non può e non deve essere lasciata filtrare in Italia come invece accaduto in Germania a causa di una magistratura complice e timorosa.
Per questo ritengo che sia giunto il momento di fare in modo, come ho proposto recentemente, che non sia possibile riconoscere attenuanti di tipo culturale, etnico o religioso, che minano il concetto stesso di diritto positivo maturato dopo anni di battaglie per la conquista dei diritti inalienabili dell’essere umano codificati nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, universale perché corrispondente all’universo mondo!
Dobbiamo invece lavorare affinché nel nostro ordinamento venga introdotta la fattispecie di aggravante culturale in base alla quale, se un delitto venga commesso in nome dell'obbedienza a tradizioni, usanze e regole inaccettabili, esso non solo debba essere in un certo qual modo compreso, ma la pena prevista debba essere appesantita nel rispetto dell’universalità sancita a New York nel 1948!
Non siamo più disposti a permettere che forme di segregazione, di violenza, di sopruso, possano essere fatte prevalere sulla sacralità della vita. Dobbiamo spalancare quelle porte che per troppo tempo sono rimaste serrate, per risvegliare le menti di chi è ancora accecato dalla paura, dall’indifferenza o annichilito da un pensiero tanto relativista da garantire il perpetuarsi di questi massacri.
Per far capire all’opinione pubblica che queste storie che sembrano accadute in un passato remoto, sospeso quasi in una dimensione senza tempo, in Paesi lontanissimi, si sono verificate nell’Italia di oggi.
Siamo state, siamo e continueremo ad essere tutte Sanaa, finché l’ultimo di questi crimini contro i figli e le figlie dell’Uomo non restino solo un ricordo sbiadito.
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2 commenti:

  1. Premesso che sono assolutamente contraria alla pena di morte..detto questo in ogni caso nn lo terrei in galera costa..una pietra al collo e buttato a mare.

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  2. Capisco la reazione dell'amioa maria rosaeida e non la biasimo, ma come cattolici non possiamo abbassarci al livello di altre persone.
    Il nostro Salvatore ci ha insegnato a perdonare i nostri persecutori e pregare per loro.
    Organizziamo quindi una campagna di preghiera per la conversione dei peccatori, per la conversione degli islamici.
    Facciamo fare un po' di festa in Cielo per il ritorno di qualche figliol prodigo..

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Che lo Spirito Santo illumini la tua mente e che Dio ti ricolmi di ogni grazia, spirituale e materiale, e la speciale benedizione materna di Maria scenda su di te..

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